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Ciao Giampiero .. grazie!

Se fossi a Roma oggi andrei a rendere omaggio a un grande giornalista sportivo che non a caso veniva chiamato nell’ambiente dei cronisti sportivi “il maestro”
Giampiero Galeazzi in età giovanile ha praticato con successo il canottaggio e da giornalista ha inventato un modo nuovo di raccontare non solo il canottaggio ma anche il tennis e il calcio in Tv
Lui era sempre presente dove gli altri non riuscivano ad entrare .. in campo alla fine degli incontri importanti e poi negli spogliatoi a fine match durante i festeggiamenti, sempre ben accettato da giocatori e tecnici che lo hanno sempre considerato uno di loro
Da cronista riusciva sempre ad essere in prima linea usando piccole invenzioni che gli aprivano porte per altri chiuse
Mitica la sua trovata quando a Torino pur di riuscire ad avvicinare l’avvocato Agnelli blindato dalla security in tribuna gli gridò da dove lo trattenevano: “ Avvocato mi ha dato una Ritmo che ci piove dentro “ frase che gli valse il lasciapassare per andare a intervistare l’avvocato che lo invitò ad avvicinarsi
Il ricordo della sua grandezza è rimbalzato in maniera virale sui social dal momento della notizia della sua scomparsa e la sua grandezza è testimoniata dal fatto che migliaia di persone, atleti e dirigenti compresi, lo hanno ricordato non con una delle solite frasi di circostanza ma con un ricordo di vicinanza diretta e questo dimostra come lui abbia saputo lasciare un ricordo di se stesso a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di apprezzarne la competenza, la disponibilità e la gentilezza che lo hanno sempre accompagnato ovunque lui sia andato
Mancherà molto a tutti e quando ci mancherà di più basterà pensarlo mentre ora sta remando felice sul suo Tevere
Grazie Giampiero, per aver scritto una pagina importante e indimenticabile del giornalismo sportivo

La storia di Lauri Rapala

lauriNella metà degli anni trenta Lauri Rapala giovane boscaiolo abitante in una piccola casetta di legno lungo le rive del lago Paijanne deve cambiare lavoro a causa della depressione economica che non ha risparmiato nemmeno l’industria del legno.
Lauri diventa così pescatore per necessità, tribolando e percorrendo ogni giorno non meno di 15 miglia a remi.
Un giorno Lauri mentre si concedeva una piccola pausa sulle rive di un torrente si mise ad intagliare quasi senza accorgersene un piccolo ramo di abete, fortuna volle che una scheggia di quel legno cadesse in acqua e presa dal vortice della corrente venne aggredita all’improvviso da una grossa trota.
Lauri che non era certamente una persona colta, ma comunque dotato di un intuito geniale capì al volo il significato dell’azione a cui aveva assistito.
Era il 1936, un anno decisivo per l’avvenire di Lauri, per la sua famiglia, per tante altre famiglie finlandesi e per milioni di pescatori sportivi di ogni parte del mondo.
Lauri iniziò una piccola produzione di piccoli pesciolini di legno che cominciarono a circolare tra un ristretto gruppo di amici, ma la seconda guerra mondiale bloccò il suo lavoro che però riprese subito terminata la guerra, convinto di riuscire a portare avanti il suo progetto.
Partì così la prima produzione in serie e la commercializzazione prima sul territorio nazionale e poi in Europa e negli Stati Uniti; negli anni cinquanta i Rapala arrivarono in Europa mentre solamente nel 1962 si ebbe il boom negli U.S.A. grazie ad un articolo apparso sulla rivista Life ( in copertina c’era Marilyn Monroe ) che diede il via alla ” febbre da Rapala “.

statuaALauri Rapala è morto nel 1974 ma il suo nome è ormai entrato nella leggenda, ed è giusto che sia così.
I suoi concittadini hanno eretto in sua memoria un monumento, per questo uomo che con il suo ingegno e la sua operosità ha portato tanto benessere ad una intera regione.

