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Il crollo di un certo tipo di giornalismo

 

Le elezioni di ieri con la netta vittoria del Movimento 5 Stelle e la notevole affermazione della Lega Nord di Salvini hanno decretato il crollo di un certo tipo di giornalismo che non ha più ragione di esistere!
I due partiti più bersagliati da un giornalismo che ha dato dei poveretti ai candidati del M5S bollandoli come degli sprovveduti e del populista a Salvini sono stati premiati dagli italiani!!
E questo dovrebbe far capire a questo tipo di giornalismo, se ancora ve ne fosse bisogno, che gli italiani non sono poi così cretini come si pensa e questo vale per tutti da nord a sud!
Ieri gli italiani hanno dimostrato andando a votare in maniera corposa che vogliono cambiare e il voto in democrazia va rispettato a partire da chi dovrebbe fare una informazione corretta e non di parte o peggio ancora taroccata!

The collapse of a certain type of journalism
Yesterday’s elections with the clear victory of the 5 Star Movement and the remarkable affirmation of the Lega Nord of Salvini have decreed the collapse of a certain type of journalism that no longer has any reason to exist!
The two parties most targeted by a journalism that gave poor people to the candidates of the M5S by boiling them as the unwary and the populist Salvini were rewarded by the Italians!
And this should make it clear to this type of journalism, if still needed, that the Italians are not so stupid as you think and this applies to everyone from north to south!
Yesterday the Italians have shown going to vote in a substantial manner that they want to change and the vote in democracy must be respected from those who should make a correct information and not biased or even worse!

Linea Honeymania

Politica: cambiare l’Italia si può!

 

Dopo una campagna elettorale in cui la politica ha dato il peggio di se promettendo di tutto e di più pur sapendo che ben difficilmente le promesse fatte potranno essere mantenute, oggi gli italiani avranno la possibilità di cambiare l’Italia!
In tempi non sospetti, quando il Movimento 5 Stelle si stava affacciando sulla scena politica italiana ho scritto che l’unico modo a parer mio per poter cambiare veramente l’Italia non può che essere quello di fare piazza pulita di una classe dirigente che in vent’anni non ha saputo produrre solo disastri.
Oggi dopo 24 anni dalla prima discesa in campo di Berlusconi ce lo ritroviamo come protagonista di questa campagna elettorale grazie alla pochezza di una sinistra che per demerito di Renzi ha fatto in modo di venire relegata al ruolo di terzo incomodo in una lotta per la vittoria finale che appare sempre più un duello all’ultimo voto tra la destra di Berlusconi e il Movimento 5 stelle.
Renzi in questa campagna elettorale ha avuto l’incisività che può avere un morto vivente, capace come è stato di spostare ancora una volta la battaglia elettorale non sui programmi ma sul denigrare gli avversari e trovando scorciatoie elettorali per personaggi impresentabili quali la Boschi dirottata in quel di Bolzano e per quel Pier Ferdinando Casini che dovrà essere eletto nella rossa Bologna nelle liste del PD, lui che è stato il delfino di Forlani ai tempi d’oro della DC e che siede ininterrottamente in Parlamento da 35 anni; un personaggio che ha cambiato una marea di casacche pur di rimanere a galla saltando da destra a sinistra con la grazia di un cardellino e capace di fare incetta di cariche istituzionali nel corso di una carriera politica che verrà ricordata unicamente per le tante poltrone occupate, non fosse altro per il fatto che in 35 anni di attività politica non è stato in grado di promulgare una legge che porti il suo nome.
La sinistra poi si è fatta del male ulteriore mandando in scena quel miserevole valzer delle mummie capitanato dall’emerito presidente Napolitano, dal mai pervenuto in Africa Walter Veltroni e dal sempre spendibile Romano Prodi che sono scesi in campo per ricordare agli italiani che Gentiloni è stato un ottimo presidente del Consiglio e quindi potrebbe essere lui in caso di un ipotetico governo del Presidente e in segno di continuità il prossimo Presidente del Consiglio.
Credo che questi personaggi avrebbero fatto meglio a rimanere all’interno dei loro sarcofaghi dorati perché forse dimenticano che Gentiloni è stato il quarto Presidente del Consiglio non eletto dagli italiani e quando si è cimentato in una consultazione elettorale nel lontano 2003 nelle primarie del PD per scegliere il candidato sindaco di Roma i romani gli hanno preferito Marino, relegandolo al terzo posto con poco più del 15% di preferenze, preceduto addirittura da Davide Sassoli al 30%.
Ma i veri protagonisti nel bene e nel male di questa campagna elettorale sono stati Berlusconi che ha guidato la coalizione di centro destra e Luigi Di Maio candidato premier del Movimento 5 stelle.
Berlusconi ha dimostrato di non aver perso nonostante i suoi 81 anni la sua grande capacità comunicativa e nell’ultimo mese ha fatto il pieno di passaggi televisivi dimostrando anche una notevole resistenza fisica.
Come per il passato anche in questa occasione ha saputo distribuire in maniera sapiente il suo verbo in un crescendo che lo ha portato a dare l’annuncio a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale di aver convinto il Presidente del Parlamento Europeo Tajani ad accettare di essere il candidato premier di Forza Italia e quindi di fatto dell’intera colazione di centro destra e il nome di Tajani potrà sicuramente incidere e non poco per far confluire sulla coalazione di centro destra ulteriori voti rispetto a quelli che al momento gli vengono già accreditati dei sondaggi.


