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Senza parole!

Ho viaggiato su questo ponte migliaia di volte quando lavoravo a Genova, code interminabili, traffico impressionante, una manutenzione continua con cantieri sempre aperti nel corso degli anni … ma oggi nel 2018 in Italia si muore ancora per l’imperizia di qualcuno e come al solito verremo inondati da un fiume di parole che non serviranno a lenire il dolore di quanti hanno perso i loro cari
E’ venuta giù l’intera campata centrale di una struttura costruita negli anni sessanta e dopo un’ora dalla tragedia è partito puntuale il solito ritornello relativo alla mancata manutenzione e prevenzione!
Gente che non fa che parlare da anni di grandi opere e poi non si riesce a mettere in sicurezza opere vetuste e oberate da carichi di traffico impressionanti!
Senza parole!

I have traveled on this bridge thousands of times when I was working in Genoa, endless queues, impressive traffic, constant maintenance with building sites always open over the years … but today in 2018 in Italy you still die from someone’s inexperience and as usual we will be inundated by a river of words that will not serve to soothe the pain of those who have lost their loved ones
The entire central span of a structure built in the sixties has come down and after one hour from the tragedy the usual refrain on the lack of maintenance started on time!
People who do nothing but talk about years of great works and then you can not secure old works and overloaded with loads of impressive traffic!
Without word!

 

Diamo una mano al pesto genovese

Il più classico dei condimenti liguri “ il pesto alla Genovese” che ha portato il sole nei piatti non solo dei liguri ma di tutto il mondo è oggetto di una campagna promozionale lanciata dalla Regione Liguria per sostenere la candidatura di questa antica modalità di preparazione del pesto genovese a Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.
La campagna durerà una settimana e i cittadini potranno firmare i moduli a sostegno della candidatura Sabato 17 marzo a Genova in piazza De Ferrari e nei nove Municipi e da domenica 18 marzo in tutti i 233 restanti comuni della Liguria.
Se vi piace il pesto, se lo usate per condire la vostra pasta potete condividere le vostre foto su Instagram utilizzando l’hastag #orgogliopesto non dimenticando di scrivere da quale parte del mondo postate la vostra foto.
E’ un S.O.S. quello lanciato dal pesto genovese,dopo aver portato il sole sulle vostre tavole per tanto tempo ora vi chiede una firma per farlo entrare a imperitura memoria nella storia.

 

Support pesto genovese
The most classic of Ligurian condiments “il pesto alla Genovese” which brought the sun into the dishes not only of the Ligurians but of the whole world is the subject of a promotional campaign launched by the Liguria Region to support the candidacy of this ancient method of preparing “pesto alla Genovese” for UNESCO’s Intangible Heritage.
The campaign will last a week and citizens will be able to sign the forms to support their candidature on Saturday, March 17 at Genoa in Piazza De Ferrari and in the nine Municipalities and from Sunday 18 March in all 233 remaining municipalities of Liguria.
If you like pesto, if you use it to season your pasta you can share your photos on Instagram using the hashtag #orgogliopesto not forgetting to write from which side of the world you post your picture.
It is a S.O.S. the one launched by “pesto alla Genovese” after bringing the sun to your tables for a long time now it asks for a signature to make it enter imperishable memory in history.

