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Governo – Mattarella è andato oltre!

Credo che lo spettacolo che la politica offre in queste ore sia uno dei peggiori che si sia mai visto da anni, non fosse altro per il fatto che quasi la metà degli elettori non comprende perché non possa partire un governo capace di ottenere la maggioranza piena nei due rami del Parlamento.
Come sempre una certa stampa si è affrettata subito a correre in soccorso dell’emerito Presidente Mattarella bollando come “costituzionalisti da tastiera” la marea di cittadini che hanno invaso i social per manifestare il loro disappunto nei confronti di una decisione che appare del tutto politica e quindi non pertinente con i paletti che la Costituzione riserva alla più alta carica dello stato.
Accanto ai pareri di questa massa di cittadini ignoranti, di cui io stesso faccio parte, c’è però anche quello rilasciato ai microfoni di Class Cmbc dal costituzionalista Valerio Onida professore di diritto costituzionale alla Statale di Milano, già Presidente della Corte Costituzionale nel biennio 2004/5.
Il professor Onida per farla breve, ha dichiarato (come riporta Milano Finanza) “impropria” la scelta di Mattarella, aggiungendo che il Presidente si è opposto a Savona per ragione politiche e che il governo non è una dipendenza del capo dello Stato.
In queste ore la stampa ed alcuni politici da salotto televisivo stanno tentando di far passare la notizia che gli italiani sono schifati da questo modo di fare politica addossando però la colpa di quanto è accaduto a quei due irresponsabili di Di Maio e Salvini che sarebbero dei dilettanti allo sbaraglio.
Credo che gli italiani al contrario abbiano capito benissimo cosa sta succedendo e non capiscano il perché due forze politiche con una maggioranza in Parlamento non possano far partire un governo legittimato dal voto degli italiani.
Giusto per capire meglio questi due dilettanti mi sono preso la briga di fare due conti sul seguito che i due esponenti politici hanno sui social e sono venuti fuori dati oltremodo interessanti che raccontano come le due dirette video rilasciate su facebook da Di Maio e Salvini subito dopo il diniego di Mattarella abbiano ottenuto rispettivamente 7,8 milioni di visualizzazioni per Di Maio e 4,5 milioni per Salvini, mentre per la cronaca quella del neo senatore Renzi dal suo studio al Senato (quel Senato che voleva abolire) nella quale tenta di ridicolizzare quei competitor che di fatto lo hanno asfaltato, ha ottenuto poco più di 800 mila visualizzazioni.
Ma il dato che dovrebbe far riflettere certa stampa e i dirigenti delle maggiori reti televisive è che Di Maio e Salvini con due dirette raggiungono più di 12 milioni di cittadini mentre giusto per capire la portata di tale dato, il totale dei telespettatori dei principali TG delle 20 di ieri sera (29 maggio) pareggia tale cifra :
TG1       Ore 20.00 4.765.000
TG2       Ore 20.30 2.269.000
TG5       Ore 20.00 3.831.000
TGLA7 Ore 20.00 1.845.000
Se poi vogliamo capire meglio l’entità del seguito che hanno i leader giallo-verdi basta dare uno sguardo agli ascolti delle principali trasmissioni politiche della serata:
Porta a Porta seguito da 1.160.000
DiMartedì      seguito da 3.003.000
8 e ½                seguito da 2.298.000
I cittadini per quanto schifati possano essere hanno capito che le notizie è meglio andarle ad ascoltare direttamente dalla fonte che le rilascia e la decisione assunta dal Presidente Mattarella non potrà che dare maggiore voglia ai cittadini di spingere per il cambiamento, spianando di fatto la strada a Lega e M5S per ottenere una sorta di plebiscito quando si tornerà a votare.
Ho già scritto che il Presidente Mattarella è sotto scacco e se non vuole che lo scacco diventi “matto” ha solo una strada da percorrere, permettere che possa nascere un governo politico subito, senza dover ricorrere ad elezioni anticipate perché se così non fosse queste due forze politiche non tarderanno a presentargli il conto da qui a pochi mesi e sarà un conto non facile da pagare perché potrebbe mettere a rischio la sua permanenza al Quirinale.

 

Doccia Gel

Mattarella sotto scacco ..

In queste ore sono stati scritti fiumi di parole sulla decisione assunta dal Presidente Mattarella che ha di fatto cassato il governo giallo-verde che stava per nascere a guida Lega – Movimento 5 Stelle perché a suo dire il Prof. Savona destinato al ministero dell’Economia avrebbe potuto in qualche modo con le sue idee compromettere la permanenza dell’Italia all’interno del sistema euro.
Non bisogna essere dei costituzionalisti per comprendere che sotto il profilo costituzionale il Presidente Mattarella ha esercitato un diritto di veto che gli è concesso dalla Costituzione ma al tempo stesso è opportuno sottolineare che il Presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del Presidente del Consiglio che essendo espressione politica in questo caso di due forze politiche che hanno la maggioranza in Parlamento diventa di fatto il responsabile politico del governo che andrà ad operare e il cui operato dovrà unicamente essere giudicato dal Parlamento attraverso il voto di fiducia e quindi dai cittadini di cui il Parlamento è di fatto espressione diretta.
Quindi se non si può discutere l’aspetto formale della decisione assunta dal Presidente Mattarella si può di contro e legittimamente contestarla sotto il profilo politico.
Ma la vera notizia è che il Presidente Mattarella ha gestito in maniera pessima l’intera situazione venutasi a creare dopo il voto del 4 marzo e credo che i consiglieri che lo hanno indirizzato sulla tattica da seguire oggi avranno da recitare un grandioso mea culpa perché il Presidente ha fatto un filotto di errori incredibili arrivando a ricevere di fatto una sorta di scacco matto che se non si perfezionerà nelle prossime ore vista l’incertezza che sta aleggiando intorno alle sorti di Cottarelli di sicuro gli arriverà il giorno dopo le nuove elezioni quando le stesse forze politiche di ieri si ripresenteranno al Quirinale per far partire un governo con gli stessi componenti e a quel punto per il Presidente sarà la fine perché è impensabile che si possa bocciare nuovamente un governo che è espressione del voto dei cittadini.
Mattarella esce sconfitto da questo braccio di forza con Lega e Movimento 5 Stelle anche se Cottarelli fosse in grado in extremis di formare un governo fantasma che durerà giusto il tempo per tornare alle elezioni.
Il Presidente è finito all’angolo e sarà molto difficile in futuro poter riavviare un dialogo in qualche modo sereno con delle forze politiche che ne stanno chiedendo l’impeachment e che paradossalmente saranno quelle che dovranno costituire un governo dopo le elezioni anticipate.
Mattarella si è cacciato da solo in un vicolo cieco, per non aver seguito le indicazioni ricevute dai cittadini con il loro voto, perché ben altra storia si sarebbe avuta se avesse affidato l’incarico in prima battuta a Di Maio ed in seconda a Salvini, già sapendo che avrebbero fallito entrambi per il gioco dei veti incrociati, spianandosi così di fatto la strada per poter dare un incarico ad un terzo soggetto per formare un governo del Presidente in attesa delle nuove elezioni.
Seguendo questa strada il governo Cottarelli avrebbe potuto ottenere il via libera in Parlamento per traghettare il paese verso nuove elezioni mentre oggi questo nascente governo del Presidente targato Cottarelli rischia di non prendere nemmeno un voto di fiducia al Senato e anche un bambino è in grado di capire che se il governo del Presidente non ottiene alcun voto di fiducia il primo ad essere sfiduciato dal Parlamento è proprio quel Presidente della Repubblica che ha detto no a un governo in grado di avere una maggioranza in Parlamento per mandare allo sbaraglio un governo senza nessuna possibilità di sopravvivenza.
Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che lo spread continua a salire nonostante il Prof. Savona sia a casa appare del tutto evidente che la decisione assunta dal Presidente Mattarella si sia rilevata un vero e proprio boomerang.
Che il Presidente Mattarella sia sotto scacco è ormai evidente e lo scacco diventerà matto nel momento in cui il giorno dopo le nuove elezioni le stesse forze politiche si ripresenteranno da lui per formare nuovamente un governo, perchè a quel punto Mattarella non potrà nuovamente opporre un rifiuto.

