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453° edizione della Fiera Fredda – dal 2 al 5 dicembre 2022 – Borgo San Dalmazzo (CN)

Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo ospita sino a lunedì 5 dicembre 2022, la 453° Edizione della Fiera Fredda fiera nazionale della lumaca –   un appuntamento che si rinnova puntualmente ogni anno ( salvo lo stop per la pandemia) da illo tempore e che vuol essere un momento di incontro per tutti gli abitanti delle valli, che un tempo scendevano in paese per procurarsi le ultime provviste prima del lungo inverno, mentre oggi ai tempi moderni vivono la Fiera attraverso un susseguirsi di importanti appuntamenti ed eventi che puntano a far conoscere l’immagine della città e delle vallate del circondario


All’interno del padiglione attrezzato di Palazzo Bertello vengono esposti i migliori prodotti locali, con particolare attenzione all’helix pomatia alpina e alle eccellenze eno-gastronomiche che permettono di gustare quei piatti divenuti degli autentici “must” della manifestazione.

Continua anche l’iniziativa “Sotto il segno della lumaca”  (dopo il grande successo delle precedenti edizioni) coinvolgendo numerosi ristoranti del territorio intorno a Borgo San Dalmazzo che offriranno la possibilità di degustare menu particolari a base di lumache e, in alternativa, menu con i prodotti tipici del territorio.

I ristoranti aderenti con i relativi menu si trovano qui 

La storia narra che il 18 dicembre 1569 Dalmasso Fenoglio e Biagio Pasquerio, allora Sindaci di Borgo San Dalmazzo, ottennero la concessione da Emanuele Filiberto di istituire una fiera in onore del santo Patrono, il 5 dicembre, della durata di tre giorni.

I valligiani convenuti a Borgo per la Fiera erano soliti recarsi nelle osterie locali per gustare i piatti divenuti classici di questa manifestazione e questo ha fatto sì che si sviluppasse una forte tradizione gastronomica di richiamo anche ai giorni nostri per numerosi visitatori e gourmet, che affollano la città nel periodo della Fiera Fredda.

In particolare, il piatto più tipico della manifestazione, è diventata l’Helix Pomatia Alpina, la chiocciola dalla carne bianca che sulle Alpi Marittime ha trovato il suo habitat naturale.

Secondo la più antica tradizione borgarina, le lumache venivano servite semplicemente lessate nel

proprio guscio dal quale venivano estratte con il caratteristico chiodo per ferrare i cavalli (usato anche ai giorni nostri) e intinte in salsa piccante a base di olio, sale, pepe e aglio, detta “salsa del cartuné”.

Il “cartun” era un carro coperto da un telo sostenuto da quattro centine di legno, trainato dal mulo; era la casa mobile del pastore delle vallate di Borgo: il “cartuné”. Erano proprio i carrettieri di passaggio a Borgo e diretti verso la Francia i principali frequentatori delle osterie locali, che hanno dato il nome alla famosa salsa.

In alternativa alla “cartunera” le lumache lessate potevano anche essere accompagnate da “ajé” (o “aiolì”), una maionese con aglio finemente pestato nel mortaio e dal sapore vagamente provenzale.

Per maggiori informazioni e programma dettagliato sulla 453° Fiera Fredda:

http://www.fierafredda.it

Pagina facebook Fiera Fredda

 

 

Segovia – il Mesonero Mayor de Castilla

CastillaSe avete in programma un viaggio in Spagna e nel vostro itinerario è prevista una sosta in Castilla y León, la comunità autonoma più estesa della penisola iberica e la terza dell’Unione Europea, vi consiglio caldamente di fare tappa a Segovia famosa per il suo acquedotto romano, ma anche per i suoi celebri maialini da latte, vale a dire maiali che sono stati alimentati solamente con latte materno e che non hanno più di tre settimane.
La Mesón de Cándido è un classico ristorante castigiano che si autodefinisce, non a torto, il “Mesonero Mayor de Castilla” e che dal 1886 delizia il palato dei suoi commensali con una cucina che ha mantenuto inalterata nel tempo tutta la sua classicità.
La Mesón de Cándido propone un menu alla carta ampio e variegato dove potrete trovare i piatti tipici della cucina spagnola e castigliana, tra cui : Jamòn de Guijuelo de Bellota, Tabla de quesos de Castilla y León, Menestra de verduras con Jamòn Ibérico, Bacalao en crema de ajo arriero, Gambas a la plancha, Pollo de Corral en pepitoria, Tarta de ponche csegoviano, Torrija de leche caramelizada; ma la comida che da sola vale il viaggio è lo spettacolare Cochinillo asado al estilo de Cándido.
Il Cochinillo è un maialino da latte che non ha più di tre/quattro settimane che viene condito solamente con burro, acqua e sale, prima di essere cotto in un forno a legna a una temperatura di 180° gradi per circa 40 minuti circa da ambo i lati.
Il maialino dopo essere stato preparato viene inserito in un tegame di coccio con sul fondo delle assi di legno che consentono durante la cottura alla carne di non attaccarsi al fondo del tegame.
Per sapere se il Cochinillo è tostato e croccante all’esterno e molto tenero all’interno ci si affida alle parole di Cándido: “quando colpiamo la pelle con le nocche e suona come la pelle di un tamburo”, la cottura è avvenuta correttamente.
Oltre alla bontà del Cochinillo la vera sorpresa è quella del rito con cui vi verrà servito, una presentazione che riveste quasi la stessa importanza della materia prima.

