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Senza parole!

Ho viaggiato su questo ponte migliaia di volte quando lavoravo a Genova, code interminabili, traffico impressionante, una manutenzione continua con cantieri sempre aperti nel corso degli anni … ma oggi nel 2018 in Italia si muore ancora per l’imperizia di qualcuno e come al solito verremo inondati da un fiume di parole che non serviranno a lenire il dolore di quanti hanno perso i loro cari
E’ venuta giù l’intera campata centrale di una struttura costruita negli anni sessanta e dopo un’ora dalla tragedia è partito puntuale il solito ritornello relativo alla mancata manutenzione e prevenzione!
Gente che non fa che parlare da anni di grandi opere e poi non si riesce a mettere in sicurezza opere vetuste e oberate da carichi di traffico impressionanti!
Senza parole!

I have traveled on this bridge thousands of times when I was working in Genoa, endless queues, impressive traffic, constant maintenance with building sites always open over the years … but today in 2018 in Italy you still die from someone’s inexperience and as usual we will be inundated by a river of words that will not serve to soothe the pain of those who have lost their loved ones
The entire central span of a structure built in the sixties has come down and after one hour from the tragedy the usual refrain on the lack of maintenance started on time!
People who do nothing but talk about years of great works and then you can not secure old works and overloaded with loads of impressive traffic!
Without word!

 

Governo – Mattarella è andato oltre!

Credo che lo spettacolo che la politica offre in queste ore sia uno dei peggiori che si sia mai visto da anni, non fosse altro per il fatto che quasi la metà degli elettori non comprende perché non possa partire un governo capace di ottenere la maggioranza piena nei due rami del Parlamento.
Come sempre una certa stampa si è affrettata subito a correre in soccorso dell’emerito Presidente Mattarella bollando come “costituzionalisti da tastiera” la marea di cittadini che hanno invaso i social per manifestare il loro disappunto nei confronti di una decisione che appare del tutto politica e quindi non pertinente con i paletti che la Costituzione riserva alla più alta carica dello stato.
Accanto ai pareri di questa massa di cittadini ignoranti, di cui io stesso faccio parte, c’è però anche quello rilasciato ai microfoni di Class Cmbc dal costituzionalista Valerio Onida professore di diritto costituzionale alla Statale di Milano, già Presidente della Corte Costituzionale nel biennio 2004/5.
Il professor Onida per farla breve, ha dichiarato (come riporta Milano Finanza) “impropria” la scelta di Mattarella, aggiungendo che il Presidente si è opposto a Savona per ragione politiche e che il governo non è una dipendenza del capo dello Stato.
In queste ore la stampa ed alcuni politici da salotto televisivo stanno tentando di far passare la notizia che gli italiani sono schifati da questo modo di fare politica addossando però la colpa di quanto è accaduto a quei due irresponsabili di Di Maio e Salvini che sarebbero dei dilettanti allo sbaraglio.
Credo che gli italiani al contrario abbiano capito benissimo cosa sta succedendo e non capiscano il perché due forze politiche con una maggioranza in Parlamento non possano far partire un governo legittimato dal voto degli italiani.
Giusto per capire meglio questi due dilettanti mi sono preso la briga di fare due conti sul seguito che i due esponenti politici hanno sui social e sono venuti fuori dati oltremodo interessanti che raccontano come le due dirette video rilasciate su facebook da Di Maio e Salvini subito dopo il diniego di Mattarella abbiano ottenuto rispettivamente 7,8 milioni di visualizzazioni per Di Maio e 4,5 milioni per Salvini, mentre per la cronaca quella del neo senatore Renzi dal suo studio al Senato (quel Senato che voleva abolire) nella quale tenta di ridicolizzare quei competitor che di fatto lo hanno asfaltato, ha ottenuto poco più di 800 mila visualizzazioni.
Ma il dato che dovrebbe far riflettere certa stampa e i dirigenti delle maggiori reti televisive è che Di Maio e Salvini con due dirette raggiungono più di 12 milioni di cittadini mentre giusto per capire la portata di tale dato, il totale dei telespettatori dei principali TG delle 20 di ieri sera (29 maggio) pareggia tale cifra :
TG1       Ore 20.00 4.765.000
TG2       Ore 20.30 2.269.000
TG5       Ore 20.00 3.831.000
TGLA7 Ore 20.00 1.845.000
Se poi vogliamo capire meglio l’entità del seguito che hanno i leader giallo-verdi basta dare uno sguardo agli ascolti delle principali trasmissioni politiche della serata:
Porta a Porta seguito da 1.160.000
DiMartedì      seguito da 3.003.000
8 e ½                seguito da 2.298.000
I cittadini per quanto schifati possano essere hanno capito che le notizie è meglio andarle ad ascoltare direttamente dalla fonte che le rilascia e la decisione assunta dal Presidente Mattarella non potrà che dare maggiore voglia ai cittadini di spingere per il cambiamento, spianando di fatto la strada a Lega e M5S per ottenere una sorta di plebiscito quando si tornerà a votare.
Ho già scritto che il Presidente Mattarella è sotto scacco e se non vuole che lo scacco diventi “matto” ha solo una strada da percorrere, permettere che possa nascere un governo politico subito, senza dover ricorrere ad elezioni anticipate perché se così non fosse queste due forze politiche non tarderanno a presentargli il conto da qui a pochi mesi e sarà un conto non facile da pagare perché potrebbe mettere a rischio la sua permanenza al Quirinale.

 

Doccia Gel

Mattarella sotto scacco ..

