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Non vi lasceremo soli.. detto fatto!

45500La tempesta di neve che si è riversata sul centro Italia già martoriato da una furia sismica senza precedenti ci ha trasmesso se ancora ve ne fosse bisogno una certezza, quella che lo Stato non esiste!
A più riprese governanti e alte cariche dello Stato in questi mesi (5 ne sono passati dal terremoto di Amatrice del 24 agosto) sono andati in processione nei luoghi investiti dalle calamità naturali a ripetere un rosario che immancabilmente si è concluso con quell’incoraggiamento : “non vi lasceremo soli” che oggi suona come una beffa o meglio come un insulto verso quelle persone che per l’ennesima volta si sono fidate di uno Stato che puntualmente ha disatteso quanto aveva promesso.

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Non si tratta di fare sciacallaggio, di essere penta stellati o leghisti, ma unicamente di constatare che per l’ennesima volta lo Stato non ha mantenuto i propri impegni e trovo veramente disdicevole che alcuni parlamentari che sorreggono il Renzi bis, altrimenti chiamato Governo Gentiloni, abbiano avuto il coraggio di avanzare come scusa alla totale inadeguatezza dei soccorsi il fatto che all’evento sismico si sia aggiunta una nevicata senza precedenti.
Ma di cosa stiamo parlando? Ma qualcuno pensa veramente che sul Gran Sasso vi possano essere le stesse condizioni climatiche di Silvi Marina!
I terremoti non si possono prevedere ma che fosse in arrivo una nevicata di quelle da segnare sul calendario lo sapeva anche un bambino delle elementari, e la Protezione Civile con chi doveva predisporre il piano di intervento per liberare le strade che fine hanno fatto?
Ma ci rendiamo conto che all’uomo che ha telefonato in Prefettura per segnalare la tragica situazione che si stava palesando nell’hotel sul Gran Sasso non hanno creduto!
E così  altri morti per negligenze, imperizie e irresponsabilità di chi mai pagherà per tutto ciò grazie al turbinio di scaricabarile pronto a partire, come consuetudine, appena avvenuto il disastro.
Ma chi ha la responsabilità del mancato approvvigionamento dei mezzi idonei a liberare le strade dalla neve al fine di renderle agibili per poter far pervenire i soccorsi a chi era ed è in pericolo di vita!
Sentire in televisione il capo della Protezione Civile Curcio e il commissario straordinario Errani che ci raccontano che stanno lavorando per normalizzare la situazione è una roba che fa capire quanto la politica sia ormai un qualcosa di estraneo dalla quotidianità che i cittadini vivono sulla loro pelle; questi personaggi parlano una lingua incomprensibile e nonostante il voto del 4 dicembre, all’orizzonte non si vede nulla di buono!
Del resto cosa ci si poteva aspettare da un personaggio come Renzi che con la nomina di Errani ha voluto di fatto politicizzare la Protezione Civile, tanti proclami e tweet ridondanti di “noi con voi” per avere oggi a cinque mesi dal terremoto una situazione fallimentare non fosse altro per non aver saputo mettersi a vento in previsione dell’arrivo dell’inverno.
In occasione del terremoto di Amatrice ho scritto un articolo “Terremoto – gli Italiani ci mettono il cuore, lo Stato gli spiccioli” in cui evidenziavo come gli Italiani non si siano fatti pregare più di tanto a mettere mano al portafoglio per riversare nelle casse dello Stato un aiuto economico da devolvere agli abitanti delle zone terremotate.
Dieci milioni
di euro donati in meno di cinque giorni per arrivare a un totale di circa 28 milioni di euro a tutto il 15 gennaio 2017.
Ma la generosità degli Italiani è stata resa vana da chi ci governa che avendo avocato a sé la disponibilità dei fondi ha di fatto, grazie a mille pastoie burocratiche, congelato l’utilizzo di questi soldi ( e sono passati 5 mesi dalle prime elargizioni).
Ancora oggi non passa telegiornale in cui la RAI ci ricordi quotidianamente che il numero 45500 è ancora attivo, senza però dire in maniera chiara che i soldi donati attraverso quel numero andranno a finire su di un conto corrente infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato a favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri!
Quindi, come ben spiegato sul sito della Protezione Civile, i soldi degli Italiani non vanno di fatto direttamente ai terremotati ma passano, attraverso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla politica che per il tramite di un Comitato di Garanti vaglierà attentamente di concerto con le varie entità regionali sul come spenderli.
Mi sembra tutto chiaro! O no? Quello che mi è meno chiaro è per quale motivo dopo il voto del 4 dicembre non si possa far tornare nei tempi brevi gli Italiani alle urne per poter scegliere liberamente da chi essere governati.
Caro Presidente della Repubblica, cari governanti per una volta lasciateci da soli, anche solo per un attimo, giusto il tempo di poter entrare nuovamente nella cabina elettorale.

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25 settembre 1896 – 120 anni fa nasceva Sandro Pertini

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pertini16In queste ore Savona e la Liguria celebrano i 120 anni della nascita di Sandro Pertini, un uomo che ha fatto della sua coerenza una ragione di vita.
Il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani ha contribuito, a dispetto di quei pochi che lo definirono populista, a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni e a trent’anni dalla fine del suo mandato tantissimi italiani lo ricordano con affetto e non dimenticano quello che lui era solito dire: “Io credo nel popolo italiano”.
Sandro Pertini a vent’anni dalla sua scomparsa, al di là della doverosa commemorazione del suo genetliaco ( qui il programma relativo a Sandro Pertini … uno di noi) non dovrebbe essere visto come il passato ma bensì come il futuro a cui una classe politica sempre più scadente dovrebbe ispirasi per riportare i cittadini a credere in quelle Istituzioni che troppo spesso in questi anni sono state squassate da corruzione, malaffare e da giochi di potere che ben poco hanno a vedere con i problemi che i cittadini si trovano a dover affrontare, giorno dopo giorno.
Sandro Pertini in una intervista rilasciata a Oriana Fallaci nel 1973 si disse amareggiato perché vedeva anche nel suo partito politici che guardavano solo ai propri interessi , che erano in mezzo ad episodi di corruzione e concludeva dicendo: ma io mi sono battuto per tutto questo?
Di lui ricordo due episodi che fotografano in maniera netta quello che lui intendeva per “fare politica” :
– Quando da Presidente della Camera dei Deputati nel 1974 si rifiutò di firmare il decreto di aumento dell’indennita’ ai deputati, dicendo a chi gli sottoponeva il documento per la firma :“Entro un’ora potete eleggere un’altro presidente della Camera, ma io con queste mani non firmo”.
– Uno stralcio dell’intervista rilasciata a Nantas Salvalaggio e pubblicata sulla ‘ Domenica del Corriere’ il 10 marzo del 1974 : “Il problema a mio parere è semplice: non c’ è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Ma non ti rendi conto, m’ ha rimproverato uno, che qui crolla tutto, è in gioco l’ intero sistema? Il sistema? dico io: ma io me ne infischio del sistema, se dà ragione ai ladri. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. E io, neppure. Ho già detto alla mia Carla: tieni pronte le valigie, potrei piantare tutto”.
Un uomo integro, tutto d’un pezzo che amava girare a piedi per Roma tra la gente senza nessun tipo di protezione e quando gli veniva assegnata la scorta  nei viaggi istituzionali cercava sempre di imboscarsi, durante le visite alle città, per eluderla.
Un po’ come l’attuale presidente Mattarella che è giunto a Savona per commemorarlo in una città blindata e con un codazzo di 14 auto al seguito, che hanno reso off limits tutta l’area antistante l’Hotel dove ha pernottato.
Non mi stancherò mai di ricordare il tragico caso della ministra degli esteri svedese Anna Lindh che nel 2003 a soli 46 anni di età venne uccisa da uno squilibrato mentre faceva la spesa da sola in un supermercato di Stoccolma.
In Italia nonostante le slide e i tanti pronunciamenti del Premier Renzi volti a ridurre le auto blu, quando si muove l’ultimo dei sottosegretari non lo fa mai da solo ma con almeno due macchine di scorta oltre la sua, in fondo l’Italia per quelli della casta è o non è il #paesedeibalocchi!

