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A dream team will lead Finland

Una squadra da sogno guiderà la Finlandia
Sanna Marin, 34 anni, già ministro dei trasporti, è stata eletta primo ministro del governo finlandese, diventando il primo ministro più giovane del paese e il più giovane ministro in servizio del mondo
La nomina di Marin arriva dopo che il primo ministro uscente, Antti Rinne, si era dimesso martedì scorso dopo che un partito all’interno della coalizione aveva espresso una perdita di fiducia in lui; le critiche sono state mosse contro Rinne a seguito della sua gestione di uno sciopero postale senza precedenti in Finlandia Il governo di coalizione finlandese composto da quattro partiti su cinque con una leadership femminile: l’alleanza di sinistra con Li Anderson, 32; la Lega verde di Maria Ohisalo, 34 anni; il partito centrale di Katri Kulmuni, 32 anni; e il Partito popolare svedese con Anna-Maya Henriksson, 55 anni
Marin diventerà il primo ministro più giovane del mondo; infatti il primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, ha 39 anni e il primo ministro ucraino, Oleksiy Honcharuk ha 35 anni
Senza entrare negli aspetti politici della vicenda da italiano mi congratulo con un Paese pioniere della parità di genere che è stato il primo in Europa a garantire il diritto al voto alle donne nel 1906 e che ha già eletto una donna alla presidenza della Repubblica ( Tarja Halonen 2000-2012 )

 

 

 

Sanna Marin 34 years old, already transport minister, was elected prime minister of the Finnish government, becoming the youngest prime minister in the country and the world’s youngest serving minister
Mrs Marin’s appointment comes after the outgoing PM, Antti Rinne, resigned last Tuesday after a party within the coalition expressed a loss of confidence in him; criticism was levelled against Mr Rinne following his handling of an unprecedented postal strike in Finland
The Finnish coalition government consists of four parties out of five with female leadership: the left alliance with Li Anderson, 32; the Green League of Maria Ohisalo, 34; the Central Party of Katri Kulmuni, 32; and the Swedish People’s Party with Anna-Maya Henriksson, 55
Mrs Marin will become the world s youngest Prime Minister; New Zealand s Prime Minister, Jacinda Ardern, is 39 years-old and the PM of Ukraine, Oleksiy Honcharuk is 35
Without going into the political aspects of the story, as Italian I congratulate a pioneer Country of gender equality which was the first in Europe to guarantee the right to vote for women in 1906 and which has already elected a woman to the presidency of the Republic ( Tarja Halonen 2000-2012 )

 

 

Governo – Mattarella è andato oltre!

Credo che lo spettacolo che la politica offre in queste ore sia uno dei peggiori che si sia mai visto da anni, non fosse altro per il fatto che quasi la metà degli elettori non comprende perché non possa partire un governo capace di ottenere la maggioranza piena nei due rami del Parlamento.
Come sempre una certa stampa si è affrettata subito a correre in soccorso dell’emerito Presidente Mattarella bollando come “costituzionalisti da tastiera” la marea di cittadini che hanno invaso i social per manifestare il loro disappunto nei confronti di una decisione che appare del tutto politica e quindi non pertinente con i paletti che la Costituzione riserva alla più alta carica dello stato.
Accanto ai pareri di questa massa di cittadini ignoranti, di cui io stesso faccio parte, c’è però anche quello rilasciato ai microfoni di Class Cmbc dal costituzionalista Valerio Onida professore di diritto costituzionale alla Statale di Milano, già Presidente della Corte Costituzionale nel biennio 2004/5.
Il professor Onida per farla breve, ha dichiarato (come riporta Milano Finanza) “impropria” la scelta di Mattarella, aggiungendo che il Presidente si è opposto a Savona per ragione politiche e che il governo non è una dipendenza del capo dello Stato.
In queste ore la stampa ed alcuni politici da salotto televisivo stanno tentando di far passare la notizia che gli italiani sono schifati da questo modo di fare politica addossando però la colpa di quanto è accaduto a quei due irresponsabili di Di Maio e Salvini che sarebbero dei dilettanti allo sbaraglio.
Credo che gli italiani al contrario abbiano capito benissimo cosa sta succedendo e non capiscano il perché due forze politiche con una maggioranza in Parlamento non possano far partire un governo legittimato dal voto degli italiani.
Giusto per capire meglio questi due dilettanti mi sono preso la briga di fare due conti sul seguito che i due esponenti politici hanno sui social e sono venuti fuori dati oltremodo interessanti che raccontano come le due dirette video rilasciate su facebook da Di Maio e Salvini subito dopo il diniego di Mattarella abbiano ottenuto rispettivamente 7,8 milioni di visualizzazioni per Di Maio e 4,5 milioni per Salvini, mentre per la cronaca quella del neo senatore Renzi dal suo studio al Senato (quel Senato che voleva abolire) nella quale tenta di ridicolizzare quei competitor che di fatto lo hanno asfaltato, ha ottenuto poco più di 800 mila visualizzazioni.
Ma il dato che dovrebbe far riflettere certa stampa e i dirigenti delle maggiori reti televisive è che Di Maio e Salvini con due dirette raggiungono più di 12 milioni di cittadini mentre giusto per capire la portata di tale dato, il totale dei telespettatori dei principali TG delle 20 di ieri sera (29 maggio) pareggia tale cifra :
TG1       Ore 20.00 4.765.000
TG2       Ore 20.30 2.269.000
TG5       Ore 20.00 3.831.000
TGLA7 Ore 20.00 1.845.000
Se poi vogliamo capire meglio l’entità del seguito che hanno i leader giallo-verdi basta dare uno sguardo agli ascolti delle principali trasmissioni politiche della serata:
Porta a Porta seguito da 1.160.000
DiMartedì      seguito da 3.003.000
8 e ½                seguito da 2.298.000
I cittadini per quanto schifati possano essere hanno capito che le notizie è meglio andarle ad ascoltare direttamente dalla fonte che le rilascia e la decisione assunta dal Presidente Mattarella non potrà che dare maggiore voglia ai cittadini di spingere per il cambiamento, spianando di fatto la strada a Lega e M5S per ottenere una sorta di plebiscito quando si tornerà a votare.
Ho già scritto che il Presidente Mattarella è sotto scacco e se non vuole che lo scacco diventi “matto” ha solo una strada da percorrere, permettere che possa nascere un governo politico subito, senza dover ricorrere ad elezioni anticipate perché se così non fosse queste due forze politiche non tarderanno a presentargli il conto da qui a pochi mesi e sarà un conto non facile da pagare perché potrebbe mettere a rischio la sua permanenza al Quirinale.