In queste ore sono stati scritti fiumi di parole sulla decisione assunta dal Presidente Mattarella che ha di fatto cassato il governo giallo-verde che stava per nascere a guida Lega – Movimento 5 Stelle perché a suo dire il Prof. Savona destinato al ministero dell’Economia avrebbe potuto in qualche modo con le sue idee compromettere la permanenza dell’Italia all’interno del sistema euro.
Non bisogna essere dei costituzionalisti per comprendere che sotto il profilo costituzionale il Presidente Mattarella ha esercitato un diritto di veto che gli è concesso dalla Costituzione ma al tempo stesso è opportuno sottolineare che il Presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del Presidente del Consiglio che essendo espressione politica in questo caso di due forze politiche che hanno la maggioranza in Parlamento diventa di fatto il responsabile politico del governo che andrà ad operare e il cui operato dovrà unicamente essere giudicato dal Parlamento attraverso il voto di fiducia e quindi dai cittadini di cui il Parlamento è di fatto espressione diretta.
Quindi se non si può discutere l’aspetto formale della decisione assunta dal Presidente Mattarella si può di contro e legittimamente contestarla sotto il profilo politico.
Ma la vera notizia è che il Presidente Mattarella ha gestito in maniera pessima l’intera situazione venutasi a creare dopo il voto del 4 marzo e credo che i consiglieri che lo hanno indirizzato sulla tattica da seguire oggi avranno da recitare un grandioso mea culpa perché il Presidente ha fatto un filotto di errori incredibili arrivando a ricevere di fatto una sorta di scacco matto che se non si perfezionerà nelle prossime ore vista l’incertezza che sta aleggiando intorno alle sorti di Cottarelli di sicuro gli arriverà il giorno dopo le nuove elezioni quando le stesse forze politiche di ieri si ripresenteranno al Quirinale per far partire un governo con gli stessi componenti e a quel punto per il Presidente sarà la fine perché è impensabile che si possa bocciare nuovamente un governo che è espressione del voto dei cittadini.
Mattarella esce sconfitto da questo braccio di forza con Lega e Movimento 5 Stelle anche se Cottarelli fosse in grado in extremis di formare un governo fantasma che durerà giusto il tempo per tornare alle elezioni.
Il Presidente è finito all’angolo e sarà molto difficile in futuro poter riavviare un dialogo in qualche modo sereno con delle forze politiche che ne stanno chiedendo l’impeachment e che paradossalmente saranno quelle che dovranno costituire un governo dopo le elezioni anticipate.
Mattarella si è cacciato da solo in un vicolo cieco, per non aver seguito le indicazioni ricevute dai cittadini con il loro voto, perché ben altra storia si sarebbe avuta se avesse affidato l’incarico in prima battuta a Di Maio ed in seconda a Salvini, già sapendo che avrebbero fallito entrambi per il gioco dei veti incrociati, spianandosi così di fatto la strada per poter dare un incarico ad un terzo soggetto per formare un governo del Presidente in attesa delle nuove elezioni.
Seguendo questa strada il governo Cottarelli avrebbe potuto ottenere il via libera in Parlamento per traghettare il paese verso nuove elezioni mentre oggi questo nascente governo del Presidente targato Cottarelli rischia di non prendere nemmeno un voto di fiducia al Senato e anche un bambino è in grado di capire che se il governo del Presidente non ottiene alcun voto di fiducia il primo ad essere sfiduciato dal Parlamento è proprio quel Presidente della Repubblica che ha detto no a un governo in grado di avere una maggioranza in Parlamento per mandare allo sbaraglio un governo senza nessuna possibilità di sopravvivenza.
Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che lo spread continua a salire nonostante il Prof. Savona sia a casa appare del tutto evidente che la decisione assunta dal Presidente Mattarella si sia rilevata un vero e proprio boomerang.
Che il Presidente Mattarella sia sotto scacco è ormai evidente e lo scacco diventerà matto nel momento in cui il giorno dopo le nuove elezioni le stesse forze politiche si ripresenteranno da lui per formare nuovamente un governo, perchè a quel punto Mattarella non potrà nuovamente opporre un rifiuto.

White Musk / Muschio Bianco

 

 

 

Governo una poltrona per TRE

Da oggi il Presidente della Repubblica Mattarella inizierà le consultazioni al Quirinale per cercare di trovare una soluzione condivisibile tra le varie forze politiche che aspirano a formare un nuovo Governo che possa presentarsi con i numeri necessari per poter ottenere una fiducia ampia in entrambi i rami del Parlamento.
La strada sembra quantomeno tracciata non fosse altro per il risultato uscito dalle urne nella recente consultazione elettorale, che racconta di un successo netto del M5S che ha ottenuto da solo il 32% dei consensi e di un altrettanto successo della coalizione di centro-destra che ha ottenuto il 37% sommando i voti ottenuti dai partiti che la compongono.
Questo risultato double-face si presta a due differenti letture: la prima vedrebbe come naturale conseguenza l’assegnazione dell’incarico a Luigi Di Maio in quanto candidato premier del partito che ho ottenuto da solo 1/3 dei voti degli italiani, la seconda altrettanto plausibile indicherebbe come assegnatario dell’incarico quel Matteo Salvini che a urne chiuse rivendica il diritto di diventare premier essendo il leader indiscusso della colazione che ha ottenuto in termini percentuali il maggior consenso da parte degli elettori.
Le recenti elezioni in tempi brevi dei Presidenti di Camera dei Deputati e Senato hanno fatto capire ai più che un accordo tra M5S e Lega può essere fattibile al fine di raggiungere una quadra per trovare i numeri necessari ad ottenere le dovute fiducie in entrambe le Camere.
Non sarà facile arrivare ad un accordo non tanto per la volontà dei due leader che hanno ben chiara la strada da percorrere per cavalcare il successo trovato nelle urne ma per tutti quelli che cominciano a gufare per cercare di rendere impraticabile la convergenza su una soluzione tecnicamente e politicamente   accettabile da ambo le parti.
E poi ci siamo noi italiani, che per anni abbiamo smanettato sulle tastiere di computer, smartphone e tablet per chiedere l’abolizione dei privilegi di chi fa politica e soprattutto dei costi incommensurabili che la stessa genera.
Sì noi italiani, che adesso che alla presidenza della Camera dei Deputati è arrivato un esponente del M5S, quel Roberto Fico che ha annunciato nella sua prima intervista di rinunciare alla indennità di mandato suppletiva e ad altri bonus diventiamo tanti piccoli Alessia Morani deputata del PD che su twitter posta : “Una domanda per il Presidente #Fico: se non ha cambiato abitudini e ha continuato a venire a Montecitorio con l’autobus, in questi 5 anni come ha fatto a spendere 15.180,60 euro di taxi e solo 314 di bus e Metro? Ci potrebbe spiegare? Grazie”.
Per la cronaca questa deputata, che fino a ieri era un giorno si e uno no in TV, è quella che ha consigliato (nel programma “Quinta colonna” su rete 4) ad una signora di 90 anni che con una pensione di 650 euro al mese non riesce ad arrivare a fine mese di andare in banca a ipotecarsi la casa.
Sempre questo personaggio ad agosto twittava “la legge Richetti per l’abolizione dei vitalizi sarà approvata in autunno” … e come tutti sappiamo quella proposta di legge è rimasta una proposta e basta.
Ma hai visto mai che sia la volta buona che vitalizi e prebende varie per senatori e deputati vengano riportati alla normalità e che un Presidente della Camera svolga il proprio ruolo come un normale cittadino imprestato alla politica per servire il proprio Paese e non per fare incetta di bonus e agevolazioni di ogni tipo per lui e per i propri famigliari.
Ho letto di tutto su Roberto Fico, anche che sarebbe un pericolo per i cittadini dal momento che si reca al suo lavoro di Presidente della Camera non sull’auto blu ma con l’autobus e quindi qualora fosse bersaglio di un malintenzionato metterebbe a rischio non solo la sua incolumità ma anche quella dei passeggeri.
Ora mi chiedo se chi scrive queste scemenze abbia mai sentito parlare della ministra svedese che venne uccisa da uno scriteriato mentre da sola stava facendo la spesa in un supermercato, o se abbia contezza che a differenza dei paesi nordici dove i ministri girano per strada da soli o al massimo accompagnati dal loro assistente in Italia l’ultimo degli ultimi dei sottosegretari quando si muove per far rientro nel suo collegio elettorale e accompagnato come minimo da una macchina di scorta , quando non sono due.
Tra qualche giorno Roberto Fico verrà blindato per ragioni di sicurezza dall’apparato statale, non lo so, per ora mi piace vederlo andare a Napoli in treno o alla Camera in autobus, propaganda elettorale? Non credo, gli italiani hanno già votato.
Certamente se non consentiranno a lui di muoversi così liberamente di sicuro farà in modo visto che ha i numeri per farlo di eliminare tante auto blu destinati a centinaia di signor nessuno.
Ma il problema per molti italiani e per quei politici che hanno sempre beneficiato dei privilegi riservati alla casta è che il neo Presidente della Camera ha speso nei cinque anni di legislatura (2013-dicembre 2017) oltre 15 mila euro di taxi, che a far il conto della serva vuol dire che ha speso circa 280 euro di taxi al mese in una città come Roma, cifra che divisa per 20 giorni lavorativi si riduce ad una bazzecola come direbbe Totò.
Ma diciamo le cose come stanno, qualcuno fuori e dentro il Palazzo comincia a realizzare che questi del M5S avendo la maggioranza quasi totale dell’ufficio di presidenza della Camera metteranno in pratica quello che hanno promesso in campagna elettorale e partiranno con quei tagli annunciati per anni, ma mai realizzati, da chi li ha preceduti nella stanza dei bottoni.
Oppure vogliamo parlare di chi voleva rottamare l’intera classe dirigente per rilanciare l’Italia ed è rimasto a sua volta rottamato e non poteva essere diversamente, perché quando poi si è costretti a candidare un Pier Ferdinando Casini che siede in Parlamento da 35 anni per vincere il collegio uninominale di Bologna la gente capisce quanto possa essere poco credibile chi predica bene ma razzola male.
I nemici più grandi Di Maio e Salvini li hanno all’interno del Palazzo e se vorranno andare avanti per la loro strada che è poi quella indicata dagli elettori nelle urne, dovranno trovare una sintesi politica, magari pensando ad una staffetta di metà legislatura blindandosi a vicenda come vice di chi farà il premier per primo oppure facendo entrambi un passo indietro per tallonare da vicino a loro volta come vice premier un soggetto terzo chiamato a guidare il Governo.
Se una di queste due strade non sarà praticabile non resterà che dare nuovamente la matita agli elettori e credo che in questo caso saremo chiamati a votare su una sorta di ballottaggio tra M5S e Lega.
A chi conviene?