White Musk / Muschio Bianco

 

 

 

Governo una poltrona per TRE

Da oggi il Presidente della Repubblica Mattarella inizierà le consultazioni al Quirinale per cercare di trovare una soluzione condivisibile tra le varie forze politiche che aspirano a formare un nuovo Governo che possa presentarsi con i numeri necessari per poter ottenere una fiducia ampia in entrambi i rami del Parlamento.
La strada sembra quantomeno tracciata non fosse altro per il risultato uscito dalle urne nella recente consultazione elettorale, che racconta di un successo netto del M5S che ha ottenuto da solo il 32% dei consensi e di un altrettanto successo della coalizione di centro-destra che ha ottenuto il 37% sommando i voti ottenuti dai partiti che la compongono.
Questo risultato double-face si presta a due differenti letture: la prima vedrebbe come naturale conseguenza l’assegnazione dell’incarico a Luigi Di Maio in quanto candidato premier del partito che ho ottenuto da solo 1/3 dei voti degli italiani, la seconda altrettanto plausibile indicherebbe come assegnatario dell’incarico quel Matteo Salvini che a urne chiuse rivendica il diritto di diventare premier essendo il leader indiscusso della colazione che ha ottenuto in termini percentuali il maggior consenso da parte degli elettori.
Le recenti elezioni in tempi brevi dei Presidenti di Camera dei Deputati e Senato hanno fatto capire ai più che un accordo tra M5S e Lega può essere fattibile al fine di raggiungere una quadra per trovare i numeri necessari ad ottenere le dovute fiducie in entrambe le Camere.
Non sarà facile arrivare ad un accordo non tanto per la volontà dei due leader che hanno ben chiara la strada da percorrere per cavalcare il successo trovato nelle urne ma per tutti quelli che cominciano a gufare per cercare di rendere impraticabile la convergenza su una soluzione tecnicamente e politicamente   accettabile da ambo le parti.
E poi ci siamo noi italiani, che per anni abbiamo smanettato sulle tastiere di computer, smartphone e tablet per chiedere l’abolizione dei privilegi di chi fa politica e soprattutto dei costi incommensurabili che la stessa genera.
Sì noi italiani, che adesso che alla presidenza della Camera dei Deputati è arrivato un esponente del M5S, quel Roberto Fico che ha annunciato nella sua prima intervista di rinunciare alla indennità di mandato suppletiva e ad altri bonus diventiamo tanti piccoli Alessia Morani deputata del PD che su twitter posta : “Una domanda per il Presidente #Fico: se non ha cambiato abitudini e ha continuato a venire a Montecitorio con l’autobus, in questi 5 anni come ha fatto a spendere 15.180,60 euro di taxi e solo 314 di bus e Metro? Ci potrebbe spiegare? Grazie”.
Per la cronaca questa deputata, che fino a ieri era un giorno si e uno no in TV, è quella che ha consigliato (nel programma “Quinta colonna” su rete 4) ad una signora di 90 anni che con una pensione di 650 euro al mese non riesce ad arrivare a fine mese di andare in banca a ipotecarsi la casa.
Sempre questo personaggio ad agosto twittava “la legge Richetti per l’abolizione dei vitalizi sarà approvata in autunno” … e come tutti sappiamo quella proposta di legge è rimasta una proposta e basta.
Ma hai visto mai che sia la volta buona che vitalizi e prebende varie per senatori e deputati vengano riportati alla normalità e che un Presidente della Camera svolga il proprio ruolo come un normale cittadino imprestato alla politica per servire il proprio Paese e non per fare incetta di bonus e agevolazioni di ogni tipo per lui e per i propri famigliari.
Ho letto di tutto su Roberto Fico, anche che sarebbe un pericolo per i cittadini dal momento che si reca al suo lavoro di Presidente della Camera non sull’auto blu ma con l’autobus e quindi qualora fosse bersaglio di un malintenzionato metterebbe a rischio non solo la sua incolumità ma anche quella dei passeggeri.
Ora mi chiedo se chi scrive queste scemenze abbia mai sentito parlare della ministra svedese che venne uccisa da uno scriteriato mentre da sola stava facendo la spesa in un supermercato, o se abbia contezza che a differenza dei paesi nordici dove i ministri girano per strada da soli o al massimo accompagnati dal loro assistente in Italia l’ultimo degli ultimi dei sottosegretari quando si muove per far rientro nel suo collegio elettorale e accompagnato come minimo da una macchina di scorta , quando non sono due.
Tra qualche giorno Roberto Fico verrà blindato per ragioni di sicurezza dall’apparato statale, non lo so, per ora mi piace vederlo andare a Napoli in treno o alla Camera in autobus, propaganda elettorale? Non credo, gli italiani hanno già votato.
Certamente se non consentiranno a lui di muoversi così liberamente di sicuro farà in modo visto che ha i numeri per farlo di eliminare tante auto blu destinati a centinaia di signor nessuno.
Ma il problema per molti italiani e per quei politici che hanno sempre beneficiato dei privilegi riservati alla casta è che il neo Presidente della Camera ha speso nei cinque anni di legislatura (2013-dicembre 2017) oltre 15 mila euro di taxi, che a far il conto della serva vuol dire che ha speso circa 280 euro di taxi al mese in una città come Roma, cifra che divisa per 20 giorni lavorativi si riduce ad una bazzecola come direbbe Totò.
Ma diciamo le cose come stanno, qualcuno fuori e dentro il Palazzo comincia a realizzare che questi del M5S avendo la maggioranza quasi totale dell’ufficio di presidenza della Camera metteranno in pratica quello che hanno promesso in campagna elettorale e partiranno con quei tagli annunciati per anni, ma mai realizzati, da chi li ha preceduti nella stanza dei bottoni.
Oppure vogliamo parlare di chi voleva rottamare l’intera classe dirigente per rilanciare l’Italia ed è rimasto a sua volta rottamato e non poteva essere diversamente, perché quando poi si è costretti a candidare un Pier Ferdinando Casini che siede in Parlamento da 35 anni per vincere il collegio uninominale di Bologna la gente capisce quanto possa essere poco credibile chi predica bene ma razzola male.
I nemici più grandi Di Maio e Salvini li hanno all’interno del Palazzo e se vorranno andare avanti per la loro strada che è poi quella indicata dagli elettori nelle urne, dovranno trovare una sintesi politica, magari pensando ad una staffetta di metà legislatura blindandosi a vicenda come vice di chi farà il premier per primo oppure facendo entrambi un passo indietro per tallonare da vicino a loro volta come vice premier un soggetto terzo chiamato a guidare il Governo.
Se una di queste due strade non sarà praticabile non resterà che dare nuovamente la matita agli elettori e credo che in questo caso saremo chiamati a votare su una sorta di ballottaggio tra M5S e Lega.
A chi conviene?