 

 

Come nasce un Rapala

marchiorapalaVi siete mai chiesti come nasca un Rapala, termine con cui è comunemente indicata l’esca artificiale più conosciuta nel mondo; credeteci, se vi capiterà di andare in Finlandia non lasciatevi scappare l’opportunità di visitare la fabbrica in cui vengono costruiti questi autentici gioielli super perfetti.
La fabbrica Rapala si trova a VAAKSY, un piccolo paesino situato nel comune di ASIKKALA a circa 150 km da Helsinki; viaggiando in macchina lungo la superstrada per Lathi occorrono circa due ore per arrivarvi dalla capitale.
La fabbrica di Vaaksy è nata nel 1949 fondata da Lauri Rapala l’inventore del Rapala ( clicca sul nome per leggere la sua storia ); l’azienda nel corso degli anni è sempre stata guidata dalla stessa famiglia, per cui l’ingegno del capostipite Lauri non è andato perso ma anzi si è tramandato di padre in figlio.
Nella fabbrica trovano lavoro circa 350 operai di cui ben 300 sono donne, e questa massiccia presenza di mano d’opera femminile è dovuta al fatto che la costruzione delle esche comporta un lavoro minuzioso, fatto di abilità manuale, precisione e molta pazienza, insomma un insieme di caratteristiche che più facilmente sono reperibili nella donna.
La stragrande maggioranza degli abitanti della zona lavorano alla Rapala e di questa opportunità loro concessa, gli operai sono riconoscenti alla famiglia Rapala ed in particolar modo al vecchio Lauri al quale è stato eretto in segno di riconoscenza un monumento in un piccolo parco del paesino.
Annualmente escono dalla fabbrica quasi dieci milioni di pezzi, mentre ogni anno vengono immessi sul mercato due nuovi modelli che vanno ad arricchire il catalago che conta più di 600 modelli diversi.
La visita guidata alla fabbrica inizia da una piccola casetta in legno dove sono messi in bella mostra gli attrezzi artigianali con cui Lauri Rapala costruì negli anni trenta i primi rudimentali pesciolini in legno; tra i vari attrezzi spicca un vecchio filatoio a mano arricchito da una striscia di carta vetrata applicata intorno alla ruota più picccola, con questo attrezzo Lauri rifiniva e levigava ogni singolo pezzo.
Poco lontano accanto ai quadri contenenti i modelli più famosi e quindi più richiesti nel corso degli anni troviamo in una piccola tecla, perfettamente conservato ” il primo Rapala ” costruito da Lauri nel lontano 1936.
Il solo pensiero che questo modello sia stato costruito dalle mani di quel giovane boscaiolo-pescatore quasi sessant’anni fa ci permette di capire di quale ingegno possa essere stato dotato quest’uomo che imparò a scrivere e leggere correttamente grazie alla propria moglie che gli impartiva amorevoli lezioni durante le lunghe e gelide serate dell’inverno finlandese.
Il giro della fabbrica continua con la visione delle varie fasi lavorative necessarie per la realizzazione di ogni singolo pezzo finito.
Mediamente sono circa venticinque i passaggi lavorativi necessari per ottenere un prodotto finito, a cui si assommano nei diversi stadi del procedimento di produzione qualcosa come dieci controlli molto severi, che non vengono effettuati occasionalmente ma al contrario sono tutti programmati nei tempi e nei modi previsti dai ritmi della produzione.
Il corpo dell’esca è in legno di balsa, molto leggero ma al tempo stesso compatto e solido; la produzione dei corpi si ottiene facendo passare dei listelli di legno all’interno di apposite macchine tornitrici che modellano i corpi in varie forme e dimensioni, i listelli di legno di balsa vengono acquistati in notevoli quantità in Ecquador.
L’anima metallica dell’esca il cosidetto “scheletro” è formato da una armatura di acciaio inossidabile che comprende i tre attacchi nasale, ventrale e caudale per le ancorette e l’attacco di congiunzione fra i due settori nei modelli snodati.
Lo scheletro contiene poi nella sua parte anteriore una zavorra di piombo che viene dimensionata e posizionata in maniera diversa a seconda delle caratteristiche peculiari di ogni singolo modello.
La paletta che viene fissata saldamente al corpo è di plastica ad alta resistenza nei modelli normali, mentre nel modello Magnum è in metallo.
Le ancorette sono decisamente robuste e munite di punte estremamente accuminate; il fissaggio delle ancorette agli anelli caudali e ventrali viene realizzato mediante dei particolari moschettoni anulari a scorrimento circolare che consentono all’esca una notevole libertà di movimento in acqua.
Quindi ricapitolando, una volta che si è ottenuto l’artificiale grezzo dai listelli di legno di balsa lo stesso viene fatto passare alle varie fasi della lavorazione che prevedono l’inserimento dello scheletro, la piombatura, l’attacco delle ancorette e della paletta, la colorazione e lo strato di vernice protettiva.
Vale la pena di ricordare che nella fase di colorazione dell’esca, gli occhi di ogni singolo artificiale vengono realizzati a mano dalle operaie con un pennellino; le vernici ed i materiali utilizzati per la colorazione dei vari modelli e in particolar modo lo strato di vernice protettiva che viene applicato per ultimo sono di altissima qualità e soprattutto sono quanto di meglio l’industria chimica può offrire per garantire una perfetta conservazione dei colori nelle peggiori condizioni ambientali.
A lavorazione ultimata l’esca prima di poter passare al reparto confezionatura deve passare indenne le prove in vasca; questa fase della produzione è quella in cui si evidenzia in modo incredibile il perfezionismo della Rapala, pensate che ogni singolo pezzo viene provato in acqua in apposite vasche per testarne la navigabilità.
Esistono due tipi di vasche, quelle normali a forma di tunnel e quelle circolari in cui viene simulato il lavoro che deve fare l’artificiale quando si trova in corrente; l’esca per essere testata viene attaccata ad una piccola cannetta manovrata da un collaudatore.
Sono 40 i collaudatori che dotati di una elevata esperienza sono in grado di notare la pur minima anomalia nel comportamento dell’esca in acqua; in questa fase il collaudatore può intervenire sull’artificiale con apposite regolazioni che lo portino a nuotare in acqua secondo dei canoni predeterminati ed inderogabili.
In pratica questa procedura di collaudo serve a far sì che tutti i modelli di una serie si comportino in acqua nella stessa maniera; le esche che nonostante le regolazioni del collaudatore continuano a muoversi in maniera difforme allo standard prestabilito vengono scartate.
A questo punto l’artificiale testato viene inserito in appositi contenitori ed avviato al reparto confezionatura, dove una volta inserito nella caratteristica scatola box sarà pronto per essere commercializzato assieme agli altri 49.999 pezzi prodotti in ogni singola giornata lavorativa.