25 settembre 1896 – 120 anni fa nasceva Sandro Pertini

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pertini16In queste ore Savona e la Liguria celebrano i 120 anni della nascita di Sandro Pertini, un uomo che ha fatto della sua coerenza una ragione di vita.
Il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani ha contribuito, a dispetto di quei pochi che lo definirono populista, a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni e a trent’anni dalla fine del suo mandato tantissimi italiani lo ricordano con affetto e non dimenticano quello che lui era solito dire: “Io credo nel popolo italiano”.
Sandro Pertini a vent’anni dalla sua scomparsa, al di là della doverosa commemorazione del suo genetliaco ( qui il programma relativo a Sandro Pertini … uno di noi) non dovrebbe essere visto come il passato ma bensì come il futuro a cui una classe politica sempre più scadente dovrebbe ispirasi per riportare i cittadini a credere in quelle Istituzioni che troppo spesso in questi anni sono state squassate da corruzione, malaffare e da giochi di potere che ben poco hanno a vedere con i problemi che i cittadini si trovano a dover affrontare, giorno dopo giorno.
Sandro Pertini in una intervista rilasciata a Oriana Fallaci nel 1973 si disse amareggiato perché vedeva anche nel suo partito politici che guardavano solo ai propri interessi , che erano in mezzo ad episodi di corruzione e concludeva dicendo: ma io mi sono battuto per tutto questo?
Di lui ricordo due episodi che fotografano in maniera netta quello che lui intendeva per “fare politica” :
– Quando da Presidente della Camera dei Deputati nel 1974 si rifiutò di firmare il decreto di aumento dell’indennita’ ai deputati, dicendo a chi gli sottoponeva il documento per la firma :“Entro un’ora potete eleggere un’altro presidente della Camera, ma io con queste mani non firmo”.
– Uno stralcio dell’intervista rilasciata a Nantas Salvalaggio e pubblicata sulla ‘ Domenica del Corriere’ il 10 marzo del 1974 : “Il problema a mio parere è semplice: non c’ è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Ma non ti rendi conto, m’ ha rimproverato uno, che qui crolla tutto, è in gioco l’ intero sistema? Il sistema? dico io: ma io me ne infischio del sistema, se dà ragione ai ladri. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. E io, neppure. Ho già detto alla mia Carla: tieni pronte le valigie, potrei piantare tutto”.
Un uomo integro, tutto d’un pezzo che amava girare a piedi per Roma tra la gente senza nessun tipo di protezione e quando gli veniva assegnata la scorta  nei viaggi istituzionali cercava sempre di imboscarsi, durante le visite alle città, per eluderla.
Un po’ come l’attuale presidente Mattarella che è giunto a Savona per commemorarlo in una città blindata e con un codazzo di 14 auto al seguito, che hanno reso off limits tutta l’area antistante l’Hotel dove ha pernottato.
Non mi stancherò mai di ricordare il tragico caso della ministra degli esteri svedese Anna Lindh che nel 2003 a soli 46 anni di età venne uccisa da uno squilibrato mentre faceva la spesa da sola in un supermercato di Stoccolma.
In Italia nonostante le slide e i tanti pronunciamenti del Premier Renzi volti a ridurre le auto blu, quando si muove l’ultimo dei sottosegretari non lo fa mai da solo ma con almeno due macchine di scorta oltre la sua, in fondo l’Italia per quelli della casta è o non è il #paesedeibalocchi!

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Credits: some pictures ANSA

29° Mostra dall’A alla ZUCCA – Murta, Val Polcevera

zucca_murtaMurta in Val Polcevera si appresta ad ospitare la 29° edizione della Mostra dall’A alla ZUCCA, che quest’anno avrà come tema: Zucche EXPO. Gustose, semplici e salutari ricette della tradizione.
Nei due weekend dedicati ai festeggiamenti in onore di San Martino (7, 8 e 14, 15 novembre 2015) gli amanti dei sapori e della zucca in particolare avranno la possibilità di partecipare a un evento in cui gli stand gastronomici proporranno piatti a base di zucca secondo la Tradizione del Ricettario di Murta ( ricettario che sarà disponibile presso gli stand).
Torte, panini dolci, ravioli ripieni, marmellata, e la buonissima grappa di zucca vi aspettano per un pranzo all’insegna della zucca, il tutto innaffiato da un ottimo vino bianco novello.
Durante la Mostra verranno premiate:
la Zucca più grossa
la Zucca più lunga
la Zucca più strana
la Zucca più bella
La Zucca più strana e la Zucca più bella saranno determinate in base alla votazione da parte dei visitatori.

Orari della Mostra
Sabato 07 Novembre dalle ore 10.30 alle ore 18.00
Domenica 08, sabato 14 e domenica 15 novembre dalle ore 9.00 alle ore 18.00

Per maggiori informazioni:
http://www.murtaezucche.it

Pagina Facebook della Mostra della Zucca Murta

Dal Ricettario di Murta, la ricetta della Torta di Zucca alla Murtese

ricettarioMurtaIngredienti:
1 Kg di Zucca trombetta
150 g di farina
75 g di polenta
mezzo litro di latte
panna liquida a piacere
sfoglia salata, sale

Preparazione:
Lessare la zucca in poca acqua e quindi strizzarla, aggiungere farina, polenta, latte, mezza dose di panna e salare a piacere.
Foderare una teglia ben oliata con una sfoglia salata, versarvi il ripieno e al di sopra la panna rimasta, quindi infornare in forno pre-riscaldato a 180 gradi per 40 minuti.

Come arrivare a Murta

in auto
uscendo dal casello autostradale di Genova Bolzaneto, dirigersi verso Pontedecimo percorrendo il cavalcavia per Via Romairone, quindi seguire direzione mare; all’altezza della stazione ferroviaria è presente la deviazione per il paese (percorso di circa 2 Km).
Provenendo dal centro di Genova dirigersi verso Bolzaneto quindi, una volta giunti sul lato sinistro del torrente Polcevera, seguire le indicazioni all’altezza della stazione ferroviaria – ponte di San Francesco;

in autobus-treno
linea urbana AMT numero 74, il cui capolinea di Bolzaneto si trova nelle immediate vicinanze della fermata dei mezzi pubblici provenienti dal centro città e della stazione ferroviaria di Bolzaneto;

a piedi
da Bolzaneto percorrendo le caratteristiche mattonate, in circa 20-30 minuti.