Il crollo di un certo tipo di giornalismo

 

Le elezioni di ieri con la netta vittoria del Movimento 5 Stelle e la notevole affermazione della Lega Nord di Salvini hanno decretato il crollo di un certo tipo di giornalismo che non ha più ragione di esistere!
I due partiti più bersagliati da un giornalismo che ha dato dei poveretti ai candidati del M5S bollandoli come degli sprovveduti e del populista a Salvini sono stati premiati dagli italiani!!
E questo dovrebbe far capire a questo tipo di giornalismo, se ancora ve ne fosse bisogno, che gli italiani non sono poi così cretini come si pensa e questo vale per tutti da nord a sud!
Ieri gli italiani hanno dimostrato andando a votare in maniera corposa che vogliono cambiare e il voto in democrazia va rispettato a partire da chi dovrebbe fare una informazione corretta e non di parte o peggio ancora taroccata!

The collapse of a certain type of journalism
Yesterday’s elections with the clear victory of the 5 Star Movement and the remarkable affirmation of the Lega Nord of Salvini have decreed the collapse of a certain type of journalism that no longer has any reason to exist!
The two parties most targeted by a journalism that gave poor people to the candidates of the M5S by boiling them as the unwary and the populist Salvini were rewarded by the Italians!
And this should make it clear to this type of journalism, if still needed, that the Italians are not so stupid as you think and this applies to everyone from north to south!
Yesterday the Italians have shown going to vote in a substantial manner that they want to change and the vote in democracy must be respected from those who should make a correct information and not biased or even worse!

Linea Honeymania

Politica: cambiare l’Italia si può!

 

Dopo una campagna elettorale in cui la politica ha dato il peggio di se promettendo di tutto e di più pur sapendo che ben difficilmente le promesse fatte potranno essere mantenute, oggi gli italiani avranno la possibilità di cambiare l’Italia!
In tempi non sospetti, quando il Movimento 5 Stelle si stava affacciando sulla scena politica italiana ho scritto che l’unico modo a parer mio per poter cambiare veramente l’Italia non può che essere quello di fare piazza pulita di una classe dirigente che in vent’anni non ha saputo produrre solo disastri.
Oggi dopo 24 anni dalla prima discesa in campo di Berlusconi ce lo ritroviamo come protagonista di questa campagna elettorale grazie alla pochezza di una sinistra che per demerito di Renzi ha fatto in modo di venire relegata al ruolo di terzo incomodo in una lotta per la vittoria finale che appare sempre più un duello all’ultimo voto tra la destra di Berlusconi e il Movimento 5 stelle.
Renzi in questa campagna elettorale ha avuto l’incisività che può avere un morto vivente, capace come è stato di spostare ancora una volta la battaglia elettorale non sui programmi ma sul denigrare gli avversari e trovando scorciatoie elettorali per personaggi impresentabili quali la Boschi dirottata in quel di Bolzano e per quel Pier Ferdinando Casini che dovrà essere eletto nella rossa Bologna nelle liste del PD, lui che è stato il delfino di Forlani ai tempi d’oro della DC e che siede ininterrottamente in Parlamento da 35 anni; un personaggio che ha cambiato una marea di casacche pur di rimanere a galla saltando da destra a sinistra con la grazia di un cardellino e capace di fare incetta di cariche istituzionali nel corso di una carriera politica che verrà ricordata unicamente per le tante poltrone occupate, non fosse altro per il fatto che in 35 anni di attività politica non è stato in grado di promulgare una legge che porti il suo nome.
La sinistra poi si è fatta del male ulteriore mandando in scena quel miserevole valzer delle mummie capitanato dall’emerito presidente Napolitano, dal mai pervenuto in Africa Walter Veltroni e dal sempre spendibile Romano Prodi che sono scesi in campo per ricordare agli italiani che Gentiloni è stato un ottimo presidente del Consiglio e quindi potrebbe essere lui in caso di un ipotetico governo del Presidente e in segno di continuità il prossimo Presidente del Consiglio.
Credo che questi personaggi avrebbero fatto meglio a rimanere all’interno dei loro sarcofaghi dorati perché forse dimenticano che Gentiloni è stato il quarto Presidente del Consiglio non eletto dagli italiani e quando si è cimentato in una consultazione elettorale nel lontano 2003 nelle primarie del PD per scegliere il candidato sindaco di Roma i romani gli hanno preferito Marino, relegandolo al terzo posto con poco più del 15% di preferenze, preceduto addirittura da Davide Sassoli al 30%.
Ma i veri protagonisti nel bene e nel male di questa campagna elettorale sono stati Berlusconi che ha guidato la coalizione di centro destra e Luigi Di Maio candidato premier del Movimento 5 stelle.
Berlusconi ha dimostrato di non aver perso nonostante i suoi 81 anni la sua grande capacità comunicativa e nell’ultimo mese ha fatto il pieno di passaggi televisivi dimostrando anche una notevole resistenza fisica.
Come per il passato anche in questa occasione ha saputo distribuire in maniera sapiente il suo verbo in un crescendo che lo ha portato a dare l’annuncio a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale di aver convinto il Presidente del Parlamento Europeo Tajani ad accettare di essere il candidato premier di Forza Italia e quindi di fatto dell’intera colazione di centro destra e il nome di Tajani potrà sicuramente incidere e non poco per far confluire sulla coalazione di centro destra ulteriori voti rispetto a quelli che al momento gli vengono già accreditati dei sondaggi.