Cucù .. Tavecchio non c’è più!

 

L’intervento di ieri sera del presidente del CONI Malagò nella trasmissione “Che tempo che fa“ condotta da Fabio Fazio su RAI1 non solo è sembrato essere una sorta di de profundis per il presidente della FIGC Tavecchio ma ha chiarito in maniera inequivocabile quel sottile filo che lega da sempre le vicende delle varie Federazioni sportive a quel CONI che più che un controllore sembra essere un vero e proprio co-protagonista nel bene e nel male delle vicende federali di ogni singola Federazione.

Il CONI è da sempre per le Federazioni quello che l’Europa è per l’Italia, non si può fare questo o quello perché non è conforme a quanto dispone il CONI e questa spasmodica ricerca delle pseudo conformità rende le Federazioni succubi dello strapotere politico che il CONI riesce ad esercitare nei momenti topici della vita federale, leggasi elezioni federali e scelte tecniche di primaria importanza.

Ma attenzione perché se l’Europa che vuole arrivare a contare quanti rotoli di carta igienica ciascuna famiglia italiana consuma in un anno è quella che oggi ha deciso a sorteggio dove assegnare le proprie istituzioni il CONI è l’organismo che ha permesso ad un Presidente Federale, il compianto Matteo Pellicone di rimanere per ben 33 anni al comando della Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali.

Quella che il CONI può commissariare una Federazione solo in caso di: “irregolarità amministrative, non svolgimento dei campionati in caso di gravi irregolarità nella gestione o di gravi violazioni nell’ordinamento sportivo da parte degli organi direttivi, ovvero in caso di constatata impossibilità di funzionamento dei medesimi, o nel caso che non siano garantiti il regolare avvio e svolgimento delle competizioni sportive nazionali” è una vera e propria barzelletta e l’ospitata di ieri sera del Presidente Malagò ha chiarito come il CONI possa attraverso i suoi canali persuasivi mettere il Presidente di turno nella condizione di dimettersi e non a caso oggi Tavecchio in conferenza stampa a parlato di pressioni indicibili sulla Lega Dilettanti per metterlo spalle al muro.