TIM e Vodafone paga sempre Pantalone!

 Il mio gestore telefonico TIM con un SMS mi ha comunicato quanto segue: “Modifica condizioni contrattuali: in ottemperanza alla Legge 172/17,dal 5/3/18 le offerte attive sulla tua linea si rinnoveranno con cadenza mensile,anzichè ogni 7,28 o 30giorni. La tua spesa annuale non sarà modificata e il costo mensile sarà riproporzionato alla nuova durata e i contenuti ampliati. Entro il 4/3/18 hai diritto di recedere o passare ad altro operatore senza penali ..Info su prezzo, contenuti e recesso su on.tim.it/info o chiama 409168”.

Ora mi chiedo a cosa serva avere in Italia un Garante delle telecomunicazioni (quindi nomina di natura politica) il cui stipendio viene pagato dai cittadini se poi conta come il due a briscola, visto che come risposta alle strombazzanti proposte di sanzioni per le compagnie inadempienti le stesse hanno risposto riportando la fatturazione a livello mensile ma di fatto spalmando 13 mensilità su 12 mesi – in pratica pagheremo tanto quanto con la fatturazione a 28 giorni.
Per la cronaca il Presidente dell’Agcom è nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, d’intesa con il Ministro delle Comunicazioni e previo parere delle competente Commissioni parlamentari.
Ma quale credibilità può avere l’intera classe politica italiana che in questi giorni sta dando il meglio di se stessa in una campagna elettorale h24 a reti unificate per annunciare di tutto e di più in fatto di sconti, riduzioni delle tasse, abolizione del canone RAI, del bollo auto e di decine di altre amenità se poi siamo governati da chi si fa governare dalle lobbies che alla faccia del bicarbonato di sodio se ne infischiano dell’Europa, dell’AGCOM e non da ultimo dei diritti dei propri clienti.

Però in questo caso tutti zitti, silenzio di tomba!

Abbiamo, io per primo scritto, di come sia ingiusto che un negozio faccia pagare 25 centesimi un sacchetto di carta (con tanto di marchio e pubblicità della ditta stessa e con riferimenti ai propri canali social) per portare via un regalo appena acquistato ( Kasanova a Cuneo), quando di fronte nella stessa via un identico sacchetto viene rilasciato gratis ( H&M Cuneo), intendiamoci non sono  i 25 centesimi il problema ma il fatto che la nuova normativa è riferita unicamente ai sacchetti biodegradabili per gli alimenti e non impone obblighi fiscali per quelli di carta.
Mi hanno risposto in rete che sono uno sprovveduto perché nell’era del biodegradabile devo andare a fare i regali portandomi i sacchetti da casa, mentre altri, i più, hanno scritto di tutto contro i 2 centesimi applicati sulla spesa ogni qualvolta si prenda uno dei nuovi sacchetti biodegradabili e ora che le compagnie telefoniche se ne infischiano delle normative europee e aggirano l’ostacolo della proibizione della fatturazione a 28 giorni spalmando il costo di 13 mensilità su 12 mesi tutto passa in silenzio!
Vi ricordate quel Carosello di tanti anni fa con Titti e Silvestro, con il primo che, per sfuggire al secondo, si metteva su una scatola di pelati De Rica e Silvestro che recitava lo slogan “Eh no, su De Rica non si può!”
Hai visto mai che Tim e Vodafone siano le DeRica dei giorni nostri!

