Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, non eletto dai cittadini, ma nominato dal Presidente Napolitano e da un Parlamento di trasformisti ha scritto ieri una lettera strappa lacrime ai segretari dei circoli del PD che iniziava cosi: “Care compagne e compagni, care amiche e cari amici, care democratiche e cari democratici, scrivo a voi responsabili dei circoli del nostro partito in un momento delicato della vita istituzionale del Paese.” e in un ulteriore passaggio sottolineava “c’è in ballo soprattutto la dignità del nostro partito”.
Credo che dignità sia un concetto profondo e trovo che sia offensivo utilizzarlo per dirimere una polemica interna a quello che una volta era il partito della sinistra e oggi si appresta a diventare il partito della nazione imbarcando una marea di trasformisti tra cui si mormora i vari Verdini & company e la famiglia Bondi.
Basti pensare che negli ultimi 24 mesi tra Camera dei Deputati e Senato della Repubblica vi sono stati ben 235 cambi di casacca (119 alla Camera e 116 al Senato) che testimoniano come per buona parte dei deputati l’imperativo primario a questo punto della legislatura sia cercare di garantirsi una poltrona anche per la prossima tornata elettorale.
Ecco quindi che Renzi si è trovato indicata dagli stessi deputati la strada da seguire, quella del ricatto, che ha esercitato chiedendo in Parlamento per il suo Governo una fiducia ogni 12 giorni ben sapendo che il non votare la fiducia avrebbe significato per i parlamentari in automatico la non riconferma in un futuro Parlamento di nominati.
Poche ore fa la ministra Boschi ha posto alla Camera dei Deputati la fiducia sulla legge elettorale, quell’Italicum che passerà alla storia come la terza Legge truffa del nostro Paese dopo la Legge Acerbo del 1923 (voluta da Mussolini) e la Legge Truffa del 1953 (fermamente avversata dall’allora Partito Comunista).
Peccato che il 15 gennaio 2014 Renzi in un tweet scriveva: “Legge elettorale. Le regole si scrivono tutti insieme, se possibile. Farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato”.
Tornado al concetto di dignità usato da Renzi nella sua lettera al popolo di sinistra credo siano opportune alcune riflessioni:
– dignità vuol dire anche essere affidabili e mantenere gli impegni presi, come nel caso del tweet sulla legge elettorale andato completamente disatteso;
– dignità vuol dire anche spiegare cosa ci faceva il ministro Polletti a tavola con il protagonista di Mafia capitale;
– dignità vuol dire anche spiegare cosa ci faceva (e quanto ha pagato, se ha pagato lui) alla cena elettorale promossa da Renzi per la raccolta fondi per il PD il protagonista di Mafia capitale;
– dignità vuol dire anche spiegare le candidature di De Luca in Campania ( che se eletto verrà dichiarato decaduto in quanto ineleggibile ) e della Paita in Liguria, indagata per omicidio e disastro colposo per l’alluvione dell’ottobre 2014, nonché artefice di una vittoria alla primarie liguri in cui ha imbarcato voti da ogni parte politica pur di garantirsi la vittoria;
– dignità vuol dire anche mandare a casa la ministra Giannini che ha dato degli “squadristi” agli insegnati che la contestavano a Bologna;
– dignità è avere la dignità di farsi eleggere dai cittadini prima di stravolgere la Costituzione e varare una legge elettorale che consegnerà l’Italia a se stesso per gli anni a venire!
Oggi per poter porre la fiducia sulla legge elettorale il Premier Renzi ha convocato un Consiglio dei Ministri straordinario, dove nel giro di pochi minuti si è deliberato che è cosa buona e saggia per il Paese approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge elettorale (magari prima delle elezioni regionali) nell’interesse dei cittadini che secondo lui hanno come desiderio primario l’avere una nuova legge elettorale, piuttosto che un lavoro sicuro o migliori condizioni di vita.
A questo punto credo che quella che oggi viene chiamata minoranza all’interno del Pd non abbia più alibi e se veramente ritiene che la presa di posizione di Renzi sia l’anticamera della non democrazia ha solo una cosa da fare, staccare la spina!
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Renzi mattarella Berlusconi!