Luigi Di Maio ha condotto con il Movimento 5vstelle una campagna elettorale incisiva e capace di far capire agli italiani che nulla è stato lasciato al caso ma tutto programmato e bene per arrivare a due giorni dalle elezioni con la presentazione al corpo elettorale dell’intera squadra di ministri che si occuperanno dell’Italia in caso di una affermazione del Movimento con una maggioranza utile per poter ricevere dal Capo dello Stato il mandato per formare il nuovo governo.
Di Maio è stato attaccato e ridicolizzato dai suoi avversari che hanno più volte tirato in ballo l’aver fatto in gioventù lavori umili per non dover gravare sulla famiglia.
Renzi & company, ma anche lo stesso Berlusconi hanno più volte parlato di Di Maio come di uno sprovveduto che vendeva noccioline allo stadio partenopeo durante le partite del Napoli o peggio di aver fatto anche il muratore.
Credo che questi attacchi potranno generare nei confronti dei mittenti un effetto boomerang non fosse altro per il fatto che in Italia vi sono centinaia di migliaia di ragazzi che svolgono lavori talvolta anche umili per mantenersi gli studi o per non gravare più di tanto sulla famiglia in attesa di trovare un occupazione stabile che oggi più che mai è diventata un vero e proprio miraggio per i tanti giovani in cerca di un lavoro serio, continuativo ed adeguatamente retribuito.
Il movimento 5 stelle, ricorda come ho scritto più volte il Movimento dell’uomo qualunque fondato dal giornalista Giannini che raccolse un discreto successo nelle amministrative del 1946 e nelle elezioni per l’Assemblea della Costituente tenutesi lo stesso anno, per poi dissolversi come neve al sole nel giro di un paio di anni.
Nella maggior parte dei casi i candidati nelle liste del Movimento 5 stelle sono dei normali cittadini che si propongono se eletti di governare un paese che da oltre 20 anni è in mano ai professionisti della politica che hanno prodotto unicamente danni e aumentato a dismisura il debito pubblico.
Una delle principali critiche che viene mossa al Movimento ed ai suoi candidati, dai professionisti della politica che siedono da una vita in Parlamento è che per governare un paese ci vogliono persone competenti e preparate.
Allora citiamone alcune di queste persone competenti e preparate, giusto per capire la differenza con un potenziale candidato sottosegretario indicato in caso di vittoria dal Movimento a ricoprire non un ruolo di primaria importanza ma di collaborazione con il Ministro.
Vogliamo parlare della Presidente della Camera Boldrini e della sua presenza non ricordo con quale funzione in uno dei programmi delle ragazze Coccodè, dei calendari non certo di Padre Pio della On.le Mara Carfagna, delle comparsate su Playboy della On.le Mussolini, della Ministra Fedeli che dirige l’Istruzione con la terza media, della On.le Lorenzin che con il solo diploma dirige il Ministero della Sanità e come ciliegina della torta che dire del buon Renzi che da giovane si dilettava con la Ruota della Fortuna.
Da più parti si parla già di un eventuale governo del Presidente in quanto lo scenario più plausibile per il dopo voto non dovrebbe prevedere   nessuna forza politica capace di arrivare alla maggioranza richiesta per poter governare da sola.
Mi auguro che gli italiani abbiano invece la forza una buona volta di dare a questo paese una maggioranza capace di governare al fine di evitare il solito carrozzone capace di imbarcare parlamentari a destra e a manca, fatto questo che porterebbe inevitabilmente alla triste e poco edificante spartizione delle poltrone seguendo l’arci noto manuale Cencelli.
La domanda da porsi prima di entrare in cabina mai come questa volta è delle più semplici : voglio cambiare l’Italia o lasciare tutto come sta?
La risposta è solo una.

Smoky Poppy

A Cuneo in politica è tempo di poltrone & divani

Le recenti elezioni comunali in cui il sindaco uscente Federico Borgna è stato riconfermato al primo turno hanno evidenziato come il capoluogo della granda non sia stato risparmiato dalla disaffezione verso la politica da parte di tutti quei cittadini, e non sono pochi, che non sono interessati a dare il loro sostegno a chi ragiona unicamente in termini di poltrone e non sui problemi reali che interessano l’intera collettività.

Nel giro di 10 anni, dal 2007 al 2017, attraverso tre tornate elettorali gli elettori che hanno esercitato il loro diritto di voto sono calati del 18% – passando dai 34.129 votanti del 2007 ai 26.531 del mese scorso (nel 2012 furono 30.649), facendo calare l’affluenza ai seggi dal 76,23% del 2007 al 58,66% del 2017 (nel 2012 fu del 68,78%).

Nonostante tutto ciò a poco più di un mese da una consultazione in cui quasi la metà dei cittadini non è andata a votare il sindaco Borgna e la sua maggioranza mandano in scena un qualcosa che ha dell’incredibile : un vice sindaco appena nominato non si presenta alla prima riunione del consiglio comunale (quella di insediamento in cui giura il Sindaco), e tantomeno si presenta a tre riunioni consecutive di Giunta, roba da non crederci e capace di scatenare la giusta reazione delle opposizioni che facendo appieno la loro parte chiedono prontamente conto di quanto sta accadendo al vice sindaco “fantasma” e al sindaco che ad ogni buon conto è colui che deve rispondere in primis di una situazione che definire “surreale” è poca cosa.

Il vice sindaco in questione è la senatrice Patrizia Manassero del PD che guarda caso nel mentre è diventata relatrice al Senato del DDL sui vaccini e quindi nell’interesse superiore per il Paese ha ritenuto opportuno di presenziare al Senato e disertare gli impegni istituzionali nella sua amata Cuneo.

