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E’ sempre tempo di un Irish coffee!

irish11Cosa c’è di meglio che degustare un buon Irish coffee, la tradizionale bevanda irlandese capace di scaldare il nostro animo con il suo sapore deciso e quella cremosità che lo rende inconfondibile!
In Irlanda si dice che per fare un perfetto Irish coffee serva la panna montata “ricca come l’accento irlandese”, il caffè “forte come la mano di un amico” e il whiskey, rigorosamente irlandese, “liscio come lo spirito della terra”.
Ma come è nato l’Irish Coffee?
Era il lontano 1943 e dall’allora aeroporto di Foynes (che verrà poi chiuso nel 1945 per lasciare spazio al nuovo Areoporto Internazionale di Shannon) una notte d’inverno partì un volo con destinazione New York.
A causa delle cattive condizioni del tempo il comandante dell’aereo prese la decisione dopo un paio di ore di volo di fare rientro a Foynes e così venne allertato il personale di terra affinchè ritornasse in aeroporto per accogliere i passeggeri e servire loro cibi e bevande.
Alcuni passeggeri chiesero al barman Joe Sheridan di servire loro qualcosa di molto caldo e Joe che solitamente serviva agli irlandesi tè caldo corretto con whiskey decise di inventare per questi passeggeri americani la bevanda che di lì a pochi anni avrebbe spopolato nel mondo intero.
Prese un bicchiere a stelo, in modo da evidenziare il contrasto dei colori, e vi versò un cucchiaino di zucchero di canna, una buona dose di Wiskey irlandese, caffè nero bollente e uno strato di panna montata irlandese.
Uno dei passeggeri rimasto piacevolmente impressionato dalla bontà della bevanda si avvicinò al barman e gli chiese se avesse usato per prepararla caffè brasiliano e Joe rispose sorridendo “ no, è Irish Coffee“ creando i quel momento il nome di una delle più famose bevande al mondo.
Nel 1952 un giornalista americano del San Francisco Chronicle, Stanton Delaplane, di passaggio dall’aeroporto di Shannon assaggiò l’Irish Coffee di Joe e portò la ricetta al suo bar preferito il Buena Vista del Fisherman’s Wharf di San Francisco.
Esiste una targa di bronzo sul muro esterno del Buena Vista per ricordare che il primo Irish Coffee fu servito lì nel 1952. Oggi in questo bar vengono serviti più di 2000 Irish Coffee al giorno.
Il barman Joe Sheridan nacque nel 1909 a Castelderg nella Contea di Tyrone nell’Irlanda del Nord, primo di sei figli, si trasferì a Dublino dopo la morte del padre per lavorare in un ristorante e quindi nel 1943 accettò il posto di barman nel Lounge dell’aeroporto di Foyes, per proseguire l’attività nell’aeroporto di Shannon quando quello di Foyes venne chiuso.
Nel 1952 emigrò in America dove fu chiamato a ricoprire il ruolo di primo barman al Buena Vista di San Francisco, morì nel 1962 ed è sepolto nel cimitero di Oakland vicino a San Francisco.

Ogni anno nel mese di giugno la cittadina di Foyes nella Contea di Limerick ospita il Festival dedicato a quella che è diventata una delle più famose bevande del mondo “ l’Irish Coffee “.
L’appuntamento più importante dell’intero Festival è il Power Irish Coffee Making Championship che ogni anno decreta tra i numerosi partecipanti chi è il barman capace di creare il “più buon Irish Coffee“ per l’anno in corso.