 

Renzi non abdica, anzi il piccolo principe vuol farsi Imperatore!

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renzi-e-moglie-spallaDomenica notte quando Renzi ha concluso la sua conferenza stampa da Palazzo Chigi e si è avvicinato alla moglie Agnese mettendole il braccio sopra la spalla per guadagnare l’uscita ho capito che il piccolo principe non avrebbe abdicato ma al contrario era già pronto strategicamente ad imboccare la strada che per soddisfare la sua smodata ambizione lo porterà a tentare di essere incoronato Imperatore!
Da quella conferenza si è voluto fa uscire  l’immagine  mediatica di un ragazzo dedito alla famiglia e grato alla moglie che l’ha supportato in un’avventura in cui lui per il bene dell’Italia e degli italiani non ha esitato a trascurare le persone più care, peccato che nessun italiano sappia che faccia abbia la moglie del suo predecessore Enrico Letta.
Renzi è il classico politico che vuole rottamare chi lo ha preceduto a botte di distinguo : “io non sono come quelli là” ma poi come ha raccontato Emiliano, presidente della Regione Puglia, a Matrix su canale 5 intervistato da Nicola Porro, in occasione delle primarie che lo hanno incoronato segretario del PD si è succhiato l’appoggio incondizionato di Emiliano (che per darglielo ha litigato con Bersani e D’Alema) e poi una volta ottenuto ciò che voleva non si è più fatto vedere in Puglia, nemmeno per promuovere la campagna elettorale di Emiliano alla Regione.
Diciamo le cose come stanno, quale Premier al mondo non avrebbe annunciato le proprie dimissioni dopo una sconfitta elettorale come quella subita dal Pinocchietto di Pontassieve, stiamo parlando di venti punti percentuali capaci di mettere ko non solo un Premier ma anche il partito che lo esprime e la compagine governativa che lo ha sostenuto (ricordiamoci che D’Alema, l’ultimo Premier a dimettersi per una sconfitta elettorale, lo fece per molto meno essendo incappato in una debacle del partito alle elezioni regionali nel ‘2000).
Il problema è un altro, Renzi in piena campagna elettorale aveva annunciato che in caso di vittoria del NO si sarebbe non solo dimesso ma avrebbe considerato chiusa la sua esperienza politica!
Ma quanti sono quelli che non gli hanno creduto? A vedere i risultati del Referendum si direbbe che siano stati una marea gli italiani che si sono portati avanti in quel difficile campo talvolta minato che si chiama “democrazia”, della serie.. per intanto ti voto contro e poi vediamo se te ne andrai veramente a casa!
A proposito ve lo ricordate Cameron,dopo la batosta rimediata con la Brexit, immortalato mentre mangia fish and chips su un muretto in compagnia della moglie!

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Dalle urne è uscito un verdetto chiaro e forte, agli italiani non “garba” il governo Renzi e chi lo sostiene, e cosa assai più importante vogliono poter scegliere con il proprio voto da chi essere governati.
Appare quindi inevitabile che non si perda ulteriore tempo e si metta il popolo in condizione di poter ritornare alle urne in tempi brevi per scegliere la propria classe dirigente.
Nel momento in cui Renzi ha capito di aver perso alla grande, che cosa ha fatto? Ha subito rilanciato la palla nel campo avversario invitando i vincitori a proporre loro le soluzioni per uscire dal tunnel in cui lui stesso l’ha confinato!
Ma come? Non era Renzi che in campagna elettorale aveva promesso non solo a Cuperlo (che nel Pd conta come il 2 a briscola) ma anche agli italiani che avrebbe rimesso mano all’Italicum!
E se avesse vinto il SI cosa sarebbe successo? Pinocchietto avrebbe incassato la vittoria e mandato il Paese a nuove elezioni con l’attuale legge elettorale a marzo del prossimo anno per fare tabula rasa di chi si fosse ancora frapposto alla sua incoronazione a Imperatore.
Ma il dramma è che questo irresponsabile tale ambizione continua a coltivarla nonostante la scoppola che ha preso e la riprova si è avuta nella Direzione del PD tenutasi l’altro giorno; una Direzione assai anomala per un partito che ha il termine “democratico” nel proprio simbolo!
In Direzione ha parlato solo il segretario che così facendo ha umiliato non solo le varie componenti del partito ma credo anche tutti quei militanti che difficilmente potranno riconoscersi in un segretario che con il suo entourage di ex democristiani sta mettendo sotto assedio il partito che fu di Gramsci e Togliatti.
Tutto studiato a tavolino, parla solo il segretario e la Direzione viene convocata in maniera permanente il che significa in termini pratici che a breve non sarà convocata nessuna ulteriore Direzione in cui le varie componenti possano chiedere conto al segretario della sua sconfitta.
Del resto cosa fare Renzi lo ha ben chiaro, mettere in condizioni il Presidente Mattarella di ridargli nuovamente l’incarico per un Renzi bis oppure fare un governo di scopo con a capo un suo uomo di fiducia (e mantenuto a galla ancora con i Verdini,gli Alfano,ecc.) che possa traghettarlo senza ulteriori traumi alle prossime elezioni dove sicuramente lui sarà il candidato Premier del PD, altro che lasciare la politica!
Pinocchietto è convinto che alle prossime elezioni, da tenersi il più tardi possibile (in modo da permettere alla marea di neoeletti di maturare il vitalizio, che si materializzerà il 17 settembre 2017) potrà contare su quei 13 milioni di italiani che hanno votato SI.
Credo che Renzi non abbia recepito appieno il messaggio che gli italiani gli hanno mandato il 4 dicembre e continui a pensare che con un’ulteriore campagna elettorale lunga e infarcita di balle possa risorgere e poter arrivare alla guida del Paese da eletto e non da nominato.
Da un esame dei flussi elettorali non è così difficile capire che quei 13 milioni di voti non sono tutti suoi o del PD ma anche di elettori che pur non votando normalmente PD si sono espressi per il SI al Referendum.
Pinocchietto vuol far credere che si andrà presto alle elezioni ma al contrario sta lavorando per ottenere un nuovo incarico che gli consenta di governare ancora per un anno o al peggio di mettere un suo clone, perché nessuno lo scrive o dice, ma nei primi mesi del prossimo anno il governo dovrà procedere a una marea di nomine che sicuramente non saranno lasciate decidere ad un esecutivo di unità nazionale perché non è difficile capire che ogni forza politica vorrà poter accedere alla propria fetta di una torta che si prospetta più che prelibata visto che stiamo parlando delle nomine dei vertici di : Finmeccanica, Poste, Eni, Enel, Terna, Tesoro e Banca d’Italia.
Ma vi sembra possibile che quando si è voluto varare la riforma Fornero sulle pensioni il Parlamento l’abbia fatto in 16 giorni e ora dopo un pronunciamento chiaro e inequivocabile del popolo che chiede di indire nuove elezioni politiche si debba aspettare il pronunciamento della Consulta che avverrà solo il 24 gennaio 2017 ( Consulta dove peraltro il Presidente Mattarella è di casa, visto che ne ha fatto parte dal 2011 fino alla sua elezione a Presidente della Repubblica).
Gli italiani hanno dimissionato il Governo Renzi ma non il Parlamento e allora i nostri tra virgolette (visto che sono tutti nominati) “rappresentanti” si riuniscano e producano collegialmente una nuova legge elettorale che risponda a due priorità assolute: far scegliere agli elettori i propri rappresentanti, consentire a spoglio avvenuto che la colazione vincente possa essere messa in condizione di governare, grazie non solo al premio di maggioranza che riceverà, ma anche e soprattutto all’introduzione del divieto di cambio di casacca per i parlamentari eletti.
In questa vicenda grottesca non vanno sottaciute le enormi responsabilità di chi nel fare informazione si è schierato con chi ha il potere, penso ai tanti colleghi giornalisti che hanno raccontato alla gente quell’Italia che non c’è, dando per buone tutte le balle che il Premier ha raccontato non solo in campagna elettorale ma day by day nei suoi 1000 giorni di governo.
Per raccontare le cose come stanno non è necessario avere in tasca la tessera di un partito o di un movimento, è sufficiente vivere una giornata tra la gente magari cominciando al mattino presto quando ti tocca aspettare per decine di minuti il treno in ritardo, per poi passare davanti all’edicola dove rinunci a comprare il giornale e al bar dove la colazione, cappuccio e cornetto, per molti è solo un bel ricordo.
Ma se ti metti a scrivere di queste cose vieni bollato come un populista da quelli come Renzi che credono di aver capito tutto e vanno in mezzo alla gente solo quando devono chiedere voti!
Io sarò un populista e non capirò niente, ma una cosa l’ho intesa, quella di domenica per Renzi e il PD è stata una sconfitta epocale e al prossimo sbaglio o balla che sia il popolo non farà nessun tipo di sconto!