Bocciata #labuonapolitica di Renzi e del suo governo

bocciatoI risultati delle regionali di ieri nelle sette regioni chiamate al voto saranno ricordate per la Caporetto rimediata dal PD in Veneto e in Liguria, due regioni in cui il Premier Renzi e le sue ministre si sono spesi all’inverosimile in campagna elettorale per sostenere le due candidate Moretti e Paita.
Oggi a disfatta avvenuta, nel PD le voci parlanti del cerchio magico vicino a Renzi ( i vari Orfini, Guerini, Rosato e Serrachiani ) minimizzano dicendo che in fondo si tratta pur sempre di elezioni a valenza regionale e non politica, dimenticando che giusto in Veneto il Premier Renzi aveva promosso la candidatura della Moretti con un video in cui la scarrozzava in una macchina con lui alla guida e il messaggio lanciato era piuttosto chiaro: lei governerà il Veneto ma alla guida ci sono io!
A Renzi si sa non piace perdere e così non ha trovato di meglio che volare questa mattina di buon’ora in Afghanistan per evitare di dover commentare un risultato elettorale che vede lui e il suo governo ampiamente bocciato!
Il primo dato contro Renzi è che l’astensione dalle urne anziché diminuire è aumentata passando dal 64,13% delle regionali 2010 e dal 58,69% delle europee del 2014 al 53,90% di ieri, risultato che indica che ha votare non è andata la metà degli italiani chiamati alle urne.
Ma non era lui ad aver lanciato l’hastag #labuonapolitica che aveva lo scopo di riavvicinare al voto gli italiani, non era lui quello che si era detto convinto di andare a pescare con il Partito della nazione nell’elettorato del centro destra e del movimento 5 stelle? Beh da quello che si è visto al suo PD la missione non è riuscita per nulla ma anzi il PD rispetto alle elezioni europee dello scorso anno, quelle per intenderci con cui Renzi si era fatto Re forte del 40% raccolto, perde voti ovunque, non solo nelle regioni perse ma anche e soprattutto in quelle vinte.
Ieri sera Orfini, presidente del PD, imprudentemente si è lasciato andare a un euforico “abbiamo vinto”, ma forse si riferiva alla partita che stava giocando alla playstation con il Premier Renzi, perché a ben vedere i risultati ottenuti dalla lista PD in tutte e sette le regioni fanno registrare un calo di voti che ridimensiona totalmente il risultato delle europee e fa pensare che il PD sia tornato ai livelli di quando il partito era gestito da chi Renzi ha voluto rottamare.

A proposito di rottamazione c’è un aspetto molto interessante sul voto in Campania che fa capire come il Renzismo di fatto non abbia nulla di diverso rispetto al modo di fare politica della classe dirigente che l’ha preceduto; Renzi da una parte parla di rottamazione e dall’altra riesuma nientemeno un personaggio come Ciriaco De Mita che seppur con un modesto 2,34% del suo UDC consegna di fatto la vittoria a De Luca (disattendendo al fotofinish un accordo già siglato con Caldoro)  e quindi al PD di Renzi! ( De Luca 41,14 – 2,34= 38,80 * Caldoro 38,38 + 2,34= 40,72 ).
Vediamo nel dettaglio i risultati ottenuti dalla lista PD nelle sette regioni chiamate al voto:
LIGURIA
Il centrodestra ha vinto ottenendo con Toti il 37.71% mentre la candidata del PD Paita ha ottenuto il 27.83%.
La lista PD ha ottenuto il 25.63% (138.590 voti) contro il 28.35% (211.500 voti) delle regionali del 2010 e il 41.67% (323.728 voti).
In pratica il PD perde 73.000 voti rispetto al 2010 e 185.138 rispetto al 2014.
VENETO
Il centrodestra ha vinto ottenendo con Zaia il 50.08% mentre la candidata del PD Moretti ha ottenuto il 22.74% – un risultato con cui per dirla alla Renzi il presidente uscente Zaia ha completamente asfaltato la Moretti che a leggere i suoi tweet pre-voto pensava di vincere alla grande.
La lista PD ha ottenuto il 16.67% (307.942 voti) contro il 20.34% (456.309 voti) delle regionali del 2010 e il 37.52% (899.723 voti).
La lista PD perde 148.367 voti rispetto al 2010 e 591.781 rispetto al 2014.
TOSCANA
Il candidato del PD Rossi vince ottenendo il 48.03% seguito a sorpresa al secondo posto dal candidato della Lega Borghi che ottiene il 20.02%.
La lista PD ha ottenuto il 46.35% (614.406 voti) contro il 42.20% (641.000 voti) delle regionali del 2010 e il 56.35% (1.069.000voti).
Anche in questa regione proverbialmente rossa la lista PD fa registrare una perdita di 26.594 voti rispetto al 2010 e qualcosa come 454.594 voti rispetto al 2014.
MARCHE
Il candidato del PD Ceriscioli vince con il 41.07% precedendo il candidato del M5S Maggi che ottiene il 21.78%.
La lista PD ha ottenuto il 35.13% (186.357 voti) contro il 31.12% (224.897 voti) delle regionali del 2010 e il 45.45% (361.463 voti).
E anche in questa regione a trazione rossa la lista PD perde 38.540 voti rispetto al 2010 e 175.106 rispetto al 2014.
UMBRIA
La candidata del PD Marini vince con il 42.78% sul candidato del centrodestra Ricci che ottiene il 39.27%.
La lista PD ha ottenuto il 35.76% (125.777 voti) contro il 36.17% (149.219 voti) delle regionali del 2010 e il 49.15% (228.329 voti).
E così nella rossa Umbria la lista PD perde 23.442 voti rispetto al 2010 e 102.552 rispetto al 2014.
CAMPANIA
Il candidato del PD De Luca vince con il 41.14% sul candidato del centrodestra Caldoro che ottiene il 38.38%.
La lista PD ha ottenuto il 19.49% (443.092 voti) contro il 21.43% (590.000 voti) delle regionali del 2010 e il 36.12% (832.183 voti).
Anche qui la lista PD perde 146.908 voti rispetto al 2010 e 389.091 rispetto al 2014.
PUGLIA
Il candidato del PD Emiliano vince con il 47.10%, mentre per il secondo posto c’è una lotta all’ultimo voto tra la candidata del M5S Laricchia (18.40%) e   Schitulli (18.31%) della lista Fitto.
La lista PD ha ottenuto il 18.83% (316.204 voti) contro il 20.75% (410.395 voti) delle regionali del 2010 e il 33.58% (550.086 voti).
Anche qui la lista PD perde 94.191 voti rispetto al 2010 e 233.882 rispetto al 2014.

