
Da ragazzino quando seguivo i miei genitori in casa di qualche loro amico mi arrivava puntuale, pur essendo un tipo piuttosto tranquillo, la predica di rito : “mi raccomando comportati bene, stai al tuo posto, a tavola non fare richieste strane, mangia quello che ti viene servito e ricordati che non sei a casa tua”.
In quei tempi l’essere ospite in casa di altri significava rispettare le regole non scritte del galateo e credo che ancora oggi le persone educate e di buon senso abbiano ben chiaro quale sia il giusto mix di comportamenti da seguire da una parte e dall’altra per portare a compimento nei migliore dei modi un momento d’incontro.
Quello che è successo in occasione della visita romana del presidente iraniano Hassan Rouhani è qualcosa di avvilente per la cultura del nostro Paese e soprattutto per gli italiani.
Si potrebbe disquisire su quanto possa essere discutibile ospitare il presidente di un regime dove le esecuzioni capitali sono perennemente all’ordine del giorno, che incarcera e tortura i prigionieri politici, che umilia le donne e che nonostante fosse stato approvato dall’Onu un documento proposto dall’Unione europea sulla depenalizzazione dell’omosessualità, ritiene per il momento di considerare ancora un reato l’omosessualità, punibile con la condanna a morte. ( fonte: formiche.net).
Secondo i dossier di «Nessuno tocchi Caino» in Iran sono state giustiziate nel 2015, 1.084 persone contro le 753 del 2014.
Forse più che coprire le nudità delle statue capitoline qualcuno di quelli che gli hanno stretto calorosamente la mano (Matteo Renzi, Sergio Mattarella) avrebbero dovuto chiedergli conto del mancato rispetto dei diritti umani nel suo Paese, visto che l’Italia è tra coloro che stanno punendo con sanzioni la Russia di Putin.
E’ il caso di dire che mai come in questo caso “pecunia non olet” visto che Rouhani ha portato con sé 17 miliardi di euro di accordi per le aziende italiane, ben accolti dal presidente di Confindustria Squinzi.
Che pensare poi di un Pontefice amato in tutto il mondo (non volle stringere la mano al Dalai Lama per non urtare il regime cinese) che pure lui si è piegato al quel dio denaro che giorno dopo giorno dice di voler combattere.
Ma il bello dell’intera vicenda è che come sempre avviene in Italia ogni qualvolta la politica ne combina una delle sue, prontamente parte il giochino dello scarica barile!
Il Governo dice di non saperne nulla, il ministro Franceschini ancora meno e prontamente scarica il tutto sulla Sovrintendenza della Capitale, la quale a sua volta rigetta le accuse alla Presidenza del Consiglio!
E così al segretario generale di Palazzo Chigi non pare vero di poter dare il meglio di se stesso ( che per un buropolitocratico è una vera goduria) avviando un’indagine interna per poter accertare le responsabilità e fornire tutti i necessari chiarimenti in merito alla vicenda.
Ma per scoprire chi ha coperto migliaia di anni di arte e cultura per non turbare la sensibilità di un regime che non brilla certo per umanità, non era sufficiente fare duebarratre telefonate?
Si fa il nome di Ilva Sapora, dirigente dell’ufficio del Cerimoniale della presidenza del Consiglio, che in pratica guida il Cerimoniale da tre anni.
Questa signora segue il Premier in Italia e all’Estero pur avendo una conoscenza dell’inglese a livello elementare, come recita il suo curriculum sul sito della Presidenza del Consiglio ( ma questo aspetto potrebbe essere un pregio, per un Premier che è fermo a “the pen is on the table”).
Come sostiene il Corriere sembra quanto mai improbabile, visto il metodo di lavoro di Renzi, “che possa aver preso la decisione di coprire i nudi del Campidoglio in totale autonomia”.
Ad avvalorare questa tesi c’è fatto non secondario il precedente dell’ottobre scorso, quando a Firenze, in occasione del vertice bilaterale con lo sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, Renzi fece oscurare dal cerimoniale di Palazzo Chigi e di Palazzo Vecchio con un pannello blu gigliato una scultura di Jeff Koons ex marito della pornostar Cicciolina.

Ma c’è di più, le nostre politiche quando vanno a Teheran o nel mondo islamico (come testimoniano le foto, tra cui una assolutamente fantastica della ministra Guidi in chador) sentono il bisogno di indossare il burqua per rispetto alla cultura islamica, mentre noi al contrario quando Rouhani viene a Roma ci auto censuriamo coprendo il nostro patrimonio culturale!
Detto che le statue non andavano coperte, se proprio era irrefrenabile il bisogno di prostrarsi si poteva evitare questo clamoroso autogol cambiando il percorso della visita ed evitando una figuraccia mondiale!
Per la cronaca, è opportuno precisare che durante le visite ufficiali le rappresentanti di altri Paesi, nel mondo islamico non sono tenute a indossare il velo, ma come ha chiarito Stefania Craxi ( in occasione della presentazione a Udine sul libro delle vicende di Sigonella) quando si incontra un autorità religiosa l’uso del velo è giusto.
Peccato che in occasione della visita del Premier Renzi e del suo entourage a Papa Francesco nessuna delle donne presenti abbia sentito il bisogno di coprire il capo con un velo nero, così come aveva già fatto anche la presidente della Camera Boldrini e la figlia del Presidente Mattarella.
Potrei parlare del vino non servito durante il pranzo conviviale per rispettare la cultura islamica, in un Paese che è il primo produttore al mondo di vino, ma non voglio infierire oltre per rispetto ai produttori di vino italiani.
A proposito di rispetto mi piace ricordare un fatto accaduto nel maggio del 2007, quando durante una visita a Udine dell’ex presidente dell’Iran Khatami fu programmato un incontro, con i vertici dell’Assindustria friulana, al quale non ha potuto partecipare Giannola Nonino in quanto produttrice di grappa.
Sta bene adeguarsi alle regole altrui quando si va all’estero, ma anche chi viene in Italia dovrebbe rispettare le nostre regole, la nostra cultura e la nostra religione.