Il Cochinillo vi verrà presentato all’interno di un tegame di coccio da un cuoco armato di un comune piatto di ceramica e proprio con questo piatto il cuoco taglierà il maialino con una precisione quasi chirurgica, e il piatto terminata la sua funzione di trinciatore verrà scaraventato a terra dal cuoco in un gesto quasi liberatorio per augurare una buona comida ai suoi ospiti.
Questo modo un po’ insolito di servire il maialino è nato per una doppia casualità e lo si deve al celebre locandiere Cándido López che lo fece diventare di moda negli anni ’30.
Mentre stava presentando al tavolo ad alcuni clienti il Cochinillo, Cándido si accorse di aver dimenticato il coltello in cucina e fu allora che ebbe l’intuizione di tagliare il maialino con il bordo del piatto, dimostrando in tal modo anche l’estrema morbidezza e delicatezza della sua carne.
I commensali applaudirono e da quel giorno un aneddoto si trasformò in tradizione e quando questo modo di tagliare il maialino divenne ormai estremamente diffuso, in un’occasione, il piatto usato per il taglio scivolò di mano a Cándido e si ruppe in mille pezzi a terra, mentre i clienti applaudirono con entusiasmo, pensando che questo facesse parte della cerimonia di presentazione.
Da allora a Segovia non c’è alcun locandiere che si consideri tale che non imiti il maestro.
La città di Segovia ha voluto ricordare con una statua Cándido, un suo cittadino così particolare e all’avanguardia, che l’ha resa un centro gastronomico di prima grandezza in Castilla y León.
Il monumento a Cándido, Mesonero Mayor del Reino de Segovia (Grande locandiere del regno di Segovia), si trova all’incrocio tra le strade Ezequiel González e Sancti Espíritu e, non poteva essere altrimenti, lo ritrae nel momento in cui inizia a trinciare quattro maialini.

Mesón de Cándido
Plaza del Azoguejo, 5
Segovia

Cento anni di Ugo Tognazzi – la voglia matta che non si spegne mai

Ugo Tognazzi, uno dei più grandi attori che il cinema italiano e mondiale abbia mai avuto nasceva a Cremona il 23 marzo di 100 anni fa
Ricordare la sua nascita è come riavvolgere la pellicola di un film con le immagini dei tanti personaggi a cui ha dato vita in un arco temporale che va dagli anni ’50 al 1990, anno in cui è prematuramente scomparso.
In quarant’anni di carriera nei suoi film ha messo a nudo con mirabile maestria i difetti dell’uomo comune e alcuni suoi personaggi sono entrati a far parte non solo della storia del cinema, ma anche della quotidianità, uno per tutti il conte Mascetti.
Il segreto del successo riscosso dai suoi personaggi è dovuto al fatto che come lui stesso ha raccontato in un intervista: “a queste macchiette faccio fare le cose che farei io nella vita”.
E’ stato molto amato dal pubblico per la sua innata simpatia e per quell’immagine di persona perbene che ha saputo sempre trasmettere e dalle donne che ne hanno esaltato la sua fama di grande tombeur des femmes; da parte sua non ha mai nascosto la passione per le donne e l’amore quasi viscerale per la cucina.
I suoi film a distanza di anni si vedono sempre con piacere e soprattutto non stancano mai, anzi il più delle volte sono di gran lunga preferibili alla normale programmazione della Tv e seppur datati sanno sprigionare una sorta di “voglia matta” che fa si che se ne incontri uno facendo zapping non puoi che continuarne la visione.

