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25 settembre 1896 – 120 anni fa nasceva Sandro Pertini

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pertini16In queste ore Savona e la Liguria celebrano i 120 anni della nascita di Sandro Pertini, un uomo che ha fatto della sua coerenza una ragione di vita.
Il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani ha contribuito, a dispetto di quei pochi che lo definirono populista, a riavvicinare i cittadini alle Istituzioni e a trent’anni dalla fine del suo mandato tantissimi italiani lo ricordano con affetto e non dimenticano quello che lui era solito dire: “Io credo nel popolo italiano”.
Sandro Pertini a vent’anni dalla sua scomparsa, al di là della doverosa commemorazione del suo genetliaco ( qui il programma relativo a Sandro Pertini … uno di noi) non dovrebbe essere visto come il passato ma bensì come il futuro a cui una classe politica sempre più scadente dovrebbe ispirasi per riportare i cittadini a credere in quelle Istituzioni che troppo spesso in questi anni sono state squassate da corruzione, malaffare e da giochi di potere che ben poco hanno a vedere con i problemi che i cittadini si trovano a dover affrontare, giorno dopo giorno.
Sandro Pertini in una intervista rilasciata a Oriana Fallaci nel 1973 si disse amareggiato perché vedeva anche nel suo partito politici che guardavano solo ai propri interessi , che erano in mezzo ad episodi di corruzione e concludeva dicendo: ma io mi sono battuto per tutto questo?
Di lui ricordo due episodi che fotografano in maniera netta quello che lui intendeva per “fare politica” :
– Quando da Presidente della Camera dei Deputati nel 1974 si rifiutò di firmare il decreto di aumento dell’indennita’ ai deputati, dicendo a chi gli sottoponeva il documento per la firma :“Entro un’ora potete eleggere un’altro presidente della Camera, ma io con queste mani non firmo”.
– Uno stralcio dell’intervista rilasciata a Nantas Salvalaggio e pubblicata sulla ‘ Domenica del Corriere’ il 10 marzo del 1974 : “Il problema a mio parere è semplice: non c’ è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Ma non ti rendi conto, m’ ha rimproverato uno, che qui crolla tutto, è in gioco l’ intero sistema? Il sistema? dico io: ma io me ne infischio del sistema, se dà ragione ai ladri. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. E io, neppure. Ho già detto alla mia Carla: tieni pronte le valigie, potrei piantare tutto”.
Un uomo integro, tutto d’un pezzo che amava girare a piedi per Roma tra la gente senza nessun tipo di protezione e quando gli veniva assegnata la scorta  nei viaggi istituzionali cercava sempre di imboscarsi, durante le visite alle città, per eluderla.
Un po’ come l’attuale presidente Mattarella che è giunto a Savona per commemorarlo in una città blindata e con un codazzo di 14 auto al seguito, che hanno reso off limits tutta l’area antistante l’Hotel dove ha pernottato.
Non mi stancherò mai di ricordare il tragico caso della ministra degli esteri svedese Anna Lindh che nel 2003 a soli 46 anni di età venne uccisa da uno squilibrato mentre faceva la spesa da sola in un supermercato di Stoccolma.
In Italia nonostante le slide e i tanti pronunciamenti del Premier Renzi volti a ridurre le auto blu, quando si muove l’ultimo dei sottosegretari non lo fa mai da solo ma con almeno due macchine di scorta oltre la sua, in fondo l’Italia per quelli della casta è o non è il #paesedeibalocchi!

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Credits: some pictures ANSA

Savona – “Vino e Farinata” cambia gestione ma la tradizione continuerà?