 

Doccia Gel

Mattarella sotto scacco ..

In queste ore sono stati scritti fiumi di parole sulla decisione assunta dal Presidente Mattarella che ha di fatto cassato il governo giallo-verde che stava per nascere a guida Lega – Movimento 5 Stelle perché a suo dire il Prof. Savona destinato al ministero dell’Economia avrebbe potuto in qualche modo con le sue idee compromettere la permanenza dell’Italia all’interno del sistema euro.
Non bisogna essere dei costituzionalisti per comprendere che sotto il profilo costituzionale il Presidente Mattarella ha esercitato un diritto di veto che gli è concesso dalla Costituzione ma al tempo stesso è opportuno sottolineare che il Presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del Presidente del Consiglio che essendo espressione politica in questo caso di due forze politiche che hanno la maggioranza in Parlamento diventa di fatto il responsabile politico del governo che andrà ad operare e il cui operato dovrà unicamente essere giudicato dal Parlamento attraverso il voto di fiducia e quindi dai cittadini di cui il Parlamento è di fatto espressione diretta.
Quindi se non si può discutere l’aspetto formale della decisione assunta dal Presidente Mattarella si può di contro e legittimamente contestarla sotto il profilo politico.
Ma la vera notizia è che il Presidente Mattarella ha gestito in maniera pessima l’intera situazione venutasi a creare dopo il voto del 4 marzo e credo che i consiglieri che lo hanno indirizzato sulla tattica da seguire oggi avranno da recitare un grandioso mea culpa perché il Presidente ha fatto un filotto di errori incredibili arrivando a ricevere di fatto una sorta di scacco matto che se non si perfezionerà nelle prossime ore vista l’incertezza che sta aleggiando intorno alle sorti di Cottarelli di sicuro gli arriverà il giorno dopo le nuove elezioni quando le stesse forze politiche di ieri si ripresenteranno al Quirinale per far partire un governo con gli stessi componenti e a quel punto per il Presidente sarà la fine perché è impensabile che si possa bocciare nuovamente un governo che è espressione del voto dei cittadini.
Mattarella esce sconfitto da questo braccio di forza con Lega e Movimento 5 Stelle anche se Cottarelli fosse in grado in extremis di formare un governo fantasma che durerà giusto il tempo per tornare alle elezioni.
Il Presidente è finito all’angolo e sarà molto difficile in futuro poter riavviare un dialogo in qualche modo sereno con delle forze politiche che ne stanno chiedendo l’impeachment e che paradossalmente saranno quelle che dovranno costituire un governo dopo le elezioni anticipate.
Mattarella si è cacciato da solo in un vicolo cieco, per non aver seguito le indicazioni ricevute dai cittadini con il loro voto, perché ben altra storia si sarebbe avuta se avesse affidato l’incarico in prima battuta a Di Maio ed in seconda a Salvini, già sapendo che avrebbero fallito entrambi per il gioco dei veti incrociati, spianandosi così di fatto la strada per poter dare un incarico ad un terzo soggetto per formare un governo del Presidente in attesa delle nuove elezioni.
Seguendo questa strada il governo Cottarelli avrebbe potuto ottenere il via libera in Parlamento per traghettare il paese verso nuove elezioni mentre oggi questo nascente governo del Presidente targato Cottarelli rischia di non prendere nemmeno un voto di fiducia al Senato e anche un bambino è in grado di capire che se il governo del Presidente non ottiene alcun voto di fiducia il primo ad essere sfiduciato dal Parlamento è proprio quel Presidente della Repubblica che ha detto no a un governo in grado di avere una maggioranza in Parlamento per mandare allo sbaraglio un governo senza nessuna possibilità di sopravvivenza.
Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che lo spread continua a salire nonostante il Prof. Savona sia a casa appare del tutto evidente che la decisione assunta dal Presidente Mattarella si sia rilevata un vero e proprio boomerang.
Che il Presidente Mattarella sia sotto scacco è ormai evidente e lo scacco diventerà matto nel momento in cui il giorno dopo le nuove elezioni le stesse forze politiche si ripresenteranno da lui per formare nuovamente un governo, perchè a quel punto Mattarella non potrà nuovamente opporre un rifiuto.

White Musk / Muschio Bianco

 

 

 