 

Ugo Tognazzi, one of the greatest actors that Italian and world cinema has ever had, was born in Cremona on 23 March 100 years ago
Remembering his birth today when he would have turned 100 is like rewinding the film of a movie with the images of the many characters he gave life to in a time span ranging from the 1950s to 1990, the year in which he prematurely passed away
In forty-year of career in his films he has exposed the defects of the common man with admirable skill and some of his characters have become part not only of the history of cinema, but also of everyday life, one for all the Conte Mascetti
The secret of the success of his characters is due to the fact that, as he himself told in an interview: “I make these specks do the things I would do in life”
He was much loved by the public for his innate sympathy and for that image of a decent person that he has always known how to convey and by the women who have exalted his fame as a great tombeur des femmes; for his part, he has never hidden his passion for women and an almost visceral love for cooking
His films after many years are always seen with pleasure and above all they never tire, indeed most of the time they are by far preferable to normal TV programming and even if dated they know how to release a sort of “mad desire” which means that if you meet one by zapping you can only continue the vision

21° Fiera Nazionale del Marrone – Cuneo 18,19 e 20 ottobre 2019

Dal 18 al 20 ottobre per tre giorni Cuneo offrirà ai suoi visitatori una delle più importanti rassegne gastronomiche d’Italia mettendo in vetrina lungo le vie e le piazze della parte antica della città i prodotti tipici del territorio cuneese e non solo, visto che saranno presenti espositori provenienti da ogni parte d’Italia (saranno oltre un centinaio attentamente selezionati dal Comune di Cuneo, Slow Food, Coldiretti, Confartigianato e ATL).
La regina della Fiera sarà la castagna che è stata la prima IGP cuneese.
L’atmosfera che si respirerà in città sarà come sempre festaiola, accompagnata da un tripudio di colori, profumi e sapori e da un sottofondo tanto caro a grandi e piccini, quello del ritmo scoppiettante dei môndaj (nell’edizione 2010 sono state consumate 250 quintali di castagne, che corrispondono a circa 165.000 sacchetti di caldarroste).
La storia recita che le prime edizioni della Fiera risalgono agli anni trenta, quando la città di Cuneo era un centro mercatale dei prodotti castanicoli tra i più forniti del nord Italia.
L’avvento della II Guerra Mondiale ne portò la sospensione e solo nel 1999 si pensò a rimetterla in piedi grazie all’avvio da parte dell’ATL del progetto “Il Tempo delle castagne” e alla buona volontà di Edue Magnano che ebbe l’intuizione di incentrare la Fiera sulla valorizzazione di un prodotto tipico nostrano come la castagna.
Dopo un periodo di gestazione nel quale si susseguono anno dopo anno le varie edizioni nel 2004 viene ceduta dall’Associazione per la valorizzazione della castagna la titolarietà della Fiera al Comune di Cuneo e nel 2007 (quello che è definito “l’anno della svolta”) la Fiera ritrova il suo slancio con la nascita dei saloni tematici, che di fatto ridisegnano la Fiera e i suoi spazi; inoltre grazie al contributo di Slow Food viene redatto un nuovo disciplinari più stringente per gli espositori che porta ad avere una partecipazione più in linea con le tematica della Fiera stessa.
Nel 2009 la Fiera diventa nazionale e allarga i suoi spazi occupando Piazzetta Audiffredi e Piazza Torino, mentre per la prima volta dopo gli anni ’30, ritorna su Piazza Galimberti.
Nascono iniziative collaterali alla Fiera che non è più solo un momento enogastronomico, ma lascia spazio anche all’artigianato d’eccellenza, ai laboratori didattici, a iniziative culturali, mostre, spettacoli e concerti, tanto che per molti visitatori la Fiera non è più un appuntamento mordi e fuggi ma un avvenimento da gustare per l’intero week end, come testimoniano le oltre 300.000 presenze dell’ultima edizione.

 

Per maggiori informazioni:
http://marrone.net/

 

 

 