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Vino-e-farinata-savona-piccolaLa notizia era rimbalzata per le vie della città da qualche anno ma solo recentemente i tam tam provenienti dai caruggi del centro storico avevano confermato che a breve lo storico locale “Vino e Farinata” di via Pia si apprestava a cambiare gestione.
E così è stato, sabato 20 agosto dopo 37 anni passati a sfornare teglie di farinata con la sua famiglia (le sorelle Angelina e Bruna), Giorgio Del Grande ha detto stop per lasciare ad altri ( sembrerebbe ad alcuni imprenditori savonesi) il non facile compito di continuare la tradizione della “Fainâ de çeixai” e della “Fainà gianca”, quest’ultima tipicamente savonese.
La famiglia Del Grande rilevò nell’aprile del 1979 dalla famiglia Parodi quello che definire un “locale storico” è decisamente riduttivo visto che ai tavoli di questo tempio del gusto hanno trovato posto intere generazioni di savonesi di ogni ceto sociale, personaggi della cultura, dell’arte, dello spettacolo, della politica (uno su tutti l’indimenticato Presidente Sandro Pertini) nonché molti cultori del buon gusto e delle tradizioni ( come non ricordare le SEJANN-E CUNVIVIÄLI dell’Associazione “A Campanassa”).
Ho dei piacevoli ricordi di gioventù legati a questo locale, quando in occasione della tradizionale Processione del Venerdì Santo mi ritrovavo, a sforzo ormai compiuto, con tutti i portatori della cassa a dar fondo ad interminabili serie di cabaret di farinata.
Lo frequentavo già ai tempi della famiglia Parodi quando nel tardo pomeriggio era quasi un’abitudine settimanale per le famiglie passare da “Vino e Farinata” per prendere un cartoccio di farinata appena sfornata da mangiare poi a casa per cena.
A Giorgio Del Grande va riconosciuto il merito di aver saputo fermare il tempo, mantenendo il locale in una sorta di limbo che lo ha reso quasi anacronistico in un mondo che all’esterno viaggia a suon di gigabyte mentre nel locale oggi come allora non vi è la macchina del caffè e tantomeno il telefono.
I savonesi da una vita sanno che bisogna passare a prenotare (in tarda mattina o nel tardo pomeriggio), mentre chi viene da fuori molto spesso fa ricorso al telegramma o i più scaltri hanno trovato il sistema di telefonare a qualche negozio vicino pregando i titolari di fare loro da tramite per la prenotazione.
Certo chi subentrerà nella conduzione avrà la possibilità di dotarsi di telefono e di macchina del caffè ma l’aspetto più importante in assoluto rimane quello di mantenere alta la qualità delle materie prime, peculiarità che da sempre ha contraddistinto questo locale dove si può dire che la crisi sia sempre rimasta fuori dalla porta.
A onor del vero negli ultimi anni si è sentito che in cucina qualcuno percepiva un velo di stanchezza che faceva diventare un piatto squisito mangiato per anni (sardine ripiene, moscardini affogati, insalata di mare, polpo e patate) in un piatto nella norma, senza quel pizzico in più che fa sempre la differenza e si chiama “voglia di cucinare”.
Nulla da dire invece sulla farinata che era e rimane in assoluto la più buona della città con una particolare menzione a quella “bianca” che provata e riprovata rimane sempre e comunque “sublime”, meglio se accompagnata dal mitico vino Nostralino e da una doppia porzione di formagetta e olive taggiasche.
A “Fainà gianca”, quella preparata con farina di frumento, sale, olio extravergine d’oliva ed acqua di fonte è una prerogativa della cucina savonese a tal punto che la sezione savonese dell’Accademia italiana della cucina  ha fatto sancire attraverso un atto notarile l’origine savonese del piatto indicando tra le altre cose alcune regole imprescindibili a cui attenersi scrupolosamente nel momento in cui la si volesse cucinare: ingredienti, metodo di preparazione e cottura, modalità in cui deve essere servita ( ben calda e sempre prima di quella di ceci).
Amaretti-BesioLa farinata di grano è stata inventata dai savonesi agli inizi del’1500 per un motivo di pura necessità quando in seguito alla distruzione di parte del porto di Savona per mano di Andrea Doria, Genova impose un forte dazio sui ceci che in quell’epoca erano una voce molto importante della catena alimentare.
I savonesi avendo difficoltà a sottostare al pagamento di nuovi e più pesanti dazi sui ceci decisero di sostituire la farina di ceci con quella di grano dando vita di fatto alla “Fainà gianca” che viene ancora oggi consumata a Savona e Albissola, contrariamente a quanto avviene per la farinata di ceci presente in tutta la Liguria e nel basso Piemonte.
A “Fainâ de çeixai” al contrario sembra che sia nata per caso nel 1284 quando Genova riuscì a prevalere su Pisa nella battaglia della Meloria.
Le galee genovesi, pregne di una moltitudine di vogatori prigionieri, si trovarono coinvolte in una tempesta durante la quale l’impetuosità delle acque rovesciò alcuni barili d’olio e dei sacchi di ceci che si inzupparono di acqua salata.
I comandanti delle galee fecero recuperare quanto era andato perso e lo consegnarono dentro delle scodelle come pasto ai marinai sotto forma di una purea di ceci e olio.
Molti marinai non vollero mangiare tale poltiglia e la lasciarono nella scodella che sotto il sole cocente il giorno dopo si trasformò in una sorta di frittella.
Vinti dalla fame i marinai assaggiarono la frittella e la trovarono molto buona, per cui rientrati in porto i genovesi memori di quanto avvenuto in mare provarono a cuocere la purea di ceci in forno, assaggiando di fatto la versione primordiale di quella che poi sarebbe diventata la “Fainâ de çeixai”.
I genovesi in allora per deridere gli sconfitti la chiamarono “l’oro di Pisa”.