La ricetta originale dell’Irish Coffee, tratta da Good Food Ireland

  • 25 ml di whiskey irlandese
  • 1 cucchiaino di zucchero di canna
  • 1 cucchiaio di panna liquida
  • 2 tazzine di espresso
  • acqua calda quanto basta
  • per decorare cacao amaro in polvere e/o un chicco di caffè

visita anche Irish Whiskey Museum

Govone – Nel Magico Paese di Natale vanno in scena i vini piemontesi d’eccellenza

OfficineLogoFino al 6 gennaio 2016 Govone, la località cuneese sulle colline del Roero, a metà strada fra le città di Alba e Asti ospiterà nel Parco del Castello Reale (una residenza sabauda incantata, inscritta nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità) la IX edizione de Il Magico Paese di Natale.
Dopo il successo di pubblico dello scorso anno con oltre 80.000 visite l’edizione attualmente in corso si ripropone con due nuovi spettacoli “Arien: la principessa dei ghiacci” e “The Time of Christmas”, l’immancabile visita al fantastico presepe meccanico e il tradizionale Mercatino, lungo le vie del centro storico, che con le sue 86 casette di legno metterà in bella mostra le principali specialità enogastronomiche piemontesi (vin brülé, torrone, tartufi, formaggi e altri prelibatezze degne dei migliori buongustai).
Ma la vera chicca di questa kermesse natalizia è il progetto “Le Officine”(che porta la firma di Manuela Viglione) un laboratorio culinario che quest’anno sarà dedicato a “Il Pane di famiglia”.
Il laboratorio si trasforma in una vera e propria officina del gusto dove si crea una simbiosi tra chi racconta e chi ascolta in una sorta di impasto collettivo che ha come fine ultimo quello di assaporare le prime grandi esperienze del gusto attraverso le sensazioni che trasmettono il dolce e il salato nel momento in cui esaltando l’incredibile talento della farina si andranno a costruire i vari impasti per il pane, i biscotti, la pizza che arriveranno poi su quel tavolo di cucina attorno al quale nel tempo hanno fatto capolino i racconti del cibo dei nonni, delle mamme e perché no i pettegolezzi e le questioni di famiglia.
I corsi saranno giornalieri e gli incontri saranno tenuti da chef, giornalisti, blogger e mamme che racconteranno ed insegneranno ricette a tutta la famiglia.
I laboratori, che durano un’ora circa, costano 4 euro ed è necessaria la prenotazione che si può fare direttamente dal sito de Il Magico Paese di Babbo Natale.
A far compagnia al laboratorio “Il pane di famiglia” vi sarà “Vino al vino” (la cui direzione artistica è stata affidata a Laura Gobbi, esperta di marketing territoriale) degustazioni guidate dei vini più rappresentativi dei tre territori: Langhe,Monferrato,Roero che pur avendo culture differenti si riconoscono sotto un “unico filare” che tesse ed intreccia i confini naturali di un territorio immenso.
Il progetto nasce per raccontare i tre territori attraverso il vino, non più inteso solo come bevanda ma come vero e proprio alimento; un laboratorio creativo dove la genialità, la trasformazione e le
esperienze nascono nelle vigne, si trasformano nelle cantine e si esprimono in un bicchiere attraverso i racconti dei produttori che hanno contribuito a rendere il Piemonte, una terra indiscussa di grandi vini.
Saranno presenti i grandi consorzi come quello del Barbera d’Asti DOCG e dell’Asti DOCG, ma anche piccoli produttori, cantine storiche e giovani imprenditrici del vino naturale, fuori classe come Walter Massa e le Donne del Vino.
Le degustazioni saranno guidate da esperti enologi che spiegheranno non solo il vino, ma racconteranno le storie, talvolta incredibili, di chi quel vino lo produce.
Le degustazioni sono gratuite e solo su prenotazione (max 30 partecipanti), i vini saranno serviti in bicchieri di vetro per rendere al massimo ogni caratteristica del vino.
È possibile prenotarsi alle degustazioni dal sito www.ilpaesedinatale.com nella sezione eventi
Dal 5 all’8 dicembre si entra nel vivo del laboratorio di “Vino al vino” con le degustazioni dei migliori vini del Piemonte: dal Timorasso al Gavi, passando dal Grignolino per arrivare al Brachetto ed abbracciare l’Erbaluce, ma anche il Moscato, la Barbera, il Nebbiolo, il Dolcetto ed altri nobili vini, espressione della terra piemontese.
“Saranno quattro giorni intensi di sapori, profumi ma soprattutto di storie, raccontate direttamente dai produttori che con tenacia e passione esprimono l’amore per il territorio attraverso un calice di vino”.
Il programma completo degli eventi de “Le Officine del Gusto” e di “Vino al vino” lo si può trovare sul sito de Il Magico Paese di Natale.
Per quanto riguarda le degustazioni in programma dal 5 al’8 dicembre, questo il calendario:
5 dicembre
ore 11 Degustazione Vini CANATO E FRANCO ROERO ( Lorenzo Tablino enologo)
ore 17 Degustazioni Cantina CESTE VINI e Cantina PONCHIONE MAURIZIO
6 dicembre
ore 11 Degustazione vini CIECK e CARREA TERRE DI MATÈ
ore 17 Degustazioni vini ACQUESI 1952 e SCAGLIOLA
7 dicembre
ore 11 Degustazioni Vini Territorio Roero : COSTA/DEMARIE/CHIESA
ore 17 Degustazioni vini dei PRODUTTORI DI MONTELUPO
8 dicembre
ore 11 Degustazioni Vini Az.Agr. WALTER MASSA, e Az.Agr. POGGIO
ore 17 Degustazioni di vini di Az.Agr. METILDE e MARCO BOTTO

