Cucù .. Tavecchio non c’è più!

 

L’intervento di ieri sera del presidente del CONI Malagò nella trasmissione “Che tempo che fa“ condotta da Fabio Fazio su RAI1 non solo è sembrato essere una sorta di de profundis per il presidente della FIGC Tavecchio ma ha chiarito in maniera inequivocabile quel sottile filo che lega da sempre le vicende delle varie Federazioni sportive a quel CONI che più che un controllore sembra essere un vero e proprio co-protagonista nel bene e nel male delle vicende federali di ogni singola Federazione.

Il CONI è da sempre per le Federazioni quello che l’Europa è per l’Italia, non si può fare questo o quello perché non è conforme a quanto dispone il CONI e questa spasmodica ricerca delle pseudo conformità rende le Federazioni succubi dello strapotere politico che il CONI riesce ad esercitare nei momenti topici della vita federale, leggasi elezioni federali e scelte tecniche di primaria importanza.

Ma attenzione perché se l’Europa che vuole arrivare a contare quanti rotoli di carta igienica ciascuna famiglia italiana consuma in un anno è quella che oggi ha deciso a sorteggio dove assegnare le proprie istituzioni il CONI è l’organismo che ha permesso ad un Presidente Federale, il compianto Matteo Pellicone di rimanere per ben 33 anni al comando della Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali.

Quella che il CONI può commissariare una Federazione solo in caso di: “irregolarità amministrative, non svolgimento dei campionati in caso di gravi irregolarità nella gestione o di gravi violazioni nell’ordinamento sportivo da parte degli organi direttivi, ovvero in caso di constatata impossibilità di funzionamento dei medesimi, o nel caso che non siano garantiti il regolare avvio e svolgimento delle competizioni sportive nazionali” è una vera e propria barzelletta e l’ospitata di ieri sera del Presidente Malagò ha chiarito come il CONI possa attraverso i suoi canali persuasivi mettere il Presidente di turno nella condizione di dimettersi e non a caso oggi Tavecchio in conferenza stampa a parlato di pressioni indicibili sulla Lega Dilettanti per metterlo spalle al muro.

A dire il vero il Presidente Malagò è andato oltre, lanciando un vero e proprio siluro a Tavecchio annunciando davanti a milioni di telespettatori che il dopo Conte lo si è deciso a casa sua durante una cena a cui hanno partecipato Marcello Lippi, Tavecchio e il direttore generale della FIGC.

Malagò da Fazio ha raccontato come fu scelto Ventura : Lo scelse Lippi. Io e Tavecchio incontrammo Lippi a casa mia. Ci disse ‘ci sto, ma per dare una mano a tutto il sistema del calcio italiano, per fare il coordinatore tecnico di tutte le nazionali’. Trovammo l’accordo, ci stringemmo anche la mano. Sul tavolo c’erano i nomi di Ventura, De Biasi e Montella; Lippi chiese una settimana di tempo per incontrarli singolarmente. Dopo una settimana ci fu un nuovo incontro e Lippi disse che la scelta migliore sarebbe stata Ventura, il quale fu contattato e contrattualizzato”.

Poi “quando Ventura era già stato messo sotto contratto, sfumò l’accordo con Lippi. Così dovette rinunciare, e Ventura rimase senza il referente con il quale avrebbe dovuto confrontarsi”.

Per la cronaca l’accordo con Lippi sfumò per un codicillo del nuovo statuto dei procuratori che prevedeva che un procuratore imparentato con qualcuno in Federazione non potesse ricoprire alcun ruolo per cui di sicuro Lippi non sarebbe entrato in Federazione per togliere il lavoro a suo figlio.

Oggi puntuale è arrivata la precisazione di Lippi con cui afferma di non aver scelto lui Ventura smentendo di fatto la versione data da entrambi i presidenti.

Ma a questo punto credo che poco importi chi abbia scelto Ventura e ancor prima chi abbia permesso a Tavecchio di diventare presidente della FIGC, due più due fa ancora quattro e credo che gli sportivi ma non solo loro abbiano capito come lo sport sia sempre più nelle mani della politica e mi auguro che la batosta presa dal calcio italiano possa servire per fare una sorta di pulizia generale in tutto il mondo dello sport.

