Che l’aria non fosse delle migliori per Renzi e il PD in questa tornata elettorale amministrativa lo si era già capito al termine del primo turno quando a urne chiuse i risultati avevano consegnato un quadro politico chiaro che raccontava di un PD in evidente difficoltà un po’ ovunque.
Renzi nella conferenza stampa post voto aveva tentato di minimizzare parlando di un PD quasi ovunque sopra il 40% e di importanti successi registrati in comuni piccoli dove il candidato del PD veniva eletto al primo turno.
Non è necessario essere degli osservatori attenti o dei fini politologi per capire che da quella conferenza post voto del primo turno si è avvertito che per la prima volta dal suo avvento al potere Renzi cominciava a perdere qualche colpo nonostante l’atteggiamento un po’ spavaldo con cui di fatto liquidava quello che per lui null’altro era che un incidente di percorso.
Resta il fatto che il Premier iper presente nella campagna elettorale per il primo turno è letteralmente sparito dalla circolazione nelle due settimane precedenti i ballottaggi non fosse altro perché sia Renzi che il suo entourage, ma ancor di più i candidati sindaci al ballottaggio, hanno capito in maniera inequivocabile che la presenza di Renzi al fianco degli aspiranti sindaci del PD avrebbe fatto perdere ulteriori voti.
Ma ahimè la frittata ormai era fatta e nonostante il buon Renzi abbia girato alla larga dai ballottaggi, gli elettori hanno capito che il nuovo che avanza non è rappresentato dal Renzismo ma dalle facce nuove dei candidati grillini che su venti comuni in cui sono andati al ballottaggio contro un sindaco espressione del PD hanno vinto 19 volte.
Le vittorie di Raggi a Roma e di Appendino a Torino dicono che Renzi, il suo governo e la sua idea di PD sono stati totalmente asfaltati da una forza nuova a cui la stragrande maggioranza degli elettori ha deciso di affidare il governo delle due capitali d’Italia.
E’ successo quello su cui nessuno sei mesi fa avrebbe scommesso un’euro, Renzi non è più il nuovo che avanza e da rottamatore si è autorottamato per aver voluto forzare la mano a un elettorato che con il voto di eri ha dimostrato di non seguirlo più.
Renzi è il principale artefice di questa debacle del PD ma anche i componenti più stretti del suo entourage ci hanno messo del loro e penso a quel burlone che ha lanciato un bel #Ciaone agli elettori il giorno dopo la consultazione referendaria; alla vice segretaria Serracchiani che aveva parlato di un buon esito elettorale al primo turno e che da Presidente del Friuli Venezia Giulia oggi deve incassare il passaggio al centro-destra del capoluogo di regione Trieste; al senatore Esposito (già assessore nella giunta Marino a Roma) che nella sua Torino ha visto cadere sotto i colpi del nuovo che avanza il sindaco uscente Fassino a cui la candidata del M5S Appendino ha rifilato un distacco di quasi 20 punti in quindici giorni di campagna elettorale per i ballottaggi (Appendino partiva da – 11 punti e alla fine ne ha dati 9 di distacco a Fassino); che dire poi del Presidente del PD Orfini che ha sparato a raffica sul candidato del M5S a Roma mentre a disastro avvenuto non ha avuto neppure il coraggio di commentare un risultato che vede il PD romano travolto non solo da mafia capitale ma dagli stessi elettori che avevano incoronato sindaco il buon Marino.
La vera analisi politica sul tracollo del PD la si può fare in maniera compiuta analizzando non solo i risultati provenienti dalle grandi città ma anche e soprattutto quelli dei capoluoghi di provincia dove il PD era da illo tempo al governo della città.
Mi piace ricordare il dato di Savona, città in cui sono nato, da sempre “rossa” dove per trovare un sindaco non del PD negli ultimi 34 anni bisogna risalire al 1994 quando il candidato del centro destra Francesco Gervasio diventò sindaco battendo Aldo Pastore del PD.
Da quel lontano 1994, dopo 18 anni di governo della città a totale appannaggio della sinistra con gli ultimi due sindaci del PD (Ruggeri e Berruti) eletti entrambi per due mandati consecutivi, ieri Savona ha voltato pagina affidando la guida della città a Ilaria Caprioglio del centro-destra.
Alle elezioni nella mia città mi legano bellissimi ricordi, quando da giovanotto fui chiamato per una quindicina di anni a svolgere la funzione di presidente di seggio in una città dove l’allora Partito Comunista poteva vantare sull’apporto di una folta schiera di militanti che presenziavano alle attività all’interno del seggio (con i loro rappresentati di lista, tra cui alcuni che erano delle vere e proprie istituzioni) e all’organizzazione del servizio di rifocillamento (focaccia calda, caffè, panini, ecc.) nonché alla trasmissione a tempo di record dei risultati dei singoli seggi alla segreteria cittadina del partito.
Credo che buona parte del disastro elettorale dell’attuale PD sia da imputare a Renzi che ha voluto per sua ambizione personale trasformare il partito della sinistra in una sorta di accozzaglia di soggetti che nulla hanno a che spartire con i militanti di quello che un tempo era il Partito Comunista, penso ai vari Verdini, Bondi e consorte, oltre ai vari fuoriusciti dalle più disparate forze politiche.
Nelle precedenti elezioni amministrative il PD e il centro sinistra governavano in 21 capoluoghi, il centro-destra in 4, oggi la situazione è decisamente diversa con il PD/centro sinistra al governo in 9 capoluoghi, il centro-destra in 10 e il M5S in 3 ( Roma, Torino, Carbonia).
A dire il vero di Renzi al momento non c’è traccia, niente conferenza stampa ieri notte e nessun messaggio sulla sua pagina facebook dove questa mattina i commenti che lo irridono stanno arrivando a pioggia e tra i più gettonati vi è quello in cui gli viene ricordato a proposito del suo silenzio se “abbia finito i giga”.
Nessuno al momento si è fatto avanti per suggerire un passo indietro a Renzi, ma credo che se il PD non vorrà correre il rischio di un continuo e fluente travaso di voti verso il M5S qualcuno dovrà pur chiedere all’uomo che si è fatto Premier di lasciare la guida del partito anche perché i risultati elettorali di ieri sono il peggio del peggio per un partito che ha la pretesa di governare un paese senza aver vinto le elezioni politiche e grazie ai giochi di palazzo che hanno portato tre dicasi tre presidenti del consiglio al potere senza essere stati mai eletti dal popolo.
Poiché il cerino rimane in mano come vuole la consuetudine all’ultimo della fila, tocca al buon Renzi farsi carico di prendere atto che ieri gli elettori hanno mandato un messaggio molto chiaro all’inquilino di Palazzo Chigi, ma ancora di più al segretario del PD.