Per maggiori informazioni:
www.ilpaesedinatale.com

Linea Honeymania

Perché far abdicare il Re Barolo?

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Barolo_bicchiereAlcuni produttori del più nobile dei vini, stanno mettendo in atto delle operazioni di marketing volte a rendere un po’ più popolare il Re dei vini.
Ecco quindi che troviamo il Barolo venduto a bicchiere, è il caso di Eataly, o proposto nella bottiglia da mezzo litro o peggio ancora da litro.
Una cosa è certa, trovare sugli scaffali di alcuni supermercati bottiglie di Barolo vendute a 10 euro non è certamente cosa saggia, in quanto non è svendendo un prodotto che lo si può far conoscere al grande pubblico, tenendo poi nella debita considerazione di che tipo di prodotto si possa parlare con un prezzo di vendita vicino ai 10 euro.
Se dal vino passiamo alle automobili, ci troveremmo nella condizione in cui un concessionario che vende solo ed esclusivamente Ferrari dovrebbe applicare ai modelli che ha in vendita il prezzo con cui normalmente si paga una utilitaria.
E allora come sempre la verità sta nel mezzo, oggi con una richiesta di bottiglie annue di circa 5 milioni i produttori ne sfornano circa 11 milioni, grazie anche al fatto che molte vigne di dolcetto e barbera in pochi anni sono state trasformate a barolo; se poi ci mettiamo che i singoli produttori non dialogano più come un tempo tra di loro, ma ognuno fa per sé, ecco che ci troviamo a non capirci più niente quando in un enoteca soppesiamo in mano due bottiglie di Barolo il cui prezzo passa dai 12 euro dell’una agli oltre 60 dell’altra.
Che sia venuto veramente il momento per il Re Barolo di abdicare? riteniamo di no, anche perché forse è più scandaloso spendere 20 euro e passa per un barbera barricato che non 50 euro per un signor Barolo.
L’augurio è che i produttori del Barolo sappiano trovare un’intesa che possa portare ad una calmieratura dei prezzi in modo da rendere più accessibile l’avvicinarsi ad una bottiglia di Barolo che deve comunque sempre rimanere quella che è, una bottiglia importante da stappare per un momento importante, sia anche solo che un momento di pura e godereccia degustazione, ma per favore non ridicolizziamo il più nobile dei vini proponendolo con pane e salame, la monarchia non va più di moda ma un Re è pur sempre un Re.