Renzi con la candidatura di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica ha di fatto messo a segno sulla scacchiera politica una sorta di scacco alla regina e salvo stravolgimenti dell’ultima ora dovuti a improbabili franchi tiratori alla quarta votazione darà scacco matto a Berlusconi e a quanti hanno creduto sulla sua affidabilità politica.
Quello che meraviglia è come un uomo navigato come il Cavaliere sia potuto cadere nel tranello preparatogli da un politico spregiudicato che nel giro di un anno ha fatto fuori con l’inganno due personaggi non secondari del PD come Bersani e Letta, per prendersi prima il partito e poi il Governo.
Berlusconi e il cerchio magico che lo circonda pagheranno, se verrà eletto Mattarella, un prezzo altissimo per questa sonora sconfitta che di fatto ridicolizza la classe dirigente di Forza Italia ma umilia pesantemente quell’elettorato di centro destra che alle ultime elezioni aveva affidato il proprio mandato elettorale a questi personaggi che anziché pensare a fare una ferrea opposizione a un governo di sinistra ci sono andati spesso e volentieri a braccetto permettendo a Renzi di portare a casa la riforma del Senato e il varo della nuova legge elettorale.
Il buon Renzi che si è trovato a dover combattere una lotta interna al suo partito con quelle frange minoritarie che giorno dopo giorno gli stavano creando problemi per un cammino sereno del suo Governo non ci ha pensato due volte ad anteporre i suoi interessi personali a quelli degli italiani; la candidatura di Mattarella gli ha di fatto permesso di ricompattare il PD e poco gli è importato se tale candidatura verrà o meno condivisa da Forza Italia e dalle altre forze di opposizione.
Peccato che in Italia non vi sia solo il 40% degli italiani che ha dato il voto al PD nelle ultime elezioni europee ma vi sia anche la rimanenza e cioè quel 60% di italiani che hanno dato il loro voto ad altri partiti o che non sono andati per nulla a votare.
La logica, il buon senso e la bramosia tanto sbandierata da Renzi di voler essere il nuovo che avanza avrebbe fatto pensare all’elezione di un Presidente della Repubblica che potesse raccogliere la più ampia condivisione possibile tra tutte le forze politiche presenti in Parlamento e non l’imposizione di un nome, prendere o lasciare, deciso dall’assemblea del PD.
Alcuni analisti politici in queste ore hanno parlato di Renzi come di un novello Andreotti ma credo che la definizione che più si adatta “ al bullo fiorentino “ come lo ha chiamato in un intervista a Radio radicale l’On.le Pizzolante del Ncd sia quella di essere una sorta di reincarnazione di Berlusconi ma con quella cattiveria che il Cavaliere non ha mai avuto.
Se Mattarella verrà eletto come auspicato da Renzi con il sistema : “ questo è il nome, se volete votarlo lo votate, altrimenti ce lo eleggiamo da soli “ la prima domanda da porsi è perché Mattarella e non Prodi, Veltroni o Bersani.
La risposta è semplicissima e sta nel Renzismo che prevede tra le altre cose l’istituzione in maniera subdola di una sorta di “ Premierato “ che porterà Renzi ad essere il protagonista assoluto della scena politica e confinerà il dodicesimo Presidente della Repubblica a un ruolo poco più che notarile.
Mattarella è senza ombra di dubbio persona stimabilissima, più volte ministro e attualmente giudice costituzionalista di nomina parlamentare ma credo che senza andare molto lontano sia sufficiente chiedere sue notizie ai cittadini di Nizza, Chambéry, Lugano e Graz per capire quali possano essere le sue credenziali sotto il profilo internazionale.
Chi pensava che l’avvento di Renzi ( che per dovere di cronaca è giusto ricordare non è stato eletto dagli italiani ma imposto dal benemerito Napolitano ) portasse una ventata nuova nella politica italiana ha avuto la possibilità di assistere ancora una volta nelle ore che precedono la quarta votazione al solito “ teatrino della politica “ con una raffica di dichiarazioni di politici ( Giovanardi e Formigoni, giusto per citarne due ) che pur non condividendo il metodo utilizzato da Renzi voteranno Mattarella per senso di responsabilità ( meglio conosciuto come “attaccamento alla poltrona” ) o esponenti del Governo quali Alfano e la sua mini pattuglia di ministri che di fronte al ricatto del Premier “ o votate Mattarella o vi dimettete “ scelgono con alto senso di responsabilità e per il bene degli italiani di votare un Presidente imposto anziché uscire da un Governo che il Premier sta sempre più portando avanti a suo uso e consumo.