La senatrice Manassero è quella che a gennaio 2017 (o giù di lì) ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Cuneo, per poi dichiarare il suo disimpegno dalle elezioni comunali a febbraio (o giù di lì) e quindi annunciare ad aprile (o giù di lì) che sarebbe stata la capolista del PD alle elezioni comunali, e dopo tutto questo tira e molla una volta ottenuta la nomina a cui è stata paracadudata dal suo partito, quel PD che molti hanno ribattezzato “Poltrone&divani”, la senatrice non trova di meglio che non presentarsi ai primi 4 appuntamenti ufficiali della nuova amministrazione comunale ma inviando gli auguri di buon lavoro al Consiglio comunale dalla sua pagina facebook, dove il giorno dopo il consiglio comunale pubblica un comunicato che inizia così : “Ieri a Cuneo si è insediato il nuovo Consiglio Comunale, come ogni inizio è stato un momento emozionante, sia per chi affrontava la prima esperienza come per chi ritorna su quei banchi. La città ha bisogno dei suoi consiglieri per l’ indirizzo e la vigilanza dell’amministrazione. Non ho potuto essere presente a questo importante momento, una scelta difficile motivata dall’interesse collettivo prevalente e che avevo concordato con il sindaco Federico Borgna. ecc.ecc.”

Beh, detta da lei la frase “La città ha bisogno dei suoi consiglieri per l’ indirizzo e la vigilanza dell’amministrazione” sembrerebbe quasi una comica!

Le opposizioni insorgono e chiedono chiarimenti non solo sulle sue assenze ma anche su emolumenti, indennità e quant’altro, ma il vero problema non è se la senatrice percepirà la doppia indennità da subito o da quando sarà presente quanto il fatto che la sua nomina a vice sindaco è stata imposta attraverso accordi ben precisi presi tra il sindaco Borgna e quel PD nazionale e regionale che ha garantito alla senatrice una paracadutata verso quella poltrona da vice sindaco che le garantirà il suo “ buen retiro” in quel di Cuneo.

I conti sappiamo farli tutti e vista: la situazione nazionale del PD, la probabile redistribuzione dei collegi elettorali sul territorio, la vicinanza della senatrice alla corrente del ministro Orlando, appare del tutto chiaro che difficilmente la senatrice potrà tornare a Palazzo Madama nella prossima legislatura, e allora si va di paracadute.

Qualcuno potrà obbiettare che la senatrice è stata comunque eletta ottenendo 617 preferenze personali (nel 2012 furono 503) dimenticando però che il vice sindaco uscente Luca Serale è risultato il più votato in assoluto, passando dalle 315 preferenze del 2012 alle 716 attuali, fatto questo che avrebbe fatto pensare ad una sua più che opportuna riconferma nell’incarico di vice sindaco.

Ma ahimè anche a Cuneo si va di “Poltrone&divani” e una volta lanciato dal PD il paracadute per Serale non c’è stato nulla da fare e vice sindaco è diventata una senatrice che voleva farsi sindaco ma che tra il rischio e la poltrona sicura ha optato per “la poltrona sicura”.

Nulla da dire invece se la senatrice si fosse presentata come candidata sindaco, ma visti i risultati ottenuti dal PD sicuramente non sarebbe stata eletta e quindi come tutti sappiamo gli aspiranti sindaci qualora non eletti entrano in consiglio comunale come semplici consiglieri e non godono di tutti quei benefici previdenziali e non che sono appannaggio solo di sindaco,vice-sindaco e assessori ( leggasi aspettativa dal lavoro con carichi previdenziali a carico dell’Amministrazione comunale).

La senatrice a dire il vero sembrerebbe che abbia più volte manifestato l’intenzione di presentare le dimissioni dal Senato (anche se sulla sua pagina facebook non vi è traccia di comunicati in tal senso) per dedicarsi al suo impegno in quel di Cuneo ma nella migliore delle ipotesi la senatrice decadrà dalla sua carica romana quando verranno sciolte le Camere alla loro scadenza naturale nella primavera del 2018.

Oggi pomeriggio si terrà un nuovo Consiglio comunale e la senatrice Manassero avrà sicuramente modo di fare chiarezza su quanto le opposizioni richiedono e dare notizie certe sulle tanto annunciate dimissioni dal Senato.

Renzi non abdica, anzi il piccolo principe vuol farsi Imperatore!

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renzi-e-moglie-spallaDomenica notte quando Renzi ha concluso la sua conferenza stampa da Palazzo Chigi e si è avvicinato alla moglie Agnese mettendole il braccio sopra la spalla per guadagnare l’uscita ho capito che il piccolo principe non avrebbe abdicato ma al contrario era già pronto strategicamente ad imboccare la strada che per soddisfare la sua smodata ambizione lo porterà a tentare di essere incoronato Imperatore!
Da quella conferenza si è voluto fa uscire  l’immagine  mediatica di un ragazzo dedito alla famiglia e grato alla moglie che l’ha supportato in un’avventura in cui lui per il bene dell’Italia e degli italiani non ha esitato a trascurare le persone più care, peccato che nessun italiano sappia che faccia abbia la moglie del suo predecessore Enrico Letta.
Renzi è il classico politico che vuole rottamare chi lo ha preceduto a botte di distinguo : “io non sono come quelli là” ma poi come ha raccontato Emiliano, presidente della Regione Puglia, a Matrix su canale 5 intervistato da Nicola Porro, in occasione delle primarie che lo hanno incoronato segretario del PD si è succhiato l’appoggio incondizionato di Emiliano (che per darglielo ha litigato con Bersani e D’Alema) e poi una volta ottenuto ciò che voleva non si è più fatto vedere in Puglia, nemmeno per promuovere la campagna elettorale di Emiliano alla Regione.
Diciamo le cose come stanno, quale Premier al mondo non avrebbe annunciato le proprie dimissioni dopo una sconfitta elettorale come quella subita dal Pinocchietto di Pontassieve, stiamo parlando di venti punti percentuali capaci di mettere ko non solo un Premier ma anche il partito che lo esprime e la compagine governativa che lo ha sostenuto (ricordiamoci che D’Alema, l’ultimo Premier a dimettersi per una sconfitta elettorale, lo fece per molto meno essendo incappato in una debacle del partito alle elezioni regionali nel ‘2000).
Il problema è un altro, Renzi in piena campagna elettorale aveva annunciato che in caso di vittoria del NO si sarebbe non solo dimesso ma avrebbe considerato chiusa la sua esperienza politica!
Ma quanti sono quelli che non gli hanno creduto? A vedere i risultati del Referendum si direbbe che siano stati una marea gli italiani che si sono portati avanti in quel difficile campo talvolta minato che si chiama “democrazia”, della serie.. per intanto ti voto contro e poi vediamo se te ne andrai veramente a casa!
A proposito ve lo ricordate Cameron,dopo la batosta rimediata con la Brexit, immortalato mentre mangia fish and chips su un muretto in compagnia della moglie!