Buon meritato riposo alla famiglia Del Grande e un in bocca al lupo a chi  subentrerà!

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Quirinale da oggi si vota ma per chi?

MostraOggi il Parlamento in seduta congiunta inizierà le votazioni per l’elezione del dodicesimo Presidente della Repubblica italiana e a quanto pare il nome che uscirà dalle insalatiere che raccoglieranno i voti dei 1009 grandi elettori ( tra cui anche il presidente benemerito Giorgio Napolitano in qualità di senatore a vita ) sarà il frutto di un accordo tra il premier Renzi e il sempre in campo Berlusconi.
Il buon Renzi alle prese con la fronda della minoranza interna al suo partito ha dovuto ricorrere alla scialuppa di salvataggio che gli ha lanciato il Cavaliere, confermando di fatto che il patto del Nazareno riguardava anche l’elezione del prossimo inquilino del Quirinale e sarà interessante vedere nei prossimi mesi quali saranno le contropartite richieste in cambio da Berlusconi su cui il buon Matteo l’11 settembre 2013 diceva: “In un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato con sentenza definitiva, la partita è finita: game over”.
Ma tornando agli aspetti tecnici della votazione i 1009 grandi elettori che sono la sommatoria di 630 deputati, 315 senatori, 6 senatori a vita e 58 rappresentanti delle regioni saranno chiamati nelle prime tre votazioni ad esprimere una maggioranza dei due terzi degli aventi diritto per eleggere il nuovo Presidente, il che vuol dire che individuato un candidato lo stesso dovrà ricevere non meno di 672 voti; a partire poi dalla quarta votazione in poi sarà sufficiente la maggioranza assoluta del 50% più uno pari a 505 voti.
Non è dato sapere a quale votazione verrà eletto il nuovo Presidente e di conseguenza con quanti voti, perché il tutto è nelle mani di chi muove i fili del teatrino della politica, anche se sarebbe auspicabile che il prescelto o la prescelta venisse eletto in maniera condivisa dalla stragrande maggioranza dei votanti.
Due dati che dovrebbero far riflettere gli esponenti della casta sono quelli emersi da un sondaggio effettuato in questi giorni dall’Istituto nazionale di ricerche DEMOPOLIS e i risultati delle Quirinarie lanciate dal Il fatto quotidiano dove sta spopolando Giancarlo Magalli.
Nel sondaggio di DEMOPOLIS ( lo trovate qui ) il 68% degli italiani si sono detti favorevoli ad eleggere direttamente il Presidente della Repubblica e per un italiano su due è Sandro Pertini il presidente della Repubblica più amato degli ultimi quarant’anni.
Il dato che emerge dal sondaggio è molto chiaro, gli italiani non vogliono lasciare in mano ai politici l’elezione del Capo dello Stato e indicano in maniera altrettanto chiara le caratteristiche che dovrebbe avere il futuro Presidente, portando ad esempio la figura di Sandro Pertini.
Le Quirinarie promosse da Il fatto quotidiano stravinte da Giancarlo Magalli inchiodano ulteriormente alle proprie responsabilità tutti quei politici che anno dopo anno hanno prodotto il nulla portando il paese sull’orlo del baratro.
Il voto a Magalli è chiaramente un voto di protesta ma lo stesso Magalli  ha ben spiegato il significato di questo voto nella trasmissione Agorà, dicendo: “Io credo che chi voleva capire ha capito. Non c’è nessun tentativo da parte di nessuno di mettere la mia faccia nella rosa dei candidati al Quirinale. Semmai c’è il tentativo di togliere delle facce che alla gente non piacciono“. Come dargli torto!
Nessuno ha la sfera di cristallo e quindi è superfluo fare previsioni ben sapendo che il nome che uscirà dalle insalatiere sarà per forza di cose il frutto di un compromesso, perché al contrario come ha detto il Premier Renzi durante la segreteria del PD finisce che : “se la maionese impazzisce, faccio una renzata “.
Di renzate penso che ne abbiamo già sorbite abbastanza, per cui sarebbe auspicabile che il prossimo Presidente non sia un monarca come l’ormai benemerito Napolitano e una volta nel pieno delle sue funzioni faccia l’unica cosa di buon senso che l’ambiguità su cui si regge l’attuale maggioranza del Governo gli impone, sciolga le Camere e chieda agli italiani di ritornare al più presto a votare per dare al paese un Governo credibile e non basato su di un inciucio tra una parte della maggioranza e una parte di finta opposizione.