Olio di Argan

Da sempre l’analisi politica del risultato di una consultazione elettorale si fa in due modi: il primo attraverso l’ormai deprimente “teatrino della politica” con cui i politici si arrampicano sugli specchi per non ammettere la sconfitta (teatrino nel quale da ieri sera entrano di diritto i vari Orfini, Guerini, Rosato e Serracchiani); il secondo attraverso la conta dei voti che ciascun partito ha ottenuto in termini generali; per cui sulla base dei dati presenti online sul sito del Ministero dall’Interno alle ore 17.30 di oggi si può affermare che il PD ha perso 551.411 voti rispetto alle regionali del 2010 e 2.574.125 voti rispetto alle europee del 2014.
A conti fatti, credo che quando un partito nel giro di un anno perde qualcosa come oltre 2,5 milioni di voti non si possa in nessun caso parlare di una vittoria, ma semmai di una sonora sconfitta.
Questo risultato certifica la fine anticipata della luna di miele tra Renzi e buona parte degli italiani, nel breve spazio di un anno i cittadini hanno avuto tra le mani non il gessetto con cui Renzi ci ha impartito la sua lezioncina alla lavagna ma l’atavica matita copiativa con la quale hanno vergato nei suoi confronti una netta bocciatura.
Il miracolo del PD di Renzi e del Renzismo non esiste più, siamo ritornati al PD di Bersani e di quelle percentuali comprese tra il 20-30%.
Non poteva finire diversamente, Renzi ha sfidato il mondo della scuola e del lavoro, i pensionati, spesso arrivando quasi a ridicolizzare queste categorie per cui credo che ieri gli sia arrivata una sonora lezione e che sia in difficoltà nel metabolizzarla lo dice il fatto che oggi di lui ( sempre attento a dire la sua su tutto ) in Italia non c’è traccia!
Un suggerimento? Provi se ne ha il coraggio a farsi votare dagli italiani, si dimetta e lasci che siano i cittadini a decidere se possa essere un Re o un paggetto!

Renzi a casa? Domenica può essere #lavoltabuona

bacio1Le elezioni regionali che si svolgeranno domenica indipendentemente da quello che sarà l’esito del voto, che peraltro potrebbe riservare non poche sorprese, un messaggio forte ai cittadini ( soprattutto a quelli che guardano o guardavano a sinistra ) l’hanno già mandato non appena la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi terminata la conferenza dedicata agli “impresentabili” è stata oggetto di un attacco indiscriminato da parte di tutti gli esponenti del PD che compongono il cerchio magico che circonda il Premier Renzi.
Attaccare Rosy Bindi per difendere De Luca è un messaggio forte che non può testimoniare il segno della trasformazione del PD in un’altra cosa!
La pasionaria di Sinalunga del PD è stata bersagliata da tutti i parlamentari più vicini a Renzi, tra cui il presidente del partito Orfini, i vice segretari Guerini e Serrachiani, mentre il capogruppo del Senato Zanda è arrivato addirittura a definire l’operato della Bindi una “barbarie politica” prendendo a prestito da Berlusconi un termine a lui molto caro.
Ma l’elenco degli impresentabili non è null’altro che una goccia di aceto su una frittata che il Premier Renzi e il suo cerchio magico avevano già provveduto a cuocere a fuoco lento nel momento in cui erano scesi in massa in Campania per sostenere il candidato De Luca a cui Renzi, il sottosegretario Lotti e la ministra Boschi hanno riservato frasi del tipo: “Vincenzo De Luca è un amministratore straordinario”, “La candidatura di De Luca è autorevole, qualificata e assolutamente vincente”, “De Luca è una guida forte”.
La ministra Boschi a dire il vero si è spinta ben oltre le sue competenze e nella sua veste di ministro della Repubblica ha detto: “La sentenza della Cassazione nella sostanza non cambia nulla”, secondo la legge Severino “De Luca è candidabile ed eleggibile” sostituendosi di fatto alla magistratura.
Nel pomeriggio il Premier Renzi che a quanto sembra ha accusato il colpo ha risposto per le rime alla Bindi da Ancona dove stava chiudendo la campagna elettorale nelle Marche e durante il comizio elettorale ha detto che : “La Bindi con De Luca se la vedrà in Tribunale”.