Governo una poltrona per TRE

Da oggi il Presidente della Repubblica Mattarella inizierà le consultazioni al Quirinale per cercare di trovare una soluzione condivisibile tra le varie forze politiche che aspirano a formare un nuovo Governo che possa presentarsi con i numeri necessari per poter ottenere una fiducia ampia in entrambi i rami del Parlamento.
La strada sembra quantomeno tracciata non fosse altro per il risultato uscito dalle urne nella recente consultazione elettorale, che racconta di un successo netto del M5S che ha ottenuto da solo il 32% dei consensi e di un altrettanto successo della coalizione di centro-destra che ha ottenuto il 37% sommando i voti ottenuti dai partiti che la compongono.
Questo risultato double-face si presta a due differenti letture: la prima vedrebbe come naturale conseguenza l’assegnazione dell’incarico a Luigi Di Maio in quanto candidato premier del partito che ho ottenuto da solo 1/3 dei voti degli italiani, la seconda altrettanto plausibile indicherebbe come assegnatario dell’incarico quel Matteo Salvini che a urne chiuse rivendica il diritto di diventare premier essendo il leader indiscusso della colazione che ha ottenuto in termini percentuali il maggior consenso da parte degli elettori.
Le recenti elezioni in tempi brevi dei Presidenti di Camera dei Deputati e Senato hanno fatto capire ai più che un accordo tra M5S e Lega può essere fattibile al fine di raggiungere una quadra per trovare i numeri necessari ad ottenere le dovute fiducie in entrambe le Camere.
Non sarà facile arrivare ad un accordo non tanto per la volontà dei due leader che hanno ben chiara la strada da percorrere per cavalcare il successo trovato nelle urne ma per tutti quelli che cominciano a gufare per cercare di rendere impraticabile la convergenza su una soluzione tecnicamente e politicamente   accettabile da ambo le parti.
E poi ci siamo noi italiani, che per anni abbiamo smanettato sulle tastiere di computer, smartphone e tablet per chiedere l’abolizione dei privilegi di chi fa politica e soprattutto dei costi incommensurabili che la stessa genera.
Sì noi italiani, che adesso che alla presidenza della Camera dei Deputati è arrivato un esponente del M5S, quel Roberto Fico che ha annunciato nella sua prima intervista di rinunciare alla indennità di mandato suppletiva e ad altri bonus diventiamo tanti piccoli Alessia Morani deputata del PD che su twitter posta : “Una domanda per il Presidente #Fico: se non ha cambiato abitudini e ha continuato a venire a Montecitorio con l’autobus, in questi 5 anni come ha fatto a spendere 15.180,60 euro di taxi e solo 314 di bus e Metro? Ci potrebbe spiegare? Grazie”.
Per la cronaca questa deputata, che fino a ieri era un giorno si e uno no in TV, è quella che ha consigliato (nel programma “Quinta colonna” su rete 4) ad una signora di 90 anni che con una pensione di 650 euro al mese non riesce ad arrivare a fine mese di andare in banca a ipotecarsi la casa.
Sempre questo personaggio ad agosto twittava “la legge Richetti per l’abolizione dei vitalizi sarà approvata in autunno” … e come tutti sappiamo quella proposta di legge è rimasta una proposta e basta.
Ma hai visto mai che sia la volta buona che vitalizi e prebende varie per senatori e deputati vengano riportati alla normalità e che un Presidente della Camera svolga il proprio ruolo come un normale cittadino imprestato alla politica per servire il proprio Paese e non per fare incetta di bonus e agevolazioni di ogni tipo per lui e per i propri famigliari.
Ho letto di tutto su Roberto Fico, anche che sarebbe un pericolo per i cittadini dal momento che si reca al suo lavoro di Presidente della Camera non sull’auto blu ma con l’autobus e quindi qualora fosse bersaglio di un malintenzionato metterebbe a rischio non solo la sua incolumità ma anche quella dei passeggeri.
Ora mi chiedo se chi scrive queste scemenze abbia mai sentito parlare della ministra svedese che venne uccisa da uno scriteriato mentre da sola stava facendo la spesa in un supermercato, o se abbia contezza che a differenza dei paesi nordici dove i ministri girano per strada da soli o al massimo accompagnati dal loro assistente in Italia l’ultimo degli ultimi dei sottosegretari quando si muove per far rientro nel suo collegio elettorale e accompagnato come minimo da una macchina di scorta , quando non sono due.
Tra qualche giorno Roberto Fico verrà blindato per ragioni di sicurezza dall’apparato statale, non lo so, per ora mi piace vederlo andare a Napoli in treno o alla Camera in autobus, propaganda elettorale? Non credo, gli italiani hanno già votato.
Certamente se non consentiranno a lui di muoversi così liberamente di sicuro farà in modo visto che ha i numeri per farlo di eliminare tante auto blu destinati a centinaia di signor nessuno.
Ma il problema per molti italiani e per quei politici che hanno sempre beneficiato dei privilegi riservati alla casta è che il neo Presidente della Camera ha speso nei cinque anni di legislatura (2013-dicembre 2017) oltre 15 mila euro di taxi, che a far il conto della serva vuol dire che ha speso circa 280 euro di taxi al mese in una città come Roma, cifra che divisa per 20 giorni lavorativi si riduce ad una bazzecola come direbbe Totò.
Ma diciamo le cose come stanno, qualcuno fuori e dentro il Palazzo comincia a realizzare che questi del M5S avendo la maggioranza quasi totale dell’ufficio di presidenza della Camera metteranno in pratica quello che hanno promesso in campagna elettorale e partiranno con quei tagli annunciati per anni, ma mai realizzati, da chi li ha preceduti nella stanza dei bottoni.
Oppure vogliamo parlare di chi voleva rottamare l’intera classe dirigente per rilanciare l’Italia ed è rimasto a sua volta rottamato e non poteva essere diversamente, perché quando poi si è costretti a candidare un Pier Ferdinando Casini che siede in Parlamento da 35 anni per vincere il collegio uninominale di Bologna la gente capisce quanto possa essere poco credibile chi predica bene ma razzola male.
I nemici più grandi Di Maio e Salvini li hanno all’interno del Palazzo e se vorranno andare avanti per la loro strada che è poi quella indicata dagli elettori nelle urne, dovranno trovare una sintesi politica, magari pensando ad una staffetta di metà legislatura blindandosi a vicenda come vice di chi farà il premier per primo oppure facendo entrambi un passo indietro per tallonare da vicino a loro volta come vice premier un soggetto terzo chiamato a guidare il Governo.
Se una di queste due strade non sarà praticabile non resterà che dare nuovamente la matita agli elettori e credo che in questo caso saremo chiamati a votare su una sorta di ballottaggio tra M5S e Lega.
A chi conviene?

Il crollo di un certo tipo di giornalismo

 

Le elezioni di ieri con la netta vittoria del Movimento 5 Stelle e la notevole affermazione della Lega Nord di Salvini hanno decretato il crollo di un certo tipo di giornalismo che non ha più ragione di esistere!
I due partiti più bersagliati da un giornalismo che ha dato dei poveretti ai candidati del M5S bollandoli come degli sprovveduti e del populista a Salvini sono stati premiati dagli italiani!!
E questo dovrebbe far capire a questo tipo di giornalismo, se ancora ve ne fosse bisogno, che gli italiani non sono poi così cretini come si pensa e questo vale per tutti da nord a sud!
Ieri gli italiani hanno dimostrato andando a votare in maniera corposa che vogliono cambiare e il voto in democrazia va rispettato a partire da chi dovrebbe fare una informazione corretta e non di parte o peggio ancora taroccata!

The collapse of a certain type of journalism
Yesterday’s elections with the clear victory of the 5 Star Movement and the remarkable affirmation of the Lega Nord of Salvini have decreed the collapse of a certain type of journalism that no longer has any reason to exist!
The two parties most targeted by a journalism that gave poor people to the candidates of the M5S by boiling them as the unwary and the populist Salvini were rewarded by the Italians!
And this should make it clear to this type of journalism, if still needed, that the Italians are not so stupid as you think and this applies to everyone from north to south!
Yesterday the Italians have shown going to vote in a substantial manner that they want to change and the vote in democracy must be respected from those who should make a correct information and not biased or even worse!