Linea Honeymania

Zibibbo di Pantelleria – Ben Ryé di Donnafugata

BenRye1E’ di questi giorni la notizia dell’inserimento nella World Heritage List della vite ad alberello di uva Zibibbo che caratterizza l’isola di Pantelleria, fatto che ha consentito all’Italia di essere il primo Paese capace di far iscrivere nella Lista dei patrimoni culturali dell’Umanità una pratica agricola, ottenendo un voto unanime da parte di tutti i 161 Stati che fanno parte dell’Unesco.
Lo Zibibbo di Pantelleria (il vitigno si chiama Moscato d’Alessandria) ha origini nordafricane ma sarebbe stata introdotta dai Fenici sull’isola, dove la coltivazione mantiene l’antico uso della vite “ad alberello“.
Giusto per festeggiare l’importante riconoscimento vi segnalo uno Zibibbo della tenuta Donnafugata che presenta anche una Edizione Limitata, dedicata agli estimatori di questo ottimo vino.

Ben Ryé
Tipo: Bianco Naturale Dolce-Passito di Pantelleria DOP
Gradazione: 14,5% vol.
Uve: Zibibbo (Moscato d’Alessandria). Allevamento ad alberello pantesco molto basso e all’interno di una conca, potatura tipica molto corta. Densità d’impianto 2.500 ceppi per ettaro e produzione di circa 40 q.li/ha. Terreno vulcanico, molto sciolto, ricco di minerali.

Complesso ed avvolgente, al palato è armonicamente dolce, morbido e fresco. Al naso regala note intense di albicocca e pesca, sensazioni dolci di fichi secchi e miele, erbe aromatiche, note minerali.
Straordinario vino da meditazione, è un compagno ideale mentre si legge un libro o si ascolta la musica, ma è anche un ottimo coronamento per una cena formale.
Particolarmente adatto per accompagnare formaggi erborinati o stagionati, foie gras, frutta secca, cioccolato, dolci a base di ricotta e pasticceria secca.
Va servito in calici a tulipano di media grandezza, con leggera svasatura, può essere stappato al momento. Ottimo a 14°C.

Ben Ryé 2008 Edizione Limitata 
E’ il frutto della XX vendemmia a Pantelleria di Donnafugata, dedicata agli estimatori del Ben Ryé. 
6.465
bottiglie sono state custodite nelle cantine aziendali per un affinamento più lungo e per regalare sensazioni insolite, ricercate e potenti, proprie dell’isola del sole e del vento. 
Ben Ryè 2008 Edizione Limitata
unisce alla sua proverbiale freschezza un bouquet siciliano, dove i sentori di albicocca fanno da letto a note di dattero, fico secco, carruba e note floreali.
Questa Edizone Limitata è particolarmente indicata per accompagnare non solo dessert ma anche primi piatti e portate principali dalla grande intensità gustativa come il piccione o formaggi di fossa.

Ben Ryé dall’arabo “Figlio del vento” deve il suo nome al vento che sull’isola di Pantelleria soffia fra i grappoli tutto l’anno portando con sé un carico di profumi molto intensi.
La prima annata è del 1989