Cuneo – Mercato Europeo dal 10 al 12 maggio 2019

Mercato-europeoCuneo ospiterà nella centralissima Piazza Galimberti da venerdì 10 a domenica 12 maggio il Mercato Europeo del commercio ambulante, organizzato da Fiva Confcommercio (l’Associazione nazionale che rappresenta gli operatori del commercio ambulante).
Questa manifestazione che fu lanciata a livello nazionale nel 2001 torna nel capoluogo della Granda dopo l’edizione dello scorso anno che ha saputo richiamare oltre 200.000 mila visitatori.
Il successo di questo Mercato è dovuto al fatto che riesce ad offrire ai visitatori la possibilità di fare uno shopping “europeo” e al tempo stesso di assaporare le specialità culinarie proposte dagli stand provenienti da vari Paesi europei e non, visto che sono presenti anche gli stand gastronomici di Thailandia, Argentina e Brasile.
Per i buongustai vi è solo l’imbarazzo della scelta tra: churrasco brasileiro, l’asado argentino, la paella spagnola, stinchi cotti alla brace, gulasch, fiorentine, arrosticini, olive ascolane, dolci cotti e sfornati in tempo reale.
Tra le bancarelle dello shopping si possono trovare oltre alle migliori eccellenze enogastronomiche (speck tirolese, formaggi sardi, toscani e piemontesi, peperoncini e pomodorini secchi calabresi, wurstel, brezel, tonno di Favignana, pasticceria siciliana, porchetta, soppressata, pane toscano, spezie, tartufi, formaggi francesi, biscotti bretoni, cakes inglesi, torta sacher, strudel alle mele, ecc.), tantissimi prodotti dell’artigianato tipico dei vari Paesi presenti: maglioni e cappelli finlandesi, felpe irlandesi, lavanda e saponi della Provenza, piccoli soprammobili lituani, oggetti in legno, bulbi olandesi, matrioske,ecc.
Il Mercato Europeo è sicuramente una manifestazione capace di attirare l’interesse di quel pubblico a cui piace curiosare tra le bancarelle dei vari Paesi presenti, pregustando magari la voglia di programmarvi un viaggio futuro, ma al tempo stesso offre anche la possibilità a chi ha viaggiato in questi Paesi di rivivere il proprio viaggio attraverso un oggetto o una particolare specialità culinaria.
Un appuntamento da non perdere!

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Dosson di Casier – 31° edizione della Festa del radicchio rosso

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31-festa-radicchio-dossonDosson di Casier in provincia di Treviso ospiterà dal 27 gennaio al 5 febbraio 2017 la 31° edizione della Festa del radicchio rosso con un programma ricco di attività che vedrà come protagonista in ogni angolo della festa quello che viene anche chiamato “il fiore che si mangia” o “l’aragosta della terra”.
Il radicchio di Treviso, dalla forma più allungata e le foglie affusolate, è il più pregiato, ed è molto gradito dai cuochi migliori che con esso sanno creare ricette molto interessanti   in cui riescono a dare libero sfogo alla loro creatività.
Negli stand gastronomici della festa i cuochi presenteranno durante la manifestazione un ricco ventaglio di menu dedicati all’esaltazione del radicchio rosso facendolo incontrare anche con il cinghiale della Toscana o con la cucina tipica regionale delle Marche.
L’idea di realizzare una Festa del radicchio rosso a Dosson nasce nell’autunno del 1986 con l’intento di valorizzare di più e meglio il radicchio dossonose e viene messa in pratica nel gennaio del 1987 con la prima edizione della festa.
Ma la consacrazione ufficiale del radicchio rosso, come pregiato ortaggio invernale simbolo di Treviso ha origini lontane e avviene per opera di Giuseppe Benzi, un agronomo di origine lombarda trasferitosi nel 1876 a Treviso come insegnante all’istituto tecnico Riccati.
Questo intraprendente agronomo, divenuto responsabile dell’Associazione Agraria Trevigiana, organizzò il 20 dicembre 1900 la prima delle mostre che annualmente la città di Treviso dedicherà alla rossa cicoria proprio sotto la centralissima Loggia di piazza dei Signori.
La mostra accompagnerà l’ultimo secolo della storia di Treviso e verrà interrotta solamente in due occasioni: durante la grande guerra e negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale.
Inoltre a partire dal 1970 alla mostra del capoluogo si aggiungeranno tutta una serie di mostre periferiche (le mostre di Santa Cristina, Preganziol, Zero Branco, Mogliano, Lughignano, Dosson, Rio San Martino di Scorzè, Martellago)   che hanno contribuito in tutti questi anni ad aumentare la valorizzazione di questo ortaggio consacrandone tra l’altro le sue indiscusse qualità gastronomiche.
Tra i piatti che compongono i vari menu presentati nel corso della Festa vanno segnalati:
Strudel alla trevigiana con fonduta di morlacco e croccante di speck
Trancetto di terrina con faraona e radicchio, su insalata di radicchio in “salsa”
Antipasto della marca trevigiana (radicchio all’agro, radicchio in saor, radicchio fritto)
Risotto di radicchio alla dossonese con piccolo stracotto di guancia di manzo e polvere di zucca
Ravioli allo stracotto di radicchio con guanciale di amatrice e tardivo
Risotto al radicchio trevigiano
Polenta morbida e ragù di corte al radicchio
Ravioli con radicchio, guanciale e Morlacco del Grappa
Il “ciavar” salsiccia matta con involtini di verza su crema di zucca gialla
Musetto al radicchio su crema di fagioli e punte di fiore d’inverno alla vinegrette di Digione
Tortelli caserecci al radicchio tardivo padellati con fonduta al morlacco
Guancetta di maialino stufata al radicchio rosso

Per maggiori informazioni:
www.radicchiorossodosson.it

programma2017

Savona – “Vino e Farinata” cambia gestione ma la tradizione continuerà?