Non credo che questa volta i franchi tiratori potranno stravolgere più di tanto l’esito di una votazione che appare alla vigilia quasi scontata, anzi forse potrebbero arrivare al contrario dei franchi soccorritori.
In qualunque modo finirà la vicenda gli aspetti che maggiormente accompagneranno questa votazione saranno: la consapevolezza di aver visto all’opera un Premier spregiudicato, capace di arrivare a ricattare la micro pattuglia di ministri del Ncd per ottenere il loro voto favorevole e la sensazione che la stragrande maggioranza degli attuali parlamentari ( compresa la comitiva di fuori usciti penta stellati ) pur sentendosi traditi, offesi, scavalcati e ridotti all’obbedienza non hanno nessuna voglia che si torni a votare.
Chissà se il nuovo Presidente, dovesse essere Mattarella, avrà voglia di prendersi la briga da costituzionalista qual è di verificare se l’attuale Governo gode ancora di una maggioranza credibile agli occhi degli italiani.
Il PD perde i pezzi, Cofferati se ne va sbattendo la porta!
Certo che non deve essere stato facile per Sergio Cofferati, meglio conosciuto come il cinese, prendere la decisione che ha preso: quella di andarsene da quel partito di cui è stato co-fondatore e nel quale ha militato per oltre 40 anni ligio alla più ferrea disciplina di partito.
Speriamo che quanto accaduto in occasione delle primarie liguri serva a far capire in maniera chiara e precisa a chi vota da sempre a sinistra dove stia portando il Partito democratico il segretario del partito nonché Premier Matteo Renzi.
L’immagine che esce fuori dal brutto pasticciaccio delle primarie liguri è quella di un partito che si sta allontanando sempre più dai suoi elettori con decisioni che hanno dell’incredibile, come quella presa dal segretario Renzi che nel corso della Direzione del partito tenutasi a Roma ha liquidato la vicenda ligure in maniera frettolosa e soprattutto superficiale, affermando: “La discussione sulla primarie liguri per noi finisce qui, da oggi si lavora per vincere le elezioni, alle primarie liguri è successo un casino, ci sono stati problemi, abbiamo trovato una soluzione. Ora per cortesia bisogna smetterla di fare i tafazzi sulle primarie”
Non so voi, ma la vicenda ligure più che una tafazzata mi ricorda quel Cetto La Qualunque con cui Antonio Albanese ci ha regalato quel magnifico affresco della classe politica italiana che è “Qualunquemente“
Forse il buon Renzi non si è accorto che alle primarie liguri hanno partecipato 54.000 votanti, mentre nel dicembre del 2013 si recarono ai seggi 81.870 cittadini, il che vuol dire che il 34% degli elettori di sinistra sono rimasti a casa, senza contare che a quanto sembrerebbe una buona parte di chi si è recato a votare nulla ha a che vedere con il PD e tanto meno con la sinistra.
Basta scorrere l’elenco dei 13 seggi in cui è stato dichiarato nullo il voto espresso da tutti quelli che si sono recati al seggio ( Lavagna, Moconesi, Beverino, Albisola Superiore, Savona Villapiana, Badalucco, Perinaldo, Spezia Centro, Santo Stefano al Mare, Deiva Marina, Sarzana 48, Millesimo, Savona Lavagnola ) per capire come si possa parlare di primarie da annullare anziché da ratificare.
Sono stati annullati quasi 4000 voti sui 54.000 scrutinati ( in pratica il 7,5% ) e su altri due seggi sono in corso indagini da parte della magistratura e dell’antimafia e il buon Renzi seguito a ruota dal segretario regionale del partito non hanno trovato di meglio che ratificare i risultati delle primarie senza nemmeno aspettare la fine dei lavori della commissione di garanzia.