A dire il vero il Presidente Malagò è andato oltre, lanciando un vero e proprio siluro a Tavecchio annunciando davanti a milioni di telespettatori che il dopo Conte lo si è deciso a casa sua durante una cena a cui hanno partecipato Marcello Lippi, Tavecchio e il direttore generale della FIGC.

Malagò da Fazio ha raccontato come fu scelto Ventura : Lo scelse Lippi. Io e Tavecchio incontrammo Lippi a casa mia. Ci disse ‘ci sto, ma per dare una mano a tutto il sistema del calcio italiano, per fare il coordinatore tecnico di tutte le nazionali’. Trovammo l’accordo, ci stringemmo anche la mano. Sul tavolo c’erano i nomi di Ventura, De Biasi e Montella; Lippi chiese una settimana di tempo per incontrarli singolarmente. Dopo una settimana ci fu un nuovo incontro e Lippi disse che la scelta migliore sarebbe stata Ventura, il quale fu contattato e contrattualizzato”.

Poi “quando Ventura era già stato messo sotto contratto, sfumò l’accordo con Lippi. Così dovette rinunciare, e Ventura rimase senza il referente con il quale avrebbe dovuto confrontarsi”.

Per la cronaca l’accordo con Lippi sfumò per un codicillo del nuovo statuto dei procuratori che prevedeva che un procuratore imparentato con qualcuno in Federazione non potesse ricoprire alcun ruolo per cui di sicuro Lippi non sarebbe entrato in Federazione per togliere il lavoro a suo figlio.

Oggi puntuale è arrivata la precisazione di Lippi con cui afferma di non aver scelto lui Ventura smentendo di fatto la versione data da entrambi i presidenti.

Ma a questo punto credo che poco importi chi abbia scelto Ventura e ancor prima chi abbia permesso a Tavecchio di diventare presidente della FIGC, due più due fa ancora quattro e credo che gli sportivi ma non solo loro abbiano capito come lo sport sia sempre più nelle mani della politica e mi auguro che la batosta presa dal calcio italiano possa servire per fare una sorta di pulizia generale in tutto il mondo dello sport.

Ma vi sembra possibile che un codicillo abbia impedito a Lippi di diventare Direttore Tecnico della FIGC quando vi è un Presidente Federale tal Luciano Rossi, politico nel tempo libero, che presiede la Federazione Tiro A volo ininterrottamente dal 1993 e ha un’azienda che produce piattelli e li fornisce alla Federazione!

Il mondo dello sport è tutto da riformare perché in questo mondo non c’è possibilità per gli atleti di prestigio di arrivare a guidare una Federazione, ne sanno qualcosa Yuri Chechi “il signore degli anelli” battuto dal suo avversario che è in Federazione da 28 anni, o l’ex olimpionico di canoa Antonio Rossi e Norma Gimondi, figlia del grande Felice che sono stati battuti dai loro avversari entrambi presidenti di lungo corso grazie al fatto che per stabilire il quorum non si è tenuto conto delle schede nulle aggirando di fatto la norma che dal 2004   prevede che per essere riconfermati dal terzo mandato in poi i presidenti in carica devono superare il 55% dei consensi, e così 23 federazioni su 45 sono governate da un presidente in carica da ben più degli otto anni previsti.

Ma tornando al mondo del calcio chi lo ha governato in tutti questi anni ha delle responsabilità ben precise che vanno ricercate non oggi ma al contrario ben distribuite tra chi ha retto le sorti della FIGC negli ultimi 35 anni.

Trentacinque anni ( quelli che vanno dal 1980 al 2015 ) in cui alla governance della FIGC dopo l’era di Artemio Franchi si sono succeduti 6 presidenti: Federico Sordillo, Antonio Matarrese, Luciano Nizzola, Franco Carraro, Giancarlo Abete, Carlo Tavecchio e ben 5 commissari straordinari: Franco Carraro, Raffaele Pagnozzi, Gianni Petrucci, Guido Rossi, Luca Pancalli.

La prima considerazione che viene spontanea scorrendo i nomi di chi ha governato in tutti questi anni la FIGC è che tra di loro non vi è nessun giocatore o allenatore che sia.

Diventa quindi difficile pensare che in oltre 30 anni il governo del calcio italiano sia stato precluso a chi di fatto il calcio lo ha vissuto da atleta, allenatore o arbitro.