Il vento è cambiato, niente più gioco delle tre carte, niente più slide, niente più mance elettorali, niente più riforme a scatola chiusa, niente più partito della nazione, ma facce nuove a cui affidare per iniziare l’amministrazione delle città, piccole o grandi che siano.
Provare per credere, avrebbe detto il Renzi dei tempi migliori!
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Referendum dal #Ciaone alla vittoria di Pirro!
Oltre 15,5 milioni di italiani hanno disatteso l’invito del Premier Renzi di recarsi al mare e di questo 32,1% del corpo elettorale l’85,8% (pari a 13.334.764 milioni di persone) ha votato SI.
Non è stato raggiunto il quorum necessario per rendere valido il Referendum ma a mente fredda, oggi si può dire che sarebbe stato difficile il contrario, non fosse altro per il fatto che:
– si è votato in una sola giornata
– il Governo non ha voluto accorparlo alle amministrative di giugno
– vi è stata una totale disinformazione da parte dei media e del servizio pubblico RAI verso questo appuntamento referendario.
Dalle rilevazioni fornite dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni), giusto per capire il livello di disinformazione che ha accompagnato questo Referendum, nel periodo 4-10 aprile 2016 i TG di RAI 1 hanno dedicato in totale all’argomento del quesito referendario in sette giorni solo 13 minuti e 28 secondi (meno di 2 minuti al giorno tra tutti i TG mandati in onda nell’arco dell’intera giornata).
Che dire poi del giornalista Gerardo Greco (conduce su RAI 3 il programma Agorà) che durante la puntata del 6 aprile, presente in collegamento Michele Emiliano presidente PD della Regione Puglia (uno dei principali promotori del referendum) ha affermato che: “si vota soltanto in alcune regioni, in otto mi sembra” e dopo la precisazione di Emiliano sul fatto che si trattava di un voto nazionale ha continuato così: ”si vota dappertutto in Italia, ma ovviamente sono interessate soltanto le regioni che lo hanno promosso… se io vivo in Valle d’Aosta delle trivellazioni in adriatico diciamo che poco mi interessa” (per la cronaca in Valle d’Aosta sono andati a votare il 34,02% dei cittadini, al pari di regioni come l’Emilia Romagna o le Marche).
Che sia stato un Referendum anomalo gli osservatori più attenti lo hanno capito e non poteva essere diversamente dal comportamento del Presidente della Repubblica che si è recato a votare intorno alle 20,30, quando al contrario i suoi predecessori (tranne una volta Scalfaro) in passato si sono presentati al seggio sempre di buon mattino; non bisogna essere degli esperti di comunicazione per capire che il modus operandi di Mattarella ha di fatto precluso l’eventuale effetto traino che avrebbe potuto avere la notizia del voto del Presidente nei TG delle ore 13.
Mattarella ha scelto di non voler dare un significato politico al quesito referendario, ma nella realtà già nel corso della giornata si è capito (grazie agli interventi fuori luogo di alcuni esponenti della segreteria del PD) che il Referendum era per il PD l’ennesima conta interna tra Renzi e la minoranza del suo partito.
La conferma di tutto ciò è venuta alle 23.08 quando il Premier Renzi da Palazzo Chigi ha commentato l’esito del Referendum rivolgendosi quasi esclusivamente a “quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche”.
Nel suo discorso farcito di tante baggianate degne del miglior “la qualunque” il Premier Renzi si è scagliato contro “una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale: vivono su Twitter e Facebook. Ma l’Italia è molto più grande, fuori dalle telecamere c’è un Paese che chiede concretezza” e ancora “Per settimane autorevoli ospiti si sono chiusi nei talk show, hanno teorizzato spallate, hanno ipotizzato crolli”.
Non ho avuto il piacere di poter esprimere con un voto la legittimazione della carica che ricopre il Premier Renzi, ma sentito il discorso di ieri sera sono sempre più convinto che Renzi stia usando la sua carica per fare pulizia all’interno del suo partito e francamente trovo irrispettoso verso i cittadini che un Premier vada in conferenza stampa dopo l’esito di un Referendum per fare la lista dei cattivi tra i Presidenti di Regione del suo partito, quasi fosse l’ennesima resa dei conti all’interno del PD.
Che Renzi non sia credibile, lo si capisce dalla boutade di scagliarsi contro chi sta tutto il giorno su Twitter e Facebook, che detto da uno che sui social ha lanciato addirittura l’hastag #MatteoRispode con tanto di diretta in contemporanea su entrambi i social, sa un po’ di presa in giro!
Che dire poi del comportamento dell’onorevole Ernesto Carbone che a votazione aperta alle 15.12 ha sentito il bisogno di salutare quanti avevano esercitato il loro diritto di voto o stavano per farlo con il seguente tweet: “Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare. #ciaone”, per la cronaca questo personaggio fa parte della I Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati oltre che essere un componente della segreteria del PD.
Qualche ora prima il vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, appena resi noti i dati del Ministero in merito all’affluenza delle 12 se ne è uscito con questa dichiarazione: : “I dati che ci giungono dalla Rete del Pd che segue l’andamento dell’affluenza ai seggi sono in linea, anzi direi addirittura meglio, con le nostre aspettative. Aspettiamo chiaramente i dati ufficiali del Viminale, ma per quanto è in nostro possesso lo possiamo fare con assoluta serenità. Comunque per una valutazione complessiva del risultato parlerà a urne chiuse il nostro segretario”.
Non poteva mancare per chiudere al meglio le esternazione dei dirigenti del PD il tweet della ministra Boschi che alle 23.51 scrive: “Questo Governo è più forte dei sondaggi, dei talk e delle polemiche #avantitutta” che scritto da lei che nel Porta a Porta di martedì 5 aprile ha avuto come ospite nientemeno che Bruno Vespa è tutto dire!
Quasi mai nell’immediatezza dell’esito elettorale si ha la prontezza di passare sotto la lente d’ingrandimento il responso che viene dalle urne e talvolta ci si limita a prendere per buone alcune dichiarazioni rilasciate a caldo dai leader dei vari partiti, una su tutte quella di Renzi che in conferenza stampa ha parlato dei lavoratori delle piattaforme come i veri vincitori di questa consultazione popolare, invitando a brindare con le donne e gli uomini di Ravenna (un territorio che si è sempre distinto per affluenza) dove si è registrato un dato al di sotto della media nazionale.