Ma vi sembra possibile che un codicillo abbia impedito a Lippi di diventare Direttore Tecnico della FIGC quando vi è un Presidente Federale tal Luciano Rossi, politico nel tempo libero, che presiede la Federazione Tiro A volo ininterrottamente dal 1993 e ha un’azienda che produce piattelli e li fornisce alla Federazione!

Il mondo dello sport è tutto da riformare perché in questo mondo non c’è possibilità per gli atleti di prestigio di arrivare a guidare una Federazione, ne sanno qualcosa Yuri Chechi “il signore degli anelli” battuto dal suo avversario che è in Federazione da 28 anni, o l’ex olimpionico di canoa Antonio Rossi e Norma Gimondi, figlia del grande Felice che sono stati battuti dai loro avversari entrambi presidenti di lungo corso grazie al fatto che per stabilire il quorum non si è tenuto conto delle schede nulle aggirando di fatto la norma che dal 2004   prevede che per essere riconfermati dal terzo mandato in poi i presidenti in carica devono superare il 55% dei consensi, e così 23 federazioni su 45 sono governate da un presidente in carica da ben più degli otto anni previsti.

Ma tornando al mondo del calcio chi lo ha governato in tutti questi anni ha delle responsabilità ben precise che vanno ricercate non oggi ma al contrario ben distribuite tra chi ha retto le sorti della FIGC negli ultimi 35 anni.

Trentacinque anni ( quelli che vanno dal 1980 al 2015 ) in cui alla governance della FIGC dopo l’era di Artemio Franchi si sono succeduti 6 presidenti: Federico Sordillo, Antonio Matarrese, Luciano Nizzola, Franco Carraro, Giancarlo Abete, Carlo Tavecchio e ben 5 commissari straordinari: Franco Carraro, Raffaele Pagnozzi, Gianni Petrucci, Guido Rossi, Luca Pancalli.

La prima considerazione che viene spontanea scorrendo i nomi di chi ha governato in tutti questi anni la FIGC è che tra di loro non vi è nessun giocatore o allenatore che sia.

Diventa quindi difficile pensare che in oltre 30 anni il governo del calcio italiano sia stato precluso a chi di fatto il calcio lo ha vissuto da atleta, allenatore o arbitro.

Possibile che giocatori del calibro di Rivera, Mazzola, Zoff, Tardelli o arbitri come il mitico Concetto Lo Bello o Collina non abbiano mai avuto una chance per provare a governare uno sport di cui sono stati importanti protagonisti in campo e fuori.

Qualcuno potrà dire che personaggi del calibro di Rivera e Mazzola siano l’espressione di un calcio che non c’è più ma forse varrebbe la pena provare almeno una volta a mettere un uomo di sport al posto di comando.

Uno sportivo capace di invertire rotta sull’impostazione da dare all’intero movimento e soprattutto in grado di mettere dei paletti ben precisi allo strapotere che i Club esercitano su quello che non è più uno sport ma uno Show business dove si gioca ogni due giorni e a tutte le ore del giorno: a pranzo, a merenda, all’apericena e dopo cena!

La Lega di A e di B sono entrambe commissariate perché i presidenti non trovano un accordo badando solo ed unicamente ai loro interessi, ai diritti televisivi e a quella sarabanda di acquisti senza senso di giocatori che sottraggono le risorse necessarie per valorizzare il settore giovanile.

I talenti, pochi per la verità, ci sono ma il vero problema del calcio italiano è che una squadra come la Juventus compra un giovane di talento come Bernardeschi per lasciarlo in panchina!

La Federazione deve avere la forza di andare oltre, creando lei stessa capillarmente tanti piccoli centri federali dove tutti i giovani possano accedervi gratuitamente, perché di questi tempi non tutte le famiglie hanno la possibilità di tirar fuori 350/500 euro per far giocare a calcio i propri figli.

Malagò ha detto che la FIGC sarà commissariata e allora auguriamoci che vista la figuraccia rimediata con la Svezia si abbia la decenza di ripartire non da una nomina politica o da un personaggio telecomandato ma da uno sportivo con la s maiuscola.

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