Giusto per fare un esempio che può meglio spiegare gli aiutini avuti dalla candidata Paita nella sola provincia di Savona è opportuno ricordare l’esito di un sondaggio realizzato da Opimedia consulting con il metodo delle interviste telefoniche tra il 29 novembre e il primo dicembre 2014 su di un campione di 680 persone residenti in provincia di Savona; tale sondaggio sentenziò che Cofferati al momento della rilevazione avrebbe avuto un seguito del 57%, contro il 37% della Paita e il 4% di Tovo; considerato che l’errore statistico medio atteso per tale sondaggio era del 2,8% viene da porsi in maniera legittima una domanda:
perché i dati del sondaggio sembrano in sintonia ( al lordo dell’errore statistico previsto ) con il risultato raggiunto da Toso in provincia di Savona ( 0,81% reale contro il 4% assegnato dal sondaggio, 4% – 2,8%= 1,2% poco lontano dall’0,81%) mentre risultano completamente sballati rispetto agli altri due contendenti: Cofferati dato al 57% dal sondaggio prende un 31% reale, mentre la Paita data al 37% dal sondaggio prende un 67% reale!
Può darsi che nel giro di un mese gli elettori delle primarie della provincia di Savona abbiano cambiato a 360 gradi la loro opinione sui due principali contendenti, oppure come sembra più veritiero, qualcuno estraneo all’elettorato di sinistra ha mosso un buon numero di truppe cammellate per favorire la candidata Paita.
Le notizie che arrivano da Albenga, Savona, Imperia e da alcune zone di Genova raccontano di numerosi stranieri giunti ai seggi per votare senza peraltro saper giustificare il motivo della loro presenza in loco, o di intere squadre giovanili portate a votare, ma credo che l’immagine più eloquente sulla validità di queste primarie sia quella registrata nel seggio di Albisola Superiore dove l’attuale Sindaco ( e altri esponenti della sua maggioranza ) a capo di una lista civica di espressione di centro destra, quel Franco Orsi già vice Presidente della Regione Liguria per Forza Italia ( dal 2000 al 2005 ) e senatore della Repubblica per il Popolo della Libertà ( dal 2008 al 2013 ) si è recato a votare dichiarando apertamente di aver votato per Raffaella Paita.
Per carità, in politica i cambi di casacca sono perennemente all’ordine del giorno e del resto che la futura presidenza Paita possa voler dire una ripetizione a livello regionale dell’accordo con il centro destra che regge l’attuale governo è cosa risaputa non fosse altro per il messaggio lanciato dal ministro Pinotti ( che i genovesi bocciarono alle primarie non volendola come futuro Sindaco ) in occasione della sua visita a Genova per sostenere la candidata Paita (messaggio mai smentito dalla direzione e dal segretario nazionale del PD).
Questa brutta vicenda segna la fine di una pratica di “democrazia diretta” che il PD aveva sbandierato come simbolo della propria politica innovativa; le primarie sono servite a far salire “sulla barca che va” più gente possibile per legittimare a suon di milioni di voti la salita al potere di un segretario nazionale che non ha fatto alcuna distinzione tra chi gli assegnato il proprio voto generando di fatto un meccanismo che ha mandato a fondo la barca nel momento in cui come nel caso della Liguria sono salite a bordo una quantità imprevista ma non imprevedibile di zavorre!
Chi sono i protagonisti :
Raffaella Paita
È nata alla Spezia il 23 novembre 1974 ed è sposata con Luigi Merlo attuale Presidente dell’Autorità portuale di Genova.
Ha una lunga militanza nella sinistra, nei primi anni novanta è stata segretaria provinciale e poi regionale della Sinistra Giovanile.
Dal 1997 al 2002 è stata capogruppo dei Ds nel Consiglio comunale della Spezia, e dal 2002 al 2007 capo di gabinetto del sindaco della Spezia, Giorgio Pagano.
Nel 2007 è stata nominata assessore della Spezia nella squadra del sindaco Massimo Federici.
Nel 2010 è eletta consigliere regionale della Liguria e assume il ruolo di capo-gruppo del Partito Democratico; nell’ottobre dello stesso anno entra a far parte della Giunta regionale ligure con la delega alle infrastrutture ( che fu del marito nella precedente giunta Burlando ).