A bocce ferme andando a vedere i dati delle Elezioni Regionali in Emilia Romagna del 23 novembre 2014 si scopre che in provincia di Ravenna :
– su 303.931 elettori sono andati a votare in 125.284 pari al 41,31%
– la lista del PD ha ottenuto 56.420 voti
Mentre per il Referendum di ieri è successo che:
– su 294.249 elettori sono andati a votare in 84.131 pari al 28,59%
– hanno votato SI 58.532 persone (70,60%) e NO 24.298 (29,40%)
Non è difficile ipotizzare che coloro che hanno votato SI sono +2.100 rispetto a quanti votarono PD nel 2014.
Se poi si vanno a guardare i dati della Camera del 2013 e delle Europee del 25 maggio 2014 si scopre che:
– nel 2013 alla Camera su 46.905.154 elettori sono andati a votare in 35.270.926 pari al 75,20%
– nel 2104 alle Europee su 49.256.169 elettori sono andati a votare in 29.908.004 pari al 58,69%
– la lista del PD ha ottenuto 8.646.034 voti pari al 25,43 alla Camera 2013
– la lista del PD ha ottenuto 11.172.861 voti pari al 40,82% alle Europee 2014
Mentre per il Referendum di ieri:
– su 50.675.406 elettori sono andati a votare in 15.806.788 pari al 31,19%
– hanno votato SI 13.334.764 elettori che sono quasi 5 milioni di voti in più rispetto ai voti del PD del 2013 e 2,2 milioni in più rispetto a quelli del 2014.
Considerato che per il referendum costituzionale previsto per il prossimo mese di ottobre non sarà richiesto il quorum credo che il risultato di ieri possa essere considerato per Renzi & company una vittoria di Pirro, perché se è vero che il referendum non è passato è altrettanto vero che su un tema non del tutto accattivante le opposizioni hanno saputo mettere in fila oltre 13 milioni di #staiserenomatteo ai quali mi auguro si aggiungeranno anche quelli di quanti quotidianamente si lamentano che l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!
La prossima volta non ci saranno alibi, tutti quanti avremo ben chiaro il motivo per cui saremo chiamati alle urne: dare il nostro voto a Renzi o mandarlo a casa!
Quando l’autogol è un capolavoro!
Da ragazzino quando seguivo i miei genitori in casa di qualche loro amico mi arrivava puntuale, pur essendo un tipo piuttosto tranquillo, la predica di rito : “mi raccomando comportati bene, stai al tuo posto, a tavola non fare richieste strane, mangia quello che ti viene servito e ricordati che non sei a casa tua”.
In quei tempi l’essere ospite in casa di altri significava rispettare le regole non scritte del galateo e credo che ancora oggi le persone educate e di buon senso abbiano ben chiaro quale sia il giusto mix di comportamenti da seguire da una parte e dall’altra per portare a compimento nei migliore dei modi un momento d’incontro.
Quello che è successo in occasione della visita romana del presidente iraniano Hassan Rouhani è qualcosa di avvilente per la cultura del nostro Paese e soprattutto per gli italiani.
Si potrebbe disquisire su quanto possa essere discutibile ospitare il presidente di un regime dove le esecuzioni capitali sono perennemente all’ordine del giorno, che incarcera e tortura i prigionieri politici, che umilia le donne e che nonostante fosse stato approvato dall’Onu un documento proposto dall’Unione europea sulla depenalizzazione dell’omosessualità, ritiene per il momento di considerare ancora un reato l’omosessualità, punibile con la condanna a morte. ( fonte: formiche.net).
Secondo i dossier di «Nessuno tocchi Caino» in Iran sono state giustiziate nel 2015, 1.084 persone contro le 753 del 2014.
Forse più che coprire le nudità delle statue capitoline qualcuno di quelli che gli hanno stretto calorosamente la mano (Matteo Renzi, Sergio Mattarella) avrebbero dovuto chiedergli conto del mancato rispetto dei diritti umani nel suo Paese, visto che l’Italia è tra coloro che stanno punendo con sanzioni la Russia di Putin.
E’ il caso di dire che mai come in questo caso “pecunia non olet” visto che Rouhani ha portato con sé 17 miliardi di euro di accordi per le aziende italiane, ben accolti dal presidente di Confindustria Squinzi.
Che pensare poi di un Pontefice amato in tutto il mondo (non volle stringere la mano al Dalai Lama per non urtare il regime cinese) che pure lui si è piegato al quel dio denaro che giorno dopo giorno dice di voler combattere.
Ma il bello dell’intera vicenda è che come sempre avviene in Italia ogni qualvolta la politica ne combina una delle sue, prontamente parte il giochino dello scarica barile!
Il Governo dice di non saperne nulla, il ministro Franceschini ancora meno e prontamente scarica il tutto sulla Sovrintendenza della Capitale, la quale a sua volta rigetta le accuse alla Presidenza del Consiglio!
E così al segretario generale di Palazzo Chigi non pare vero di poter dare il meglio di se stesso ( che per un buropolitocratico è una vera goduria) avviando un’indagine interna per poter accertare le responsabilità e fornire tutti i necessari chiarimenti in merito alla vicenda.
Ma per scoprire chi ha coperto migliaia di anni di arte e cultura per non turbare la sensibilità di un regime che non brilla certo per umanità, non era sufficiente fare duebarratre telefonate?
Si fa il nome di Ilva Sapora, dirigente dell’ufficio del Cerimoniale della presidenza del Consiglio, che in pratica guida il Cerimoniale da tre anni.
Questa signora segue il Premier in Italia e all’Estero pur avendo una conoscenza dell’inglese a livello elementare, come recita il suo curriculum sul sito della Presidenza del Consiglio ( ma questo aspetto potrebbe essere un pregio, per un Premier che è fermo a “the pen is on the table”).
Come sostiene il Corriere sembra quanto mai improbabile, visto il metodo di lavoro di Renzi, “che possa aver preso la decisione di coprire i nudi del Campidoglio in totale autonomia”.
Ad avvalorare questa tesi c’è fatto non secondario il precedente dell’ottobre scorso, quando a Firenze, in occasione del vertice bilaterale con lo sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, Renzi fece oscurare dal cerimoniale di Palazzo Chigi e di Palazzo Vecchio con un pannello blu gigliato una scultura di Jeff Koons ex marito della pornostar Cicciolina.
Ma c’è di più, le nostre politiche quando vanno a Teheran o nel mondo islamico (come testimoniano le foto, tra cui una assolutamente fantastica della ministra Guidi in chador) sentono il bisogno di indossare il burqua per rispetto alla cultura islamica, mentre noi al contrario quando Rouhani viene a Roma ci auto censuriamo coprendo il nostro patrimonio culturale!