Linea Honeymania

Politica: cambiare l’Italia si può!

 

Dopo una campagna elettorale in cui la politica ha dato il peggio di se promettendo di tutto e di più pur sapendo che ben difficilmente le promesse fatte potranno essere mantenute, oggi gli italiani avranno la possibilità di cambiare l’Italia!
In tempi non sospetti, quando il Movimento 5 Stelle si stava affacciando sulla scena politica italiana ho scritto che l’unico modo a parer mio per poter cambiare veramente l’Italia non può che essere quello di fare piazza pulita di una classe dirigente che in vent’anni non ha saputo produrre solo disastri.
Oggi dopo 24 anni dalla prima discesa in campo di Berlusconi ce lo ritroviamo come protagonista di questa campagna elettorale grazie alla pochezza di una sinistra che per demerito di Renzi ha fatto in modo di venire relegata al ruolo di terzo incomodo in una lotta per la vittoria finale che appare sempre più un duello all’ultimo voto tra la destra di Berlusconi e il Movimento 5 stelle.
Renzi in questa campagna elettorale ha avuto l’incisività che può avere un morto vivente, capace come è stato di spostare ancora una volta la battaglia elettorale non sui programmi ma sul denigrare gli avversari e trovando scorciatoie elettorali per personaggi impresentabili quali la Boschi dirottata in quel di Bolzano e per quel Pier Ferdinando Casini che dovrà essere eletto nella rossa Bologna nelle liste del PD, lui che è stato il delfino di Forlani ai tempi d’oro della DC e che siede ininterrottamente in Parlamento da 35 anni; un personaggio che ha cambiato una marea di casacche pur di rimanere a galla saltando da destra a sinistra con la grazia di un cardellino e capace di fare incetta di cariche istituzionali nel corso di una carriera politica che verrà ricordata unicamente per le tante poltrone occupate, non fosse altro per il fatto che in 35 anni di attività politica non è stato in grado di promulgare una legge che porti il suo nome.
La sinistra poi si è fatta del male ulteriore mandando in scena quel miserevole valzer delle mummie capitanato dall’emerito presidente Napolitano, dal mai pervenuto in Africa Walter Veltroni e dal sempre spendibile Romano Prodi che sono scesi in campo per ricordare agli italiani che Gentiloni è stato un ottimo presidente del Consiglio e quindi potrebbe essere lui in caso di un ipotetico governo del Presidente e in segno di continuità il prossimo Presidente del Consiglio.
Credo che questi personaggi avrebbero fatto meglio a rimanere all’interno dei loro sarcofaghi dorati perché forse dimenticano che Gentiloni è stato il quarto Presidente del Consiglio non eletto dagli italiani e quando si è cimentato in una consultazione elettorale nel lontano 2003 nelle primarie del PD per scegliere il candidato sindaco di Roma i romani gli hanno preferito Marino, relegandolo al terzo posto con poco più del 15% di preferenze, preceduto addirittura da Davide Sassoli al 30%.
Ma i veri protagonisti nel bene e nel male di questa campagna elettorale sono stati Berlusconi che ha guidato la coalizione di centro destra e Luigi Di Maio candidato premier del Movimento 5 stelle.
Berlusconi ha dimostrato di non aver perso nonostante i suoi 81 anni la sua grande capacità comunicativa e nell’ultimo mese ha fatto il pieno di passaggi televisivi dimostrando anche una notevole resistenza fisica.
Come per il passato anche in questa occasione ha saputo distribuire in maniera sapiente il suo verbo in un crescendo che lo ha portato a dare l’annuncio a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale di aver convinto il Presidente del Parlamento Europeo Tajani ad accettare di essere il candidato premier di Forza Italia e quindi di fatto dell’intera colazione di centro destra e il nome di Tajani potrà sicuramente incidere e non poco per far confluire sulla coalazione di centro destra ulteriori voti rispetto a quelli che al momento gli vengono già accreditati dei sondaggi.


Luigi Di Maio ha condotto con il Movimento 5vstelle una campagna elettorale incisiva e capace di far capire agli italiani che nulla è stato lasciato al caso ma tutto programmato e bene per arrivare a due giorni dalle elezioni con la presentazione al corpo elettorale dell’intera squadra di ministri che si occuperanno dell’Italia in caso di una affermazione del Movimento con una maggioranza utile per poter ricevere dal Capo dello Stato il mandato per formare il nuovo governo.
Di Maio è stato attaccato e ridicolizzato dai suoi avversari che hanno più volte tirato in ballo l’aver fatto in gioventù lavori umili per non dover gravare sulla famiglia.
Renzi & company, ma anche lo stesso Berlusconi hanno più volte parlato di Di Maio come di uno sprovveduto che vendeva noccioline allo stadio partenopeo durante le partite del Napoli o peggio di aver fatto anche il muratore.
Credo che questi attacchi potranno generare nei confronti dei mittenti un effetto boomerang non fosse altro per il fatto che in Italia vi sono centinaia di migliaia di ragazzi che svolgono lavori talvolta anche umili per mantenersi gli studi o per non gravare più di tanto sulla famiglia in attesa di trovare un occupazione stabile che oggi più che mai è diventata un vero e proprio miraggio per i tanti giovani in cerca di un lavoro serio, continuativo ed adeguatamente retribuito.
Il movimento 5 stelle, ricorda come ho scritto più volte il Movimento dell’uomo qualunque fondato dal giornalista Giannini che raccolse un discreto successo nelle amministrative del 1946 e nelle elezioni per l’Assemblea della Costituente tenutesi lo stesso anno, per poi dissolversi come neve al sole nel giro di un paio di anni.
Nella maggior parte dei casi i candidati nelle liste del Movimento 5 stelle sono dei normali cittadini che si propongono se eletti di governare un paese che da oltre 20 anni è in mano ai professionisti della politica che hanno prodotto unicamente danni e aumentato a dismisura il debito pubblico.
Una delle principali critiche che viene mossa al Movimento ed ai suoi candidati, dai professionisti della politica che siedono da una vita in Parlamento è che per governare un paese ci vogliono persone competenti e preparate.
Allora citiamone alcune di queste persone competenti e preparate, giusto per capire la differenza con un potenziale candidato sottosegretario indicato in caso di vittoria dal Movimento a ricoprire non un ruolo di primaria importanza ma di collaborazione con il Ministro.
Vogliamo parlare della Presidente della Camera Boldrini e della sua presenza non ricordo con quale funzione in uno dei programmi delle ragazze Coccodè, dei calendari non certo di Padre Pio della On.le Mara Carfagna, delle comparsate su Playboy della On.le Mussolini, della Ministra Fedeli che dirige l’Istruzione con la terza media, della On.le Lorenzin che con il solo diploma dirige il Ministero della Sanità e come ciliegina della torta che dire del buon Renzi che da giovane si dilettava con la Ruota della Fortuna.
Da più parti si parla già di un eventuale governo del Presidente in quanto lo scenario più plausibile per il dopo voto non dovrebbe prevedere   nessuna forza politica capace di arrivare alla maggioranza richiesta per poter governare da sola.
Mi auguro che gli italiani abbiano invece la forza una buona volta di dare a questo paese una maggioranza capace di governare al fine di evitare il solito carrozzone capace di imbarcare parlamentari a destra e a manca, fatto questo che porterebbe inevitabilmente alla triste e poco edificante spartizione delle poltrone seguendo l’arci noto manuale Cencelli.
La domanda da porsi prima di entrare in cabina mai come questa volta è delle più semplici : voglio cambiare l’Italia o lasciare tutto come sta?
La risposta è solo una.