Luigi Di Maio ha condotto con il Movimento 5vstelle una campagna elettorale incisiva e capace di far capire agli italiani che nulla è stato lasciato al caso ma tutto programmato e bene per arrivare a due giorni dalle elezioni con la presentazione al corpo elettorale dell’intera squadra di ministri che si occuperanno dell’Italia in caso di una affermazione del Movimento con una maggioranza utile per poter ricevere dal Capo dello Stato il mandato per formare il nuovo governo.
Di Maio è stato attaccato e ridicolizzato dai suoi avversari che hanno più volte tirato in ballo l’aver fatto in gioventù lavori umili per non dover gravare sulla famiglia.
Renzi & company, ma anche lo stesso Berlusconi hanno più volte parlato di Di Maio come di uno sprovveduto che vendeva noccioline allo stadio partenopeo durante le partite del Napoli o peggio di aver fatto anche il muratore.
Credo che questi attacchi potranno generare nei confronti dei mittenti un effetto boomerang non fosse altro per il fatto che in Italia vi sono centinaia di migliaia di ragazzi che svolgono lavori talvolta anche umili per mantenersi gli studi o per non gravare più di tanto sulla famiglia in attesa di trovare un occupazione stabile che oggi più che mai è diventata un vero e proprio miraggio per i tanti giovani in cerca di un lavoro serio, continuativo ed adeguatamente retribuito.
Il movimento 5 stelle, ricorda come ho scritto più volte il Movimento dell’uomo qualunque fondato dal giornalista Giannini che raccolse un discreto successo nelle amministrative del 1946 e nelle elezioni per l’Assemblea della Costituente tenutesi lo stesso anno, per poi dissolversi come neve al sole nel giro di un paio di anni.
Nella maggior parte dei casi i candidati nelle liste del Movimento 5 stelle sono dei normali cittadini che si propongono se eletti di governare un paese che da oltre 20 anni è in mano ai professionisti della politica che hanno prodotto unicamente danni e aumentato a dismisura il debito pubblico.
Una delle principali critiche che viene mossa al Movimento ed ai suoi candidati, dai professionisti della politica che siedono da una vita in Parlamento è che per governare un paese ci vogliono persone competenti e preparate.
Allora citiamone alcune di queste persone competenti e preparate, giusto per capire la differenza con un potenziale candidato sottosegretario indicato in caso di vittoria dal Movimento a ricoprire non un ruolo di primaria importanza ma di collaborazione con il Ministro.
Vogliamo parlare della Presidente della Camera Boldrini e della sua presenza non ricordo con quale funzione in uno dei programmi delle ragazze Coccodè, dei calendari non certo di Padre Pio della On.le Mara Carfagna, delle comparsate su Playboy della On.le Mussolini, della Ministra Fedeli che dirige l’Istruzione con la terza media, della On.le Lorenzin che con il solo diploma dirige il Ministero della Sanità e come ciliegina della torta che dire del buon Renzi che da giovane si dilettava con la Ruota della Fortuna.
Da più parti si parla già di un eventuale governo del Presidente in quanto lo scenario più plausibile per il dopo voto non dovrebbe prevedere   nessuna forza politica capace di arrivare alla maggioranza richiesta per poter governare da sola.
Mi auguro che gli italiani abbiano invece la forza una buona volta di dare a questo paese una maggioranza capace di governare al fine di evitare il solito carrozzone capace di imbarcare parlamentari a destra e a manca, fatto questo che porterebbe inevitabilmente alla triste e poco edificante spartizione delle poltrone seguendo l’arci noto manuale Cencelli.
La domanda da porsi prima di entrare in cabina mai come questa volta è delle più semplici : voglio cambiare l’Italia o lasciare tutto come sta?
La risposta è solo una.