Possibile che giocatori del calibro di Rivera, Mazzola, Zoff, Tardelli o arbitri come il mitico Concetto Lo Bello o Collina non abbiano mai avuto una chance per provare a governare uno sport di cui sono stati importanti protagonisti in campo e fuori.

Qualcuno potrà dire che personaggi del calibro di Rivera e Mazzola siano l’espressione di un calcio che non c’è più ma forse varrebbe la pena provare almeno una volta a mettere un uomo di sport al posto di comando.

Uno sportivo capace di invertire rotta sull’impostazione da dare all’intero movimento e soprattutto in grado di mettere dei paletti ben precisi allo strapotere che i Club esercitano su quello che non è più uno sport ma uno Show business dove si gioca ogni due giorni e a tutte le ore del giorno: a pranzo, a merenda, all’apericena e dopo cena!

La Lega di A e di B sono entrambe commissariate perché i presidenti non trovano un accordo badando solo ed unicamente ai loro interessi, ai diritti televisivi e a quella sarabanda di acquisti senza senso di giocatori che sottraggono le risorse necessarie per valorizzare il settore giovanile.

I talenti, pochi per la verità, ci sono ma il vero problema del calcio italiano è che una squadra come la Juventus compra un giovane di talento come Bernardeschi per lasciarlo in panchina!

La Federazione deve avere la forza di andare oltre, creando lei stessa capillarmente tanti piccoli centri federali dove tutti i giovani possano accedervi gratuitamente, perché di questi tempi non tutte le famiglie hanno la possibilità di tirar fuori 350/500 euro per far giocare a calcio i propri figli.

Malagò ha detto che la FIGC sarà commissariata e allora auguriamoci che vista la figuraccia rimediata con la Svezia si abbia la decenza di ripartire non da una nomina politica o da un personaggio telecomandato ma da uno sportivo con la s maiuscola.

Guida alla pesca in Finlandia

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Jumptrout4La Finlandia è considerata a ragione “ il paradiso dei pescatori ” in quanto in questo Paese, dove la natura è rimasta ancora incontaminata, sono tali e tante le possibilità di scelta che si presentano a chi ama praticare la pesca sportiva che a volte può essere imbarazzante il dover scegliere la zona per la propria battuta, vista la bontà e validità dei molteplici luoghi di pesca.
Certamente tutto questo è dovuto alla particolare conformazione di questo Paese che presenta sul suo territorio un numero incredibile di laghi ( sono infatti oltre 180.000 ) e una miriade di fiumi, oltre ad avere più di 4.000 km di coste marine.
In più cosa assai importante la pesca sportiva, può essere praticata durante tutto l’anno, in quanto anche nel periodo invernale si può tranquillamente pescare attraverso un buco che viene praticato sulla superficie ghiacciata dei laghi o del mare.
Lo scopo di questa guida è quello di fornire tutta una serie di notizie utili a chi ama la pesca, per poterla praticare nel modo migliore in questo Paese, fornendo al tempo stesso alcuni itinerari di pesca che toccano quei luoghi di pesca che meritano di essere assolutamente provati.
Buon viaggio e buon divertimento!
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Il pallone bucato