Smoky Poppy

25 settembre 1896 – 120 anni fa nasceva Sandro Pertini

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pertini16In queste ore Savona e la Liguria celebrano i 120 anni della nascita di Sandro Pertini, un uomo che ha fatto della sua coerenza una ragione di vita.
Il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani ha contribuito, a dispetto di quei pochi che lo definirono populista, a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni e a trent’anni dalla fine del suo mandato tantissimi italiani lo ricordano con affetto e non dimenticano quello che lui era solito dire: “Io credo nel popolo italiano”.
Sandro Pertini a vent’anni dalla sua scomparsa, al di là della doverosa commemorazione del suo genetliaco ( qui il programma relativo a Sandro Pertini … uno di noi) non dovrebbe essere visto come il passato ma bensì come il futuro a cui una classe politica sempre più scadente dovrebbe ispirasi per riportare i cittadini a credere in quelle Istituzioni che troppo spesso in questi anni sono state squassate da corruzione, malaffare e da giochi di potere che ben poco hanno a vedere con i problemi che i cittadini si trovano a dover affrontare, giorno dopo giorno.
Sandro Pertini in una intervista rilasciata a Oriana Fallaci nel 1973 si disse amareggiato perché vedeva anche nel suo partito politici che guardavano solo ai propri interessi , che erano in mezzo ad episodi di corruzione e concludeva dicendo: ma io mi sono battuto per tutto questo?
Di lui ricordo due episodi che fotografano in maniera netta quello che lui intendeva per “fare politica” :
– Quando da Presidente della Camera dei Deputati nel 1974 si rifiutò di firmare il decreto di aumento dell’indennita’ ai deputati, dicendo a chi gli sottoponeva il documento per la firma :“Entro un’ora potete eleggere un’altro presidente della Camera, ma io con queste mani non firmo”.
– Uno stralcio dell’intervista rilasciata a Nantas Salvalaggio e pubblicata sulla ‘ Domenica del Corriere’ il 10 marzo del 1974 : “Il problema a mio parere è semplice: non c’ è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Ma non ti rendi conto, m’ ha rimproverato uno, che qui crolla tutto, è in gioco l’ intero sistema? Il sistema? dico io: ma io me ne infischio del sistema, se dà ragione ai ladri. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. E io, neppure. Ho già detto alla mia Carla: tieni pronte le valigie, potrei piantare tutto”.
Un uomo integro, tutto d’un pezzo che amava girare a piedi per Roma tra la gente senza nessun tipo di protezione e quando gli veniva assegnata la scorta  nei viaggi istituzionali cercava sempre di imboscarsi, durante le visite alle città, per eluderla.
Un po’ come l’attuale presidente Mattarella che è giunto a Savona per commemorarlo in una città blindata e con un codazzo di 14 auto al seguito, che hanno reso off limits tutta l’area antistante l’Hotel dove ha pernottato.
Non mi stancherò mai di ricordare il tragico caso della ministra degli esteri svedese Anna Lindh che nel 2003 a soli 46 anni di età venne uccisa da uno squilibrato mentre faceva la spesa da sola in un supermercato di Stoccolma.
In Italia nonostante le slide e i tanti pronunciamenti del Premier Renzi volti a ridurre le auto blu, quando si muove l’ultimo dei sottosegretari non lo fa mai da solo ma con almeno due macchine di scorta oltre la sua, in fondo l’Italia per quelli della casta è o non è il #paesedeibalocchi!

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Credits: some pictures ANSA

Renzi si è autorottamato!