renzi-e-moglie-aereo

Chi trova un amico trova un TESORO!

posteIn questi tempi lo slogan che va più di moda tra i nostri governanti è quello che recita : “ è ora che la gente non veda più lo Stato come un nemico! Dobbiamo riavvicinare la gente alla politica e per farlo non c’è miglior cosa che trasmettere fiducia!”.
Parole sacrosante che il Premier Renzi & company non passa giorno che recitino in ogni intervento pubblico, a maggior ragione in questi giorni in cui è scattato il conto alla rovescia per il Referendum costituzionale del 4 dicembre.
Caso ha voluto che proprio in questi giorni ho avuto modo di recuperare mentre ero in fila ad uno sportello delle Poste Italiane una copia del volantino/circolare nel quale si da conto della scaletta degli accrediti delle pensioni per tutto l’anno 2017.
Dal calendario allegato si può facilmente notare che nel 2017 le pensioni non verranno più accreditate il primo di ogni mese ma bensì: 5 volte al 2 del mese e ben 7 volte al 3 del mese; ma il bello è che nei dodici mesi del prossimo anno solo 4 volte il primo del mese cadrà in un giorno festivo.
Per chi riceve la pensione tramite conto corrente postale e utilizza un normale bancomat per fare la spesa o per pagare medicinali, bollette, ecc. vale la regola che se sul conto corrente non vi è capienza il bancomat non funziona.
Pensando a quei pensionati che ricevono pensioni poco superiori ai 500 euro mensili mi chiedo se sia normale che queste persone per ben sette volte in un anno debbano essere per due giorni al mese a rischio di non poter fare la spesa o peggio ancora di non poter acquistare dei medicinali.
Come al solito a dover tirare la cinghia sono sempre i più deboli, persone avanti con gli anni che al contrario dovrebbero essere tutelate.
In tempi di campagna elettorale per il referendum si sente parlare solamente di bonus, aumenti delle pensioni minime ecc.ecc. ma questi venditori di fumo lo sanno che dal prossimo anno (carta canta) i pensionati per 19 giorni in un anno non potranno disporre dei loro soldi!
E questo dovrebbe essere lo Stato amico, quello da tenerti stretto come un tesoro!
Per dirla alla Bud Spencer e Terence Hill mi sa che sia giunto il momento di un bel “Altrimenti ci arrabbiamo!!!”.
E basta no!

Vini Vigna Dogarina

postepensioni

 copertinaiovotono

Renzi si è autorottamato!