pallone-in-reteLa recente operazione denominata “Dirty Soccer” condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato a una cinquantina di arresti, tra calciatori, allenatori, dirigenti e presidenti di club segna una ulteriore pagina buia di quel universo calcio che sembra ormai destinato a non uscire più dal tunnel in cui si è auto confinato.
L’Italia è squassata da nord a sud da fenomeni di corruzione ricorrenti che riguardano la politica e le istituzioni e chi governa il calcio non è riuscito a creare gli opportuni strumenti per mantenere il mondo del calcio esente dalle contaminazioni provenienti dall’esterno.
Il Premier Renzi è intervenuto sull’argomento a radio Rtl 102,5 definendo lo scandalo sulla Lega Proimbarazzante‘ e dicendosi ‘disgustato‘ ha commentato: “Ora basta con il fatto che personaggi di discutibile approccio governino il calcio a tutti i livelli. Faccio un appello alla Federazione, alla Lega, al Coni, restituiamo il calcio alle famiglie” e ancora “Sono disgustato, perché il calcio è anche un valore aggiunto per l’immagine di un Paese all’estero e negli ultimi anni c’è sempre uno scandalo che ci lascia senza parole. E’ arrivato il momento di cambiare totalmente il sistema, bisogna dare con chiarezza a certi personaggi del mondo del calcio un messaggio forte di stop. All’estero ci prendono in giro. Ora basta, basta con certi personaggi. Faccio appello alla Lega, alla federazione, al Coni. Rendiamo pulito il calcio italiano, è tutto un ‘magna magna’”.
Peccato che le scommesse siano il business migliore in termini di profitto per lo Stato, mentre il calcio è in pratica la terza maggior industria della penisola, basti pensare che in termini di PIL gli introiti per le scommesse rappresentano una percentuale superiore addirittura a quella generata dalla vendita di tabacchi e alcoolici.
Sono moltissimi i soldi del calcio che vanno allo Stato, e non solo attraverso le tasse e la gestione delle scommesse legali della Matchpoint Sisal.
Il sistema calcio in Italia finanzia il Coni e di conseguenza tutti gli altri sport nazionali, oltre al settore giovanile scolastico, attraverso il versamento di oltre 1.100 milioni di euro l’anno all’Erario.
Solo dalle scommesse lo Stato incassa in un anno una cifra variabile tra 1,5- 2 miliardi di euro (dati 2012) e nel 2014 i Monopoli di Stato hanno approvato la richiesta avanzata dalla Snai per poter accettare giocate sulle 167 squadre della quarta serie italiana e tale apertura del sistema scommesse nel campionato di serie D fu commentata dai propositori con la dichiarazione : “La sicurezza è garantita”.
Appare quindi del tutto evidente che lo Stato ha le sue colpe perché non ci si può scandalizzare a fatto avvenuto quando per fare cassa si è permesso di abilitare le scommesse nelle partite della serie D ben sapendo che le stesse non sono soggette a nessun tipo di controllo televisivo.

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Al tempo stesso chi governa il mondo del calcio ha delle responsabilità ben precise che vanno ricercate non oggi ma al contrario ben distribuite tra chi ha retto le sorti della FIGC negli ultimi 35 anni.
Trentacinque anni ( quelli che vanno dal 1980 al 2015 ) in cui alla governance della FIGC dopo l’era di Artemio Franchi si sono succeduti 6 presidenti: Federico Sordillo, Antonio Matarrese, Luciano Nizzola, Franco Carraro, Giancarlo Abete, Carlo Tavecchio e ben 5 commissari straordinari: Franco Carraro, Raffaele Pagnozzi, Gianni Petrucci, Guido Rossi, Luca Pancalli.
La prima considerazione che viene spontanea scorrendo i nomi di chi ha governato in tutti questi anni la FIGC è che tra di loro non vi è nessun giocatore o allenatore che sia.
Diventa quindi difficile pensare che in oltre 30 anni il governo del calcio italiano sia stato precluso a chi di fatto il calcio lo ha vissuto da atleta, allenatore o arbitro.
Possibile che giocatori del calibro di Rivera, Mazzola, Zoff, Tardelli o arbitri come il mitico Concetto Lo Bello o Collina non abbiano mai avuto una chance per provare a governare uno sport di cui sono stati importanti protagonisti in campo e fuori.
Qualcuno potrà dire che personaggi del calibro di Rivera e Mazzola siano l’espressione di un calcio che non c’è più ma forse varrebbe la pena provare almeno una volta a mettere un uomo di sport al posto di comando.
Il calcio attuale non è governato dai dirigenti sportivi ma dalle varie Leghe che rappresentano gli interessi delle società e di conseguenza trattano in materia di diritti televisivi e si permettono di spalmare le partite lungo l’intero arco della settimana.
Cosa fare? Abolire le scommesse nei campionati minori e questo se Renzi vuole veramente porre un argine al suo senso di disgusto lo può fare nell’immediato agendo sui Monopoli di Stato, se non lo farà al prossimo giro si ritroverà in mano un pallone bucato!

