Se fossi a Roma oggi andrei a rendere omaggio a un grande giornalista sportivo che non a caso veniva chiamato nell’ambiente dei cronisti sportivi “il maestro”
Giampiero Galeazzi in età giovanile ha praticato con successo il canottaggio e da giornalista ha inventato un modo nuovo di raccontare non solo il canottaggio ma anche il tennis e il calcio in Tv
Lui era sempre presente dove gli altri non riuscivano ad entrare .. in campo alla fine degli incontri importanti e poi negli spogliatoi a fine match durante i festeggiamenti, sempre ben accettato da giocatori e tecnici che lo hanno sempre considerato uno di loro
Da cronista riusciva sempre ad essere in prima linea usando piccole invenzioni che gli aprivano porte per altri chiuse
Mitica la sua trovata quando a Torino pur di riuscire ad avvicinare l’avvocato Agnelli blindato dalla security in tribuna gli gridò da dove lo trattenevano: “ Avvocato mi ha dato una Ritmo che ci piove dentro “ frase che gli valse il lasciapassare per andare a intervistare l’avvocato che lo invitò ad avvicinarsi
Il ricordo della sua grandezza è rimbalzato in maniera virale sui social dal momento della notizia della sua scomparsa e la sua grandezza è testimoniata dal fatto che migliaia di persone, atleti e dirigenti compresi, lo hanno ricordato non con una delle solite frasi di circostanza ma con un ricordo di vicinanza diretta e questo dimostra come lui abbia saputo lasciare un ricordo di se stesso a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di apprezzarne la competenza, la disponibilità e la gentilezza che lo hanno sempre accompagnato ovunque lui sia andato
Mancherà molto a tutti e quando ci mancherà di più basterà pensarlo mentre ora sta remando felice sul suo Tevere
Grazie Giampiero, per aver scritto una pagina importante e indimenticabile del giornalismo sportivo
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Ciao Raffaella .. mancherai a tutti!
Se ne è andata una star universale, la vera regina della Tv dove ha saputo portare una vera trasformazione del modo di fare Tv
Ha venduto 60 milioni di dischi in tutto il mondo e i suoi brani ancora oggi sono delle vere hit in discoteca
Grande professionista ha vissuto gran parte della sua vita sotto le luci della ribalta ma ha scelto di andarsene in silenzio per non dare un dispiacere ai milioni di suoi fan con la notizia della sua malattia
Se ne è andata uno spirito libero che ha saputo dare voce a chi non aveva voce
Raffaella Carrà era nata a Bologna il 18 giugno 1943
Hi Raffaella .. everyone will miss you!
A universal star has gone, the true queen of TV where she has been able to bring a real transformation of the way of doing TV
She has sold 60 million records in all the world and her songs are still real hits in the disco today
A great professional, she has lived most of her life in the limelight but has chosen to leave in silence so as not to displease the millions of her fans with the news of her illness
A free spirit has gone who has been able to give a voice to those who had no voice
Raffaella Carrà was born in Bologna on June 18, 1943
La lectio magistralis di Renzo Arbore
Questa sera Renzo Arbore con il suo “Indietro tutta 30 e l’ode” ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sulla degenerazione a cui è andata incontro la tv in tutti questi anni dove l’improvvisazione vera è stata messa da parte per lasciare il posto a quella “finta”.
Rivedere gli spezzoni del suo “Indietro tutta” del 1987 hanno fatto capire quanto Arbore fosse avanti anni luce nel mandare in onda uno show dove imperava non solo l’improvvisazione ma anche la bontà dei testi scritti da autori capaci di fare il loro mestiere e di creare una sorta di fil rouge che trasformava un programma di intrattenimento a prima vista demenziale in un contenitore capace di dispensare spunti di riflessione per niente banali.
E poi che piacere rivedere una tv maliziosa ma mai volgare che senza ricorrere alle parolacce sapeva essere divertente ed arguta.
Questa sera Arbore con il suo ritorno in tv ha fotografato e immortalato quello che l’Italia è diventata in questi 30 anni, e il ritratto che ne esce dalla tv nel frattempo diventata al plasma non può che trasmettere una malinconia infinita al solo pensiero dei Grandi fratelli e dei vari salotti dove vince chi la spara più grossa!
Ma il vero dramma di questa sera è che in fondo in fondo la tv che oggi ci viene propinata è lo specchio di quello che siamo diventati, un Paese dove la grazia,la compostezza, l’arguzia, l’educazione e la classe sono ormai solo un lontano ricordo.
E tutto ciò non può che trasmettere tanta tristezza!
Cala il sipario per Paolo Poli il genio del teatro
Paolo Poli che avrebbe compiuto 87 anni tra due mesi se ne è andato dopo una lunga malattia mentre era ricoverato al Fatebenefratelli di Roma.
Aveva esordito in teatro nel 1958, portando in scena “Finale di partita” di Samuel Beckett e in quasi 60 anni di carriera era diventato uno dei più importanti attori teatrali italiani, talvolta imprestato al cinema e alla televisione.