PDcracChe l’aria non fosse delle migliori per Renzi e il PD in questa tornata elettorale amministrativa lo si era già capito al termine del primo turno quando a urne chiuse i risultati avevano consegnato un quadro politico chiaro che raccontava di un PD in evidente difficoltà un po’ ovunque.
Renzi nella conferenza stampa post voto aveva tentato di minimizzare parlando di un PD quasi ovunque sopra il 40% e di importanti successi registrati in comuni piccoli dove il candidato del PD veniva eletto al primo turno.
Non è necessario essere degli osservatori attenti o dei fini politologi per capire che da quella conferenza post voto del primo turno si è avvertito che per la prima volta dal suo avvento al potere Renzi cominciava a perdere qualche colpo nonostante l’atteggiamento un po’ spavaldo con cui di fatto liquidava quello che per lui null’altro era che un incidente di percorso.
Resta il fatto che il Premier iper presente nella campagna elettorale per il primo turno è letteralmente sparito dalla circolazione nelle due settimane precedenti i ballottaggi non fosse altro perché sia Renzi che il suo entourage, ma ancor di più i candidati sindaci al ballottaggio, hanno capito in maniera inequivocabile che la presenza di Renzi al fianco degli aspiranti sindaci del PD avrebbe fatto perdere ulteriori voti.
Ma ahimè la frittata ormai era fatta e nonostante il buon Renzi abbia girato alla larga dai ballottaggi, gli elettori hanno capito che il nuovo che avanza non è rappresentato dal Renzismo ma dalle facce nuove dei candidati grillini che su venti comuni in cui sono andati al ballottaggio contro un sindaco espressione del PD hanno vinto 19 volte.
Le vittorie di Raggi a Roma e di Appendino a Torino dicono che Renzi, il suo governo e la sua idea di PD sono stati totalmente asfaltati da una forza nuova a cui la stragrande maggioranza degli elettori ha deciso di affidare il governo delle due capitali d’Italia.
E’ successo quello su cui nessuno sei mesi fa avrebbe scommesso un’euro, Renzi non è più il nuovo che avanza e da rottamatore si è autorottamato per aver voluto forzare la mano a un elettorato che con il voto di eri ha dimostrato di non seguirlo più.
Renzi è il principale artefice di questa debacle del PD ma anche i componenti più stretti del suo entourage ci hanno messo del loro e penso a quel burlone che ha lanciato un bel #Ciaone agli elettori il giorno dopo la consultazione referendaria; alla vice segretaria Serracchiani che aveva parlato di un buon esito elettorale al primo turno e che da Presidente del Friuli Venezia Giulia oggi deve incassare il passaggio al centro-destra del capoluogo di regione Trieste; al senatore Esposito (già assessore nella giunta Marino a Roma) che nella sua Torino ha visto cadere sotto i colpi del nuovo che avanza il sindaco uscente Fassino a cui la candidata del M5S Appendino ha rifilato un distacco di quasi 20 punti in quindici giorni di campagna elettorale per i ballottaggi (Appendino partiva da – 11 punti e alla fine ne ha dati 9 di distacco a Fassino); che dire poi del Presidente del PD Orfini che ha sparato a raffica sul candidato del M5S a Roma mentre a disastro avvenuto non ha avuto neppure il coraggio di commentare un risultato che vede il PD romano travolto non solo da mafia capitale ma dagli stessi elettori che avevano incoronato sindaco il buon Marino.
La vera analisi politica sul tracollo del PD la si può fare in maniera compiuta analizzando non solo i risultati provenienti dalle grandi città ma anche e soprattutto quelli dei capoluoghi di provincia dove il PD era da illo tempo al governo della città.
Mi piace ricordare il dato di Savona, città in cui sono nato, da sempre “rossa” dove per trovare un sindaco non del PD negli ultimi 34 anni bisogna risalire al 1994 quando il candidato del centro destra Francesco Gervasio diventò sindaco battendo Aldo Pastore del PD.
Da quel lontano 1994, dopo 18 anni di governo della città a totale appannaggio della sinistra con gli ultimi due sindaci del PD (Ruggeri e Berruti) eletti entrambi per due mandati consecutivi, ieri Savona ha voltato pagina affidando la guida della città a Ilaria Caprioglio del centro-destra.
Alle elezioni nella mia città mi legano bellissimi ricordi, quando da giovanotto fui chiamato per una quindicina di anni a svolgere la funzione di presidente di seggio in una città dove l’allora Partito Comunista poteva vantare sull’apporto di una folta schiera di militanti che presenziavano alle attività all’interno del seggio (con i loro rappresentati di lista, tra cui alcuni che erano delle vere e proprie istituzioni) e all’organizzazione del servizio di rifocillamento (focaccia calda, caffè, panini, ecc.) nonché alla trasmissione a tempo di record dei risultati dei singoli seggi alla segreteria cittadina del partito.
Credo che buona parte del disastro elettorale dell’attuale PD sia da imputare a Renzi che ha voluto per sua ambizione personale trasformare il partito della sinistra in una sorta di accozzaglia di soggetti che nulla hanno a che spartire con i militanti di quello che un tempo era il Partito Comunista, penso ai vari Verdini, Bondi e consorte, oltre ai vari fuoriusciti dalle più disparate forze politiche.
Nelle precedenti elezioni amministrative il PD e il centro sinistra governavano in 21 capoluoghi, il centro-destra in 4, oggi la situazione è decisamente diversa con il PD/centro sinistra al governo in 9 capoluoghi, il centro-destra in 10 e il M5S in 3 ( Roma, Torino, Carbonia).
A dire il vero di Renzi al momento non c’è traccia, niente conferenza stampa ieri notte e nessun messaggio sulla sua pagina facebook dove questa mattina i commenti che lo irridono stanno arrivando a pioggia e tra i più gettonati vi è quello in cui gli viene ricordato a proposito del suo silenzio se “abbia finito i giga”.
Nessuno al momento si è fatto avanti per suggerire un passo indietro a Renzi, ma credo che se il PD non vorrà correre il rischio di un continuo e fluente travaso di voti verso il M5S qualcuno dovrà pur chiedere all’uomo che si è fatto Premier di lasciare la guida del partito anche perché i risultati elettorali di ieri sono il peggio del peggio per un partito che ha la pretesa di governare un paese senza aver vinto le elezioni politiche e grazie ai giochi di palazzo che hanno portato tre dicasi tre presidenti del consiglio al potere senza essere stati mai eletti dal popolo.
Poiché il cerino rimane in mano come vuole la consuetudine all’ultimo della fila, tocca al buon Renzi farsi carico di prendere atto che ieri gli elettori hanno mandato un messaggio molto chiaro all’inquilino di Palazzo Chigi, ma ancora di più al segretario del PD.
Il vento è cambiato, niente più gioco delle tre carte, niente più slide, niente più mance elettorali, niente più riforme a scatola chiusa, niente più partito della nazione, ma facce nuove a cui affidare per iniziare l’amministrazione delle città, piccole o grandi che siano.
Provare per credere, avrebbe detto il Renzi dei tempi migliori!

Renzi & Boschi : l’Italia giusta siamo noi!