cameron-fishandchips
Dalle urne è uscito un verdetto chiaro e forte, agli italiani non “garba” il governo Renzi e chi lo sostiene, e cosa assai più importante vogliono poter scegliere con il proprio voto da chi essere governati.
Appare quindi inevitabile che non si perda ulteriore tempo e si metta il popolo in condizione di poter ritornare alle urne in tempi brevi per scegliere la propria classe dirigente.
Nel momento in cui Renzi ha capito di aver perso alla grande, che cosa ha fatto? Ha subito rilanciato la palla nel campo avversario invitando i vincitori a proporre loro le soluzioni per uscire dal tunnel in cui lui stesso l’ha confinato!
Ma come? Non era Renzi che in campagna elettorale aveva promesso non solo a Cuperlo (che nel Pd conta come il 2 a briscola) ma anche agli italiani che avrebbe rimesso mano all’Italicum!
E se avesse vinto il SI cosa sarebbe successo? Pinocchietto avrebbe incassato la vittoria e mandato il Paese a nuove elezioni con l’attuale legge elettorale a marzo del prossimo anno per fare tabula rasa di chi si fosse ancora frapposto alla sua incoronazione a Imperatore.
Ma il dramma è che questo irresponsabile tale ambizione continua a coltivarla nonostante la scoppola che ha preso e la riprova si è avuta nella Direzione del PD tenutasi l’altro giorno; una Direzione assai anomala per un partito che ha il termine “democratico” nel proprio simbolo!
In Direzione ha parlato solo il segretario che così facendo ha umiliato non solo le varie componenti del partito ma credo anche tutti quei militanti che difficilmente potranno riconoscersi in un segretario che con il suo entourage di ex democristiani sta mettendo sotto assedio il partito che fu di Gramsci e Togliatti.
Tutto studiato a tavolino, parla solo il segretario e la Direzione viene convocata in maniera permanente il che significa in termini pratici che a breve non sarà convocata nessuna ulteriore Direzione in cui le varie componenti possano chiedere conto al segretario della sua sconfitta.
Del resto cosa fare Renzi lo ha ben chiaro, mettere in condizioni il Presidente Mattarella di ridargli nuovamente l’incarico per un Renzi bis oppure fare un governo di scopo con a capo un suo uomo di fiducia (e mantenuto a galla ancora con i Verdini,gli Alfano,ecc.) che possa traghettarlo senza ulteriori traumi alle prossime elezioni dove sicuramente lui sarà il candidato Premier del PD, altro che lasciare la politica!
Pinocchietto è convinto che alle prossime elezioni, da tenersi il più tardi possibile (in modo da permettere alla marea di neoeletti di maturare il vitalizio, che si materializzerà il 17 settembre 2017) potrà contare su quei 13 milioni di italiani che hanno votato SI.
Credo che Renzi non abbia recepito appieno il messaggio che gli italiani gli hanno mandato il 4 dicembre e continui a pensare che con un’ulteriore campagna elettorale lunga e infarcita di balle possa risorgere e poter arrivare alla guida del Paese da eletto e non da nominato.
Da un esame dei flussi elettorali non è così difficile capire che quei 13 milioni di voti non sono tutti suoi o del PD ma anche di elettori che pur non votando normalmente PD si sono espressi per il SI al Referendum.
Pinocchietto vuol far credere che si andrà presto alle elezioni ma al contrario sta lavorando per ottenere un nuovo incarico che gli consenta di governare ancora per un anno o al peggio di mettere un suo clone, perché nessuno lo scrive o dice, ma nei primi mesi del prossimo anno il governo dovrà procedere a una marea di nomine che sicuramente non saranno lasciate decidere ad un esecutivo di unità nazionale perché non è difficile capire che ogni forza politica vorrà poter accedere alla propria fetta di una torta che si prospetta più che prelibata visto che stiamo parlando delle nomine dei vertici di : Finmeccanica, Poste, Eni, Enel, Terna, Tesoro e Banca d’Italia.
Ma vi sembra possibile che quando si è voluto varare la riforma Fornero sulle pensioni il Parlamento l’abbia fatto in 16 giorni e ora dopo un pronunciamento chiaro e inequivocabile del popolo che chiede di indire nuove elezioni politiche si debba aspettare il pronunciamento della Consulta che avverrà solo il 24 gennaio 2017 ( Consulta dove peraltro il Presidente Mattarella è di casa, visto che ne ha fatto parte dal 2011 fino alla sua elezione a Presidente della Repubblica).
Gli italiani hanno dimissionato il Governo Renzi ma non il Parlamento e allora i nostri tra virgolette (visto che sono tutti nominati) “rappresentanti” si riuniscano e producano collegialmente una nuova legge elettorale che risponda a due priorità assolute: far scegliere agli elettori i propri rappresentanti, consentire a spoglio avvenuto che la colazione vincente possa essere messa in condizione di governare, grazie non solo al premio di maggioranza che riceverà, ma anche e soprattutto all’introduzione del divieto di cambio di casacca per i parlamentari eletti.
In questa vicenda grottesca non vanno sottaciute le enormi responsabilità di chi nel fare informazione si è schierato con chi ha il potere, penso ai tanti colleghi giornalisti che hanno raccontato alla gente quell’Italia che non c’è, dando per buone tutte le balle che il Premier ha raccontato non solo in campagna elettorale ma day by day nei suoi 1000 giorni di governo.
Per raccontare le cose come stanno non è necessario avere in tasca la tessera di un partito o di un movimento, è sufficiente vivere una giornata tra la gente magari cominciando al mattino presto quando ti tocca aspettare per decine di minuti il treno in ritardo, per poi passare davanti all’edicola dove rinunci a comprare il giornale e al bar dove la colazione, cappuccio e cornetto, per molti è solo un bel ricordo.
Ma se ti metti a scrivere di queste cose vieni bollato come un populista da quelli come Renzi che credono di aver capito tutto e vanno in mezzo alla gente solo quando devono chiedere voti!
Io sarò un populista e non capirò niente, ma una cosa l’ho intesa, quella di domenica per Renzi e il PD è stata una sconfitta epocale e al prossimo sbaglio o balla che sia il popolo non farà nessun tipo di sconto!