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Credits: some pictures ANSA

Essere o non essere Charlie?

amatricedLa rete in questi giorni è stata squassata da un vera e propria turbolenza con migliaia di commenti al vetriolo a seguito delle vignette pubblicate dalla rivista francese Charlie Hebdo che non hanno risparmiato le zone del centro Italia colpite dal terremoto e soprattutto le vittime che sono state raffigurate come dei piatti di penne gratinate e al pomodoro o peggio ancora come delle lasagne farcite di morti.
Una vignetta che fa schifo incapace di trasmettere nel momento in cui la guardi quello che la satira dovrebbe suscitare, un momento di riflessione. Una vignetta sbagliata!
Vignetta che in Francia era passata del tutto inosservata, ma al contrario appena comparsa in Italia ha suscitato un tale pandemonio da costringere la rivista a pubblicare sulla propria pagina facebook due giorni dopo un’ulteriore vignetta che forniva una sorta di spiegazione per meglio comprendere la prima vignetta che a detta della rivista non era stata capita!
La seconda vignetta si rivolge direttamente agli italiani e recita: “Italiani, non è Charlie Hebdo che ha costruito le vostre case ma la mafia!”.
Questa ulteriore precisazione ha mobilitato ancora di più la rete e migliaia di persone che solo venti mesi fa hanno postato sulla propria pagina facebook il motto “JesuisCharlie” oggi lo sostituiscono con un il più consono “JesuisnepasCharlie”.
Quando Parigi e la redazione di Charlie Hebdo vennero prese d’assalto dai terroristi scrissi un articolo dal titolo “La strage di Parigi racconta che l’Europa è in guerra!” in cui invitato ad andare a rivedere con la dovuta calma le vignette pubblicate da Charlie Hebdo nel corso degli ultimi anni per scoprire che i giornalisti di questa testata non hanno pubblicato solo vignette irriverenti contro il mondo islamico o contro la chiesa o questo o quel politico, ma anche centinaia di vignette in cui invitavano i potenti a fare una seria riflessione sulle conseguenze che avrebbero potuto avere i continui interventi armati in quei paesi da cui attraverso propri emissari ( e non per un tragico destino ) sono stati barbaramente uccisi.
Charlie Hebdo è Charlie Hebdo e non cambierà mai, ma una vignetta dura lo spazio di un attimo ( mentre un terremoto ti segna per la vita), e in questo infinitesimo lasso di tempo deve essere in grado di promuovere una riflessione, talvolta può anche far sorridere ma se ci riesce è un di più, la satira è molto differente dalla comicità!
Prima del tragico assalto terroristico in cui fu sterminata la redazione, Charlie Hebdo aveva serie difficoltà economiche e andava in edicola tirando 10.000 copie.
La tragedia ha scatenato una catena di solidarietà a livello mondiale, tanto che grazie alla marea di donazioni il numero mandato in edicola dopo la tragedia fu tirato in un milione di copie.
Oggi Charlie Hebdo a venti mesi dalla tragedia è ritornata ad essere una rivista per pochi intimi, incapace tra l’altro di riuscire a sostituire in maniera adeguata gli autori che caddero sotto il fuoco dei terroristi.
Per carità, chi facendo il proprio lavoro non ha mai commesso un errore? Ma quella vignetta che raffigura le lasagne infarcite di morti a guardarla bene mi ricorda tanto quel “Macheronì” con cui venivano chiamati all’inizio del secolo i nostri migranti in Francia, e chissà che dentro non ci sia anche un pizzico d’invidia per quel sugo all’amatriciana servito su tutte le tavole del mondo e che per la sua semplicità suona come un affronto per chi si riempie la bocca citando piatti ( Soupe gratinée à l’oignon, Boeuf bourguignon, Tarte tatin, Bouillabaisse, Confit de canard, Coq au vin, Foie gras, Quiche Lorraine, Escargot à la bourguignonne) che per quanto elaborati e appetibili non sapranno mai trasmettere la goduria che sa dare un piatto di pasta all’italiana (che noi italiani ci sogniamo ad occhi aperti ogni qualvolta siamo in giro per il mondo).
La seconda vignetta, quella che ci ricorda che le nostre case sono costruite dalla mafia, fa parte della visione che molti stranieri hanno dell’Italia e degli italiani : “pasta,pizza,mafia e mandolini”, dove spesso e volentieri per mafia s’intende malaffare e corruzione.
E qui l’attimo di riflessione può scattare, basti pensare:
– a quelle risate che si scambiavano alle 4 del mattino, subito dopo il terremoto dell’Aquila, quegli imprenditori che già pregustavano lasagne infarcite di appalti per le loro aziende;
– a tutti quei tecnici che a suon di timbri hanno dato per sicuri edifici che sono miseramente crollati al suolo;
– a quella manciata di condannati per il disastro de L’Aquila che a ottobre vedranno cadere in prescrizione tutti i procedimenti non ancora portati a termine.
E che dire di un’Italia che a Messina a distanza di oltre cent’anni dal tragico terremoto del 1908 vede ancora in piedi nel quartiere dell’Annunziata le baracche tirate su dagli svizzeri e dai prussiani.
Ecco allora che quella seconda vignetta può diventare una sorta di manifesto di quello che rappresenta il terremoto per l’Italia, una marea di soldi pubblici distribuiti a raffica per mettere in sicurezza e ristrutturare territori ed edifici, finiti il più delle volte in prebende a tecnici e imprenditori.
Del resto fino a quando avremo politici ed esponenti del governo che vedono nel terremoto un volano per l’economia saremo sempre esposti al vignettista di turno!

Terremoto – gli Italiani ci mettono il cuore, lo Stato gli spiccioli!