White Musk

Ora mi chiedo quale rispetto abbia un Premier non eletto dai cittadini per chi comunque ricopre una carica istituzionale e svolge il suo ruolo nei dettami previsti dalla Costituzione; per quale motivo la Bindi dovrebbe vedersela in Tribunale con De Luca? Non stava forse svolgendo il compito che il Parlamento aveva assegnato alla Commissione antimafia, oppure il problema è dovuto al fatto che in quella lista sia comparso il nome di De Luca per cui il Premier si è speso molto in questa campagna elettorale?
Per la cronaca nel pomeriggio il presidente emerito della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri, interpellato dall’Agi sulle accuse di “violazione della costituzione” da parte dei renziani, ha spiegato che la Commissione e la Bindi hanno agito correttamente: “Si violerebbe la legge o la Costituzione se le indicazioni date fossero false, ma trattandosi di fatti veri e di carattere pubblico come sono gli atti giudiziari, non si fa che mettere i cittadini nelle condizioni di scegliere”.
Una cosa è certa, l’aria che tira in casa PD non è delle migliori e a un giorno dal voto cominciano a non quadrare più i conti a chi pensava di vincere alla grande questa tornata elettorale.
Di sicuro sul risultato finale avrà un ruolo molto importante l’astensionismo che potrebbe falsare non poco l’esito delle elezioni e parlare di eventuali dimissioni di Renzi in caso di un risultato deludente non è più in queste ore un fatto impensabile.
La vicenda degli impresentabili ha di fatto messo un timbro di valenza nazionale su queste elezioni a cui Renzi e il suo cerchio magico hanno sempre tentato di dare una valenza puramente amministrativa e quindi non politica.
E’ chiaro che nel momento in cui una tornata elettorale assume una valenza nazionale e quindi politica, cambia l’ottica con cui il cittadino deve ponderare l’importanza del suo voto.
Ecco quindi che i problemi regionali lasciano il posto a temi di politica nazionale e il voto di domenica potrebbe per molti cittadini significare un apprezzamento o meno su quanto il governo Renzi ha fatto o non ha fatto ( job acts, riforma della scuola, legge elettorale, ecc.).
Qualcuno pensa che si potrebbe profilare uno scenario simile a quello che toccò a Massimo D’Alema che da Presidente del Consiglio nel ‘2000 dopo la batosta rimediata dal centro sinistra nelle elezioni regionali del 16 aprile si vide costretto a recarsi al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni.
A dire il vero D’Alema quando si presentò in Senato, senza fare capriole dialettiche, senza nascondersi dietro la giustificazione del voto amministrativo e non politico, ammise la sconfitta riconoscendo l’insufficienza dell’azione del suo governo.
Il governo Renzi da quanto mi è dato leggere attraverso le migliaia di commenti (alcuni accompagnati da slogan piuttosto coloriti) postati dai cittadini sulla pagina facebook e sull’account twitter del Premier non mi sembra a naso che goda dello stesso gradimento manifestato in occasione delle elezioni europee per cui non resta che aspettare lo spoglio di domenica sera per capire se Renzi potrà continuare la sua corsa o dovrà preparare la valigia.

Sanremo 2015 – il festival torna a essere il FESTIVAL!