Fragranze White Musk

Boschil'ItaliagiustaIl Premier Renzi non trova di meglio che correre in soccorso della regina della Leopolda ( forse sarebbe il caso di dire ex-regina, vista la fugace apparizione nella sesta edizione appena conclusa) caduta nelle grinfie dei malpensanti e di tutti quei giornalisti che hanno avuto l’ardire di sottolineare le non poche “strane” coincidenze emerse nel momento in cui il Governo ha messo mano al decreto salva banche, non da ultimo lo scrittore Saviano che da luce quando criticava Berlusconi è diventato oggi per Renzi & company qualcosa del tipo : «per un bravo scrittore perdere la creatività è terribile, Saviano riponga il mattarello».
La vicenda è ormai di dominio pubblico non fosse altro per il fatto che a fare le spese della mala gestione della Banca Etruria sono tutti quei piccoli e medi risparmiatori che fidandosi sulla parola del funzionario di riferimento della propria filiale hanno perso tutti i loro risparmi.
Il padre della ministra, Pierluigi Boschi è stato Consigliere di Amministrazione di Banca Etruria dal 3 aprile 2011 e Vice presidente dal maggio 2014 (giusto tre mesi dopo l’insediamento del Governo Renzi) fino a quando la banca è stata commissariata (nella stessa banca hanno lavorato il fratello della ministra, Emanuele e la di lui moglie Valentina).
Nel 2012 e nel 2013 la Banca d’Italia a seguito di due ispezioni ha multato Banca Etruria per 2,54 milioni di euro e tra coloro a cui era rivolta la sanzione figura anche Pier Luigi Boschi a cui gli ispettori di via Nazionale infliggono una multa di 144mila euro per “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza”.
Sembrerebbe che il padre della Boschi abbia detto in questi giorni di logoramento poltico di essersi impegnato a fare tutto il possibile per cercare di salvare la banca dal dissesto, ma nel periodo 2013/14 quando la banca è già attenzionata da Bankitalia il consiglio di amministrazione spende in consulenze oltre 15 milioni di euro, mentre negli ultimi cinque anni consiglieri e sindaci ricevono emolumenti per oltre 14 milioni di euro mentre la banca arriva a cumulare perdite per oltre 300 milioni a cui vanno a sommarsi altri 500 milioni prima del de profundis.
Se come sostiene qualcuno l’affossamento della banca è dovuto in buona parte ai “crediti malati” non si capisce per quale motivo su oltre 1600 dipendenti della banca solo 19 siano stati utilizzati come addetti al recupero dei crediti!
Ma c’è di più, sembrerebbe come rivela il Sole24Ore che 13 ex amministratori e 5 sindaci della banca di fatto prestavano i soldi a loro stessi (198 posizioni di fido per un importo totale di 185 milioni) e di questi soldi ben 90 milioni sono finiti tra i prestiti in incaglio o in sofferenza e coincidenza delle coincidenze chi lavorava nell’ufficio incagli di Banca Etruria se non Emanuele Boschi, il fratello della ministra.

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Renzi da par suo si è buttato a pesce sulla vicenda tentando dapprima di scaricare ogni responsabilità sulla Commissione Europea dicendo che le regole delle banche adesso le decide l’Europa, ma il commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill non ci ha messo molto a chiarire che: “esistono alcune banche che vendevano alla gente prodotti inadatti e questo ha avuto conseguenze personali per alcune persone in Italia, ma è il governo italiano a essere alla guida del processo di salvataggio delle 4 banche italiane e sono quindi del Governo italiano le responsabilità inerenti al provvedimento emanato”.
E così il buon Renzi corregge il tiro e afferma che : “Il Governo italiano quando ha visto che quattro banche rischiavano di chiudere e rischiavano di perdere migliaia di posti di lavoro e i soldi dei contribuenti è intervenuto e sono molto lieto delle misure che ha preso perché ha salvato i soldi dei conti correnti e i posti di lavoro” (anche i posti di lavoro di chi ha truffato i propri clienti) e aggiunge di essere favorevole all’apertura di una commissione di inchiesta parlamentare su ciò che è avvenuto nel sistema bancario italiano ed europeo negli ultimi 15 anni.
Peccato che in questi giorni la Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, presieduta dall’On.le Fioroni e nata dall’esigenza di fare luce sugli aspetti non ancora chiariti della tragica vicenda ha depositato il testo della relazione sui primi 12 mesi di attività impiegati per far luce su un fatto accaduto 37 anni fa!
Questo giusto per capire cosa significhi nel nostro paese aprire una commissione di inchiesta parlamentare!
Ma intanto la polemica politica aumenta giorno per giorno dopo il suicidio di un pensionato che ha perso 110mila euro in obbligazioni subordinate presso la Banca Etruria e il Premier in questo frangente riesce a dare il meglio di sé affermando che: “Non sono abituato a strumentalizzare la vita e la morte di alcune persone. Il governo esprime il proprio dolore e fa le condoglianze alla famiglia dell’uomo che si è tolto la vita dopo aver perso i suoi soldi ma è al lavoro per trovare soluzioni”.
Ma Renzi si sa, predica bene ma razzola male e infatti mentre stava tenendo il suo discorso alla chiusura della Festa dell’Unità di Milano (domenica 6 Settembre 2015) sul palco alle sue spalle capeggiava a mo’ di poster l’immagine terrificante del povero bimbo siriano Aylan.
La ministra Boschi da par suo ha dichiarato di “non accettare lezioni di moralità da nessuno” perchè il Governo “non fa favoritismi o leggi personali”   e “sul piano politico non c’è nessun disagio perché il nostro governo è intervenuto per evitare che quattro banche chiudessero. Queste quattro banche avranno un futuro ridimensionato, ma avranno un futuro. Abbiamo fatto quello che ritenevamo giusto e potevamo fare”.
Peccato che nel decreto salva banche licenziato dal Governo Renzi si consentano azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori solo con l’autorizzazione del commissario della società e come ricorda “La Stampa” di sabato 12 dicembre 2015, l’articolo 35 del decreto che ha recepito la direttiva del bail-in recita: «L’esercizio dell’azione sociale di responsabilità e di quella dei creditori sociali contro i membri degli organi amministrativi e di controllo e il direttore generale (…), spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d’Italia», il che tradotto in termini pratici vuol dire che i truffati che volessero avviare eventuali azioni di risarcimento per le responsabilità degli amministratori non potranno farlo senza ottenere in via preventiva il benestare dei commissari, del comitato di sorveglianza e di palazzo Koch (della serie, campa cavallo che l’erba cresce).
Sempre la ministra Boschi, in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa che la vede tra le protagoniste del libro stesso, ha dichiarato: “Mio padre è una persona perbene e se sento del disagio è verso di lui e la mia famiglia, se mio padre è finito nelle cronache, è perché è mio padre e mi spiace. Ma lo conosco, conosco la mia famiglia e affronteremo questo momento”.
Forse sarebbe opportuno che la ministra Boschi indipendentemente da come andranno a finire le mozioni di sfiducia presentate in Parlamento dalle opposizioni nei suoi confronti e del Governo Renzi sentisse la responsabilità come esponente di quella nuova classe politica che avanza di rispondere insieme al suo babbo a poche e semplici domande per togliere d’impaccio lei e tutta la sua famiglia e per dimostrare agli Italiani che lo slogan di cui si fa forza il suo partito “Pd – l’Italia giusta!“ non diventi l’ennesima barzelletta a cui ci ha abituato chi fa politica in Italia!
Queste le domande:
– Il Sole24Ore riporta che negli ultimi 5 anni i 13 ex amministratori e i 5 sindaci di Banca Etruria si sono assegnati compensi per oltre 14 milioni di euro: quanti di questi 14 milioni sono stati pagati a Pierluigi Boschi?
– Sempre secondo il Sole24Ore gli amministratori di Banca Etruria si sono concessi fidi per 185 milioni, quanti di questi soldi sono andati a società riconducibili alla famiglia del ministro Boschi?
– I crediti in incaglio o sofferenza in capo ad amministratori e sindaci di Banca Etruria valgono 90 milioni di euro (fonte: Sole24Ore): quanti di questi 90 milioni sono dovuti da Pierluigi Boschi?
– I crediti in sofferenza o incaglio di Banca Etruria ammontano a 3 miliardi: quanti di questi 3 miliardi di crediti in sofferenza o incagliati sono stati concessi a società amministrate da Pierluigi Boschi o da altri famigliari di esponenti del governo, compreso il Premier Renzi?
– Nel biennio 2013/14, sono stati spesi in consulenze da Banca Etruria ben 15 milioni di euro attraverso “incarichi che vengono forniti sulla stessa materia a diversi professionisti”: quanti di questi 15 milioni sono stati assegnati a familiari o amici del ministro Boschi?