45500Non poteva che essere così, alle ore 12 di oggi lunedì 29 agosto a soli cinque giorni dal terremoto che ha colpito il centro Italia gli Italiani hanno risposto con il cuore a questa catastrofe donando attraverso i loro sms inviati al numero 45500 la somma di 10.041.730,00 euro!
Dieci milioni di euro che stanno a testimoniare quanto gli Italiani sappiano essere solidali tra di loro con i fatti, lasciando le parole ai rappresentanti di quelle Istituzioni che anche in questa tragica evenienza hanno messo in atto la solita passerella mediatica in cui hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà ai malcapitati di turno.
Abbiamo sentito frasi di circostanza del tipo: “non vi lasceremo soli”, “siamo una grande famiglia” “lanceremo il progetto Casa Italia”, “chiederemo a voi come dovremo ricostruire”.
Ma chi veramente ha oltrepassato il limite della decenza è stato il ministro Alfano che in visita ad Arquata del Tronto ha detto: “La filiera dei soccorsi ha funzionato alla perfezione, siamo qui a mostrare il nostro dolore ma anche l’orgoglio e la riconoscenza per tutta la filiera dei soccorsi” mentre ha tagliato corto in merito alle polemiche sorte sull’inadeguatezza degli edifici pubblici distrutti dal sisma affermando che: “Nella lotta tra uomo e natura vince sempre la natura. Evitiamo le ipocrisie, siamo un paese sismico. Se avessimo avuto inefficienze avremo dovuto scusarci con italiani. Ci saranno accertamenti per verificare responsabilità, siamo tutti a lavoro ciascuno al nostro posto. Ma il sistema dei soccorsi ha retto l’urto”.
Peccato che i cronisti della testata giornalistica “NewsTown – Le notizie dalla città che cambia” presenti fin dalle prime ore del mattino nella città di Amatrice raccontino un’altra storia che parla di solo due mezzi dei vigili del fuoco e di alcune ambulanze ( presumibilmente provenienti dagli ospedali di Amatrice, Rieti e L’Aquila) alle ore 8.30/9.00 e quindi a circa 6 ore dalla scossa delle 3.30 – con tanto di foto che inquadra i due mezzi dei Vigili del Fuoco.
La versione dei cronisti viene confermata da Pietro Di Stefano, assessore alla Ricostruzione del Comune dell’Aquila, che durante l’audizione nella II Commissione Territorio conferma che: “Quando siamo arrivati ad Amatrice, c’erano 4 o 5 funzionari di Protezione civile, una decina di Vigili del Fuoco e nessun altro. Evidentemente, c’è qualcosa che non va: sono le prime ore ad essere importanti, se si vogliono salvare delle vite. E per farlo, è necessaria organizzazione”.
Per contro il ministro Alfano ha lanciato un tweet dal suo account twitter in cui ci fa sapere con tanto di foto a corredo che : “Sui luoghi da cui partono i soccorsi. Accanto ai nostri eroi in divisa.Tutti al lavoro ciascuno al suo posto” – tweet che senz’altro potrà utilizzare con orgoglio nelle sue prossime campagne elettorali. Povera Italia!
Ma tornando al cuore degli Italiani, lo Stato o sarebbe meglio dire il Governo Renzi da par suo ha risposto deliberando nel Consiglio dei Ministri (convocato appositamente per far fronte alle prime esigenze delle zone terremotate) uno stanziamento di 50 milioni di euro destinati agli interventi di immediata necessità che verranno coordinati dalla Protezione civile.
Da notare che attualmente il Fondo per le emergenze nazionali dispone di 234 milioni, si avete letto bene, sono disponibili duecentotrentaquattro milioni su di un Bilancio di previsione 2016 che prevede spese per oltre 600 miliardi di euro.
Ma forse è utile sapere che:
– nel 2015 attraverso la Consip (è la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana. Opera nell’esclusivo interesse dello Stato e il suo azionista unico è il Ministero dell’economia e delle finanze) l’INAIL ha speso 15 milioni di euro per il restyling del proprio sito web;
– sempre attraverso la Consip il Governo Renzi ha previsto per il 2015 una spesa di 106 milioni di euro per l’acquisizione di 5.900 auto in leasing per la Pubblica Amministrazione;
– nel febbraio 2015 la Corte dei Conti ha sentenziato che i colossi BPlus e HGB che operano nel campo delle slot machine e dei videopoker, pagheranno all’erario poco più di 400 milioni di euro (BPlus – 335 e HGB –72) a fronte di una sentenza del 2012 che prevedeva una sanzione di 2,5 miliardi di euro.
In pratica lo Stato ha condonato a questi gestori di slot machine più di 2 miliardi che oggi sarebbero stati utilissimi per far fronte a questa tragica evenienza.
– l’Air For Renzi, l’Airbus A340-500 di cui il nostro Premier si è dotato per i suoi spostamenti e i cui documenti di acquisizione della trattativa tra Palazzo Chigi, Alitalia e Ethiad sono stati totalmente secretati (necessitano di un permesso speciale per essere consultati)alla faccia della trasparenza – perché sull’Airbus è previsto che possano viaggiare non solo il Premier ma anche il presidente della Repubblica e vari membri del governo, costerebbe da come traspare da un atto ministeriale inviato ai Presidenti delle Camere, una cifra molto vicina ai 15 milioni di euro all’anno.
Infatti la “Nota aggiuntiva per la Difesa 2016” come riportato dal Fatto quotidiano certifica che la voce “trasporto aereo di Stato” di solito pari a 2,5/3 milioni di euro l’anno sale per l’anno 2016 a 17,4 milioni di euro, con un aumento del 622% rispetto al 2015.
Da notare come ciliegina sulla torta che questo gioiellino quando è in movimento beve circa 18.500 euro l’ora di combustibile, quattro volte il consumo degli aerei adibiti al trasporto dei Vip;
– giusto per la cronaca è passata quasi inosservata a stampa e tv la visita privata in Italia della prima ministra norvegese Erna Solberg che ha volato con normali voli di linea low-cost e che ha prenotato e pagato direttamente gli alberghi dove ha soggiornato tramite Booking.com ed Expedia. Certo! Una prima ministra così non può far notizia mentre si aggira per Firenze come una normale cittadina che si mette in coda per andare a visitare la Cupola del Brunelleschi;
– che dire poi della ministra svedese, Aida Hadzialic, che si è dimessa  scusandosi con i cittadini per aver bevuto due bicchieri, «uno di vino e uno di spumante» e fermata dalla polizia sul ponte che collega la Danimarca alla Svezia.
Ho scritto recentemente che in Italia manca la cultura della prevenzione e per curiosità sono andato a guardare come siamo messi in campo geologico, beh non ci crederete ma in Italia i dipartimenti di Scienze della terra sono passati dai 29 del 2010 agli 8 del 2016 (le 8 sedi rimaste sono: alla Federico II di Napoli, alla Sapienza di Roma e poi a Bari, Pisa, Firenze, Torino, Milano e Padova).
Questo il comunicato stampa emesso in proposito dal Consiglio Nazionale dei Geologi.
In Italia sono trascorsi ormai cinque giorni dalla tragedia e non si è ancora sentita una volta la parola “scusa” che dovrebbe essere pronunciata da coloro che avevano il compito ben preciso di vigilare sulla messa a norma degli edifici pubblici crollati miseramente.
Del resto cosa ci possiamo aspettare da una classe dirigente che esprime un Governo e dei ministri che vedono il terremoto come un’opportunità di ripresa economica, arrivando ad affermare come ha fatto il ministro delle infrastrutture Del Rio a Porta a Porta che : «Oggi l’Aquila è il più grande cantiere d’Europa».
Illustri economisti hanno da sempre sostenuto che quando si debba affrontare una grande crisi economica uno dei rimedi più efficaci sia quello di far nascere una guerra, ma questi illuminati non hanno tenuto conto che gli Italiani sono da sempre in guerra con una classe politica che è capace solo a promettere senza mai mantenere e far crescere a dismisura il debito pubblico per alimentare con le più svariate prebende  il proprio consenso elettorale.
A questo proposito è di questi giorni l’annuncio del super manager Marchionne che si è schierato per il SI al referendum, a che pro? Le aziende che dirige non sono più in Italia, lui abruzzese di nascita si divide tra la Svizzera, dove è domiciliato, e il Canada.
Da quello che leggo sui social (dove non penso scrivano solo i supporter del M5S) il vento sta cambiando, la gente è stufa di essere tartassata e chissà che l’ennesima tragedia ricaduta sulla pelle degli Italiani non li spinga a cambiare, a cercare di creare un’alternativa a una classe dirigente che giorno dopo giorno dimostra di essere sempre più lontana dai bisogni quotidiani di chi ha un’attività, di chi vive con una miseria di pensione, di chi è senza lavoro, di chi non riesce a pagarsi gli studi.
Basta con i politici nominati, ogni cittadino, ogni comunità dovrà avere il sacrosanto diritto di mandare in Parlamento la donna o l’uomo che sapranno portare avanti le aspettative del territorio che andranno a rappresentare, i parlamentari dovranno risiedere non solo nella regione di appartenenza ma nel collegio in cui si presenteranno.
Solo così si avrà la certezza che gli eletti se non faranno il loro dovere, alla prossima tornata elettorale potranno essere mandati a casa.