Vini Vigna Dogarina

Vino-e-farinata-savona-piccolaLa notizia era rimbalzata per le vie della città da qualche anno ma solo recentemente i tam tam provenienti dai caruggi del centro storico avevano confermato che a breve lo storico locale “Vino e Farinata” di via Pia si apprestava a cambiare gestione.
E così è stato, sabato 20 agosto dopo 37 anni passati a sfornare teglie di farinata con la sua famiglia (le sorelle Angelina e Bruna), Giorgio Del Grande ha detto stop per lasciare ad altri ( sembrerebbe ad alcuni imprenditori savonesi) il non facile compito di continuare la tradizione della “Fainâ de çeixai” e della “Fainà gianca”, quest’ultima tipicamente savonese.
La famiglia Del Grande rilevò nell’aprile del 1979 dalla famiglia Parodi quello che definire un “locale storico” è decisamente riduttivo visto che ai tavoli di questo tempio del gusto hanno trovato posto intere generazioni di savonesi di ogni ceto sociale, personaggi della cultura, dell’arte, dello spettacolo, della politica (uno su tutti l’indimenticato Presidente Sandro Pertini) nonché molti cultori del buon gusto e delle tradizioni ( come non ricordare le SEJANN-E CUNVIVIÄLI dell’Associazione “A Campanassa”).
Ho dei piacevoli ricordi di gioventù legati a questo locale, quando in occasione della tradizionale Processione del Venerdì Santo mi ritrovavo, a sforzo ormai compiuto, con tutti i portatori della cassa a dar fondo ad interminabili serie di cabaret di farinata.
Lo frequentavo già ai tempi della famiglia Parodi quando nel tardo pomeriggio era quasi un’abitudine settimanale per le famiglie passare da “Vino e Farinata” per prendere un cartoccio di farinata appena sfornata da mangiare poi a casa per cena.
A Giorgio Del Grande va riconosciuto il merito di aver saputo fermare il tempo, mantenendo il locale in una sorta di limbo che lo ha reso quasi anacronistico in un mondo che all’esterno viaggia a suon di gigabyte mentre nel locale oggi come allora non vi è la macchina del caffè e tantomeno il telefono.
I savonesi da una vita sanno che bisogna passare a prenotare (in tarda mattina o nel tardo pomeriggio), mentre chi viene da fuori molto spesso fa ricorso al telegramma o i più scaltri hanno trovato il sistema di telefonare a qualche negozio vicino pregando i titolari di fare loro da tramite per la prenotazione.
Certo chi subentrerà nella conduzione avrà la possibilità di dotarsi di telefono e di macchina del caffè ma l’aspetto più importante in assoluto rimane quello di mantenere alta la qualità delle materie prime, peculiarità che da sempre ha contraddistinto questo locale dove si può dire che la crisi sia sempre rimasta fuori dalla porta.
A onor del vero negli ultimi anni si è sentito che in cucina qualcuno percepiva un velo di stanchezza che faceva diventare un piatto squisito mangiato per anni (sardine ripiene, moscardini affogati, insalata di mare, polpo e patate) in un piatto nella norma, senza quel pizzico in più che fa sempre la differenza e si chiama “voglia di cucinare”.
Nulla da dire invece sulla farinata che era e rimane in assoluto la più buona della città con una particolare menzione a quella “bianca” che provata e riprovata rimane sempre e comunque “sublime”, meglio se accompagnata dal mitico vino Nostralino e da una doppia porzione di formagetta e olive taggiasche.
A “Fainà gianca”, quella preparata con farina di frumento, sale, olio extravergine d’oliva ed acqua di fonte è una prerogativa della cucina savonese a tal punto che la sezione savonese dell’Accademia italiana della cucina  ha fatto sancire attraverso un atto notarile l’origine savonese del piatto indicando tra le altre cose alcune regole imprescindibili a cui attenersi scrupolosamente nel momento in cui la si volesse cucinare: ingredienti, metodo di preparazione e cottura, modalità in cui deve essere servita ( ben calda e sempre prima di quella di ceci).
Amaretti-BesioLa farinata di grano è stata inventata dai savonesi agli inizi del’1500 per un motivo di pura necessità quando in seguito alla distruzione di parte del porto di Savona per mano di Andrea Doria, Genova impose un forte dazio sui ceci che in quell’epoca erano una voce molto importante della catena alimentare.
I savonesi avendo difficoltà a sottostare al pagamento di nuovi e più pesanti dazi sui ceci decisero di sostituire la farina di ceci con quella di grano dando vita di fatto alla “Fainà gianca” che viene ancora oggi consumata a Savona e Albissola, contrariamente a quanto avviene per la farinata di ceci presente in tutta la Liguria e nel basso Piemonte.
A “Fainâ de çeixai” al contrario sembra che sia nata per caso nel 1284 quando Genova riuscì a prevalere su Pisa nella battaglia della Meloria.
Le galee genovesi, pregne di una moltitudine di vogatori prigionieri, si trovarono coinvolte in una tempesta durante la quale l’impetuosità delle acque rovesciò alcuni barili d’olio e dei sacchi di ceci che si inzupparono di acqua salata.
I comandanti delle galee fecero recuperare quanto era andato perso e lo consegnarono dentro delle scodelle come pasto ai marinai sotto forma di una purea di ceci e olio.
Molti marinai non vollero mangiare tale poltiglia e la lasciarono nella scodella che sotto il sole cocente il giorno dopo si trasformò in una sorta di frittella.
Vinti dalla fame i marinai assaggiarono la frittella e la trovarono molto buona, per cui rientrati in porto i genovesi memori di quanto avvenuto in mare provarono a cuocere la purea di ceci in forno, assaggiando di fatto la versione primordiale di quella che poi sarebbe diventata la “Fainâ de çeixai”.
I genovesi in allora per deridere gli sconfitti la chiamarono “l’oro di Pisa”.