PDcracChe l’aria non fosse delle migliori per Renzi e il PD in questa tornata elettorale amministrativa lo si era già capito al termine del primo turno quando a urne chiuse i risultati avevano consegnato un quadro politico chiaro che raccontava di un PD in evidente difficoltà un po’ ovunque.
Renzi nella conferenza stampa post voto aveva tentato di minimizzare parlando di un PD quasi ovunque sopra il 40% e di importanti successi registrati in comuni piccoli dove il candidato del PD veniva eletto al primo turno.
Non è necessario essere degli osservatori attenti o dei fini politologi per capire che da quella conferenza post voto del primo turno si è avvertito che per la prima volta dal suo avvento al potere Renzi cominciava a perdere qualche colpo nonostante l’atteggiamento un po’ spavaldo con cui di fatto liquidava quello che per lui null’altro era che un incidente di percorso.
Resta il fatto che il Premier iper presente nella campagna elettorale per il primo turno è letteralmente sparito dalla circolazione nelle due settimane precedenti i ballottaggi non fosse altro perché sia Renzi che il suo entourage, ma ancor di più i candidati sindaci al ballottaggio, hanno capito in maniera inequivocabile che la presenza di Renzi al fianco degli aspiranti sindaci del PD avrebbe fatto perdere ulteriori voti.
Ma ahimè la frittata ormai era fatta e nonostante il buon Renzi abbia girato alla larga dai ballottaggi, gli elettori hanno capito che il nuovo che avanza non è rappresentato dal Renzismo ma dalle facce nuove dei candidati grillini che su venti comuni in cui sono andati al ballottaggio contro un sindaco espressione del PD hanno vinto 19 volte.
Le vittorie di Raggi a Roma e di Appendino a Torino dicono che Renzi, il suo governo e la sua idea di PD sono stati totalmente asfaltati da una forza nuova a cui la stragrande maggioranza degli elettori ha deciso di affidare il governo delle due capitali d’Italia.
E’ successo quello su cui nessuno sei mesi fa avrebbe scommesso un’euro, Renzi non è più il nuovo che avanza e da rottamatore si è autorottamato per aver voluto forzare la mano a un elettorato che con il voto di eri ha dimostrato di non seguirlo più.
Renzi è il principale artefice di questa debacle del PD ma anche i componenti più stretti del suo entourage ci hanno messo del loro e penso a quel burlone che ha lanciato un bel #Ciaone agli elettori il giorno dopo la consultazione referendaria; alla vice segretaria Serracchiani che aveva parlato di un buon esito elettorale al primo turno e che da Presidente del Friuli Venezia Giulia oggi deve incassare il passaggio al centro-destra del capoluogo di regione Trieste; al senatore Esposito (già assessore nella giunta Marino a Roma) che nella sua Torino ha visto cadere sotto i colpi del nuovo che avanza il sindaco uscente Fassino a cui la candidata del M5S Appendino ha rifilato un distacco di quasi 20 punti in quindici giorni di campagna elettorale per i ballottaggi (Appendino partiva da – 11 punti e alla fine ne ha dati 9 di distacco a Fassino); che dire poi del Presidente del PD Orfini che ha sparato a raffica sul candidato del M5S a Roma mentre a disastro avvenuto non ha avuto neppure il coraggio di commentare un risultato che vede il PD romano travolto non solo da mafia capitale ma dagli stessi elettori che avevano incoronato sindaco il buon Marino.
La vera analisi politica sul tracollo del PD la si può fare in maniera compiuta analizzando non solo i risultati provenienti dalle grandi città ma anche e soprattutto quelli dei capoluoghi di provincia dove il PD era da illo tempo al governo della città.
Mi piace ricordare il dato di Savona, città in cui sono nato, da sempre “rossa” dove per trovare un sindaco non del PD negli ultimi 34 anni bisogna risalire al 1994 quando il candidato del centro destra Francesco Gervasio diventò sindaco battendo Aldo Pastore del PD.
Da quel lontano 1994, dopo 18 anni di governo della città a totale appannaggio della sinistra con gli ultimi due sindaci del PD (Ruggeri e Berruti) eletti entrambi per due mandati consecutivi, ieri Savona ha voltato pagina affidando la guida della città a Ilaria Caprioglio del centro-destra.
Alle elezioni nella mia città mi legano bellissimi ricordi, quando da giovanotto fui chiamato per una quindicina di anni a svolgere la funzione di presidente di seggio in una città dove l’allora Partito Comunista poteva vantare sull’apporto di una folta schiera di militanti che presenziavano alle attività all’interno del seggio (con i loro rappresentati di lista, tra cui alcuni che erano delle vere e proprie istituzioni) e all’organizzazione del servizio di rifocillamento (focaccia calda, caffè, panini, ecc.) nonché alla trasmissione a tempo di record dei risultati dei singoli seggi alla segreteria cittadina del partito.
Credo che buona parte del disastro elettorale dell’attuale PD sia da imputare a Renzi che ha voluto per sua ambizione personale trasformare il partito della sinistra in una sorta di accozzaglia di soggetti che nulla hanno a che spartire con i militanti di quello che un tempo era il Partito Comunista, penso ai vari Verdini, Bondi e consorte, oltre ai vari fuoriusciti dalle più disparate forze politiche.
Nelle precedenti elezioni amministrative il PD e il centro sinistra governavano in 21 capoluoghi, il centro-destra in 4, oggi la situazione è decisamente diversa con il PD/centro sinistra al governo in 9 capoluoghi, il centro-destra in 10 e il M5S in 3 ( Roma, Torino, Carbonia).
A dire il vero di Renzi al momento non c’è traccia, niente conferenza stampa ieri notte e nessun messaggio sulla sua pagina facebook dove questa mattina i commenti che lo irridono stanno arrivando a pioggia e tra i più gettonati vi è quello in cui gli viene ricordato a proposito del suo silenzio se “abbia finito i giga”.
Nessuno al momento si è fatto avanti per suggerire un passo indietro a Renzi, ma credo che se il PD non vorrà correre il rischio di un continuo e fluente travaso di voti verso il M5S qualcuno dovrà pur chiedere all’uomo che si è fatto Premier di lasciare la guida del partito anche perché i risultati elettorali di ieri sono il peggio del peggio per un partito che ha la pretesa di governare un paese senza aver vinto le elezioni politiche e grazie ai giochi di palazzo che hanno portato tre dicasi tre presidenti del consiglio al potere senza essere stati mai eletti dal popolo.
Poiché il cerino rimane in mano come vuole la consuetudine all’ultimo della fila, tocca al buon Renzi farsi carico di prendere atto che ieri gli elettori hanno mandato un messaggio molto chiaro all’inquilino di Palazzo Chigi, ma ancora di più al segretario del PD.
Il vento è cambiato, niente più gioco delle tre carte, niente più slide, niente più mance elettorali, niente più riforme a scatola chiusa, niente più partito della nazione, ma facce nuove a cui affidare per iniziare l’amministrazione delle città, piccole o grandi che siano.
Provare per credere, avrebbe detto il Renzi dei tempi migliori!