Nell’Italia a rischio terremoti manca la cultura della prevenzione

tricolore-mezz-astaSvegliarsi la mattina e apprendere dalla radio e dalla tv che un’ampia zona dell’Italia centrale è stata colpita nel cuore della notte dal terremoto è un qualcosa che ti mette tristezza e che ti porta a pensare nell’immediato, prima ancora di veder scorrere le immagini in tv, alla disperazione che sta avvolgendo gli abitanti di quelle zone che in pochi secondi hanno perso gli affetti più cari e i ricordi di una vita, e che attraverso i loro occhi realizzano da subito che per quanto accaduto non vi è più nulla da fare.
Sono momenti in cui va in scena una disperazione silenziosa che purtroppo nel nostro Paese torna a ripetersi ciclicamente (basta dare uno sguardo al sito dell’ INVG – Centro Nazionale Terremoti) specie lungo quella dorsale appenninica (dalla Garfagnana a Messina) che è tristemente nota come zona sismica.
Ti viene voglia di allargare le braccia per trasmettere in un ipotetico abbraccio tutta la tua solidarietà e commozione a queste persone che sono toccate da un dolore che credo possa essere definito “indescrivibile”.
Poi la mattinata scorre via e ti accorgi che mentre cerchi di fare il tuo lavoro con in sottofondo la radio accesa sulla diretta dalle zone terremotate, cominci a ragionare sul fatto che sono trascorsi 7 anni dal terremoto che devastò l’Aquila (che dista circa 40 km. in linea d’aria da Amatrice) e nulla o quasi è stato fatto da chi ha governato l’Italia in questi anni per impedire che una scossa di magnitudo 6 come quella avvertita ad Amatrice possa rendere del tutto inagibile il locale Ospedale (una struttura pubblica evidentemente non a norma).
Intanto dalla radio ti arrivano gli interventi della Presidente della Camera On.le Laura Boldrini e del responsabile nazionale della Protezione Civile Ing.Fabrizio Curcio che si rimpallano i complimenti, la Presidentessa per la professionalità messa in campo dagli operatori della Protezione Civile e il responsabile nazionale della Protezione Civile per aver da subito allertato il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri con competenze sull’evento sismico in modo da poter concertare un piano di interventi il più possibile armonico.
Leggi poi a ulteriore conferma della necessità di interventi di prevenzione su queste zone che proprio Amatrice e Accumoli furono rase al suolo o quasi nell’ottobre 1639 da un terremoto e allora, pur sapendo benissimo che i terremoti non sono prevedibili, ti sorge spontanea una domanda: per quale motivo in Italia terremoti di magnitudo 6 causano catastrofi mentre in altri paesi, quali ad esempio il Giappone, vengono poco più che avvertiti?
La risposta è semplicissima e si chiama “malapolitica”, quell’insieme di intrallazzi, immobilismo o peggio ancora di finanziamenti concessi e mai usati che hanno consentito in tutti questi anni a chi governa di tirare a campare senza mai affrontare in maniera seria un piano di interventi strutturali, di manutenzione ordinaria e di prevenzione nelle aree soggette a rischio sismico.
La “malapolitica” non ha colorazione ma è quella che in queste tragiche evenienze non fa mai mancare attraverso le più alte cariche istituzionali la propria solidarietà che puntualmente si traduce nella più classica delle frasi: “non vi lasceremo soli”.
Il Premier Renzi in conferenza stampa a Rieti ha assicurato che si comincerà a lavorare per la ricostruzione già da domani, peccato che durante il suo viaggio istituzionale non si sia spinto fino a L’Aquila e Onna dove avrebbe potuto constatare di persona a che punto sia la loro ricostruzione a 7 anni dal terremoto che le ha interessate.
Questa notte nelle tendopoli che verranno allestite migliaia di persone passeranno la loro prima notte all’addiaccio e credo che per molti di loro l’ultimo pensiero prima di coricarsi non sia quello di essere soli ma di non avere alcuna certezza di poter ritornare in tempi brevi alla normalità!

Buonanotte!

StampaAmatrice proprio in questa settimana si apprestava a fare festa e ad accogliere migliaia di turisti per la 50° edizione della Sagra degli spaghetti all’Amatriciana, piatto che l’ha resa famosa in tutto il mondo.

Credits photo:Ansa

Referendum dal #Ciaone alla vittoria di Pirro!