Buon meritato riposo alla famiglia Del Grande e un in bocca al lupo a chi  subentrerà!

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San Terenziano – 8° edizione“Porchettiamo” festival delle porchette d’Italia

Vini Vigna Dogarina

porchettiamo-logoSan Terenziano di Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, ospiterà dal 13 al 15 maggio 2016 l’8° edizione di “Porchettiamo”, il festival delle porchette d’Italia.
In questo festival che celebra la porchetta, uno dei cibi più goduriosi dell’antica e popolare tradizione gastronomica italiana, i padroni di casa saranno i migliori produttori di porchette delle stivale.
Sarà una full immersion di tre giorni tre nello street food più puro, con stand gastronomici che proporranno cibo di strada non solo dell’Umbria ma anche di Toscana, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia, il tutto annaffiato dalle birre artigianali selezionate da Fermento Birra o da una fantastica selezioni di vini della Strada del Sagrantino.
La vera mission di Porchettiamo è quella di far conoscere e assaggiare agli appassionati le migliori produzioni di porchette italiane, ma non solo, per cui a far da contorno alla manifestazione vi saranno alcune interessanti iniziative collaterali, tra cui segnalo:
“In punta di porchetta!” che propone la porchetta in versione gourmet con rinomati chef che scenderanno “in strada”con preparazioni ispirate alla porchetta.
“Porchettiamo&Friends” dove verranno proposti anche nuovi cibi di strada amici della porchetta, come l’hamburger di pecora dalla Sardegna, il Lampredotto toscano, Pane e Panelle e arancini dalla Sicilia, le olive ascolane e le polpette di porchetta e buon ultimo il Cicotto di Grutti (presidio Slow Food) anche detto “fratello della porchetta” e “quintessenza della porchetta”, preparato con orecchie, zampetti, stinco, lingua e trippa di maiale cotti in forno, in un contenitore posto al di sotto della porchetta per raccoglierne il grasso e le spezie (rosmarino, aglio, sale, pepe nero e finocchietto).
Piedi sui pedali per domenica 15 maggio, per smaltire le calorie dei primi due giorni!
Una passeggiata in bicicletta, a cura di Gira l’Umbria, per esplorare i dintorni di San Terenziano, tra campi coltivati, oliveti e vigneti; un percorso ad anello di media difficoltà, accessibile anche ai meno allenati, che passerà da Collesecco, Ponte di Ferro, Gualdo Cattane, Bastardo e Torri.
Chi resterà senza fiato, alla fine dei 33 chilometri, per l’ultima salita potrà usufruire del trasporto in macchina. Il ritrovo è alle ore 9.00 con consegna delle bici e partenza; il rientro è previsto per le ore 13. Iscrizione 18€ compreso il noleggio, 10€ se con bici propria.
Nella piazza principale del piccolo borgo umbro, rinominata per l’occasione “La piazza delle Porchette” i buongustai avranno la possibilità di degustare per tre giorni tre i migliori “cru” della porchetta umbra a confronto con Marche, Lazio e Calabria.