Un artista decisamente sui generis, colto e raffinato, una sorta di Peter Pan dotato di una comicità brillante che affidandosi spesso e volentieri a personaggi “en travesti” ha portato in scena visioni oniriche accompagnate talvolta da doppi sensi eleganti e mai volgari.
La scrittrice Natalia Ginzubrg che rifiutò l’offerta di Poli per trasformare il suo libro “Le piccole virtù” in una piece teatrale lo definì: “Un lupo in pelle d’agnello”.
Era lontano dal teatro dal giugno del 2014 quando rappresentò per l’ultima volta lo spettacolo “Aquiloni”.
In Tv era ritornato da protagonista lo scorso anno con il programma-conversazione (in otto puntate) curato dall’amico Pino Strabioli, «E lasciatemi divertire» (è una citazione da Palazzeschi) nel quale tra ricordi personali, citazioni, letture e canzoni ha raccontato a modo suo i sette vizi capitali: lussuria, gola, ira, invidia, accidia, avarizia e superbia.
Un ritorno, quello in Tv, avvenuto quarant’anni dopo “Babau”, uno spettacolo in quattro puntate, scritto da Poli con Vito Molinari e Ida Omboni in cui venivano descritte, in una sorta di indagine/inchiesta, le maggiori caratteristiche negative dell’uomo medio italiano raccontando di: mammismo, conformismo, arrivismo e intellettualismo.
Il programma fu realizzato a Torino nel 1970 ma fu mandato in onda, nella RAI riformata, solo durante la programmazione estiva del 1976 a causa di una censura che ne vietò la trasmissione per ben sei anni.
Poli è stato in Italia uno dei primi personaggi pubblici dichiaratamente omosessuali e a proposito della sua dichiarata omosessualità una delle sue citazioni più calzanti fu: “Sapevo fin dall’inizio di essere gay. Entrai in una panetteria, e vidi che mi garbava il fornaio. Andai al cinema, davano King Kong, avevo cinque anni, e vidi che mi garbava pure il gorilla”.
Nel 2013 è uscita per Rizzoli la sua autobiografia “Sempre fiori mai un fioraio” in cui tra una passeggiata romana e una serie di pranzi sempre nello stesso ristorante , Paolo Poli racconta a Pino Strabioli e ai lettori, che quasi per magia diventano spettatori, i suoi ottant’anni da “regina” delle scene.
Ha realizzato come interprete anche alcuni audiolibri per la Emons tra cui:
– I Promessi sposi
– La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, di Pellegrino Artusi
Altre sue citazioni famose:
“La mente è come l’ombrello: per funzionare deve essere aperta”
“Quando i nostri idoli cadono dagli altari, i lividi ce li facciamo noi”
Sempre fiori mai un fioraio. Ricordi a tavola
Quando la lite Nazionalpopolare va in rete!
In un mondo dove ormai ci si affida sempre di più alla rete succede che anche due icone della televisione “nazionalpopolare” si affrontino a muso duro a suon di tweet in una sorta di guerra stellare ( stiamo pur sempre parlando di due star della Tv, anche se non saprei definire se di ieri o di oggi ) per la mancata partecipazione come giurata, sembrerebbe già concordata in precedenza, della più giovane al nuovo Talent show “ Forte,forte,forte “ che la Raffaella nazionale porterà in onda in prima serata nel 2015 sull’ammiraglia della RAI.
Certo che si fatica un po’ a pensare che Lorella Cuccarini la showgirl “ più amata dagli italiani “ abbia potuto digitare sulla tastiera del suo smartphone un tweet al vetriolo alla più longeva collega che recita “ Non ci siamo incontrate per 30 anni @raffaella. Spero di non incontrarti nei prossimi 30. Umanamente sei stata un’amara delusione”.
Questo scontro tra Regine dello show del sabato sera fa riflettere su quanto l’Italia sia ancora il Paese dove il piccolo schermo è in grado oggi come ieri di consacrare glorie imperiture per chi vive di spettacolo.
Una Tv capace di riformattarsi ciclicamente in una sorta di aggiornamento continuo e capace di dare al pubblico sempre ciò che vuole, come nel caso della recente proliferazione di quella marea di talent che di fatto hanno sostituito quei programmi che un tempo venivano chiamati “i Varietà”.
Ma la cosa che mi sorprende maggiormente in questa vicenda è come la Cuccarini nel momento in cui si è vista scaricata da quella che in fondo era un suo “mito” non abbia pensato di risolvere il tutto con una semplice telefonata di chiarimento ( magari fatta dal suo agente alla collega/rivale ) affidandosi invece al mondo dei social dove si sa pullulano a dismisura gli internauti.
Forse la spiegazione di questo suo comportamento è da mettere in relazione con il fatto che la “ più amata degli italiani “ manca da parecchio tempo dal piccolo schermo e quindi tutto sommato vista la stroncatura ricevuta tanto valeva prendersi un po’ di spazio almeno sulla rete, perché in fondo ci sono stagioni in cui se la visibilità non ce l’hai te la devi andare a cercare, a costo di andare a fare come ai più è parso una brutta figura!