Credits : Anna Pakula

SARDEGNA … nel Sigerro dove dal’800 si fanno buoni vini

ARU1Siamo nella Sardegna sud-occidentale nella regione dell’Iglesiente di cui la città di Iglesias ne è il centro con il maggior numero di abitanti.
La Villa Ecclesiae di Ugoliniana memoria si trova ai piedi della montagna del Marganai, dove sorge un complesso naturalistico con un bosco che custodisce una flora bellissima, mentre sempre nei suoi dintorni sono ancora visibili diversi siti che rimembrano l’età nuragica, tra cui : Is Cadonis, Medau Mannu, Punta Sa Pannara, Santa Barbara, le tombe dei giganti di Genna Solu, Martiadas e il tempio di Serra Abis.
Ma questa cittadina è conosciuta soprattutto per la sua attività mineraria, per le sue chiese e per l’ottimo vino che la sua terra sa dare.
Le sue miniere costituiscono un patrimonio archeologico industriale riconosciuto dall’UNESCO, tanto che vale la pena fare una visita al Museo dell’Arte Mineraria mentre per gli appassionati del settore sono visitabili con guida anche le diverse miniere, tra le quali Monteponi, San Giovanni e Masua.
Tra le innumerevoli chiese che troverete è consigliabile visitare la cattedrale di Santa Chiara, risalente al Tredicesimo secolo, ma anche le chiese della Madonna delle Grazie e di San Francesco, con il convento risalente al Sedicesimo secolo.
Il 15 agosto di ogni anno si festeggia l’Assunta, con la caratteristica processione de I Candelieri nella loro veste autentica “in carta di montoni” come prescriveva lo stesso Breve ( da cui come vedremo ha preso il nome uno dei vini pregiati della zona ) che è un bel manoscritto in pergamena,vergato in un’accurata scrittura gotica libraria in lingua volgare pisana.
In una zona situata su quella parte di Sardegna sud-occidentale delimitata all’esterno dal mare e all’interno dalla pianura del Cixerri, troviamo l’Azienda agricola dei fratelli ARU che proviene da un’antica tradizione di viticoltori iglesienti che da fine ‘800 ad oggi hanno perpetrato la tradizione del buon vino attraverso una evoluzione continua negli impegni e nelle tecniche di coltivazione della vite per ottenere uve di gran pregio e trasformare le stesse in vini di antica memoria.
Il territorio del Sigerro alle porte di Iglesias, l’antica Argentaria, nel quale si adagiano i vigneti è un lembo di terra antichissimo che i geologi hanno così spiegato: “ il terreno cambrico su cui sorge Iglesias è la più antica terra emersa in tutto il Mediterraneo, circa 600 milioni di anni fa”.
I Vitigni che in esso si coltivano risentono dell’antichità dei suoli, dal Carignano al Merlot, dal Cannonau al Vermentino sino al Sangiovese, si impreziosiscono di profumi e sapori già vissuti dalla terra sulla quale vivacemente crescono.
La particolarità dei vini prodotti nella tenuta dei Fratelli ASU consiste anche nei processi di lavorazione in campo e in cantina: la scelta dei grappoli direttamente nei filari, le temperature di raccolta delle uve, la spremitura soffice e le fermentazioni controllate nelle temperature fanno la differenza per esaltare un prodotto finale di prima qualità.
La cantina ARU che si trova in regione Su Merti propone un trittico di vini che si presentano differenti per caratteristiche organolettiche ma tutti egualmente meritevoli di essere degustati.

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Argentaria – Vermentino di Sardegna D.O.C.
Bianco Argentaria – 13,5% vol.
Uve Vermentino – Vigneti di Su Merti
L’etichetta ricorda il nome dell’antica città di Iglesias, città dell’argento, come la definì lo storico Tangheroni.
Dal colore giallo con riflessi verdognoli, profumi particolarmente intensi e persistenti con note vegetali del territorio.
Sapore fruttato caldo, persistente e ben strutturato come le antiche terre sulle quali vengono coltivate le uve.

Il Breve – ISOLA DEI NURAGHI I.G.T Indicazione Geografica Tipica
Rosso Il Breve – 12,5% vol.
Uve Carignano, Merlot, Sangiovese – Vigneti di Su Merti
L’etichetta ricorda l’antico codice iglesiente “Il Breve di Villa di Chiesa” che regolava vita e lavoro a Villa di Chiesa, nome anch’esso dato alla città per le numerose chiese dagli stessi Pisani nel lontano medioevo.
Dal colore rosso rubino con riflessi violacei il profumo è molto intenso con sentori minerali

Sigerro – ISOLA DEI NURAGHI I.G.T Indicazione Geografica Tipica
Rosso Sigerro – 13 % vol.
Uve Carignano, Merlot – Vigneti di Su Merti
L’etichetta ricorda la pianura alle porte della città di Iglesias che delimitata dal grande complesso calcareo del Marganai e dalle formazioni vulcaniche del Sulcis racchiude il grande territorio chiamato Sigerro.
Dal colore rosso granato molto ricco, il profumo intenso e persistente con sentori di frutta matura e un tipico fondo vegetale.
Sapore morbido e asciutto, caldo, un vino antico.