Le porchette di questa edizione, saranno:
– La Porchetta di Grutti-Grutti – Umbria
– Antica Salumeria Granieri Amato-Casalalta – Umbria
– Porchetta di Pantalla di Giancarlo e Walter Mastrini-Pantalla di Todi – Umbria
– Porchetta Umbra di Bevagna di Giuliano Cariani-Bevagna – Umbria
– Porchetta di Costano di Carlo Giuliani-Costano – Umbria
– Porchetta di Ariccia IGP di Azzocchi Roberto – Lazio
– Porchetta Calabrese di Natale Grandinetti – Falerna (CZ) – Calabria

Per andare incontro a chi è intollerante al glutine, ci sarà anche il panino con porchetta senza glutine (panino versione gluten free), in collaborazione con l’Associazione Italiana Celiachia dell’Umbria.

Orari:
Venerdì 13 maggio – dalle ore 15 alle ore 22;
Sabato 14 e Domenica 15 maggio – dalle ore 10 alle ore 24

Partecipare a Porchettiamo vuol dire anche scoprire una regione unica e autentica come l’Umbria, per cui viene offerto da Gira l’Umbria e Strada del Sagrantino il pacchetto turistico “Porchettiamo in Umbria” a partire da 85€ a persona.

Per maggiori informazioni:
http://porchettiamo.com/

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Cuneo – 7° edizione di Degustibus

degustibus-cuneo-logoPiazza Duccio Galimberti, il salotto buono della città di Cuneo, e una parte di corso Nizza ospiteranno in questo week end del 1° maggio la 7° edizione di Degustibus, una vera e propria “festa dei sapori italiani” in cui gli organizzatori della Associazione Culturale ALL 4U hanno voluto puntare su due aspetti che oggi fanno più che mai tendenza nel mondo dell’enogastronomia: la vendita dei prodotti di eccellenza e lo street food che di strada ne ha fatta veramente tanta dai tempi in cui gli egiziani nel porto di Alessandria friggevano il pesce per venderlo per strada ( avveniva circa 10.000 anni fa).
Proprio lo street food sarà il vero protagonista di questa kermesse gastronomica che vedrà la presentazione di alcune eccellenze gastronomiche nazionali, proposte da alcuni presidi Slow Food di differenti regioni italiane come Piemonte, Toscana, Puglia e Liguria, oltre ad alcuni piatti francesi in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana a Nizza.
L’obiettivo di Degustibus è quello di creare all’interno di una città un tour turistico- itinerante di prodotti enogastronomici tipici del territorio, in modo di dare la possibilità ai visitatori di assaggiare piatti legati alla cultura e alle tradizioni delle regioni che rappresentano.
Da quest’anno saranno presenti stand turistici per la promozione del territorio, con la partecipazione di 13 Comuni delle vallate del cuneese e ovviamente la Atl.
Nel “Palavino” i visitatori troveranno una selezione dei migliori vini italiani, mentre lungo il percorso degli stand saranno disseminate le birre artigianali dei più qualificati birrifici.
Per chi vorrà fare shopping enogastronomico vi sarà solo l’imbarazzo della scelta tra prodotti tipicamente piemontesi e ancor più strettamente cuneesi (il prosciutto Crudo di Cuneo Dop, i formaggi e tome delle valli, il formaggio Raschera e il Bra tenero, il lardo alle erbe, la battuta di fassone, la salsiccia di Bra e il miele delle vallate occitane) e quelli provenienti dalle altre Regioni italiane presenti (caciocavallo, pecorino sardo, formaggi calabresi, olive ascolane, canederli, strudel, dolci siciliani, ecc.).
Se invece preferite mettere le gambe sotto il tavolo e degustare i piatti che propongono i vari stand gastronomici avrete il vostro bel pensare, perché vi troverete a poter scegliere tra una varietà di piatti che definire da “acquolina in bocca” è dir poco: asado argentino, caciocavallo alla brace, arrosticini, fritto misto, focaccia alla ligure, battuta di fassona, raviolini del plin, favata, la bombetta, ecc.
Se avete le idee chiare in proposito e gusti ben precisi, mi taccio, ma nel caso siate indecisi vi suggerisco due piatti fantastici: la favata pugliese (purea di fave,servita tiepida, accompagnata da catalogna o erbette ripassate in padella, cipolle di tropea, pomodorini e peperoni friarelli) e la famosa “bombetta” cotta nello stand dell’Associazione quelli della Bombetta di Alberobello (un fagottino di capocollo fresco di maiale ripieno di formaggio vaccino “canestrato Pugliese”, prezzemolo, sale e pepe) e servita nel cartoccio insieme a una fetta di pane casereccio.
La kermesse si trasformerà in una grande festa di strada grazie alla presenza di balli occitani, suonatori di strada e gruppi folk che con la loro musica e allegria sapranno trascinare i visitatori dentro un’atmosfera di puro divertimento.
La manifestazione è organizzata dall’Associazione culturale All 4U con il patrocinio di Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Città di Cuneo, e la collaborazione di Confcommercio, ATL del Cuneese, Camera di Commercio Italiana a Nizza, Comitato Corso Nizza Centro, CNA, Coldiretti, Confartigianato, Slow Food, e i partner Conitours e La Granda.