Vota-QualunquementeOltre 15,5 milioni di italiani hanno disatteso l’invito del Premier Renzi di recarsi al mare e di questo 32,1% del corpo elettorale l’85,8% (pari a 13.334.764 milioni di persone) ha votato SI.
Non è stato raggiunto il quorum necessario per rendere valido il Referendum ma a mente fredda, oggi si può dire che sarebbe stato difficile il contrario, non fosse altro per il fatto che:
– si è votato in una sola giornata
– il Governo non ha voluto accorparlo alle amministrative di giugno
– vi è stata una totale disinformazione da parte dei media e del servizio pubblico RAI verso questo appuntamento referendario.
Dalle rilevazioni fornite dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni), giusto per capire il livello di disinformazione che ha accompagnato questo Referendum, nel periodo 4-10 aprile 2016 i TG di RAI 1 hanno dedicato in totale all’argomento del quesito referendario in sette giorni solo 13 minuti e 28 secondi (meno di 2 minuti al giorno tra tutti i TG mandati in onda nell’arco dell’intera giornata).
Che dire poi del giornalista Gerardo Greco (conduce su RAI 3 il programma Agorà) che durante la puntata del 6 aprile, presente in collegamento Michele Emiliano presidente PD della Regione Puglia (uno dei principali promotori del referendum) ha affermato che: “si vota soltanto in alcune regioni, in otto mi sembra” e dopo la precisazione di Emiliano sul fatto che si trattava di un voto nazionale ha continuato così: ”si vota dappertutto in Italia, ma ovviamente sono interessate soltanto le regioni che lo hanno promosso… se io vivo in Valle d’Aosta delle trivellazioni in adriatico diciamo che poco mi interessa” (per la cronaca in Valle d’Aosta sono andati a votare il 34,02% dei cittadini, al pari di regioni come l’Emilia Romagna o le Marche).
Che sia stato un Referendum anomalo gli osservatori più attenti lo hanno capito e non poteva essere diversamente dal comportamento del Presidente della Repubblica che si è recato a votare intorno alle 20,30, quando al contrario i suoi predecessori (tranne una volta Scalfaro) in passato si sono presentati al seggio sempre di buon mattino; non bisogna essere degli esperti di comunicazione per capire che il modus operandi di Mattarella ha di fatto precluso l’eventuale effetto traino che avrebbe potuto avere la notizia del voto del Presidente nei TG delle ore 13.
Mattarella ha scelto di non voler dare un significato politico al quesito referendario, ma nella realtà già nel corso della giornata si è capito (grazie agli interventi fuori luogo di alcuni esponenti della segreteria del PD) che il Referendum era per il PD l’ennesima conta interna tra Renzi e la minoranza del suo partito.
La conferma di tutto ciò è venuta alle 23.08 quando il Premier Renzi da Palazzo Chigi ha commentato l’esito del Referendum rivolgendosi quasi esclusivamente a “quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche”.
Nel suo discorso farcito di tante baggianate degne del miglior “la qualunque” il Premier Renzi si è scagliato contro “una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale: vivono su Twitter e Facebook. Ma l’Italia è molto più grande, fuori dalle telecamere c’è un Paese che chiede concretezza” e ancora “Per settimane autorevoli ospiti si sono chiusi nei talk show, hanno teorizzato spallate, hanno ipotizzato crolli”.
Non ho avuto il piacere di poter esprimere con un voto la legittimazione della carica che ricopre il Premier Renzi, ma sentito il discorso di ieri sera sono sempre più convinto che Renzi stia usando la sua carica per fare pulizia all’interno del suo partito e francamente trovo irrispettoso verso i cittadini che un Premier vada in conferenza stampa dopo l’esito di un Referendum per fare la lista dei cattivi tra i Presidenti di Regione del suo partito, quasi fosse l’ennesima resa dei conti all’interno del PD.
Che Renzi non sia credibile, lo si capisce dalla boutade di scagliarsi contro chi sta tutto il giorno su Twitter e Facebook, che detto da uno che sui social ha lanciato addirittura l’hastag #MatteoRispode con tanto di diretta in contemporanea su entrambi i social, sa un po’ di presa in giro!
Che dire poi del comportamento dell’onorevole Ernesto Carbone che a votazione aperta alle 15.12 ha sentito il bisogno di salutare quanti avevano esercitato il loro diritto di voto o stavano per farlo con il seguente tweet: “Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare. #ciaone”, per la cronaca questo personaggio fa parte della I Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati oltre che essere un componente della segreteria del PD.
Qualche ora prima il vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, appena resi noti i dati del Ministero in merito all’affluenza delle 12 se ne è uscito con questa dichiarazione: : “I dati che ci giungono dalla Rete del Pd che segue l’andamento dell’affluenza ai seggi sono in linea, anzi direi addirittura meglio, con le nostre aspettative. Aspettiamo chiaramente i dati ufficiali del Viminale, ma per quanto è in nostro possesso lo possiamo fare con assoluta serenità. Comunque per una valutazione complessiva del risultato parlerà a urne chiuse il nostro segretario”.
Non poteva mancare per chiudere al meglio le esternazione dei dirigenti del PD il tweet della ministra Boschi che alle 23.51 scrive: “Questo Governo è più forte dei sondaggi, dei talk e delle polemiche #avantitutta” che scritto da lei che nel Porta a Porta di martedì 5 aprile ha avuto come ospite nientemeno che Bruno Vespa è tutto dire!
Quasi mai nell’immediatezza dell’esito elettorale si ha la prontezza di passare sotto la lente d’ingrandimento il responso che viene dalle urne e talvolta ci si limita a prendere per buone alcune dichiarazioni rilasciate a caldo dai leader dei vari partiti, una su tutte quella di Renzi che in conferenza stampa ha parlato dei lavoratori delle piattaforme come i veri vincitori di questa consultazione popolare, invitando a brindare con le donne e gli uomini di Ravenna (un territorio che si è sempre distinto per affluenza) dove si è registrato un dato al di sotto della media nazionale.
A bocce ferme andando a vedere i dati delle Elezioni Regionali in Emilia Romagna del 23 novembre 2014 si scopre che in provincia di Ravenna :
– su 303.931 elettori sono andati a votare in 125.284 pari al 41,31%
– la lista del PD ha ottenuto 56.420 voti
Mentre per il Referendum di ieri è successo che:
– su 294.249 elettori sono andati a votare in 84.131 pari al 28,59%
– hanno votato SI 58.532 persone (70,60%) e NO 24.298 (29,40%)
Non è difficile ipotizzare che coloro che hanno votato SI sono +2.100 rispetto a quanti votarono PD nel 2014.
Se poi si vanno a guardare i dati della Camera del 2013 e delle Europee del 25 maggio 2014 si scopre che:
– nel 2013 alla Camera su 46.905.154 elettori sono andati a votare in 35.270.926 pari al 75,20%
– nel 2104 alle Europee su 49.256.169 elettori sono andati a votare in 29.908.004 pari al 58,69%
– la lista del PD ha ottenuto 8.646.034 voti pari al 25,43 alla Camera 2013
– la lista del PD ha ottenuto 11.172.861 voti pari al 40,82% alle Europee 2014
Mentre per il Referendum di ieri:
– su 50.675.406 elettori sono andati a votare in 15.806.788 pari al 31,19%
– hanno votato SI 13.334.764 elettori che sono quasi 5 milioni di voti in più rispetto ai voti del PD del 2013 e 2,2 milioni in più rispetto a quelli del 2014.
Considerato che per il referendum costituzionale previsto per il prossimo mese di ottobre non sarà richiesto il quorum credo che il risultato di ieri possa essere considerato per Renzi & company una vittoria di Pirro, perché se è vero che il referendum non è passato è altrettanto vero che su un tema non del tutto accattivante le opposizioni hanno saputo mettere in fila oltre 13 milioni di #staiserenomatteo ai quali mi auguro si aggiungeranno anche quelli di quanti quotidianamente si lamentano che l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!
La prossima volta non ci saranno alibi, tutti quanti avremo ben chiaro il motivo per cui saremo chiamati alle urne: dare il nostro voto a Renzi o mandarlo a casa!