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Licenziato Renzi!

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renzi-a-casaIl Premier Renzi ha chiamato a raccolta gli italiani per avere, in un delirio di onnipotenza, il lasciapassare per modificare la Costituzione a suo piacimento e il popolo italiano ha accolto in pieno questo invito facendo registrare un affluenza alle urne da record che ha sfiorato il 70% (68,48).
Dalle urne è uscita una sonora bocciatura per Renzi e per tutto il suo entourage, i risultati parlano chiaro e soprattutto non lasciano spazio a quel teatrino della politica in cui dopo una tornata elettorale solitamente si fa fatica a trovare chi ha perso.
Questa volta non è andata così, più di 19 milioni di italiani hanno detto NO licenziando di fatto Renzi e il suo governo, un risultato che in termini percentuale fissa al 59,14 % i NO e al 40,86% i SI, che in termini pratici sta a significare uno scarto percentuale di circa 20 punti.
L’Italia ha detto NO a Renzi e lo ha fatto in maniera omogenea considerato che solo tre regioni hanno fatto registrare una leggera supremazia del SI: Trentino Alto Adige (53,87 SI), Toscana (52,51 SI), Emilia Romagna (50,39 SI– poco più di 20.000 voti di vantaggio sul NO).
Nel resto della penisola il NO ha trionfato e soprattutto al Sud si è avuta la più sonora bocciatura per il Premier: Sardegna ( 72,22 NO), Sicilia (71,58 NO), Campania (68,52 NO), mentre al Nord è il Veneto la regione con la percentuale più alta di NO (61,94).
Gli italiani con il voto di ieri hanno dimostrato che quando si deve decidere sul futuro del nostro Paese hanno ancora voglia di poter dire la loro, lo hanno fatto mandando un messaggio molto chiaro non solo a Renzi ma all’intera classe politica: è finito il tempo di firmare cambiali in bianco a chicchessia, gli italiani vogliono poter scegliere da chi essere rappresentati in Parlamento!
Il NO di ieri non è solo un NO a Renzi ma anche e soprattutto a chi cambiando casacca ha permesso al suo governo di stare a galla ( Verdini, Alfano e transfughi vari), un esecutivo che come i due precedenti (Monti e Letta) non è stato votato dagli italiani ma creato a tavolino sotto l’abile regia di quel Giorgio Napolitano che per tale servizio ha ricevuto i gradi di “ Presidente emerito”.
La palla ora passa nelle mani del Presidente Mattarella al quale toccherà cogliere il messaggio lanciato dagli italiani, basta giochini di palazzo, si dia l’incarico a un traghettatore che nel giro di un paio di mesi licenzi una nuova legge elettorale che permetta agli italiani di decidere chi mandare in Parlamento e poi nel più breve tempo possibile si vada nuovamente a votare per scegliere chi finalmente ci governerà in maniera legittima per i prossimi cinque anni.
Renzi uscirà di scena? Non ne sarei così convinto anche se avrà il suo da fare a rimettere in sesto un PD che da questo Referendum esce profondamente lacerato al suo interno e decisamente indebolito.
Certo a veder le facce di molti suoi compagni di partito messi in naftalina mi viene in mente l’epitaffio sulla tomba di Lucio Cornelio Silla : “Nessun amico mi ha reso servigio, nessun nemico mi ha recato offesa, che io non abbia ripagati in pieno.”
Amen!

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Perché scelgo NO!

