Il pallone bucato

pallone-in-reteLa recente operazione denominata “Dirty Soccer” condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato a una cinquantina di arresti, tra calciatori, allenatori, dirigenti e presidenti di club segna una ulteriore pagina buia di quel universo calcio che sembra ormai destinato a non uscire più dal tunnel in cui si è auto confinato.
L’Italia è squassata da nord a sud da fenomeni di corruzione ricorrenti che riguardano la politica e le istituzioni e chi governa il calcio non è riuscito a creare gli opportuni strumenti per mantenere il mondo del calcio esente dalle contaminazioni provenienti dall’esterno.
Il Premier Renzi è intervenuto sull’argomento a radio Rtl 102,5 definendo lo scandalo sulla Lega Proimbarazzante‘ e dicendosi ‘disgustato‘ ha commentato: “Ora basta con il fatto che personaggi di discutibile approccio governino il calcio a tutti i livelli. Faccio un appello alla Federazione, alla Lega, al Coni, restituiamo il calcio alle famiglie” e ancora “Sono disgustato, perché il calcio è anche un valore aggiunto per l’immagine di un Paese all’estero e negli ultimi anni c’è sempre uno scandalo che ci lascia senza parole. E’ arrivato il momento di cambiare totalmente il sistema, bisogna dare con chiarezza a certi personaggi del mondo del calcio un messaggio forte di stop. All’estero ci prendono in giro. Ora basta, basta con certi personaggi. Faccio appello alla Lega, alla federazione, al Coni. Rendiamo pulito il calcio italiano, è tutto un ‘magna magna’”.
Peccato che le scommesse siano il business migliore in termini di profitto per lo Stato, mentre il calcio è in pratica la terza maggior industria della penisola, basti pensare che in termini di PIL gli introiti per le scommesse rappresentano una percentuale superiore addirittura a quella generata dalla vendita di tabacchi e alcoolici.
Sono moltissimi i soldi del calcio che vanno allo Stato, e non solo attraverso le tasse e la gestione delle scommesse legali della Matchpoint Sisal.
Il sistema calcio in Italia finanzia il Coni e di conseguenza tutti gli altri sport nazionali, oltre al settore giovanile scolastico, attraverso il versamento di oltre 1.100 milioni di euro l’anno all’Erario.
Solo dalle scommesse lo Stato incassa in un anno una cifra variabile tra 1,5- 2 miliardi di euro (dati 2012) e nel 2014 i Monopoli di Stato hanno approvato la richiesta avanzata dalla Snai per poter accettare giocate sulle 167 squadre della quarta serie italiana e tale apertura del sistema scommesse nel campionato di serie D fu commentata dai propositori con la dichiarazione : “La sicurezza è garantita”.
Appare quindi del tutto evidente che lo Stato ha le sue colpe perché non ci si può scandalizzare a fatto avvenuto quando per fare cassa si è permesso di abilitare le scommesse nelle partite della serie D ben sapendo che le stesse non sono soggette a nessun tipo di controllo televisivo.

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Al tempo stesso chi governa il mondo del calcio ha delle responsabilità ben precise che vanno ricercate non oggi ma al contrario ben distribuite tra chi ha retto le sorti della FIGC negli ultimi 35 anni.
Trentacinque anni ( quelli che vanno dal 1980 al 2015 ) in cui alla governance della FIGC dopo l’era di Artemio Franchi si sono succeduti 6 presidenti: Federico Sordillo, Antonio Matarrese, Luciano Nizzola, Franco Carraro, Giancarlo Abete, Carlo Tavecchio e ben 5 commissari straordinari: Franco Carraro, Raffaele Pagnozzi, Gianni Petrucci, Guido Rossi, Luca Pancalli.
La prima considerazione che viene spontanea scorrendo i nomi di chi ha governato in tutti questi anni la FIGC è che tra di loro non vi è nessun giocatore o allenatore che sia.
Diventa quindi difficile pensare che in oltre 30 anni il governo del calcio italiano sia stato precluso a chi di fatto il calcio lo ha vissuto da atleta, allenatore o arbitro.
Possibile che giocatori del calibro di Rivera, Mazzola, Zoff, Tardelli o arbitri come il mitico Concetto Lo Bello o Collina non abbiano mai avuto una chance per provare a governare uno sport di cui sono stati importanti protagonisti in campo e fuori.
Qualcuno potrà dire che personaggi del calibro di Rivera e Mazzola siano l’espressione di un calcio che non c’è più ma forse varrebbe la pena provare almeno una volta a mettere un uomo di sport al posto di comando.
Il calcio attuale non è governato dai dirigenti sportivi ma dalle varie Leghe che rappresentano gli interessi delle società e di conseguenza trattano in materia di diritti televisivi e si permettono di spalmare le partite lungo l’intero arco della settimana.
Cosa fare? Abolire le scommesse nei campionati minori e questo se Renzi vuole veramente porre un argine al suo senso di disgusto lo può fare nell’immediato agendo sui Monopoli di Stato, se non lo farà al prossimo giro si ritroverà in mano un pallone bucato!

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