sanremoA pensarci bene il Festival di Sanremo è il format televisivo più longevo nella storia della tv con le sue 65 edizioni che tra alti e bassi hanno raccontato al mondo intero l’evoluzione della musica italiana.
C’era come sempre molta attesa per la novità targata Carlo Conti che arrivava dopo la parentesi un po’ così di Morandi, dove la direzione artistica non è stata delle migliori, e quella di Fazio che ha seguito una linea ben precisa voluta dal conduttore.
Il calimero della tv come lo chiama Panariello ha saputo riportare la kermesse sanremese agli antichi splendori proponendo una sorta di grande carrozzone capace di imbarcare protagonisti in grado di accontentare il pubblico di ogni età, partendo dal revival di Albano e Romina per arrivare a quel Ed Sheeran idolo dei giovanissimi; uno spettacolo ricco di ospiti che hanno saputo rappresentare al meglio quella tradizione nazionalpopolare che è un po’ da sempre il segreto del successo di questo Festival che per una settimana riesce a monopolizzare gli ascolti tv, vuoi anche per l’assoluta non belligeranza da parte di tutte le altre reti tv.
Hanno vinto come da copione i tenorini de Il Volo, per la gioia della Clerici e di Tony Renis, e con loro sono saliti sul podio Nek e Malika Ayane rispettando di fatto le previsioni della vigilia.
Questa edizione verrà ricordata per gli ascolti da capogiro, per le vallette non vallette e per la presenza di Conchita Wurst che parafrasando il titolo di una canzone di Orietta Berti ha portato sul palco dell’Ariston un nuovo modo di fare spettacolo, quello del fin che la barba va!
Tra le vallette la splendida Rocío Muñoz Morales in Armani Priveè ha lasciato al palo Arisa ed Emma Marrone che a dire il vero non sono proprio mai partite.
La qualità delle canzoni è stata superiore alla norma a parte l’infelice performance di Biggio e Mandelli che con la loro “ Vita d’inferno “ sono sembrati la brutta copia di Elio e le storie tese, presentando una sorta di cover di Cochi e Renato con qualche aggiunta del miglior Stefano Rosso.
Il premio della critica “ Mia Martini “ è andato a Malika Ayane, ma ha ottenuto un buon numero di voti anche “ Io sono una finestra “ del duo Mauro Coruzzi e Grazia Di Michele, un pezzo con un testo decisamente bello.
Unica nota dolente i comici che mai come quest’anno hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione o meglio di non far ridere, gli unici che si sono salvati o meglio i meno peggio sono stati: Luca e Paolo nel siparietto con Carlo Conti, Marta e Gianluca con il loro “speed date” e Virginia Raffaele nell’imitazione di Ornella Vanoni, mentre Panariello è sembrato aver perso lo smalto dei giorni migliori.
Di Carlo Conti che dire, se non che approdato a Sanremo dopo anni di aspettativa ha saputo riportare il festival ad essere quello con la F maiuscola.

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Il PD perde i pezzi, Cofferati se ne va sbattendo la porta!