Referendum-Ernesto-Carbone

Referendum-Maria-Elena-Boschi

Referendum-Renzi-twitter

Attenti a quei due! Per loro il Referendum è una bufala

Referendum-Vota-SI-24Certo che noi italiani siamo proprio fortunati ad avere un Presidente del Consiglio, il Premier Renzi, che bolla come una “Bufala” il Referendum del 16 aprile e un ex Presidente della Repubblica (ora “emerito”) che rincara la dose definendolo “un’iniziativa pretestuosa” invitando di fatto gli italiani a non andare a votare!
Sarebbe troppo facile liquidare le esternazioni dei due compagni di cordata, che buttarono giù dal burrone il buon Letta, come le dichiarazioni di due politici non interessati al quesito referendario, e no!
Renzi al di là della sua carica di segretario del PD è il Presidente del Consiglio, il capo di quel governo che sta governando il paese ed è inaccettabile che un capo di governo inviti il popolo a disertare le urne, mentre al contrario il Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi invita ad andare a votare.
Napolitano da par suo non è una novità che consideri il ricorso al voto popolare un rischio, del resto nel corso del suo mandato ha sempre preferito ricercare accordi di Palazzo con i quali ha di fatto imposto scelte politiche che andavano ben oltre i suoi compiti istituzionali, per cui oggi da lui ci si aspettava più che un accorato appello a non andare a votare una serena autocritica sugli esiti a cui ha portato la sua presidenza; credo comunque che quest’ultima esternazione del “Presidente emerito” possa considerarsi una sorta di mesto commiato dalla vita politica.
La consultazione popolare di domenica costerà alle casse dello Stato dai 350 ai 400 milioni di euro (a Milano la macchina organizzativa costerà quasi 5 milioni, mentre per Roma ci vorranno non meno di 17 milioni) e gli uomini che rappresentano le istituzioni che fanno? Invitano gli italiani a non andare a votare!
Il segretario del PD Renzi, dimentica o meglio fa finta di non ricordare che il Referendum di domenica è l’unico rimasto in campo dei sei quesiti referendari sulla ricerca e l’estrazione degli idrocarburi in Italia promossi nel 2015 da dieci consigli regionali (Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna,Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) di cui ben otto governati dal centro sinistra. L’Abruzzo si è poi ritirato dalla lista dei promotori.
Renzi invita a non andare a votare ma i Giovani Democratici di Basilicata, Puglia, Abruzzo, Calabria e Molise fanno cartello insieme e invitano alla partecipazione per un’Italia che guarda avanti!
Il Premier e il suo cerchio magico si affannano a ricordare che l’astensione è comportamento legittimo, e lo fa pure la vice segretaria del PD Serracchiani che il 21 gennaio 2012 postava un twitter che recitava:Oggi a Monopoli ho partecipato alla manifestazione per la difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni petrolifere”.
Sarebbe troppo facile tirare in ballo la recentissima vicenda di “trivellopoli” che ha visto come protagonista l’ex ministra Guidi e il suo compagno per avere un motivo in più per andare a votare domenica, ma credo che quel twitter di quattro anni fa della Serracchiani, oggi totalmente sconfessato sia molto di più che un invito ad andare a votare SI.

Spray Corpo Profumati

Serrachiani-twitter-Monopoli

Chissà chi lo sa? Siamo in guerra o no!

Pray-belgique-tin-tinNegli anni’70 il sabato pomeriggio RAI 1 mandò in onda un fortunatissimo programma per ragazzi che si chiamava “Chissà chi lo sa?” condotto da Febo Conti per la regia di Cino Tortorella (quello che si travestiva da Mago Zurlì per presentare lo Zecchino d’Oro), nel programma due scuole medie si scontravano a suon di domande basate su indovinelli e cultura generale.
Se il programma fosse ancora in onda ai giorni nostri, credo che gli alunni delle medie non avrebbero alcuna difficoltà a rispondere “Si” a una domanda volta a chiedere se l’Europa sia o meno in guerra, non fosse altro per le immagini di terrore e sangue che dall’inizio del 2015 a intervalli ormai quasi costanti scorrono sugli schermi delle Tv di casa.
Peccato che gli adulti e tra questi quelli che si sono assunti l’onore e l’onere di guidare il nostro Paese alla stessa domanda rispondano da mesi a questa parte in maniera evasiva o per buttarla in ridere (mentre in realtà c’è solo da piangere) alla maniera di Razzi (quel senatore che ha fatto la fortuna, artisticamente parlando di Crozza): “ beh, non penso proprio!”.
Sveglia! Quello che è successo questa mattina a Bruxelles, ma prima ancora in Francia e in Turchia è l’ennesimo messaggio forte e chiaro: l’Europa è in guerra e l’Italia almeno che non voglia trasferirsi armi e bagagli su Marte c’è dentro fino al collo!
La domanda che viene spontanea rivolgere a chi di guerra deve ragionare e quindi Governo, Presidente del Consiglio, Ministro della Difesa, Ministro dell’Interno, Ministro degli Esteri è di una semplicità disarmante: cari signori, vi siete resi conto che i terroristi hanno cambiato strategia e non rivolgono più le loro attenzioni “al tritolo” alle sedi istituzionali o alle alte personalità che le governano ma stanno facendo la guerra al popolo: a chi prende la metropolitana per andare a lavorare, un aereo per andare in vacanza o cena al ristorante con gli amici o la famiglia.
E voi cosa pensate di fare? Volete trattare con i terroristi? Fatelo, al più presto e bene! Non volete trattare? Allora non vi resta che combatterli, ma come? Mandando in avanscoperta dei droni?
Vi è sufficientemente chiaro che quella che stiamo vivendo è una guerra anomala perché il terrorismo è un fenomeno capace di sfuggire anche al più sofisticato sistema di sicurezza, e la riprova la si è avuta questa mattina nell’aeroporto di Bruxelles che è tra i più sicuri al mondo.
I carri armati o gli aerei super tecnologici possono servire per combattere e distruggere le loro roccaforti, là dove nasce il tutto, ma in Europa la guerra da combattere è qualcosa di più sottile e subdola, perché il nemico primario è la mente umana, che talvolta volteggia fino a quando non trova pace in una cintura esplosiva.
Qualcuno ci ha messo in testa che dobbiamo salvare il mondo, esportando la democrazia in ogni angolo del pianeta, ma siamo così tanto sicuri di riuscirci visto che gli stessi USA a quanto par di capire non hanno nessuna intenzione di imbarcarsi in un’altra guerra di Medio Oriente.
E se invece cominciassimo a guardare dentro i nostri confini, pensando magari a come rendere più sicuro il nostro Paese e di concerto l’incolumità dei suoi abitanti?
Qualcuno si indigna quando si parla di chiudere le frontiere, perché un Paese democratico non può rifiutarsi di accogliere chi è in difficoltà, ma alle difficoltà degli italiani chi ci pensa?
L’Europa no di sicuro, anzi fino ad oggi ci ha solo creato difficoltà, bacchettandoci e imponendoci direttive che vanno contro gli interessi economici dei cittadini e delle aziende italiane ( penso soprattutto al comparto agricolo, dove si è arrivati a non poter più commercializzare i prodotti della nostra terra per far posto a quelli imposti dalle dinamiche di mercato europee: agrumi, pomodori, olio, ecc.).
Mentre il premier Renzi twitta “col cuore e con la mente a Bruxelles” è sacrosanto che il cuore di tutti, non solo il suo, abbia avuto un sussulto al cospetto dell’ennesimo massacro, credo però che la mente di chi ha la responsabilità delle sorti del proprio Paese e dei suoi abitanti dovrebbe darsi delle priorità ben precise che non riguardino: centri accoglienza, moschee, e quant’altro ma unicamente la tutela del popolo italiano da chi lo sta chiamando in guerra!