Per maggiori informazioni:
http://cuneo.degustibus.cuneo.it

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Cesenatico – 16° edizione “Azzurro come il pesce”

Azzurro-pesce-locandinaDal 22 al 25 aprile 2016 Cesenatico ospita la 16° edizione di “Azzurro come il pesce” un evento gastronomico che vi permetterà di gustare l’ottimo pesce azzurro dell’Adriatico che verrà proposto secondo l’antica tradizione locale.
Cesenatico famosa per la sua spiaggia con la sabbia soffice e dolcemente digradante verso il mare, rappresenta la meta ideale per turisti di ogni età a cui sa offrire oltre alla proverbiale “ accoglienza romagnola” una cucina improntata all’antica tradizione marinara attraverso le decine di ristoranti del porto canale che propongono gustosissimi piatti di pesce freschissimo.
La manifestazione “Azzurro come il pesce” nata con l’intento di valorizzare e promuovere il prodotto locale, si avvale di un disciplinare estremamente dettagliato sulle specie ittiche che si potranno commercializzare nel corso della manifestazione.
Al Porto Canale e lungo le vie del centro storico troveranno spazio gli stand delle varie associazioni che prepareranno alcuni piatti tipici della cucina marinara romagnola:
Queste le associazioni partecipanti all’evento: Associazione Chef to Chef, Monotave New Ghibli, ARICE GIOVANI i giovani ristoratori Ass.ne Confesercenti, Ass.ne pescatori “Tra il cielo e il mare”, Ass.ne pescatori Cavalluccio Marino, Ass.ne Amici CCILS, Motonave Windtour, Ass.ne Artmatori e pescatori di Cesenatico, A.R.T.E. Ass.ne Ristoratori Confcommercio.
Una grande tensostruttura sarà allestita nella zona del mercato ittico per gli stand gastronomici delle associazioni di pescatori e dei volontari dove, i piatti della gastronomia locale potranno essere accompagnati da eccellenze DOP e DOCG come l’olio extravergine di oliva di Brisighella e il formaggio di fossa di Sogliano.
Nella Piazzetta della Pescheria, lungo il Corso Garibaldi, per l’intera durata dell’iniziativa, si potranno assaggiare “I dolci della festa” preparati dagli chef di A.RI.CE.

Orari
Gli stand gastronomici saranno aperti dalle 11.30 alle 15.30 e dalle 18.00 alle 22.00

Tra i piatti più gettonati vi segnaliamo:
Lumachine in brodetto
Mezzemaniche alle cannocchie
Sarde in saour
Lasagne di mare
Seppie con piselli e piadina
Crostone di alici marinate
Gran fritto al cono
Spiedone di cefalo gratinato con zucchine trifolate
Rotolo di piadina con sgombro agli agrumi,misticanza e cipolla di Tropea brasata
Crudo di leccia,ortaggi croccanti,salsa di soia e lime
Calamaro arrosto,porri,patate e prezzemolo
Lasagnette al nero di seppia con ragù di seppia
Alici gratinate con crostini di polenta
Piadina con sardoncini fritti,cipolla caramellata e radicchio
Cannocchie al vapore
Cozze gratinate
Passatelli in brodo di pesce
Grigliata mista dell’Adriatico
Cozze e vongole in guazzetto
Risotto alla marinara
Fritto di paranza con zucchine

“Azzurro come il Pesce” è un evento organizzato dal Comune di Cesenatico in collaborazione con Confesercenti, A.RI.CE – Associazione Ristoratori Cesenatico -, Confcommercio, e con il sostegno di Gesturist Cesenatico Spa.
Per l’occasione Cesenatico Turismo propone uno speciale pacchetto alberghiero che comprende 2 notti in hotel 3 stelle con prima colazione,   ingresso al Museo della Marineria di Cesenatico, buoni pasto per gli stand gastronomici a € 99,00 a persona, mentre per 3 notti il costo è di € 119,00 a persona.
Per info e prenotazioni: 0547 673287N. VERDE 800 556900
info@cesenaticoturismo.com www.cesenaticoturismo.com

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