cofferatipaitaCerto che non deve essere stato facile per Sergio Cofferati, meglio conosciuto come il cinese, prendere la decisione che ha preso: quella di andarsene da quel partito di cui è stato co-fondatore e nel quale ha militato per oltre 40 anni ligio alla più ferrea disciplina di partito.
Speriamo che quanto accaduto in occasione delle primarie liguri serva a far capire in maniera chiara e precisa a chi vota da sempre a sinistra dove stia portando il Partito democratico il segretario del partito nonché Premier Matteo Renzi.
L’immagine che esce fuori dal brutto pasticciaccio delle primarie liguri è quella di un partito che si sta allontanando sempre più dai suoi elettori con decisioni che hanno dell’incredibile, come quella presa dal segretario Renzi che nel corso della Direzione del partito tenutasi a Roma ha liquidato la vicenda ligure in maniera frettolosa e soprattutto superficiale, affermando: “La discussione sulla primarie liguri per noi finisce qui, da oggi si lavora per vincere le elezioni, alle primarie liguri è successo un casino, ci sono stati problemi, abbiamo trovato una soluzione. Ora per cortesia bisogna smetterla di fare i tafazzi sulle primarie
Non so voi, ma la vicenda ligure più che una tafazzata mi ricorda quel Cetto La Qualunque con cui Antonio Albanese ci ha regalato quel magnifico affresco della classe politica italiana che è “Qualunquemente
Forse il buon Renzi non si è accorto che alle primarie liguri hanno partecipato 54.000 votanti, mentre nel dicembre del 2013 si recarono ai seggi 81.870 cittadini, il che vuol dire che il 34% degli elettori di sinistra sono rimasti a casa, senza contare che a quanto sembrerebbe una buona parte di chi si è recato a votare nulla ha a che vedere con il PD e tanto meno con la sinistra.
Basta scorrere l’elenco dei 13 seggi in cui è stato dichiarato nullo il voto espresso da tutti quelli che si sono recati al seggio ( Lavagna, Moconesi, Beverino, Albisola Superiore, Savona Villapiana, Badalucco, Perinaldo, Spezia Centro, Santo Stefano al Mare, Deiva Marina, Sarzana 48, Millesimo, Savona Lavagnola ) per capire come si possa parlare di primarie da annullare anziché da ratificare.
Sono stati annullati quasi 4000 voti sui 54.000 scrutinati ( in pratica il 7,5% ) e su altri due seggi sono in corso indagini da parte della magistratura e dell’antimafia e il buon Renzi seguito a ruota dal segretario regionale del partito non hanno trovato di meglio che ratificare i risultati delle primarie senza nemmeno aspettare la fine dei lavori della commissione di garanzia.
Giusto per fare un esempio che può meglio spiegare gli aiutini avuti dalla candidata Paita nella sola provincia di Savona è opportuno ricordare l’esito di un sondaggio realizzato da Opimedia consulting con il metodo delle interviste telefoniche tra il 29 novembre e il primo dicembre 2014 su di un campione di 680 persone residenti in provincia di Savona; tale sondaggio sentenziò che Cofferati al momento della rilevazione avrebbe avuto un seguito del 57%, contro il 37% della Paita e il 4% di Tovo; considerato che l’errore statistico medio atteso per tale sondaggio era del 2,8% viene da porsi in maniera legittima una domanda:
perché i dati del sondaggio sembrano in sintonia ( al lordo dell’errore statistico previsto ) con il risultato raggiunto da Toso in provincia di Savona ( 0,81% reale contro il 4% assegnato dal sondaggio, 4% – 2,8%= 1,2% poco lontano dall’0,81%) mentre risultano completamente sballati rispetto agli altri due contendenti: Cofferati dato al 57% dal sondaggio prende un 31% reale, mentre la Paita data al 37% dal sondaggio prende un 67% reale!
Può darsi che nel giro di un mese gli elettori delle primarie della provincia di Savona abbiano cambiato a 360 gradi la loro opinione sui due principali contendenti, oppure come sembra più veritiero, qualcuno estraneo all’elettorato di sinistra ha mosso un buon numero di truppe cammellate per favorire la candidata Paita.
Le notizie che arrivano da Albenga, Savona, Imperia e da alcune zone di Genova raccontano di numerosi stranieri giunti ai seggi per votare senza peraltro saper giustificare il motivo della loro presenza in loco, o di intere squadre giovanili portate a votare, ma credo che l’immagine più eloquente sulla validità di queste primarie sia quella registrata nel seggio di Albisola Superiore dove l’attuale Sindaco ( e altri esponenti della sua maggioranza ) a capo di una lista civica di espressione di centro destra, quel Franco Orsi già vice Presidente della Regione Liguria per Forza Italia ( dal 2000 al 2005 ) e senatore della Repubblica per il Popolo della Libertà ( dal 2008 al 2013 ) si è recato a votare dichiarando apertamente di aver votato per Raffaella Paita.
Per carità, in politica i cambi di casacca sono perennemente all’ordine del giorno e del resto che la futura presidenza Paita possa voler dire una ripetizione a livello regionale dell’accordo con il centro destra che regge l’attuale governo è cosa risaputa non fosse altro per il messaggio lanciato dal ministro Pinotti ( che i genovesi bocciarono alle primarie non volendola come futuro Sindaco ) in occasione della sua visita a Genova per sostenere la candidata Paita (messaggio mai smentito dalla direzione e dal segretario nazionale del PD).
Questa brutta vicenda segna la fine di una pratica di “democrazia diretta” che il PD aveva sbandierato come simbolo della propria politica innovativa; le primarie sono servite a far salire “sulla barca che va” più gente possibile per legittimare a suon di milioni di voti la salita al potere di un segretario nazionale che non ha fatto alcuna distinzione tra chi gli assegnato il proprio voto generando di fatto un meccanismo che ha mandato a fondo la barca nel momento in cui come nel caso della Liguria sono salite a bordo una quantità imprevista ma non imprevedibile di zavorre!

Chi sono i protagonisti :

paita1Raffaella Paita
È nata alla Spezia il 23 novembre 1974 ed è sposata con Luigi Merlo attuale Presidente dell’Autorità portuale di Genova.
Ha una lunga militanza nella sinistra, nei primi anni novanta è stata segretaria provinciale e poi regionale della Sinistra Giovanile.
Dal 1997 al 2002 è stata capogruppo dei Ds nel Consiglio comunale della Spezia, e dal 2002 al 2007 capo di gabinetto del sindaco della Spezia, Giorgio Pagano.
Nel 2007 è stata nominata assessore della Spezia nella squadra del sindaco Massimo Federici.
Nel 2010 è eletta consigliere regionale della Liguria e assume il ruolo di capo-gruppo del Partito Democratico; nell’ottobre dello stesso anno entra a far parte della Giunta regionale ligure con la delega alle infrastrutture ( che fu del marito nella precedente giunta Burlando ).