brussels10

La tragedia dell’Erasmus e il saper tacere

Erasmus-lutto-FBLa morte di una persona cara è qualcosa che lascia senza parole, sempre, e a maggior ragione quando ad andarsene sono delle giovani vite che vengono strappate senza un perché al loro futuro e all’amore delle loro famiglie.
Genitori straziati, amici increduli che hanno visto partire queste ragazze per mettersi alla prova, per imparare, per crescere, in quella che per alcune di loro era la prima esperienza all’estero, e che oggi si ritrovano a doverle riportare a casa in una bara.
In queste ore si è letto e sentito di tutto al riguardo, un mucchio di retorica inutile e dannosa, perché trasformare queste povere ragazze nelle “figlie migliori di questa Europa” è qualcosa di incomprensibile, perché si tratta di un gravissimo incidente stradale che sarebbe potuto accadere a un pullman di turisti, di pellegrini o di tifosi.
Il lutto non può che essere nazionale e ciascuno di noi nel momento che ha appreso la notizia ha sentito un sentimento di scoramento e di impotenza, rimanendo per un attimo in silenzio perché in questi momenti non si possono trovare le parole per giustificare e dare un senso a quanto è accaduto.
Invece chi di mestiere fa politica e quindi vive di consenso ( in un Paese dove ormai più della metà degli aventi diritto non vanno a votare) si è buttato a pesce sul tragico avvenimento: qualcuno ha tirato in ballo l’Europa migliore (quella che a conti fatti non è in grado di mettere d’accordo 28 paesi), altri hanno rinviato la direzione del PD in segno di lutto e prontamente c’è chi ha polemizzato sul rinvio affermando che il buon Renzi si è fatto due conti (è il caso del tweet lanciato dalla bersaniana Geloni), altri hanno postato un video che spiegava la dinamica dell’incidente rimandando a inserti pubblicitari.
Tutti, nessuno escluso credo che abbiano perso l’occasione più consona in questi momenti, quella di saper tacere!

Renzi & Boschi : l’Italia giusta siamo noi!

Fragranze White Musk

Boschil'ItaliagiustaIl Premier Renzi non trova di meglio che correre in soccorso della regina della Leopolda ( forse sarebbe il caso di dire ex-regina, vista la fugace apparizione nella sesta edizione appena conclusa) caduta nelle grinfie dei malpensanti e di tutti quei giornalisti che hanno avuto l’ardire di sottolineare le non poche “strane” coincidenze emerse nel momento in cui il Governo ha messo mano al decreto salva banche, non da ultimo lo scrittore Saviano che da luce quando criticava Berlusconi è diventato oggi per Renzi & company qualcosa del tipo : «per un bravo scrittore perdere la creatività è terribile, Saviano riponga il mattarello».
La vicenda è ormai di dominio pubblico non fosse altro per il fatto che a fare le spese della mala gestione della Banca Etruria sono tutti quei piccoli e medi risparmiatori che fidandosi sulla parola del funzionario di riferimento della propria filiale hanno perso tutti i loro risparmi.
Il padre della ministra, Pierluigi Boschi è stato Consigliere di Amministrazione di Banca Etruria dal 3 aprile 2011 e Vice presidente dal maggio 2014 (giusto tre mesi dopo l’insediamento del Governo Renzi) fino a quando la banca è stata commissariata (nella stessa banca hanno lavorato il fratello della ministra, Emanuele e la di lui moglie Valentina).
Nel 2012 e nel 2013 la Banca d’Italia a seguito di due ispezioni ha multato Banca Etruria per 2,54 milioni di euro e tra coloro a cui era rivolta la sanzione figura anche Pier Luigi Boschi a cui gli ispettori di via Nazionale infliggono una multa di 144mila euro per “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza”.
Sembrerebbe che il padre della Boschi abbia detto in questi giorni di logoramento poltico di essersi impegnato a fare tutto il possibile per cercare di salvare la banca dal dissesto, ma nel periodo 2013/14 quando la banca è già attenzionata da Bankitalia il consiglio di amministrazione spende in consulenze oltre 15 milioni di euro, mentre negli ultimi cinque anni consiglieri e sindaci ricevono emolumenti per oltre 14 milioni di euro mentre la banca arriva a cumulare perdite per oltre 300 milioni a cui vanno a sommarsi altri 500 milioni prima del de profundis.
Se come sostiene qualcuno l’affossamento della banca è dovuto in buona parte ai “crediti malati” non si capisce per quale motivo su oltre 1600 dipendenti della banca solo 19 siano stati utilizzati come addetti al recupero dei crediti!
Ma c’è di più, sembrerebbe come rivela il Sole24Ore che 13 ex amministratori e 5 sindaci della banca di fatto prestavano i soldi a loro stessi (198 posizioni di fido per un importo totale di 185 milioni) e di questi soldi ben 90 milioni sono finiti tra i prestiti in incaglio o in sofferenza e coincidenza delle coincidenze chi lavorava nell’ufficio incagli di Banca Etruria se non Emanuele Boschi, il fratello della ministra.