Smoky Poppy

Marinato da chi?

marino_renziQuando penso a Ignazio Marino mi viene spontaneo associarlo a un salmone che dopo aver vissuto per alcuni anni in mare, sente l’istinto di tornare nelle acque dolci in cui è nato, quasi a significare come l’acqua salata lo ritenesse una sorta di corpo estraneo.
Si sa che il salmone giunto alla meta, si riproduce e muore sfiancato per il viaggio, ed è un po’ quello che è successo al Sindaco della città eterna che nel giro di un paio di mesi è stato giorno dopo giorno sfilettato a piacere dai media, dal suo stesso partito e ovviamente dalle opposizioni fino a quando non si è arrivati all’atto finale che se per il salmo salar il più delle volte vuol dire apparire in tavola sotto forma di un bel piatto di salmone marinato, per il “marziano” come lo chiamano i suoi detrattori sono state le tanto agognate dimissioni.
Ma chi ha marinato Marino e perché?
Facendo un po’ di conti all’indietro stiamo parlando di un esponente del PD che alle primarie romane del 7 aprile 2013 ha vinto con il 51% dei voti, precedendo David Sassoli con il 28% e l’attuale ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che si fermò al 14%.
Si potrebbe quindi dire, stando ai risultati delle primarie, che Marino sta al PD romano come il segretario Renzi sta al PD nazionale, ma il vero botto Marino lo fa quando viene eletto Sindaco al ballottaggio dove ottiene 664.490 voti pari al 63,93% contro i 374.883 voti pari al 36,07% del Sindaco uscente Gianni Alemanno.
I numeri di allora dicono che due romani su tre lo hanno votato come Sindaco anche se per dovere di cronaca va ricordato che a votare andarono solo il 44,93% degli aventi diritto (il che vuol dire, fatto non trascurabile, che oltre 1 milione 300mila romani hanno disertato le urne).
Tra le prime dichiarazioni rilasciate dal neoeletto Sindaco vi fu la non profetica : “Cambieremo Roma insieme” che oggi a poco più di due anni da quello spot a mo’ di sfida fa capire quanto possa essere stato difficile il cammino tutto in salita di questo genovese di madre svizzera ma romano d’adozione.
Una delle tiritere più usate dai suoi detrattori è stata quella di non essere un romano DOC ma un “marziano” catapultato all’improvviso nella città eterna senza aver portato con sé il libretto delle istruzioni per governarla.
debitoRomaNoi italiani, si sa abbiamo la memoria corta perché è fin troppo facile dando una guardatina ai dati pubblicati dal Sole24 capire che sotto due Sindaci “romani de’Roma” come Rutelli e Veltroni l’aumento medio giornaliero del debito del Comune di Roma era rispettivamente di + € 829,937 e di + € 416.476 mentre con Marino è sceso a – € 12.987 ( con Alemanno era a + € 450.160).
In questi giorni così tormentati che hanno portato alle dimissioni si è scritto di tutto e di più sul perché Marino avrebbe dovuto lasciare, ripercorrendo i vari episodi che lo hanno visto protagonista partendo dalla panda rossa per arrivare alle ricevute dei rimborsi non conformi, passando per i suoi viaggi e l’invito non invito di Papa Francesco, in un percorso tortuoso fatto di gaffes, piccole bugie e file di rastrelliere.
Certamente Marino ci ha messo del suo per arrivare al punto che si è arrivati e verrebbe quasi da pensare che possa sembrare uno sprovveduto o al contrario un furbacchione, ma di cosa stiamo parlando? Di qualche ricevuta non conforme in una marea di conti che hanno generato in decenni di mala gestione debiti per poco meno di 15 miliardi!