Detto che le statue non andavano coperte, se proprio era irrefrenabile il bisogno di prostrarsi si poteva evitare questo clamoroso autogol cambiando il percorso della visita ed evitando una figuraccia mondiale!
Per la cronaca, è opportuno precisare che durante le visite ufficiali le rappresentanti di altri Paesi, nel mondo islamico non sono tenute a indossare il velo, ma come ha chiarito Stefania Craxi ( in occasione della presentazione a Udine sul libro delle vicende di Sigonella) quando si incontra un autorità religiosa l’uso del velo è giusto.
Peccato che in occasione della visita del Premier Renzi e del suo entourage a Papa Francesco nessuna delle donne presenti abbia sentito il bisogno di coprire il capo con un velo nero, così come aveva già fatto anche la presidente della Camera Boldrini e la figlia del Presidente Mattarella.
Potrei parlare del vino non servito durante il pranzo conviviale per rispettare la cultura islamica, in un Paese che è il primo produttore al mondo di vino, ma non voglio infierire oltre per rispetto ai produttori di vino italiani.
A proposito di rispetto mi piace ricordare un fatto accaduto nel maggio del 2007, quando durante una visita a Udine dell’ex presidente dell’Iran Khatami fu programmato un incontro, con i vertici dell’Assindustria friulana, al quale non ha potuto partecipare Giannola Nonino in quanto produttrice di grappa.
Sta bene adeguarsi alle regole altrui quando si va all’estero, ma anche chi viene in Italia dovrebbe rispettare le nostre regole, la nostra cultura e la nostra religione.
La Buona Scuola di Renzi diventa una scuola alla buona!
L’avvio del nuovo anno scolastico ha sancito senza se e senza ma che la scuola è nel caos totale e a gridarlo non sono solo i sindacati ma anche e soprattutto gli insegnanti, gli studenti e le famiglie, tanto che la Buona Scuola di Renzi & company sembra essere diventata più che altro una scuola alla buona!
La riforma di pinocchietto Renzi portata avanti con i numeri della propaganda permanente per ammaliare l’opinione pubblica è tutt’altro che la preannunciata cura miracolosa contro la “supplentite” tanto che anche quest’anno si assisterà al solito balletto dei supplenti, con l’aggravante che in base al nuovo piano di immissioni in ruolo bisognerà aspettare novembre per sapere se e dove saranno assunti!
Che la Buona Scuola di Renzi & company fosse un flop era nelle cose non fosse altro per il fatto che migliaia di addetti ai lavori ( insegnanti, studenti, personale) ne hanno contestato la validità da subito, chiedendo a più riprese in fase di discussione di poter dire la loro per migliorare una riforma che avrebbe dovuto essere una riforma epocale in grado di mettere finalmente fine a molte criticità della scuola pubblica italiana.
Renzi & company non hanno voluto sentir ragioni e il Governo con la maggioranza che lo supporta si sono in pratica votati da soli in Parlamento la riforma nonostante nei circoli del PD il cerchio magico di pinocchietto Renzi avesse fatto girare un volantino di invito, per inutili incontri sul tema, che recitava: “ La buona Scuola – Il futuro della Buona Scuola lo scriviamo insieme. – Vi propongo un patto, un patto educativo. Noi sul tavolo mettiamo le idee che vedete e tutto il coraggio che abbiamo, per evitare il coro di lamentela dei rassegnati e dei cinici che già dicono: ‘Tanto non cambia mai nulla.’ A voi chiedo di essere protagonisti e non spettatori. Chi vuole bene all’Italia vuole bene alla scuola. Renderla più giusta e più rispettata è il nostro obiettivo. Lo facciamo insieme? Ti aspettiamo. Firmato Matteo Renzi”.
Ho sempre sostenuto che attaccare la Buona Scuola di Renzi & company partendo dal fatto che nelle scuole manca la carta igienica sia un errore perché pur essendo un aspetto molto importante il buon funzionamento di un istituto scolastico si corre il rischio di essere tacciati di non avere argomenti validi di discussione da parte di chi promuove le riforme in un crescendo di slogan che tendono a deviare l’attenzione dal vero problema che rimane l’inadeguatezza della proposta di legge.
Renzi & company hanno più volte respinto le proteste delle opposizioni proprio adducendo al fatto che per loro il problema più grosso era quello alla mancanza di carta igienica nelle scuole, segno che non aveva nulla in concreto da proporre.
Due esponenti di primo piano del PD come l’On.le Flavia Malpezzi e il sottosegretario del MIUR Davide Faraone hanno ben esplicitato a tal proposito il pensiero del Governo in merito al “problema carta igienica“, segno quindi che pur essendo un aspetto secondario era e rimane comunque uno di quei problemi a cui l’opinione pubblica presta una certa attenzione.
Video dell’intervento dell’On.le Flavia Malpezzi alla Camera su la buona scuola.
L’On.le Flavia Malpezzi del PD in sede di dichiarazioni di voto alla Camera dei Deputati su la Buona Scuola rivolgendosi alle opposizioni ha detto :”Significa per intenderci che ci saranno i soldi per la carta igienica, se ve lo dobbiamo spiegare in un altro modo vi facciamo lo schemino”, mentre il sottosegretario Faraone dopo l’approvazione della riforma in un’intervista ha detto: “Questo è un governo che per la prima volta dopo tanti anni torna a investire nella scuola. L’avrete sentito ripetere a me, al premier Renzi, al Ministro Giannini, a vari parlamentari più volte nel corso di questi mesi di gestazione del ddl #labuonascuola. È così. È un dato incontrovertibile che non può essere negato: in legge di stabilità ci sono 3 miliardi destinati alla scuola. L’ultima volta che si è parlato di soldi e scuola il numero era un 8, sì, ma con un segno meno davanti. Oltre ai 3 miliardi, molte altre sono le risorse che verranno investite sui singoli istituti. Perché senza fondi a disposizione l’autonomia rimane sulla carta. Nessuno potrà più dire che nelle scuole non ci sono nemmeno i soldi per la carta igienica.”
Intervista sottosegretario Davide Faraone
Chissà se questi due esponenti del PD hanno avuto modo di leggere la lettera inviata a Orrizontescuola.it da una mamma, nonché docente precaria, della provincia di Monza e Brianza che spiega come in occasione dell’inizio dell’anno scolastico 2015/16 si è vista richiedere dalla Scuola media della figlia, anche per quest’anno, il pagamento del contributo scolastico!
Mentre le è stato chiesto sempre per l’anno in corso di portare alla Scuola elementare di suo figlio più piccolo il sapone, lo scottex, le salviette e una risma di carta A4!