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Renzi compie 40 anni ma è già vecchio dentro!

REnzisciL’anagrafe mediatica dice che il Premier Renzi compie i suoi primi 40 anni e contrariamente alle previsioni fatte da lui stesso in occasione del precedente genetliaco in cui affermava: “A 40 anni credo che sarò a palazzo Vecchio“, oggi ce lo ritroviamo, grazie al famoso hastag #stai sereno, come inquilino di Palazzo Chigi da ben 323 giorni.
Nonostante abbia il primato di essere diventato il più giovane Premier della politica italiana, scalzando dal primo posto Giovanni Goria (che lo diventò a 44 anni), nel giorno del suo quarantesimo compleanno, complice anche la tripletta di bischerate che ha messo a segno nei primi giorni del nuovo anno, si percepisce quanto in realtà sia un politico rampante giovane d’età ma già vecchio per il modo in cui fa politica.
Per capire come non ci sia alcuna differenza tra il modo di fare politica del giovane Renzi e gli esponenti di quella classe politica che lui si è detto pronto a rottamare è sufficiente analizzare la “Super tripletta“ di bischerate che ha saputo mettere in fila nei primi giorni del 2015 e che risulta composta da :

– volo di Stato
– norma #salvaB
– tweet cancellato

L’utilizzo del volo di Stato con cui ha portato la famiglia in vacanza a Courmayeur e da lui giustificato con un tweet che recitava “ Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte ma frutto di protocolli di sicurezza #regole “ sta a dimostrare che il giovane rottamatore ben si è adattato a quei protocolli tanto cari a molti dei suoi predecessori.
Vale però la pena ricordare al nostro giovane Premier e a tutto il suo entourage che un certo Sandro Pertini si faceva beffe dei protocolli di sicurezza e giocava a nascondino con gli uomini della scorta per stare tra la gente da uomo comune e non da privilegiato di Stato.
Se poi vogliamo fare i “precisini” come talvolta fanno gli uomini che curano l’immagine del giovane Renzi è utile ricordare che a proposito di “protocolli di sicurezza “ la circolare del 10 maggio 2013 firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e inviata a tutti i capi di gabinetto avente come oggetto le “modalità di concessione del trasporto aereo di Stato” recita che non bastano i “ motivi di sicurezza “ per prenotare un volo, ma si deve anche dimostrare che non esistano alternative.
Sui “motivi di sicurezza“ credo che ognuno di noi abbia potuto capire quanti e quali ve ne fossero visto che il giovane Premier ha sciato tranquillamente in mezzo alla gente; in quanto poi alle alternative è opportuno ricordare che Courmayeur la si raggiunge da Firenze tranquillamente in macchina in meno di cinque ore; sul fatto poi che il giovane Premier ( come ha subito precisato il suo staff di Palazzo Chigi ) abbia provveduto a pagare di tasca propria il suo soggiorno sulla neve non possiamo che esserne compiaciuti ma saremmo curiosi di capire quale tipo di servizio e sistemazione sia stata riservata alla famiglia Renzi e soprattutto se siano state applicate o meno le tariffe previste dalla convenzione stipulata tra il Ministero della Difesa e gli appartenenti al CAI che fissano in 9 euro e 25 centesimi la spesa giornaliera per alloggio e in 12 euro e 74 centesimi totali la spesa giornaliera per colazione, pranzo e cena ( come facilmente rivelabile dalla convenzione in allegato ).
A tutto ciò si deve aggiungere il fatto non secondario che il suo predecessore Letta l’anno precedente in occasione delle vacanze natalizie si recò con la famiglia in Slovenia con un volo di linea da Roma a Trieste ( dove prenotò un auto a noleggio per i suoi spostamenti in terra slovena ) per cui non è tanto una questione di protocolli quanto di stile!
Ma c’è di più, la cancelliera Angela Merkel per le sue brevi ma frequenti vacanze primaverili a Ischia non sbarca sull’isola in elicottero ma prendendo l’aliscafo a molo Beverello come una comune turista!