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Renzi da par suo si è buttato a pesce sulla vicenda tentando dapprima di scaricare ogni responsabilità sulla Commissione Europea dicendo che le regole delle banche adesso le decide l’Europa, ma il commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill non ci ha messo molto a chiarire che: “esistono alcune banche che vendevano alla gente prodotti inadatti e questo ha avuto conseguenze personali per alcune persone in Italia, ma è il governo italiano a essere alla guida del processo di salvataggio delle 4 banche italiane e sono quindi del Governo italiano le responsabilità inerenti al provvedimento emanato”.
E così il buon Renzi corregge il tiro e afferma che : “Il Governo italiano quando ha visto che quattro banche rischiavano di chiudere e rischiavano di perdere migliaia di posti di lavoro e i soldi dei contribuenti è intervenuto e sono molto lieto delle misure che ha preso perché ha salvato i soldi dei conti correnti e i posti di lavoro” (anche i posti di lavoro di chi ha truffato i propri clienti) e aggiunge di essere favorevole all’apertura di una commissione di inchiesta parlamentare su ciò che è avvenuto nel sistema bancario italiano ed europeo negli ultimi 15 anni.
Peccato che in questi giorni la Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, presieduta dall’On.le Fioroni e nata dall’esigenza di fare luce sugli aspetti non ancora chiariti della tragica vicenda ha depositato il testo della relazione sui primi 12 mesi di attività impiegati per far luce su un fatto accaduto 37 anni fa!
Questo giusto per capire cosa significhi nel nostro paese aprire una commissione di inchiesta parlamentare!
Ma intanto la polemica politica aumenta giorno per giorno dopo il suicidio di un pensionato che ha perso 110mila euro in obbligazioni subordinate presso la Banca Etruria e il Premier in questo frangente riesce a dare il meglio di sé affermando che: “Non sono abituato a strumentalizzare la vita e la morte di alcune persone. Il governo esprime il proprio dolore e fa le condoglianze alla famiglia dell’uomo che si è tolto la vita dopo aver perso i suoi soldi ma è al lavoro per trovare soluzioni”.
Ma Renzi si sa, predica bene ma razzola male e infatti mentre stava tenendo il suo discorso alla chiusura della Festa dell’Unità di Milano (domenica 6 Settembre 2015) sul palco alle sue spalle capeggiava a mo’ di poster l’immagine terrificante del povero bimbo siriano Aylan.
La ministra Boschi da par suo ha dichiarato di “non accettare lezioni di moralità da nessuno” perchè il Governo “non fa favoritismi o leggi personali”   e “sul piano politico non c’è nessun disagio perché il nostro governo è intervenuto per evitare che quattro banche chiudessero. Queste quattro banche avranno un futuro ridimensionato, ma avranno un futuro. Abbiamo fatto quello che ritenevamo giusto e potevamo fare”.
Peccato che nel decreto salva banche licenziato dal Governo Renzi si consentano azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori solo con l’autorizzazione del commissario della società e come ricorda “La Stampa” di sabato 12 dicembre 2015, l’articolo 35 del decreto che ha recepito la direttiva del bail-in recita: «L’esercizio dell’azione sociale di responsabilità e di quella dei creditori sociali contro i membri degli organi amministrativi e di controllo e il direttore generale (…), spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d’Italia», il che tradotto in termini pratici vuol dire che i truffati che volessero avviare eventuali azioni di risarcimento per le responsabilità degli amministratori non potranno farlo senza ottenere in via preventiva il benestare dei commissari, del comitato di sorveglianza e di palazzo Koch (della serie, campa cavallo che l’erba cresce).
Sempre la ministra Boschi, in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa che la vede tra le protagoniste del libro stesso, ha dichiarato: “Mio padre è una persona perbene e se sento del disagio è verso di lui e la mia famiglia, se mio padre è finito nelle cronache, è perché è mio padre e mi spiace. Ma lo conosco, conosco la mia famiglia e affronteremo questo momento”.
Forse sarebbe opportuno che la ministra Boschi indipendentemente da come andranno a finire le mozioni di sfiducia presentate in Parlamento dalle opposizioni nei suoi confronti e del Governo Renzi sentisse la responsabilità come esponente di quella nuova classe politica che avanza di rispondere insieme al suo babbo a poche e semplici domande per togliere d’impaccio lei e tutta la sua famiglia e per dimostrare agli Italiani che lo slogan di cui si fa forza il suo partito “Pd – l’Italia giusta!“ non diventi l’ennesima barzelletta a cui ci ha abituato chi fa politica in Italia!
Queste le domande:
– Il Sole24Ore riporta che negli ultimi 5 anni i 13 ex amministratori e i 5 sindaci di Banca Etruria si sono assegnati compensi per oltre 14 milioni di euro: quanti di questi 14 milioni sono stati pagati a Pierluigi Boschi?
– Sempre secondo il Sole24Ore gli amministratori di Banca Etruria si sono concessi fidi per 185 milioni, quanti di questi soldi sono andati a società riconducibili alla famiglia del ministro Boschi?
– I crediti in incaglio o sofferenza in capo ad amministratori e sindaci di Banca Etruria valgono 90 milioni di euro (fonte: Sole24Ore): quanti di questi 90 milioni sono dovuti da Pierluigi Boschi?
– I crediti in sofferenza o incaglio di Banca Etruria ammontano a 3 miliardi: quanti di questi 3 miliardi di crediti in sofferenza o incagliati sono stati concessi a società amministrate da Pierluigi Boschi o da altri famigliari di esponenti del governo, compreso il Premier Renzi?
– Nel biennio 2013/14, sono stati spesi in consulenze da Banca Etruria ben 15 milioni di euro attraverso “incarichi che vengono forniti sulla stessa materia a diversi professionisti”: quanti di questi 15 milioni sono stati assegnati a familiari o amici del ministro Boschi?

Se può essere d’aiuto per invogliarla a rispondere non sarebbe male che la ministra Boschi si rivedesse il filmato delle dichiarazioni da lei rilasciate nella trasmissione Ballarò nel novembre 2013 in occasione della vicenda che portò alle dimissioni della ministra Cancellieri ( per una telefonata fatta o ricevuta).
Ho letto infine che la città di Arezzo si sarebbe stretta intorno alla sua ministra e alla famiglia Boschi ben voluta da tutti e non mi capacito come alle recenti elezioni comunali del 15 giugno 2015 il candidato Sindaco Matteo Bracciali sostenuto dal Pd e dalla ministra sia stato battuto al ballottaggio da Alessandro Ghinelli sostenuto dal Centro-destra.
Fatto questo che ha riconsegnato alla destra la città di Arezzo dopo 10 anni di governo della sinistra e chissà se nel segreto delle urne nel momento di vergare la scheda a qualcuno il pensiero non sia andato agli amici degli amici di Banca Etruria!
Che sia un’altra l’Italia giusta!

Questo l’intervento della ministra Boschi a Ballarò nel novembre 2013

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