La mamma conclude la sua lettera scrivendo: “Tutto questo, moltiplicato per il numero di famiglie, anzi di allievi, mi induce a pensare che le Scuole non siano autonome e che il motto “faraonico” – Nessuno potrà più dire che nelle scuole non ci sono nemmeno i soldi per la carta igienica- sia solo propaganda, per fortuna facile da sbugiardare … se lo facessimo tutti!”
Lettera mamma della provincia di Monza e Brianza
Ecco quindi che il problema carta igienica messo in questi termini può assumere una sua valenza per far capire quanto la propaganda a lungo andare possa non essere sufficiente a coprire l’inadeguatezza di chi legifera.
Del resto già un sondaggio lanciato a suo tempo dal sito skuolanet e ancora aperto, alla domanda : Nella tua scuola avvertite il problema della mancanza di carta igienica? Recita che l’82,8% degli studenti provvedono da soli portandosi dietro pacchetti di fazzoletti di carta.
Scritto della carta igienica vediamo invece cosa è emerso dalla presentazione ( avvenuta la scorsa settimana ) del XIII Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola.
XIII Rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza delle scuole
La sicurezza delle scuole nel nostro Paese lascia ancora a desiderare: quattro edifici su dieci hanno una manutenzione carente, oltre uno su cinque presenta lesioni strutturali, in quasi la metà dei casi gli interventi strutturali non sono stati effettuati. Più della metà delle scuole, inoltre, si trova in zona a rischio sismico e più di una su dieci a rischio idrogeologico.
L’Anagrafe dell’edilizia scolastica, varata ad agosto, resta ancora un’opera non aggiornata ed incompleta, non certo la fotografia nitida da cui partire per programmare la messa in sicurezza delle scuole: un esempio su tutti : la scuola elementare di Laigueglia (SV) risulta dal database come scuola sicura e senza necessità di particolari interventi, difatti lo stesso Comune l’aveva inserita tra i punti di ritrovo in caso di emergenza: peccato che a giugno un’intera parete della palestra sia crollata sull’adiacente ferrovia.
Diventa quindi una sorta di barzelletta del tipo “la sai l’ultima” condividere l’ottimismo del Ministero dell’Istruzione quando afferma che con l’Anagrafe “conosciamo le condizioni di ogni edificio scolastico” e che “in quattro anni tutte le scuole saranno sicure.”
Nella realtà l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, come nel caso della scuola di Laigueglia, presenta dati, per una parte dei comuni e delle regioni, ancora approssimativi, non aggiornati e poco chiari.
Il XIII Rapporto su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola nello specifico fa riferimento al monitoraggio di 101 edifici scolastici di 13 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio,Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto).
Per la valutazione degli edifici scolastici sono stati utilizzati 4 componenti o macro-aree (edifici, qualità, prevenzione e vigilanza, organizzazione), 20 fattori e 391 indicatori; la rilevazione è stata effettuata, fra marzo e giugno 2015, attraverso una griglia di osservazione diretta, che i cittadini monitori hanno riempito durante il sopralluogo, e tramite il questionario rivolti al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.
Il contesto ambientale
Il 73% delle scuole monitorate è situato in zona a rischio sismico; il 14% in zona a rischio idrogeologico, il 4% in zona a rischio industriale, il 5% a rischio vulcanico, il 5% in zona a elevato inquinamento acustico.
Lo stato degli edifici
Il 39% delle scuole ha uno stato di manutenzione mediocre o pessimo, una scuola su cinque (21%) presenta lesioni strutturali per lo più sulla facciata esterna (41%); il 38% dei corridoi, il 27% delle palestre e il 15% delle aule presenta distacchi di intonaco o segni di fatiscenza. Di fronte alla richiesta di piccoli lavori di manutenzione, nel 12% dei casi l’ente proprietario non è mai intervenuto e nel 21% è intervenuto con molto ritardo. Nel caso di richiesta di lavori di manutenzione strutturale, ben più lunghi e onerosi, in ben il 45% delle situazioni l’ente non è intervenuto.
Crolli
Da settembre 2014 ad agosto 2015 Cittadinanzattiva ha contato 45 casi di crolli in scuole di ogni ordine e grado. A volte eventi annunciati e prevedibili, se non addirittura ripetuti, altri totalmente inaspettati. Tra questi ultimi, quello che ha fatto più scalpore la vicenda della scuola elementare Pessina di Ostuni (BR): inaugurata a gennaio di quest’anno, ad aprile ha subito il crollo di un solaio un’aula, causando il ferimento di due bambini. O ancora, il crollo, a giugno, di un muro della palestra nella scuola elementare di Laigueglia (SV) che era “a prova di sicurezza” tanto che il Comune l’aveva inserita tra i punti di ritrovo in caso di emergenza.
Cortili
I cortili sono presenti nell’87% delle scuole monitorate. Nel 93% dei casi sono recintati, ma lo stato della recinzione è pessimo in una scuola su cinque. Talvolta vengono usati come magazzino, con presenza di ingombri e di rifiuti non rimossi; in una scuola su tre sono utilizzati come parcheggio, dal personale e dalle famiglie. L’88% dei cortili è dotato di uno spazio verde e nel 28% anche di una area gioco o sportiva attrezzata.
Bagni
I bagni sono spesso sprovvisti di carta igienica (manca nel 42%), di sapone (53%), di asciugamani (77%) e di scopini per il wc (assenti nel 49% delle scuole).
La sicurezza interna
Mancano scale di sicurezza nel 26% delle scuole monitorate; solo il 34% presenta vetrate a norma; le porte con apertura antipanico sono assenti nel 74% delle aule, nell’89% dei bagni, nel 65% delle aule computer, nel 54% dei laboratori, nel 47% delle mense e nel 37% delle palestre e anche nel 15% dei cortili dove saranno obbligatorie per legge.
In più di una scuola su quattro, l’impianto elettrico non è completamente o per nulla adeguato; quasi una scuola su tre ha un impianto anti-incendio in stato arretrato.
Certificazioni e segnaletica
Poco più di una scuola su tre possiede il certificato di agibilità statica (38%), il certificato di agibilità igienico-sanitaria (35%), e quello di prevenzione incendi (32%). Il 98% ha nominato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, solo il 6% il medico competente.
Il piano di emergenza è presente in tutte le scuole, mentre il documento di valutazione dei rischi è stato redatto nel 97%.
Le prove di evacuazione sono effettuate con regolarità nel 98% delle scuole, per lo più relativamente al rischio incendio (86%) e sismico (81%). Veramente rare (5%) le prove per rischio idrogeologico. La piantina con i percorsi di evacuazione è presente nel 92% delle scuole, la segnalazione delle uscite di emergenza nell’85%.