Per informazioni:
http://cantinearu.com

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Ungheria – Siete in cerca dell’erede maschio? Bevete Somlò…

somlo1Siete due giovani sposini e intendete mettere in cantiere il vostro erede maschio… allora non vi resta che farvi un viaggetto nella zona di Somlò, nei pressi di Badacsony ( Lago Balaton ), la più piccola regione vinicola dell’Ungheria, estesa su un territorio di appena 500 ettari.
Qui i vigneti coprono il versante meridionale del monte Somlò Hegy, a nord della cittadina di Badacsony.
Le condizioni climatiche della zona sono particolarmente favorevoli alla viticoltura e concorrono alla produzione di vini bianchi di alta qualità, tra i quali spicca il Somlòi Furmint.
Insediamenti umani sorsero qui già nell’età del bronzo, ma la coltivazione della vite iniziò con i romani, successivamente eccellenti produzioni furono ottenute dai monaci Benedettini, i quali, sfruttando l’appassimento delle uve (fenomeno abituale su questi colli molto soleggiati), giunsero a competere in qualità persino con il famoso Tokaji.
wines-tornai-classicUsato infatti, a partire dal Settecento, anche come medicina dagli abitanti della zona che non disponevano di farmacia, il vino di Somlò venne molto apprezzato dagli Absburgo, fino a ricevere la curiosa denominazione di « vino della prima notte di nozze » ( nászéjszakák bora in ungherese ) perché, secondo la tradizione, chi ne avesse bevuto avrebbe avuto sicuramente figli maschi.
Le cantine si trovano sulla strada che conduce alla fortezza di Somlò, cioè nei paesini di Somlòvàsàrhely, Somlòhegy, Somlòszôlôs, Somlòjenô, Doba, altrettante mete dell’omonima strada del vino.

Per visite e degustazioni è necessario prenotare in anticipo.

Per informazioni: Tel/fax: 0036.88.278079
mail: hallapince@invitel.hu   celldomolk@tourinform.hu

Per acquisti on-line:
www.kreinbacher.hu
www.tornaipince.hu
www.somloi.hu

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Genepì … quando la tradizione diventa storia