Marco Pannella, il signor Hood si è ritirato sul Gran Sasso

pannella18Marco Pannella l’uomo che ha dedicato tutta la sua vita per cercare di migliorare la nostra se ne è andato e mi piace pensarlo in cima alle vette del suo amato Gran Sasso intento a guardare il tributo di stima che gli hanno riservato le migliaia di persone che si sono messe in fila per andare a salutarlo nella camera ardente allestita a Montecitorio.
Il popolo con questa sua manifestazione di vicinanza ha dato l’ennesima lezione di civiltà a una classe politica e a quei palazzi del potere che spesso hanno beffeggiato e deriso un uomo politico che è stato la storia dei diritti civili in Italia, prima di tutti!
Nessun Presidente della Repubblica ha sentito il dovere di conferirgli la carica di senatore a vita che più di ogni altro avrebbe meritato, ma in queste ore i tanti italiani che con la loro vicinanza e la pioggia di messaggi di cordoglio hanno ringraziato questo abruzzese coriaceo e sognatore si sono fatti carico di sopperire all’ennesima ingenerosità di una classe politica che oggi ne tesse le lodi mentre in vita lo ha bollato come un visionario, rivolgendogli spesso e volentieri sorrisi beffardi e irridenti, talvolta al limite della sopportazione.
Pannella è stato un autentico leader politico, capace di assolvere appieno il vero ruolo che dovrebbe avere un capo popolo che non può che essere quello di trovare percorsi nuovi e originali che possano portare a una trasformazione ed emancipazione della coscienza di una collettività.
A quanti lo hanno bollato come visionario sarebbe utile ricordare che spesso e volentieri i visionari disegnano e aprono strade che i saggi, poi, fanno proprie.
Questo teramano, molto legato alla sua terra, ha cambiato il modo di fare comunicazione tanto che proprio nella sua città natale la facoltà di Scienze della Comunicazione gli ha conferito la laurea ad honorem «Per le sue straordinarie innovazioni introdotte nel linguaggio politico e comunicativo»   e tra le motivazioni contenute nella laudatio del Prof. Stefano Traini troviamo questo passaggio: “Per portare avanti le sue battaglie politiche, Marco Pannella ha ideato azioni di forte impatto comunicativo, contribuendo a cambiare – nella seconda metà del Novecento – il linguaggio e le modalità della comunicazione politica in Italia. Laddove gli spazi per un’informazione adeguata risultavano scarsi o del tutto assenti, Pannella ha inventato spazi diversi – talora marginali e interstiziali – e modalità innovative con intuito sorprendente”.
Tante sono state le battaglie in cui si è buttato anima e corpo : divorzio, aborto legale, diritti civili, obiezione di coscienza antimilitarista, dignità e diritti degli omosessuali e delle donne, contro la pena di morte, contro la partitocrazia, contro la fame nel mondo, contro le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane, per riformare la giustizia, per la separazione delle carriere dei magistrati, per la responsabilità civile dei giudici.
Sotto la sua guida il Partito Radicale ha raccolto in poco più di trent’anni qualcosa come 50 milioni di firme per i quesiti referendari, un record che rimarrà di sicuro ineguagliabile in Italia.
Se ne è andato un uomo libero, un politico serio e capace di assorbire le istanze del popolo di cui si è sempre circondato.

Nel 1975 Francesco De Gregori ha pubblicato uno dei suoi album di maggiore successo, quel “Rimmel”, che contiene all’interno “Robin Hood”, la canzone che l’artista ha dedicato a Marco Pannella e il cui titolo non ha bisogno di molte spiegazioni!
Di seguito il testo della canzone:

Il Signor Hood era un galantuomo,
sempre ispirato dal sole.
Con due pistole caricate a salve
ed un canestro pieno di parole.
Con due pistole caricate a salve,
ed un canestro pieno di parole.
E che fosse un bandito,
negare non si può, però non era il solo.
E che fosse un bandito,
negare non si può.
E sulla strada di Pescara,
venne assalito dai parenti ingordi,
e scaricò le sue pistole in aria
e regalò le sue parole ai sordi.
E scaricò le sue pistole in aria
e regalò le sua parole ai sordi.
E qualcuno ha pensato, che fosse morto li,
però non era vero.
E qualcuno ha giurato che fosse morto li.
E adesso anche quando piove,
lo vedi sempre con le spalle al sole.
Con un canestro di parole nuove
calpestare nuove aiuole.
Con un canestro di parole nuove,
calpestare nuove aiuole.
E tutti lo chiamavano Signor Hood,
ma il suo vero nome era “Spina di pesce”.
E tutti lo chiamavano Signor Hood.

 

Referendum dal #Ciaone alla vittoria di Pirro!