Barriere architettoniche e accessibilità
Quasi una scuola su due è priva di posti per disabili ad hoc nel cortile o nel parcheggio interno. Il 50% degli edifici su più piani dispone di un ascensore, ma questo nel 12% dei casi non funziona e nel 4% non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina. Barriere architettoniche sono presenti nel 18% degli ingressi e dei laboratori, nel 17% delle aule, nel 13% dei bagni, nel 12% delle palestre e nel 6% delle mense. Il 73% delle scuole non ha tutte le aule utilizzabili da un disabile, nel 75% non sono installate attrezzature didattiche o tecnologiche adeguate agli studenti disabili.
Mancano bagni per disabili in una scuola su quattro. Dal punto di vista della didattica, tutte le scuole monitorate attuano piani educativi individualizzati.
Potremmo ancora scrivere dell’aspetto più caotico della riforma, quella delle 102mila assunzioni promesse, attraverso le fasi 0,A e B che hanno immesso in ruolo poco più di 29mila docenti e addentrarci nei meccanismi complessi dell’assegnazione delle destinazioni decise da un algoritmo del MIUR ( per i docenti l’algoritmo va bene mentre nel caso di Calderoli è un insulto alle istituzioni) che ha portato migliaia di docenti dal sud al nord dell’Italia solo sulla carta perché il MIUR ha concesso ai prescelti la possibilità di effettuare ancora un anno nella propria provincia e quindi prendere eventualmente servizio nella nuova destinazione solo dal 1 luglio 2016, fermo restando che il prossimo anno molti di questi docenti potranno usufruire di un piano straordinario di assegnazione provvisoria, della serie parto anzi no!
Forse tutto sommato l’unico che veramente dovrebbe partire con biglietto di sola andata da Palazzo Chigi alla sua residenza abituale è il Premier Renzi!
Renzi e l’arte del baratto!
Mentre il buon Renzi va a farsi una gita premio negli USA per andare a trovare il Presidente Obama senza peraltro che si sappia il motivo che lo ha spinto oltre oceano in Italia la Whirpol, multinazionale statunitense che lo scorso anno rilevò la marchigiana Indesit, ha comunicato che il piano industriale della società prevede nell’immediato 1.350 esuberi di cui 1.200 nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca, oltre alla chiusura dello stabilimento di Caserta dove lavorano circa 800 persone.
Il premier Renzi aveva definito l’operazione come “fantastica” e di aver “parlato personalmente con gli americani a Palazzo Chigi” mentre nell’intervista rilasciata il 13 luglio 2014 al Corriere della Sera ebbe a dire anche: “Noi, se ci riusciamo, vogliamo portare aziende da tutto il mondo a Taranto, a Termini Imerese, nel Sulcis, come nel Veneto. Il punto non è il passaporto, ma il piano industriale. Se hanno soldi e idee per creare posti di lavoro, gli imprenditori stranieri in Italia sono i benvenuti”.
Un’altra delle sue balle colossali che diventa prova provata, il suo Governo afferma di aver aumentato i posti di lavoro in Italia e solo con questa operazione “ fantastica “ 1.350 italiani perderanno il lavoro!
Ma il buon Renzi non si ferma davanti a nulla e continua a portare avanti la sua personale campagna di auto marketing e così capita che dia notizia sulla sua pagina facebook dell’incontro avuto con gli studenti della Georgetown University dove ha parlato alla vigilia del suo incontro con Barack Obama alla Casa Bianca.
Agli studenti ha detto tra le altre cose : “per troppo tempo però il nostro Paese è stata la bella addormentata nel bosco, come se il meglio fosse già accaduto e potessimo vivere il presente solo sognando il nostro grande passato. Ma noi siamo qui per svegliare la bella addormentata, noi siamo qui per dare un indirizzo al futuro. Questo indirizzo è il lavoro straordinario, l’energia, l’impegno che abbiamo messo in questo primo anno nelle riforme: la legge elettorale, l’architettura istituzionale, la PA, il fisco, il jobs act, la giustizia, la lotta alla corruzione, la buona scuola, l’innovazione”.
E chi poteva parlare di favole meglio di lui che ha dimostrato giorno dopo giorno di essere l’insuperabile Pinocchio della politica italiana!
Ma la vera notizia bomba di queste ore è che pinocchietto Renzi sembra sia pronto a barattare la Riforma del Senato ( tanto voluta presto e subito ) per avere via libera sulla legge elettorale dalla minoranza del suo partito, quel PD che sta veramente dando il peggio di sé con una minoranza che se avesse solo un minimo di dignità voterebbe contro l’Italicum per far cadere un Governo illegittimo e ridare ai cittadini la possibilità di eleggere un nuovo Parlamento che possa dar vita a un Governo che abbia una legittimazione popolare e non l’imprimatur di una nomina presidenziale ( come i due che l’hanno preceduto).
L’aria sta cambiando e Renzi da abile venditore di fumo lo sa benissimo e non a caso vuole far passare a tutti i costi e in velocità l’Italicum per poter poi andare al voto con una legge che concede la maggioranza assoluta dei seggi ad una forza politica che ammesso e non concesso che possa prendere il 40% dei voti non ha la maggioranza assoluta nel paese visto che la minoranza o meglio i perdenti rappresenterebbero comunque il 60% degli aventi diritto al voto.
A questo proposito il sondaggio condotto da IXE’ per Agorà la dice lunga su come la pensano in questo momento gli italiani, che dicono: nel 64% dei casi che il Governo Renzi ha fatto peggio del previsto e nel 57% dei casi che il dibattito sulla legge elettorale è superfluo essendo altre le priorità per il paese.
E allora Renzi che fa? Tira fuori dal cilindro magico l’arte del baratto! E con chi la fa questa sorta di permuta : a me l’Italicum a voi il Senato eletto! Con la minoranza del suo partito che altrimenti non gli voterebbe la legge elettorale in Parlamento.
Ma chi lo ha votato Renzi per fare e disfare una legge elettorale ad uso e consumo unicamente del suo partito politico? Nessuno! Perché si è sottratto al voto popolare mandando l’oramai famoso tweet #staisereno al malcapitato Letta.
Qualcuno lo fermi prima che sia troppo tardi! Non ci sono di mezzo i vari mal di pancia del PD ma qualcosa di molto più importante: la democrazia del nostro paese!
Renzi compie 40 anni ma è già vecchio dentro!