cofferati1Sergio Cofferati
È nato a Sesto e Uniti (CR) il 30 gennaio 1948, grande appassionato di fantascienza, musica lirica e fumetti ( in particolare di Tex ).
Inizia a lavorare alla Pirelli di Milano e da semplice iscritto al sindacato FILCEA (CGIL), che raccoglie i dipendenti del comparto chimico, percorre tutta la scala organizzativa del sindacato, arrivando nel 1988 a dirigere la FILCEA, divenendone segretario generale.
Viene nominato nella segreteria nazionale della CGIL nel 1990, e nel 1994 succede a Bruno Trentin nel ruolo di segretario generale, incarico che ricopre fino al 21 settembre 2002.
Nel giugno del 2004 diventa Sindaco di Bologna e prima della fine del suo mandato annuncia che non si ricandiderà per un secondo mandato avendo l’esigenza di stare vicino alla sua famiglia a Genova.
Si appresta quindi a ritornare al suo lavoro alla Pirelli ma quasi in contemporanea l’allora segretario del PD Franceschini annuncia che il partito lo candiderà alle ormai imminenti elezioni europee nella circoscrizione del Nord-Ovest.
Cofferati risulterà eletto al Parlamento Europeo nel giugno del 2009 e verrà riconfermato per un secondo mandato nelle elezioni del maggio 2014.

merloLuigi Merlo
È nato alla Spezia il 31 marzo 1965, sposato con Raffaella Paita attuale assessore alle infrastrutture della Regione Liguria e candidata Presidente alle prossime elezioni regionali.
Dal 1990 al 1997 è stato Consigliere comunale alla Spezia.
Dal 1997 al 2005 è stato Vice Sindaco della Spezia e Assessore alle seguenti deleghe:
personale, organizzazione, informatica, riforma sistema culturale, pubblica istruzione, sanità, attività economiche e infine urbanistica.
Dal maggio 2005 al febbraio 2008 è stato Assessore regionale ai porti, trasporti, infrastrutture e logistica (assessorato oggi retto da sua moglie).
Sino a Luglio 2012 è stato Presidente del Retroporto di Alessandria e Presidente di Ligurian Ports.
Dal luglio 2012 al luglio 2013 è stato Presidente di Assoporti (Associazione Porti Italiani).
Attualmente ricopre inoltre gli incarichi di:
Presidente dell’Autorità Portuale di Genova dal febbraio 2008.
Vicepresidente Vicario di Assoporti dal luglio 2013.

Hanno ammazzato la Marinin

MarininÈ la vigilia di Pasqua e Genova è sferzata da una pioggia battente. La redattrice e paleografa Nadia Morbelli, appena rincasata da un noiosissimo viaggio di lavoro, sta per prepararsi un meritato bagno caldo, quando improvvisamente nel palazzo salta la luce. Nadia non presta molta attenzione alla cosa, almeno fino a quando, tre giorni dopo, suona alla sua porta il commissario di polizia, il dottor Prini. Eh sì, perché proprio la sera in cui si stava rilassando nell’acqua bollente, sullo stesso pianerottolo, a pochi passi dal suo appartamento, è stata ammazzata nientemeno che la signora Assunta, la terribile e petulante vicina di casa, per tutti “la Marinin”. Curiosa e impertinente per natura, Nadia si incaponisce sull’omicidio e inizia a cercare indizi per conto proprio. E tra un salto alla bocciofila con le amiche, quattro chiacchiere al bar e lunghe conversazioni col commissario che assumono tutta l’aria di un flirt, comincia a individuare qualche pista davvero interessante…

Vi sono libri che si comprano perché attirati dalla copertina, questo è uno di quelli.
La copertina ha un qualcosa di vivace che invoglia all’acquisto, ma il contenuto ahimè non suscita lo stesso interesse e francamente definire l’autrice “ una nuova freschissima voce del giallo italiano “ mi sembra un tantino azzardato.
Nel complesso la storia c’è anche se è un po’ “molla “, tanto da non poterlo definire un giallo vero e proprio; l’autrice ha provato a presentare un affresco minuzioso di quella provincia ibrida che si divide tra Liguria e Piemonte soffermandosi più volte con dovizia di particolari sulle abitudini culinarie di questi luoghi.
Dal momento in cui si intuisce chi sarà il colpevole il libro diventa per certi versi quasi noioso e la fine giunge come una vera e propria liberazione.
Ho in libreria della stessa autrice “ Amin che è volato giù di sotto “ e “ La strana morte del signor Merello “ li ho acquistati entrambi ( questa volta ) non tanto per le copertine ma per dare un ulteriore chance a una giovane autrice, per ora li lascio decantare un po’ … verrà anche il loro tempo.

Nadia Morbelli è nata a Genova, dove si è laureata in paleografia e specializzata nello studio di manoscritti umanistici. Collabora con diverse riviste specialistiche sia nazionali che internazionali. È redattrice presso una piccola casa editrice ligure e vive tra Genova e il Basso Piemonte, da cui parte della sua famiglia proviene.
A sentire lei i momenti più belli della sua vita li trascorre in biblioteche polverose o viaggiando per il mondo.
Hanno ammazzato la Marinin è stato il suo romanzo d’esordio nel 2012, a cui hanno fatto seguito il sequel “Amin, che è volato giù di sotto” (2013) e “La strana morte del signor Merell “ (2014).

Giunti Editore

Hanno ammazzato la Marinin