Vota-QualunquementeOltre 15,5 milioni di italiani hanno disatteso l’invito del Premier Renzi di recarsi al mare e di questo 32,1% del corpo elettorale l’85,8% (pari a 13.334.764 milioni di persone) ha votato SI.
Non è stato raggiunto il quorum necessario per rendere valido il Referendum ma a mente fredda, oggi si può dire che sarebbe stato difficile il contrario, non fosse altro per il fatto che:
– si è votato in una sola giornata
– il Governo non ha voluto accorparlo alle amministrative di giugno
– vi è stata una totale disinformazione da parte dei media e del servizio pubblico RAI verso questo appuntamento referendario.
Dalle rilevazioni fornite dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni), giusto per capire il livello di disinformazione che ha accompagnato questo Referendum, nel periodo 4-10 aprile 2016 i TG di RAI 1 hanno dedicato in totale all’argomento del quesito referendario in sette giorni solo 13 minuti e 28 secondi (meno di 2 minuti al giorno tra tutti i TG mandati in onda nell’arco dell’intera giornata).
Che dire poi del giornalista Gerardo Greco (conduce su RAI 3 il programma Agorà) che durante la puntata del 6 aprile, presente in collegamento Michele Emiliano presidente PD della Regione Puglia (uno dei principali promotori del referendum) ha affermato che: “si vota soltanto in alcune regioni, in otto mi sembra” e dopo la precisazione di Emiliano sul fatto che si trattava di un voto nazionale ha continuato così: ”si vota dappertutto in Italia, ma ovviamente sono interessate soltanto le regioni che lo hanno promosso… se io vivo in Valle d’Aosta delle trivellazioni in adriatico diciamo che poco mi interessa” (per la cronaca in Valle d’Aosta sono andati a votare il 34,02% dei cittadini, al pari di regioni come l’Emilia Romagna o le Marche).
Che sia stato un Referendum anomalo gli osservatori più attenti lo hanno capito e non poteva essere diversamente dal comportamento del Presidente della Repubblica che si è recato a votare intorno alle 20,30, quando al contrario i suoi predecessori (tranne una volta Scalfaro) in passato si sono presentati al seggio sempre di buon mattino; non bisogna essere degli esperti di comunicazione per capire che il modus operandi di Mattarella ha di fatto precluso l’eventuale effetto traino che avrebbe potuto avere la notizia del voto del Presidente nei TG delle ore 13.
Mattarella ha scelto di non voler dare un significato politico al quesito referendario, ma nella realtà già nel corso della giornata si è capito (grazie agli interventi fuori luogo di alcuni esponenti della segreteria del PD) che il Referendum era per il PD l’ennesima conta interna tra Renzi e la minoranza del suo partito.
La conferma di tutto ciò è venuta alle 23.08 quando il Premier Renzi da Palazzo Chigi ha commentato l’esito del Referendum rivolgendosi quasi esclusivamente a “quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche”.
Nel suo discorso farcito di tante baggianate degne del miglior “la qualunque” il Premier Renzi si è scagliato contro “una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale: vivono su Twitter e Facebook. Ma l’Italia è molto più grande, fuori dalle telecamere c’è un Paese che chiede concretezza” e ancora “Per settimane autorevoli ospiti si sono chiusi nei talk show, hanno teorizzato spallate, hanno ipotizzato crolli”.
Non ho avuto il piacere di poter esprimere con un voto la legittimazione della carica che ricopre il Premier Renzi, ma sentito il discorso di ieri sera sono sempre più convinto che Renzi stia usando la sua carica per fare pulizia all’interno del suo partito e francamente trovo irrispettoso verso i cittadini che un Premier vada in conferenza stampa dopo l’esito di un Referendum per fare la lista dei cattivi tra i Presidenti di Regione del suo partito, quasi fosse l’ennesima resa dei conti all’interno del PD.
Che Renzi non sia credibile, lo si capisce dalla boutade di scagliarsi contro chi sta tutto il giorno su Twitter e Facebook, che detto da uno che sui social ha lanciato addirittura l’hastag #MatteoRispode con tanto di diretta in contemporanea su entrambi i social, sa un po’ di presa in giro!
Che dire poi del comportamento dell’onorevole Ernesto Carbone che a votazione aperta alle 15.12 ha sentito il bisogno di salutare quanti avevano esercitato il loro diritto di voto o stavano per farlo con il seguente tweet: “Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare. #ciaone”, per la cronaca questo personaggio fa parte della I Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati oltre che essere un componente della segreteria del PD.
Qualche ora prima il vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, appena resi noti i dati del Ministero in merito all’affluenza delle 12 se ne è uscito con questa dichiarazione: : “I dati che ci giungono dalla Rete del Pd che segue l’andamento dell’affluenza ai seggi sono in linea, anzi direi addirittura meglio, con le nostre aspettative. Aspettiamo chiaramente i dati ufficiali del Viminale, ma per quanto è in nostro possesso lo possiamo fare con assoluta serenità. Comunque per una valutazione complessiva del risultato parlerà a urne chiuse il nostro segretario”.
Non poteva mancare per chiudere al meglio le esternazione dei dirigenti del PD il tweet della ministra Boschi che alle 23.51 scrive: “Questo Governo è più forte dei sondaggi, dei talk e delle polemiche #avantitutta” che scritto da lei che nel Porta a Porta di martedì 5 aprile ha avuto come ospite nientemeno che Bruno Vespa è tutto dire!
Quasi mai nell’immediatezza dell’esito elettorale si ha la prontezza di passare sotto la lente d’ingrandimento il responso che viene dalle urne e talvolta ci si limita a prendere per buone alcune dichiarazioni rilasciate a caldo dai leader dei vari partiti, una su tutte quella di Renzi che in conferenza stampa ha parlato dei lavoratori delle piattaforme come i veri vincitori di questa consultazione popolare, invitando a brindare con le donne e gli uomini di Ravenna (un territorio che si è sempre distinto per affluenza) dove si è registrato un dato al di sotto della media nazionale.
A bocce ferme andando a vedere i dati delle Elezioni Regionali in Emilia Romagna del 23 novembre 2014 si scopre che in provincia di Ravenna :
– su 303.931 elettori sono andati a votare in 125.284 pari al 41,31%
– la lista del PD ha ottenuto 56.420 voti
Mentre per il Referendum di ieri è successo che:
– su 294.249 elettori sono andati a votare in 84.131 pari al 28,59%
– hanno votato SI 58.532 persone (70,60%) e NO 24.298 (29,40%)
Non è difficile ipotizzare che coloro che hanno votato SI sono +2.100 rispetto a quanti votarono PD nel 2014.
Se poi si vanno a guardare i dati della Camera del 2013 e delle Europee del 25 maggio 2014 si scopre che:
– nel 2013 alla Camera su 46.905.154 elettori sono andati a votare in 35.270.926 pari al 75,20%
– nel 2104 alle Europee su 49.256.169 elettori sono andati a votare in 29.908.004 pari al 58,69%
– la lista del PD ha ottenuto 8.646.034 voti pari al 25,43 alla Camera 2013
– la lista del PD ha ottenuto 11.172.861 voti pari al 40,82% alle Europee 2014
Mentre per il Referendum di ieri:
– su 50.675.406 elettori sono andati a votare in 15.806.788 pari al 31,19%
– hanno votato SI 13.334.764 elettori che sono quasi 5 milioni di voti in più rispetto ai voti del PD del 2013 e 2,2 milioni in più rispetto a quelli del 2014.
Considerato che per il referendum costituzionale previsto per il prossimo mese di ottobre non sarà richiesto il quorum credo che il risultato di ieri possa essere considerato per Renzi & company una vittoria di Pirro, perché se è vero che il referendum non è passato è altrettanto vero che su un tema non del tutto accattivante le opposizioni hanno saputo mettere in fila oltre 13 milioni di #staiserenomatteo ai quali mi auguro si aggiungeranno anche quelli di quanti quotidianamente si lamentano che l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!
La prossima volta non ci saranno alibi, tutti quanti avremo ben chiaro il motivo per cui saremo chiamati alle urne: dare il nostro voto a Renzi o mandarlo a casa!

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