Se può essere d’aiuto per invogliarla a rispondere non sarebbe male che la ministra Boschi si rivedesse il filmato delle dichiarazioni da lei rilasciate nella trasmissione Ballarò nel novembre 2013 in occasione della vicenda che portò alle dimissioni della ministra Cancellieri ( per una telefonata fatta o ricevuta).
Ho letto infine che la città di Arezzo si sarebbe stretta intorno alla sua ministra e alla famiglia Boschi ben voluta da tutti e non mi capacito come alle recenti elezioni comunali del 15 giugno 2015 il candidato Sindaco Matteo Bracciali sostenuto dal Pd e dalla ministra sia stato battuto al ballottaggio da Alessandro Ghinelli sostenuto dal Centro-destra.
Fatto questo che ha riconsegnato alla destra la città di Arezzo dopo 10 anni di governo della sinistra e chissà se nel segreto delle urne nel momento di vergare la scheda a qualcuno il pensiero non sia andato agli amici degli amici di Banca Etruria!
Che sia un’altra l’Italia giusta!

Questo l’intervento della ministra Boschi a Ballarò nel novembre 2013

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Renzi e #labuonapolitica che ricolloca Bassanini

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CdPlogoTra i tanti hastag lanciati dal premier Renzi dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi quello relativo a #labuonapolitica si può considerare uno dei più gettonati e secondo come importanza solo al fantastico #staisereno   con cui buttò giù dal palazzo Letta.
Se #staisereno fu un hastag di sostanza (te lo mando e ti soffio il posto) al contrario #labuonapolitica è quello che maggiormente rappresenta l’essenza di quel Renzismo che si basa sul nulla e che può essere catalogato come just an illusion (prendendo in prestito il titolo della canzone più famosa degli Imagination lanciata nel 1982).
#labuonapolitica è quella con cui Renzi afferma di voler cambiare l’Italia in meglio, affidandosi a processi innovativi che vadano a scardinare il vecchio sistema!
Peccato che in questi giorni pinocchietto Renzi abbia messo in atto una mossa che con #labuonapolitica non ha nulla a che vedere ma anzi ricorda i vecchi maneggi di democristiana memoria con cui venivano distribuiti gli incarichi di peso sulla base delle indicazione d’ordine fornite dai poteri forti.
E’ il caso delle dimissioni obbligate a cui è stato sottoposto il presidente della Cassa Depositi e Prestiti ( nonchè di Metroweb), Franco Bassanini politico di lungo corso e socialista votato alla causa del PCI.
Franco Bassanini è stato Onorevole dal 1979 al 1996 ( VIII,IX,X,XI,XII legislatura), Senatore dal 1996 al 2006 ( XIII e XIV legislatura), nonché Ministro per la funzione pubblica dal 1996 al 2001 (nei governi Prodi I, D’Alema II e Amato II), mentre la di lui moglie Linda Lanzillotta ( ha cambiato 7 partiti dall’inizio della sua attività politica ad oggi: Unione Comunisti Italiani, PSI, Democrazia e Libertà – La Margherita, PD, Alleanza per l’Italia, Scelta Civica, PD) attuale Vice Presidente del Senato siede in Parlamento dal 1996 ( XV,XVI,XVII legislatura) ed è stata Ministro per gli affari regionali dal 2006 al 2008 (Governo Prodi).
Per dirla in parole povere le Fondazioni bancarie d’intesa con il premier Renzi hanno deciso la destituzione di Bassanini per fare spazio a Claudio Costamagna, già consigliere di amministrazione di Bulgari, del Gruppo Il Sole 24 Ore, di Autogrill, di DeA Capital tutte società quotate sulla Borsa italiana.
Costamagna ha lavorato in Citibank, Montedison e Goldman Sachs, colosso della finanza mondiale dove, entrato nel 1988 come responsabile dell’investment banking per il mercato italiano ne è uscito dopo vent’anni con la stessa carica ma estesa all’intera area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa).
Attualmente è Presidente di Salini Impregilo Spa ( che costruisce anche opere per enti locali finanziati dalla Cassa depositi ) e siede anche nel consiglio di amministrazione di Luxottica, FTI Consulting Inc, Virgin Group Holdings Ltd.
Per allontanare Bassanini dalla cassaforte d’Italia il premier Renzi non si è affidato a un tweet ma lo ha fatto con un comunicato ufficiale che recita: “Ho parlato col Presidente Bassanini dell’esigenza – avvertita dal Governo e dalle Fondazioni bancarie – che tale processo sia accompagnato da una riflessione più ampia sulla governance della Cassa. Gli ho anche prospettato la mia intenzione di continuare ad utilizzare le sue competenze ela sua esperienza al servizio del Paese per altri incarichi. Bassanini si è dichiarato disponibile a favorire questo processo di rinnovamento, scegliendo per il momento di lavorare a Palazzo Chigi con l’incarico di “consigliere speciale” del Presidente del Consiglio. È mia intenzione affidargli divolta in volta il compito di predisporre analisi, proposte e soluzioni suspecifici problemi, continuando a dare il suo contributo alla realizzazione del Piano Banda Ultralarga”.
Della serie ti trombo dalla Cassa Depositi e Prestiti perché non sei “funzionale” ma ti nomino “consigliere speciale” del Presidente del Consiglio per la Banda Ultralarga!
Beh se questa è #labuonapolitica visto quello che sta succedendo in Europa e in Grecia a proposito del potere delle banche credo che sia veramente il caso di  preoccuparsi.

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