Sergio Cofferati
È nato a Sesto e Uniti (CR) il 30 gennaio 1948, grande appassionato di fantascienza, musica lirica e fumetti ( in particolare di Tex ).
Inizia a lavorare alla Pirelli di Milano e da semplice iscritto al sindacato FILCEA (CGIL), che raccoglie i dipendenti del comparto chimico, percorre tutta la scala organizzativa del sindacato, arrivando nel 1988 a dirigere la FILCEA, divenendone segretario generale.
Viene nominato nella segreteria nazionale della CGIL nel 1990, e nel 1994 succede a Bruno Trentin nel ruolo di segretario generale, incarico che ricopre fino al 21 settembre 2002.
Nel giugno del 2004 diventa Sindaco di Bologna e prima della fine del suo mandato annuncia che non si ricandiderà per un secondo mandato avendo l’esigenza di stare vicino alla sua famiglia a Genova.
Si appresta quindi a ritornare al suo lavoro alla Pirelli ma quasi in contemporanea l’allora segretario del PD Franceschini annuncia che il partito lo candiderà alle ormai imminenti elezioni europee nella circoscrizione del Nord-Ovest.
Cofferati risulterà eletto al Parlamento Europeo nel giugno del 2009 e verrà riconfermato per un secondo mandato nelle elezioni del maggio 2014.
Luigi Merlo
È nato alla Spezia il 31 marzo 1965, sposato con Raffaella Paita attuale assessore alle infrastrutture della Regione Liguria e candidata Presidente alle prossime elezioni regionali.
Dal 1990 al 1997 è stato Consigliere comunale alla Spezia.
Dal 1997 al 2005 è stato Vice Sindaco della Spezia e Assessore alle seguenti deleghe:
personale, organizzazione, informatica, riforma sistema culturale, pubblica istruzione, sanità, attività economiche e infine urbanistica.
Dal maggio 2005 al febbraio 2008 è stato Assessore regionale ai porti, trasporti, infrastrutture e logistica (assessorato oggi retto da sua moglie).
Sino a Luglio 2012 è stato Presidente del Retroporto di Alessandria e Presidente di Ligurian Ports.
Dal luglio 2012 al luglio 2013 è stato Presidente di Assoporti (Associazione Porti Italiani).
Attualmente ricopre inoltre gli incarichi di:
Presidente dell’Autorità Portuale di Genova dal febbraio 2008.
Vicepresidente Vicario di Assoporti dal luglio 2013.
Renzi compie 40 anni ma è già vecchio dentro!
L’anagrafe mediatica dice che il Premier Renzi compie i suoi primi 40 anni e contrariamente alle previsioni fatte da lui stesso in occasione del precedente genetliaco in cui affermava: “A 40 anni credo che sarò a palazzo Vecchio“, oggi ce lo ritroviamo, grazie al famoso hastag #stai sereno, come inquilino di Palazzo Chigi da ben 323 giorni.
Nonostante abbia il primato di essere diventato il più giovane Premier della politica italiana, scalzando dal primo posto Giovanni Goria (che lo diventò a 44 anni), nel giorno del suo quarantesimo compleanno, complice anche la tripletta di bischerate che ha messo a segno nei primi giorni del nuovo anno, si percepisce quanto in realtà sia un politico rampante giovane d’età ma già vecchio per il modo in cui fa politica.
Per capire come non ci sia alcuna differenza tra il modo di fare politica del giovane Renzi e gli esponenti di quella classe politica che lui si è detto pronto a rottamare è sufficiente analizzare la “Super tripletta“ di bischerate che ha saputo mettere in fila nei primi giorni del 2015 e che risulta composta da :
– volo di Stato
– norma #salvaB
– tweet cancellato
L’utilizzo del volo di Stato con cui ha portato la famiglia in vacanza a Courmayeur e da lui giustificato con un tweet che recitava “ Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte ma frutto di protocolli di sicurezza #regole “ sta a dimostrare che il giovane rottamatore ben si è adattato a quei protocolli tanto cari a molti dei suoi predecessori.
Vale però la pena ricordare al nostro giovane Premier e a tutto il suo entourage che un certo Sandro Pertini si faceva beffe dei protocolli di sicurezza e giocava a nascondino con gli uomini della scorta per stare tra la gente da uomo comune e non da privilegiato di Stato.