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scelgono1Quella che sta per finire è stata senza alcun dubbio una delle peggiori campagne elettorali di sempre, piena di insulti e toni accesi tra le forze politiche e di invasioni di campo da parte di chi con le proprie esternazioni a favore del SI ha voluto mettere in guardia gli italiani su possibili scenari apocalittici per il futuro del nostro Paese.
Confindustria, Marchionne, Jp Morgan, l’ambasciatore Usa in Italia, la troika Ue, agenzie di rating e chi più ne ha più ne metta ci hanno voluto dire che le lobby e i poteri forti sono dalla parte del Premier Renzi.
Ma questi sostenitori del Premier messo lì per fare le Riforme sono coscienti di avere una buona parte di colpa per averci trascinato nelle condizioni in cui versiamo, o no?
Un campagna elettorale in cui il Premier e tutti i componenti del suo Governo si sono spesi a dismisura (promettendo pure guarigioni miracolose) non solo lungo l’intera penisola ma addirittura all’estero per promuovere il SI a favore di una Riforma che se approvata cambierà in peggio la nostra Costituzione.
Eminenti colleghi giornalisti che appaiono un giorno si e l’altro pure in Tv si sono spesso trincerati durante questa “campagna anomala” dietro la più classica delle giustificazioni: “come giornalista non posso schierarmi” per poi attaccare a spron battuto il politico di turno non proprio in sintonia con la linea editoriale seguita dalla testata o rete di appartenenza del collega.
Io credo che ci sia una profonda differenza tra un voto politico/amministrativo e uno referendario con il quale ci viene chiesto se cambiare o meno la nostra Costituzione.
Ritengo quindi che anche un giornalista abbia non solo il diritto ma anche il dovere di pronunciarsi su un Referendum di tale importanza, ragion per cui io scelgo di votare NO a questa riforma.
Questa Riforma ci è stata venduta come la possibilità unica e irripetibile di cambiare una carta ferma da 70 anni! Niente di più falso visto che la Costituzione dal ’48 ad oggi è stata modificata per ben 35 volte e chi come il sottoscritto ha scelto di dire NO, non lo fa perché non la vuole cambiare a prescindere ma solo per preservarla da un cambiamento in peggio!
Quanto proposto dalla ditta Renzi&Boschi tende a stravolgere più di un terzo della Carta (47 articoli su 139) e lo fa in malo modo visto che è scritta male e in maniera confusionale, tanto da trasformare le 9 parole dell’art.70 in un interminabile sproloquio in cui non si capisce niente.
Potrei scrivere e argomentare una serie infinita di motivi validi per cui scelgo di votare NO a questa riforma, ma per non tediarvi su argomenti triti e ritriti mi soffermo unicamente su alcuni aspetti a mio modo di vedere importanti e in qualche modo dirimenti sulla preferenza di voto per il NO.
Voto NO a questa riforma perché non prevede l’introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari.
Il Premier Renzi ha tuonato che questa riforma porrà fine alla giostra dei governi in un Paese che ha avuto 63 governi in 70 anni! Ma si è chiesto il novello riformatore toscano perché dal 1946 ad oggi sono stati solo 27 i presidenti del consiglio in Italia? (De Gasperi ne ha guidati 8, Andreotti 7, Fanfani 6 e via via tutti gli altri).
La risposta è semplicissima, i governi sono caduti per i giochi di palazzo e per il trasformismo dei parlamentari che pur di ottenere questo o quell’incarico di governo non hanno esitato anno dopo anno a contribuire alla caduta dei vari governi negando di volta in volta la fiducia a questo o quell’esecutivo.
Un mini dossier approntato da Openpolis ha fotografato molto bene la situazione dei cambi di casacca nella XVII legislatura, quella in corso e in carica dal febbraio 2013; in poco più di tre anni sono ben 252 (tra deputati e senatori) i parlamentari che hanno cambiato gruppo, in pratica uno ogni tre giorni.
Voto NO a questa riforma perché il nuovo Senato non sarà più eletto dai cittadini ma dai consigli regionali e dal Capo dello Stato.
Il Senato voluto da Renzi&Boschi sarà formato da 100 senatori: 5 nominati dal capo dello Stato, 21 nominati dai Consigli Regionali tra i sindaci, 74 nominati dai Consigli Regionali tra i consiglieri regionali.
Avrei tanto piacere che i due illuminati toscani spiegassero come faranno i cittadini a scegliere quali saranno i 21 sindaci che andranno al Senato?
Senza contare che il tanto strombazzato risparmio di 500 milioni di euro l’anno che si otterrà con il nuovo Senato è stato prontamente smentito dalla Ragioneria Generale che ha calcolato un taglio non superiore ai 50 milioni di euro.
Voto NO a questa riforma perché non è assolutamente vero che in Italia sono necessari anni per approvare le leggi, quando vi è la volontà politica le leggi si approvano anche in 16 giorni come nel caso della legge Fornero che ha fregato e rovinato milioni di italiani.
Voto NO a questa riforma perché triplica da 50 a 150 mila le firme per presentare disegni di legge di iniziativa popolare e rimanda ad una futura legge costituzionale i referendum propositivi.
Voto NO a questa riforma fatta da Renzi a braccetto con la Boschi e Verdini grazie a una nuova maggioranza nata raccogliendo tutti i transfughi dalle formazioni politiche attraverso le quali si erano presentati al cospetto degli elettori nel febbraio del 2013.
Voto NO a questa riforma per la quale il Premier ha promesso prebende e bonus a tutti pur di strappare qualche SI, arrivando da Presidente del Consiglio a scrivere una lettera agli italiani all’estero in cui ha spiegato solo le ragioni del SI e non anche quelle del NO, fatto questo che inchioda il Premier a delle assunzioni di responsabilità ben precise in caso di sconfitta del SI.
Questo Referendum è nato come un voto pro o contro Renzi, ed è stato lui il primo a venderlo come una cosa sua; quindi un politico così diverso dai precedenti e lontano anni luce dai rappresentanti della casta non avrà alcuna difficoltà in caso di vittoria del NO a trarre le dovute conseguenze, del resto Berlusconi gli ha già offerto pubblicamente un posto da annunciatore a Mediaset.
Hai visto mai che è la volta buona che pensionano Mastrota!

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Pensioni da fame?

pensioni-da-fameHai una pensione da fame?
Non ti preoccupare l’on.le Alessia Morani del PD ha la soluzione giusta per te : ipoteca la casa così la finisci con sta lagna che non riesci ad arrivare a fine mese!

Proprio vero che il Governo Renzi pensa proprio a tutto e a tutti!
Sei un pensionato avanti con gli anni e hai una pensione che non ti permette di poterti curare o di pagare tasse e bollette varie e che problema c’è?
L’on.le Alessia Morani, vice presidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati, ospite il 24 ottobre 2016 nel programma tv “Quinta Colonna”condotto da Del Debbio ha dato a un’anziana pensionata che percepisce 650 euro di assegno mensile la soluzione giusta per risolvere ogni suo problema!
L’on.le Morani ha consigliato alla signora di rivolgersi a una banca per richiedere un prestito vitalizio ipotecario!!!
Il prestito vitalizio ipotecario, meglio conosciuto nel mondo anglosassone con il termine di “reverse mortgage” è una particolare forma di finanziamento a cui possono accedere i cittadini che abbiano compiuto i 60 anni di età e che dispongano della proprietà di un immobile non gravato da altre iscrizioni ipotecarie.
All’anziano viene concesso un finanziamento a fronte dell’iscrizione di un’ipoteca sulla casa di proprietà ( in cui potrà continuare a vivere) mentre la restituzione del capitale e degli interessi sarà a carico, in tutto o in parte, degli eredi posteriormente al decesso del mutuatario.
Nel caso in cui gli eredi si rifiutino di pagare la banca potrà vendere l’immobile per soddisfare il suo credito con il ricavato, restituendo agli eredi l’eventuale eccedenza.
Che dire all’on.le Alessia Morani se non un bel.. bene brava bis!!!
Mentre il Premier Renzi è in giro per la penisola in piena campagna elettorale per il Referendum a raccontare che aumenterà le pensioni minime a tutti, la Morani ti manda in banca a chiedere un prestito!
amazonNella Riforma costituzionale voluta dalla Renzi&Boschi company è inserita una legge elettorale che ancora una volta porterà ad avere un Parlamento di nominati e non di eletti.
I parlamentari devono essere eletti con le preferenze dai cittadini attraverso i collegi elettorali, solo così si darà la possibilità al popolo di poter giudicare l’operato dei propri rappresentanti.
Secondo voi l’on.le Alessia Morani eletta nel 2013 nella circoscrizione delle Marche in una lista blindata del PD ( era collocata al nono posto della lista e in quella circoscrizione al PD sono stati assegnati 9 seggi), alle prossime elezioni politiche potendo esprimere la preferenza sarebbe nuovamente eletta?

Per la cronaca.. il prestito vitalizio ipotecario è stato previsto con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico 22 dicembre 2015 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 38 del 16 febbraio 2016, in attuazione dell’articolo 1, legge 2 aprile 2015, n. 44, con la quale viene tentata la rivitalizzazione di questa particolare forma di finanziamento dedicata a soggetti anziani d’età.

Un grande, Bertolt Brecht delle banche diceva: “Che cos’è rapinare una banca, in confronto al fondarla?”

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