L’anagrafe mediatica dice che il Premier Renzi compie i suoi primi 40 anni e contrariamente alle previsioni fatte da lui stesso in occasione del precedente genetliaco in cui affermava: “A 40 anni credo che sarò a palazzo Vecchio“, oggi ce lo ritroviamo, grazie al famoso hastag #stai sereno, come inquilino di Palazzo Chigi da ben 323 giorni.
Nonostante abbia il primato di essere diventato il più giovane Premier della politica italiana, scalzando dal primo posto Giovanni Goria (che lo diventò a 44 anni), nel giorno del suo quarantesimo compleanno, complice anche la tripletta di bischerate che ha messo a segno nei primi giorni del nuovo anno, si percepisce quanto in realtà sia un politico rampante giovane d’età ma già vecchio per il modo in cui fa politica.
Per capire come non ci sia alcuna differenza tra il modo di fare politica del giovane Renzi e gli esponenti di quella classe politica che lui si è detto pronto a rottamare è sufficiente analizzare la “Super tripletta“ di bischerate che ha saputo mettere in fila nei primi giorni del 2015 e che risulta composta da :
– volo di Stato
– norma #salvaB
– tweet cancellato
L’utilizzo del volo di Stato con cui ha portato la famiglia in vacanza a Courmayeur e da lui giustificato con un tweet che recitava “ Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte ma frutto di protocolli di sicurezza #regole “ sta a dimostrare che il giovane rottamatore ben si è adattato a quei protocolli tanto cari a molti dei suoi predecessori.
Vale però la pena ricordare al nostro giovane Premier e a tutto il suo entourage che un certo Sandro Pertini si faceva beffe dei protocolli di sicurezza e giocava a nascondino con gli uomini della scorta per stare tra la gente da uomo comune e non da privilegiato di Stato.
Se poi vogliamo fare i “precisini” come talvolta fanno gli uomini che curano l’immagine del giovane Renzi è utile ricordare che a proposito di “protocolli di sicurezza “ la circolare del 10 maggio 2013 firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e inviata a tutti i capi di gabinetto avente come oggetto le “modalità di concessione del trasporto aereo di Stato” recita che non bastano i “ motivi di sicurezza “ per prenotare un volo, ma si deve anche dimostrare che non esistano alternative.
Sui “motivi di sicurezza“ credo che ognuno di noi abbia potuto capire quanti e quali ve ne fossero visto che il giovane Premier ha sciato tranquillamente in mezzo alla gente; in quanto poi alle alternative è opportuno ricordare che Courmayeur la si raggiunge da Firenze tranquillamente in macchina in meno di cinque ore; sul fatto poi che il giovane Premier ( come ha subito precisato il suo staff di Palazzo Chigi ) abbia provveduto a pagare di tasca propria il suo soggiorno sulla neve non possiamo che esserne compiaciuti ma saremmo curiosi di capire quale tipo di servizio e sistemazione sia stata riservata alla famiglia Renzi e soprattutto se siano state applicate o meno le tariffe previste dalla convenzione stipulata tra il Ministero della Difesa e gli appartenenti al CAI che fissano in 9 euro e 25 centesimi la spesa giornaliera per alloggio e in 12 euro e 74 centesimi totali la spesa giornaliera per colazione, pranzo e cena ( come facilmente rivelabile dalla convenzione in allegato ).
A tutto ciò si deve aggiungere il fatto non secondario che il suo predecessore Letta l’anno precedente in occasione delle vacanze natalizie si recò con la famiglia in Slovenia con un volo di linea da Roma a Trieste ( dove prenotò un auto a noleggio per i suoi spostamenti in terra slovena ) per cui non è tanto una questione di protocolli quanto di stile!
Ma c’è di più, la cancelliera Angela Merkel per le sue brevi ma frequenti vacanze primaverili a Ischia non sbarca sull’isola in elicottero ma prendendo l’aliscafo a molo Beverello come una comune turista!
Sulla norma #salvaB, dove B sta per Berlusconi, il giovane Premier ha dato il meglio di se stesso riuscendo a far capire in maniera inequivocabile, anche a coloro che fanno finta di non capire, quanto il patto del Nazareno rappresenti la cartina di tornasole con cui si misura la credibilità politica di un premier che pur di stare a galla farebbe patti e inciuci pure con il diavolo! Della serie a te ci penso io, non ti preoccupare, basta che facciamo finta che comando io!
Ma la vera perla del “triplete” è il tweet con cui il giovane Premier avrebbe risposto a quello lanciato da Marco Agnoletti (suo ex portavoce come Sindaco di Firenze) per provocare alcuni tifosi della Roma su gol assegnato alla squadra giallorossa nella partita in corso con l’Udinese il 6 gennaio.
Agnoletti scrive: “Oh, almeno stavolta vedete di far fruttare 3 punti il vostro furto!!” e il buon Matteo risponde : “Parlare di furto è stravolgimento della realtà”.
Non entro nel merito sull’opportunità o meno che un Premier seppur giovane trovi il tempo e la voglia tra le migliaia di impegni a cui è sottoposto di cinguettare di calcio in tempo reale, ma sottolineo che su fatti importanti come l’alluvione di Genova gli si bloccò la tastiera dello smartphone per ben tre giorni prima di annunciare su Twitter il famoso proclama “ Genova e non solo “ pubblicato in data 12 ottobre sulla sua pagina facebook, a distanza appunto di tre giorni dalla terribile alluvione che aveva colpito Genova.
Tornando al tweet sulla Roma, le solite fonti ufficiali di Palazzo Chigi hanno precisato che il tweet incriminato è in realtà di Franco Bellacci, collaboratore storico di Renzi, il quale avendo accesso dal suo smartphone all’account del Premier per una “banale svista” ha postato il commento sulla bacheca sbagliata, tanto è vero che poco dopo il tweet viene cancellato.
E così grazie a una partita di calcio gli italiani che seguono il giovane Premier sui profili ufficiali aperti su Twitter e Facebook avranno ben chiaro chi è che cura la comunicazione “urbi et orbi” del Premier, che tradotto in un linguaggio più terra terra vuol dire “chi scrive i suoi tweet e i suoi post”.
Potremmo finirla qui, ma dato che l’appetito vien mangiando ci spingiamo oltre aggiungendo a questa “Super tripletta” altri due elementi recentissimi che portano il giovane Premier a mettere a segno una cinquina “memorabile”.