Se poi vogliamo fare i “precisini” come talvolta fanno gli uomini che curano l’immagine del giovane Renzi è utile ricordare che a proposito di “protocolli di sicurezza “ la circolare del 10 maggio 2013 firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e inviata a tutti i capi di gabinetto avente come oggetto le “modalità di concessione del trasporto aereo di Stato” recita che non bastano i “ motivi di sicurezza “ per prenotare un volo, ma si deve anche dimostrare che non esistano alternative.
Sui “motivi di sicurezza“ credo che ognuno di noi abbia potuto capire quanti e quali ve ne fossero visto che il giovane Premier ha sciato tranquillamente in mezzo alla gente; in quanto poi alle alternative è opportuno ricordare che Courmayeur la si raggiunge da Firenze tranquillamente in macchina in meno di cinque ore; sul fatto poi che il giovane Premier ( come ha subito precisato il suo staff di Palazzo Chigi ) abbia provveduto a pagare di tasca propria il suo soggiorno sulla neve non possiamo che esserne compiaciuti ma saremmo curiosi di capire quale tipo di servizio e sistemazione sia stata riservata alla famiglia Renzi e soprattutto se siano state applicate o meno le tariffe previste dalla convenzione stipulata tra il Ministero della Difesa e gli appartenenti al CAI che fissano in 9 euro e 25 centesimi la spesa giornaliera per alloggio e in 12 euro e 74 centesimi totali la spesa giornaliera per colazione, pranzo e cena ( come facilmente rivelabile dalla convenzione in allegato ).
A tutto ciò si deve aggiungere il fatto non secondario che il suo predecessore Letta l’anno precedente in occasione delle vacanze natalizie si recò con la famiglia in Slovenia con un volo di linea da Roma a Trieste ( dove prenotò un auto a noleggio per i suoi spostamenti in terra slovena ) per cui non è tanto una questione di protocolli quanto di stile!
Ma c’è di più, la cancelliera Angela Merkel per le sue brevi ma frequenti vacanze primaverili a Ischia non sbarca sull’isola in elicottero ma prendendo l’aliscafo a molo Beverello come una comune turista!
Sulla norma #salvaB, dove B sta per Berlusconi, il giovane Premier ha dato il meglio di se stesso riuscendo a far capire in maniera inequivocabile, anche a coloro che fanno finta di non capire, quanto il patto del Nazareno rappresenti la cartina di tornasole con cui si misura la credibilità politica di un premier che pur di stare a galla farebbe patti e inciuci pure con il diavolo! Della serie a te ci penso io, non ti preoccupare, basta che facciamo finta che comando io!
Ma la vera perla del “triplete” è il tweet con cui il giovane Premier avrebbe risposto a quello lanciato da Marco Agnoletti (suo ex portavoce come Sindaco di Firenze) per provocare alcuni tifosi della Roma su gol assegnato alla squadra giallorossa nella partita in corso con l’Udinese il 6 gennaio.
Agnoletti scrive: “Oh, almeno stavolta vedete di far fruttare 3 punti il vostro furto!!” e il buon Matteo risponde : “Parlare di furto è stravolgimento della realtà”.
Non entro nel merito sull’opportunità o meno che un Premier seppur giovane trovi il tempo e la voglia tra le migliaia di impegni a cui è sottoposto di cinguettare di calcio in tempo reale, ma sottolineo che su fatti importanti come l’alluvione di Genova gli si bloccò la tastiera dello smartphone per ben tre giorni prima di annunciare su Twitter il famoso proclama “ Genova e non solo “ pubblicato in data 12 ottobre sulla sua pagina facebook, a distanza appunto di tre giorni dalla terribile alluvione che aveva colpito Genova.
Tornando al tweet sulla Roma, le solite fonti ufficiali di Palazzo Chigi hanno precisato che il tweet incriminato è in realtà di Franco Bellacci, collaboratore storico di Renzi, il quale avendo accesso dal suo smartphone all’account del Premier per una “banale svista” ha postato il commento sulla bacheca sbagliata, tanto è vero che poco dopo il tweet viene cancellato.