Il vero problema di questa vicenda è legato alla degenerazione della classe dirigente che ha portato la politica ad esprimersi non più attraverso contenuti e programmi ma lanciando una infinita sequela di spot che hanno il solo scopo di nascondere ai cittadini la drammaticità delle migliaia di problematiche irrisolte che riguardano non solo Roma ma l’intera penisola.
Ignazio Marino è figlio del nuovo modo di far politica lanciato da Renzi, si viaggia, si gira, si va di social a tutto spiano, si corre ad inaugurare questo o quell’evento spostando di fatto l’attenzione dalle criticità; c’è un problema in Italia? Si vola alla finale degli open di tennis in America; c’è un problema a Roma si va a Philadelphia ad accogliere il Papa!
Le dimissioni di Marino sono la prima vera sconfitta di Renzi che agli occhi dei cittadini romani passerà per quello che ha fatto spallucce quando gli chiedevano di azzerare il Consiglio comunale per Mafia Capitale, mentre non ci ha pensato due volte a far saltare Marino per il tramite dell’aut aut rivoltogli da quel Matteo Orfini Presidente del PD e commissario del PD romano, che ai tempi di Mafia Capitale minimizzava (dicendo dal Nazareno: “Marino e Zingaretti sono stati un baluardo della legalità e quello che sta emergendo è dovuto anche alle loro denunce. Sono loro il baluardo della legalità”) e l’altro ieri ha messo spalle al muro il “marziano” per qualche bottiglia di vino di troppo!
Marino è risultato essere un vero e proprio corpo estraneo in un sistema che viaggia ormai da troppo tempo su metodiche ben consolidate che portano benefici finanziari a quei poteri forti che di fatto ne hanno segnato la fine.
Non appena è circolata la notizia delle sue possibili dimissioni è stata lanciata su change.org una petizione per invitarlo a ritirare le sue dimissioni ( qui trovate la petizione ) che al momento ha raggiunto oltre 47.000 firme.
Nella petizione vengono snocciolati in 40 punti alcuni dei provvedimenti assunti da Marino nei suoi due anni di mandato e a leggerli bene si può ben capire perché il PD abbia deciso di assecondare il volere dei poteri forti romani sconfessando di fatto tutti quei romani che avevano affidato a Marino nel 2013 il compito di governare la capitale per i prossimi cinque anni.
Tra i sostenitori di Marino vi è anche Massimiliano Tonelli, uno dei fondatori del blog “Roma fa schifo” ( che da anni racconta il degrado della città) che sulla vicenda ha detto: “Marino non fa schifo. Fa schifo chi lo attacca e lo fa perché è in malafede”.
In effetti scorrendo i 40 punti delle cose fatte sembrerebbe che Marino abbia fatto qualcosina di più delle ormai famose “rastrelliere” ma è pur vero che il metro di giudizio di un cittadino che utilizza i mezzi pubblici per spostarsi è dato nell’immediato dal fatto che l’autobus è perennemente in ritardo e non dalla consapevolezza che si sta lavorando per ridurre quegli sprechi che consentiranno di poter aumentare con nuove acquisizioni il parco degli automezzi a disposizione.
Una delle più strette collaboratrici di Marino, Alessandra Cattoi in un’intervista a LaPresse ha detto: “Dovevamo scegliere se chiuderci in Campidoglio con i tecnici per rimettere a posto i conti e le aziende, fare pulizia e creare protocolli per la legalità oppure stare nei quartieri, in mezzo alla gente. Tutte e due le cose non siamo riusciti a farle”.
Dai primi di novembre arriverà il Commissario straordinario con la sua corte di ben 8 vice per traghettare la Capitale verso nuove elezioni, ma Roma si lascerà mai governare?

Linea Honeymania

Quirinale da oggi si vota ma per chi?