L’elemento che gli consente di fare quaterna è la notizia lanciata da alcuni quotidiani ( in particolare dal Fatto quotidiano ) che riportano come i debiti contratti a suo tempo dall’azienda del padre del giovane Premier con il Credito Cooperativo di Pontassieve e garantiti all’80% da Fidi Toscana Spa ( guidata dal Presidente della Regione Toscana e partecipata anche da Provincia e Comune di Firenze ) sembrerebbe che siano stati rimborsati in toto alla fiduciaria con delibera del 18 giugno 2014 da parte del ministero dell’Economia che ha provveduto a liquidare la somma di 236.803,23 euro attraverso il Fondo centrale di garanzia il 30 ottobre 2014, il che significa che il debito contratto da Renzi senior è stato coperto dallo Stato.
L’ultima perla di questa sfilza di comportamenti inopportuni è una nota di colore che sottolinea come il giovane Premier abbia qualche problemino con le lingue straniere; del suo pessimo inglese sapevamo già, ma della sua evidente difficoltà a pronunciare in maniera corretta quattro parole quattro in francese lo abbiamo appreso nel momento in cui il giovane Premier si è recato a Palazzo Farnese per partecipare all’ambasciatrice di Francia il cordoglio degli italiani per la recente strage di Parigi.
A qualcuno ascoltandolo è venuto in mente Ciriaco De Mita, ma il politico di Nusco fu Premier nel 1988 e se dopo quasi 30 anni chi ci governa e rappresenta nel mondo ha una padronanza delle lingue straniere come quella messa in mostra dal Premier Renzi forse si può capire cosa sia stata capace di partorire in tutti questi anni la nostra classe politica e come il nostro Premier sia giovane solo per l’anagrafe ma di fatto vecchio dentro!
Renzi sulla vicenda dei Marò lascia spazio ai suoi dilettanti allo sbaraglio!
Il tempo passa inesorabile e sulla vicenda dei Marò si sono alternati tre differenti Presidenti del Consiglio, Mario Monti, Enrico Letta e buon ultimo speedy Gonzales alias Matteo Renzi.
Che l’uomo in loden e quello giubilato via twitter non abbiano prodotto nulla di valido per risolvere una situazione che ridicolizza il nostro paese ci può stare perché entrambi erano espressione del “vecchio modo” di fare politica, quella del fare tutto per fare niente!
Ma la vera vergogna è che a produrre il nulla sia proprio il Premier Renzi ( quello de #lavoltabuona ) che nei suoi 300 giorni di governo ha stordito gli italiani con un annuncio dopo l’altro e con slogan del tipo “ una riforma al mese “ che nei fatti sono rimaste solo ipotetiche enunciazioni.
Siamo alle prese con un Premier che vuol far credere agli italiani che i politici con lui lavorano fino alle 5 del mattino ( giusto per far passare in maniera anti-democratica leggi di cui non si ha contezza del testo che le illustrano ) e pure la vigilia di Natale ( è convocato un Consiglio dei Ministri ); che le tasse diminuiscono, che l’Italia è in ripresa e che gli italiani hanno più soldi in tasca da spendere!
Peccato che alle favole non creda più nessuno e che durante le ormai imminenti festività natalizie 9 italiani su 10 rimarranno a casa per evidenti problemi economici e che molti alberghi, ristoranti, pizzerie e negozi di ogni genere siano di fronte allo spettro di una possibile chiusura delle loro attività nell’anno che verrà.
Già, il tempo passa inesorabile ma le dichiarazioni e i tweet rimangono a testimoniare come agli annunci non siano seguiti i fatti, dimostrando all’opinione pubblica che tra Monti, Letta e il buon Renzi di fatto non vi sia alcuna differenza!
Erano le 17.30 del 22 febbraio 2014 quando il neo Premier Renzi affidò a twitter la prima dichiarazione sui Marò che recitava «Ho appena parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Faremo semplicemente di tutto» #palazzochigi.
Al tweet seguì poi una nota di Palazzo Chigi in cui si affermava che il Presidente del Consiglio al telefono aveva rassicurato i due Marò dicendo loro: “ Consideriamo il vostro caso una priorità, siamo pronti a fare tutto quanto è in nostro potere per arrivare il più rapidamente possibile ad una soluzione positiva “.
Lo seguirono a ruota il ministro degli Esteri Federica Mogherini che alle 20.03 dello stesso giorno scrive su twitter ” Prime due telefonate, oggi. Ai nostri due #Marò, per garantire vicinanza e impegno massimo. E al nostro ambasciatore a #Kiev”, e il ministro della Difesa Roberta Pinotti che lasciando il Quirinale dopo la cerimonia del giuramento del nuovo governo afferma: “È la mia preoccupazione, è il primo pensiero che dobbiamo avere”.
Ma per rendere maggiormente incisiva la sua azione propagandistica il Premier Renzi si è spinto oltre volendo incontrare insieme alla Mogherini e alla Pinotti, nel giorno previsto per la fiducia alla Camera al suo governo, prima di entrare in Aula le mogli dei due Marò per assicurare loro che: “Riportarli subito a casa è una questione d’onore, il governo farà di tutto perché Salvatore Girone e Massimiliano Latorre tornino in Italia al più presto”. Parola di Matteo Renzi.
Sono trascorsi 10 mesi e nulla è successo se non alcuni ulteriori annunci nel mese di agosto e di novembre in occasione dell’incontro tra Renzi e il premier indiano a margine del G20 di Brisbane.
Poi il 16 dicembre arriva come una doccia fredda la notizia che la Corte suprema indiana ha rigettato l’istanza dei due Marò volta ad ottenere una attenuazione delle condizioni della libertà provvisoria, decisione che di fatto revoca il permesso a Latorre ( invitandolo pertanto a rientrare in India ) e non concede la licenza per le festività natalizie a Girone, che rimane quindi in India.
E qui le nostre istituzioni sono state in grado di superarsi: il presidente della repubblica non trova di meglio che dirsi “ fortemente contrariato dopo le notizie giunte dall’India “, il neo ministro degli Esteri Gentiloni si dice irritato e come reazione si affretta a richiamare in Italia il nostro ambasciatore in India ( una mossa che ha lo stesso peso di quando giocando a briscola si cala un 2 sul tavolo ), mentre il ministro Pinotti afferma : “è una decisione grave che non ci aspettavamo. Siamo vicini ai nostri militari e come Italia pensiamo a come rispondere“.
Bene bravi bis! E qui va in scena il vero capolavoro del Premier pinocchietto Renzi che come d’incanto si eclissa, o meglio diventa una sorta di desaparecidos e lascia per una volta ampio spazio ai suoi due ministri che con le loro dichiarazioni ricordano molto da vicino quei concorrenti che venivano catapultati sul palco in quella fortunata trasmissione di Corrado, la ricordate?
Si chiamava: “ La Corrida – dilettanti allo sbaraglio”.
Povera Italia!