artemisiaI montanari delle Valli Occitane Piemontesi preparano da secoli questo tradizionale liquore digestivo, mettendo in infusione le piante di genepì raccolte sul territorio.
La prima produzione risale alla metà del ‘700 quando tal Giovanni Stefano Pin, di professione notaro, nel tempo libero si dedicò alla raccolta e alla distillazione delle erbe introducendo per primo in Val Chisone l’alambicco.
La prima distilleria venne fondata nel 1823 a Finestrelle, in località Alpi Cozie, dal di lui nipote Stefano Pin che si specializzò nella produzione di liquori alpestri ottenuti mediante l’infusione e la distillazione di fiori ed erbe aromatiche raccolti in Alta Val Chisone.
Il Genepì appartiene botanicamente parlando al genere ” Artemisia “, che conta oltre 200 varietà di piante, tra cui le due più pregiate “ l’Artemisia genipì ” ( conosciuta anche come genepì nero, poco adatta alla coltivazione ) e ” l’Artemisia mutellina ” ( conosciuta anche come Genepì bianco, e più adatta alla coltivazione ) che vengono utilizzate per la produzione del Genepì.
Entrambe le specie crescono spontaneamente sulle Alpi piemontesi a quote decisamente elevate e in luoghi talvolta difficilmente accessibili, ragion per cui a partire dagli anni’60 alcuni montanari hanno iniziato a coltivare a quote molto elevate alcune selezioni di Artemisia mutellina, acquisendo con il tempo una vera e propria professionalità in questa coltura che oltre ad essere particolarmente difficile da portare avanti richiede molto tempo ed un impegno pluriennale.
Il procedimento per ottenere il prodotto finito, non è dei più brevi, e richiede varie fasi di lavorazione che iniziano con la posa ad essicare dei fiori raccolti, quindi si può cominciare a produrre il liquore che può essere ottenuto per infusione ( con le piante di genepì messe in infusione in una soluzione idroalcolica per non meno di 40-45 giorni ) o per sospensione ( le piantine di genepì non vengono immmerse nella soluzione idroalcolica, ma vengono poste su delle griglie che sono sospese sulla soluzione stessa).
Con il metodo della infusione si può ottenere un prodotto finito nel giro di 120 giorni, mentre per la sospensione il procedimento è molto più lungo dovendo sommare ai 90 giorni necessari per ottenere la sospensione altri 100-150 giorni di stagionatura.
In entrambi i procedimenti il liquore che si ottiene ha una gradazione variabile tra i 30 e i 42 gradi, mentre cambia la colorazione che è paglierina tendente al verde pallido per l’infuso, mentre è incolore per il prodotto ottenuto con la sospensione.
Nel 2002 è nata con l’apporto della Regione Piemonte ” l’Associazione per la tutela e la valorizzazione del Genepì delle Valli Occitane Piemontesi ” con l’intento di tutelare e salvaguardare uno dei prodotti più tradizionali in assoluto della cultura alpina piemontese, e la denominazione Genepì Occitan che contraddistingue l’associazione vuole dare a quest’ultima una precisa collocazione geografica.
L’associazione ha raggiunto lo scorso anno un obbiettivo di estrema importanza vedendosi riconoscere dalla Comunità Europea al Genepì del Piemonte l’indicazione geografica protetta e con questo riconoscimento la tradizione diventa storia.

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Il Vallée d’Aoste Enfer Arvier DOC

Il Vallée d’Aoste Enfer Arvier DOC è un vino rosso, dal sapore intenso e corposo e dal colore rubino che, con l’invecchiamento, tende al granata; ha un gusto secco e vellutato, che sprigiona un retrogusto amarognolo. L’Enfer , ricavato per l’85% da uve Petit rouge e per la parte restante, con altri vitigni a bacca rossa quali: Vien de Nus, Neyret, Mayolet, Dolcetto, Pinot nero e Gamay; ne scaturisce un vino strutturato, che ben si accompagna con le carni.

Per cui ben si accosta con le carni rosse, gli arrosti e la selvaggina, le zuppe tipiche e i formaggi valdostani. La sua zona di produzione coincide con il comprensorio di Arvier e i vigneti da cui trae origine sono coltivati in un anfiteatro naturale caratterizzato da un forte irraggiamento solare, da cui deriva l’appellativo di “inferno”. Questo rosso di montagna “di grande interesse”, che raggiunge una gradazione alcoolica che oscilla dagli 11,5° ai 12,5°, è stato uno dei primi vini valdostani a ottenere la Denominazione di Origine Controllata. Per degustarlo nelle sue condizioni migliori si consiglia di stappare la bottiglia qualche ora prima del consumo e di servirlo a una temperatura di 20°-22°.

Una leggenda narra che due viandanti, giunti ad Arvier e chiesto del parroco, con un po’ di stupore si sentirono rispondere dalla perpetua: “il souffre à l’enfer”, ossia “è all’inferno che soffre”. Ma la donna non intendeva certo riferirsi a oltremondani regni di pena, bensì alludeva alle vigne di Arvier, coltivate in un anfiteatro naturale dove si registra un microclima particolarmente caldo, talmente caldo da meritarsi l’appellativo di ‘enfer’.

Zona di origine: Arvier

Vitigni impiegati: Petit Rouge (85%), Vien de Nus, Neyret, Mayolet, Dolcetto, Pinot Noir e Gamay (max 15%)

Colore: rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento

Profumo: delicato con bouquet caratteristico di rosa selvatica e viola

Gusto: secco, vellutato, di giusto corpo, con retrogusto amarognolo

Grado alcolico: 11,5° – 12,5°