MostraOggi il Parlamento in seduta congiunta inizierà le votazioni per l’elezione del dodicesimo Presidente della Repubblica italiana e a quanto pare il nome che uscirà dalle insalatiere che raccoglieranno i voti dei 1009 grandi elettori ( tra cui anche il presidente benemerito Giorgio Napolitano in qualità di senatore a vita ) sarà il frutto di un accordo tra il premier Renzi e il sempre in campo Berlusconi.
Il buon Renzi alle prese con la fronda della minoranza interna al suo partito ha dovuto ricorrere alla scialuppa di salvataggio che gli ha lanciato il Cavaliere, confermando di fatto che il patto del Nazareno riguardava anche l’elezione del prossimo inquilino del Quirinale e sarà interessante vedere nei prossimi mesi quali saranno le contropartite richieste in cambio da Berlusconi su cui il buon Matteo l’11 settembre 2013 diceva: “In un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato con sentenza definitiva, la partita è finita: game over”.
Ma tornando agli aspetti tecnici della votazione i 1009 grandi elettori che sono la sommatoria di 630 deputati, 315 senatori, 6 senatori a vita e 58 rappresentanti delle regioni saranno chiamati nelle prime tre votazioni ad esprimere una maggioranza dei due terzi degli aventi diritto per eleggere il nuovo Presidente, il che vuol dire che individuato un candidato lo stesso dovrà ricevere non meno di 672 voti; a partire poi dalla quarta votazione in poi sarà sufficiente la maggioranza assoluta del 50% più uno pari a 505 voti.
Non è dato sapere a quale votazione verrà eletto il nuovo Presidente e di conseguenza con quanti voti, perché il tutto è nelle mani di chi muove i fili del teatrino della politica, anche se sarebbe auspicabile che il prescelto o la prescelta venisse eletto in maniera condivisa dalla stragrande maggioranza dei votanti.
Due dati che dovrebbero far riflettere gli esponenti della casta sono quelli emersi da un sondaggio effettuato in questi giorni dall’Istituto nazionale di ricerche DEMOPOLIS e i risultati delle Quirinarie lanciate dal Il fatto quotidiano dove sta spopolando Giancarlo Magalli.
Nel sondaggio di DEMOPOLIS ( lo trovate qui ) il 68% degli italiani si sono detti favorevoli ad eleggere direttamente il Presidente della Repubblica e per un italiano su due è Sandro Pertini il presidente della Repubblica più amato degli ultimi quarant’anni.
Il dato che emerge dal sondaggio è molto chiaro, gli italiani non vogliono lasciare in mano ai politici l’elezione del Capo dello Stato e indicano in maniera altrettanto chiara le caratteristiche che dovrebbe avere il futuro Presidente, portando ad esempio la figura di Sandro Pertini.
Le Quirinarie promosse da Il fatto quotidiano stravinte da Giancarlo Magalli inchiodano ulteriormente alle proprie responsabilità tutti quei politici che anno dopo anno hanno prodotto il nulla portando il paese sull’orlo del baratro.
Il voto a Magalli è chiaramente un voto di protesta ma lo stesso Magalli  ha ben spiegato il significato di questo voto nella trasmissione Agorà, dicendo: “Io credo che chi voleva capire ha capito. Non c’è nessun tentativo da parte di nessuno di mettere la mia faccia nella rosa dei candidati al Quirinale. Semmai c’è il tentativo di togliere delle facce che alla gente non piacciono“. Come dargli torto!
Nessuno ha la sfera di cristallo e quindi è superfluo fare previsioni ben sapendo che il nome che uscirà dalle insalatiere sarà per forza di cose il frutto di un compromesso, perché al contrario come ha detto il Premier Renzi durante la segreteria del PD finisce che : “se la maionese impazzisce, faccio una renzata “.
Di renzate penso che ne abbiamo già sorbite abbastanza, per cui sarebbe auspicabile che il prossimo Presidente non sia un monarca come l’ormai benemerito Napolitano e una volta nel pieno delle sue funzioni faccia l’unica cosa di buon senso che l’ambiguità su cui si regge l’attuale maggioranza del Governo gli impone, sciolga le Camere e chieda agli italiani di ritornare al più presto a votare per dare al paese un Governo credibile e non basato su di un inciucio tra una parte della maggioranza e una parte di finta opposizione.

pertini