GALLES – Il Centro Nazionale della Coracle

coracle7Siamo nel Galles occidentale, poco lontano dal Parco Nazionale della Costa del Pembrokeshire e precisamente a Cenarth Falls un piccolo paesino vicino a Newcastle Emlyn nella regione del Dyfed.
Qui ha sede il Centro nazionale della Coracle, una piccola imbarcazione che è uno dei più vecchi mezzi di trasporto utilizzato lungo i fiumi.
Stiamo parlando di una barchetta lunga un metro e mezzo per un metro e pesante non più di 13 kg; questo piccolo mezzo di trasporto su acqua è presente nel Regno Unito dai tempi dei Romani ed ancora oggi lo si può trovare sui fiumi Teifi, Towy e Taf nel Galles, sul Severn a Ironbridge in Inghilterra e sul Spey in Scozia.
La Coracle è presente anche in altri paesi come l’India sul fiume Cauvery, il Tibet sul fiume Yarlon Tsang Po, il Vietnam sul fiume Cai.
In India questa barchetta viene utilizzata per trasportare lungo i fiumi la gente e le cose specie nei giorni di mercato, mentre in Vietnam viene usata come scialuppa per le grosse barche da pesca.
Nel Regno Unito invece la Coracle è usata con grande successo nella pesca al salmone e viene fatta scorrere in acqua con l’ausilio di una sola pagaia.
coracle6Nei vari paesi questa barchetta pur mantenendo inalterata la sua fisionomia, viene costruita con materiali diversi e soprattutto con forme differenti, per cui la si può trovare rotonda, ovale o quadrata.
Solitamente nel Regno Unito il telaio viene costruito con listelli di frassino o salice, mentre in Irlanda viene usato il rovere, in India e Vietnam viene usato il bamboo e nel Tibet il ginepro.
Il telaio nel passato veniva rivestito interamente con pelle di animale ( cosa che viene fatta ancora oggi in Tibet ) mentre con il passare degli anni la pelle è stata sostituita con pezze di flanella o tela impregnata con pece o catrame.
coracle5Da qualche anno a questa parte viene usata con ottimi risultati una pittura bitumata che assolve molto bene alla funzione di rendere completamente impermeabile l’imbarcazione.
Le Coracle britanniche ed irlandesi a differenza di quelle degli altri paesi hanno all’interno un asse di legno che funge da sedile; l’imbarcazione è nata per essere monoposto, anche se in alcuni paesi come l’India e l’Iraq vi sono delle imbarcazioni di dimensioni più grandi che possono accogliere al loro interno anche più di una persona.
coracle1Nella stagione estiva è possibile noleggiare una di queste imbarcazioni per andare a pesca lungo il fiume Teifi o per il piacere di fare una gita sul fiume osservando nella calma più assoluta la flora e la fauna che lo circondano.
Per chi ama pescare a mosca o a spinning una battuta di pesca sulla Coracle è qualcosa di emozionante che vale  la pena di provare.
Ogni anno poi da 60 anni a questa parte presso Cilgerran, un paesino situato sul fiume Teifi poco lontano da Cenarth Falls, si disputa la “ Cilgerran Coracle Regatta “.
Un avvenimento che richiama un gran numero di partecipanti sul fiume Teifi nel primo weekend dopo ferragosto.

Per maggiori informazioni :
National Coracle Centre Cenarth Falls, Newcastle Emlyn, Dyfed
Il centro è aperto tutti i giorni da Pasqua ad ottobre dalle 10,30 alle 17,30

Newcastle-Emlyn.8Come arrivare in GALLES
Il mezzo più comodo per raggiungere il Galles da Londra è l’auto, per cui una volta giunti nella capitale britannica bisogna prendere l’autostrada M4 che vi porterà a Cardiff in poco meno di tre ore di viaggio.
La capitale del Galles merita senz’altro una sosta che vi consenta di ammirarne tutta la sua bellezza, per pernottare consigliamo  l’Angel Hotel e il Cardiff International Hotel.
Per raggiungere Newcastle Emlyn c vi sono due possibilità:
– la prima è quella di proseguire lungo la M4 fino a Swansea per poi imboccasre la A48 che vi porterà a Carmarthen da dove si proseguirà per Newcastle Emlyn lungo la A484;
– la seconda è quella di ritornare indietro verso Newport e quindi raggiungere Abergavenny da dove lungo la A40 avrete la possibilità di seguire il corso del fiume Usk fino a Brecon e quindi proseguire per Lampeter da dove potrete raggiungere in breve tempo Newcastle Emlyn seguendo il corso del fiume Teifi.