Sulla norma #salvaB, dove B sta per Berlusconi, il giovane Premier ha dato il meglio di se stesso riuscendo a far capire in maniera inequivocabile, anche a coloro che fanno finta di non capire, quanto il patto del Nazareno rappresenti la cartina di tornasole con cui si misura la credibilità politica di un premier che pur di stare a galla farebbe patti e inciuci pure con il diavolo! Della serie a te ci penso io, non ti preoccupare, basta che facciamo finta che comando io!
Ma la vera perla del “triplete” è il tweet con cui il giovane Premier avrebbe risposto a quello lanciato da Marco Agnoletti (suo ex portavoce come Sindaco di Firenze) per provocare alcuni tifosi della Roma su gol assegnato alla squadra giallorossa nella partita in corso con l’Udinese il 6 gennaio.
Agnoletti scrive: “Oh, almeno stavolta vedete di far fruttare 3 punti il vostro furto!!” e il buon Matteo risponde : “Parlare di furto è stravolgimento della realtà”.
Non entro nel merito sull’opportunità o meno che un Premier seppur giovane trovi il tempo e la voglia tra le migliaia di impegni a cui è sottoposto di cinguettare di calcio in tempo reale, ma sottolineo che su fatti importanti come l’alluvione di Genova gli si bloccò la tastiera dello smartphone per ben tre giorni prima di annunciare su Twitter il famoso proclama “ Genova e non solo “ pubblicato in data 12 ottobre sulla sua pagina facebook, a distanza appunto di tre giorni dalla terribile alluvione che aveva colpito Genova.
Tornando al tweet sulla Roma, le solite fonti ufficiali di Palazzo Chigi hanno precisato che il tweet incriminato è in realtà di Franco Bellacci, collaboratore storico di Renzi, il quale avendo accesso dal suo smartphone all’account del Premier per una “banale svista” ha postato il commento sulla bacheca sbagliata, tanto è vero che poco dopo il tweet viene cancellato.
E così grazie a una partita di calcio gli italiani che seguono il giovane Premier sui profili ufficiali aperti su Twitter e Facebook avranno ben chiaro chi è che cura la comunicazione “urbi et orbi” del Premier, che tradotto in un linguaggio più terra terra vuol dire “chi scrive i suoi tweet e i suoi post”.
Potremmo finirla qui, ma dato che l’appetito vien mangiando ci spingiamo oltre aggiungendo a questa “Super tripletta” altri due elementi recentissimi che portano il giovane Premier a mettere a segno una cinquina “memorabile”.
L’elemento che gli consente di fare quaterna è la notizia lanciata da alcuni quotidiani ( in particolare dal Fatto quotidiano ) che riportano come i debiti contratti a suo tempo dall’azienda del padre del giovane Premier con il Credito Cooperativo di Pontassieve e garantiti all’80% da Fidi Toscana Spa ( guidata dal Presidente della Regione Toscana e partecipata anche da Provincia e Comune di Firenze ) sembrerebbe che siano stati rimborsati in toto alla fiduciaria con delibera del 18 giugno 2014 da parte del ministero dell’Economia che ha provveduto a liquidare la somma di 236.803,23 euro attraverso il Fondo centrale di garanzia il 30 ottobre 2014, il che significa che il debito contratto da Renzi senior è stato coperto dallo Stato.
L’ultima perla di questa sfilza di comportamenti inopportuni è una nota di colore che sottolinea come il giovane Premier abbia qualche problemino con le lingue straniere; del suo pessimo inglese sapevamo già, ma della sua evidente difficoltà a pronunciare in maniera corretta quattro parole quattro in francese lo abbiamo appreso nel momento in cui il giovane Premier si è recato a Palazzo Farnese per partecipare all’ambasciatrice di Francia il cordoglio degli italiani per la recente strage di Parigi.
A qualcuno ascoltandolo è venuto in mente Ciriaco De Mita, ma il politico di Nusco fu Premier nel 1988 e se dopo quasi 30 anni chi ci governa e rappresenta nel mondo ha una padronanza delle lingue straniere come quella messa in mostra dal Premier Renzi forse si può capire cosa sia stata capace di partorire in tutti questi anni la nostra classe politica e come il nostro Premier sia giovane solo per l’anagrafe ma di fatto vecchio dentro!