E così grazie a una partita di calcio gli italiani che seguono il giovane Premier sui profili ufficiali aperti su Twitter e Facebook avranno ben chiaro chi è che cura la comunicazione “urbi et orbi” del Premier, che tradotto in un linguaggio più terra terra vuol dire “chi scrive i suoi tweet e i suoi post”.
Potremmo finirla qui, ma dato che l’appetito vien mangiando ci spingiamo oltre aggiungendo a questa “Super tripletta” altri due elementi recentissimi che portano il giovane Premier a mettere a segno una cinquina “memorabile”.
L’elemento che gli consente di fare quaterna è la notizia lanciata da alcuni quotidiani ( in particolare dal Fatto quotidiano ) che riportano come i debiti contratti a suo tempo dall’azienda del padre del giovane Premier con il Credito Cooperativo di Pontassieve e garantiti all’80% da Fidi Toscana Spa ( guidata dal Presidente della Regione Toscana e partecipata anche da Provincia e Comune di Firenze ) sembrerebbe che siano stati rimborsati in toto alla fiduciaria con delibera del 18 giugno 2014 da parte del ministero dell’Economia che ha provveduto a liquidare la somma di 236.803,23 euro attraverso il Fondo centrale di garanzia il 30 ottobre 2014, il che significa che il debito contratto da Renzi senior è stato coperto dallo Stato.
L’ultima perla di questa sfilza di comportamenti inopportuni è una nota di colore che sottolinea come il giovane Premier abbia qualche problemino con le lingue straniere; del suo pessimo inglese sapevamo già, ma della sua evidente difficoltà a pronunciare in maniera corretta quattro parole quattro in francese lo abbiamo appreso nel momento in cui il giovane Premier si è recato a Palazzo Farnese per partecipare all’ambasciatrice di Francia il cordoglio degli italiani per la recente strage di Parigi.
A qualcuno ascoltandolo è venuto in mente Ciriaco De Mita, ma il politico di Nusco fu Premier nel 1988 e se dopo quasi 30 anni chi ci governa e rappresenta nel mondo ha una padronanza delle lingue straniere come quella messa in mostra dal Premier Renzi forse si può capire cosa sia stata capace di partorire in tutti questi anni la nostra classe politica e come il nostro Premier sia giovane solo per l’anagrafe ma di fatto vecchio dentro!
Renzi – 18 miliardi tasse in meno e tredicesime da 1 euro
Nel girotondo di annunci che il buon Renzi ha snocciolato in tutti questi mesi uno dei più roboanti è stato quello di fine novembre in cui durante una video conferenza con gli imprenditori della CNA ha promesso “una riduzione di 18 miliardi di tasse” e che “per la prima volta lo Stato dimagrisce anziché ingrassare“, ma anche che tale riduzione è “l’inizio di un processo rivoluzionario“.
E provare per credere puntuale come un orologio svizzero è arrivata la prima fotografia indelebile di cosa siano oggi le tasse in Italia dopo 10 mesi di Governo Renzi.
La protagonista di questa istantanea “ tutta da ridere “ è un insegnante della scuola primaria che insegna in Toscana come precaria con un contratto a tempo determinato dal 27 ottobre 2014 al 3 di febbraio 2015.
Nella sua busta paga il totale della tredicesima è di 482,23 euro ma la somma delle ritenute per addizionale Irpef e addizionale comunale oltre a quelle previdenziali, ammontano a 481,23 euro e il conto è presto fatto: le rimane a disposizione 1 euro!
Ma al danno si aggiunge pure la beffa perché l’insegnante precaria a tutt’oggi non ha ancora ricevuto nessuna mensilità di stipendio e le hanno detto che potrebbe vedere qualche spicciolo a partire dal mese di gennaio!
Che bei tempi quelli in cui il simpatico Tino Scotti si affacciava dal tubo catodico per ricordarci che con “ Falqui, basta la parola! ” e in effetti bastava eccome, mentre oggi in una sorta di ballo del Blabla il buon pinocchietto Renzi con l’ausilio ed il conforto di media compiacenti è libero di sfornare una balla dietro l’altra.
Credits photo: palermomania.it
Caro ministro Poletti ci illumini!
In questi giorni in cui Roma Capitale è scossa dalla vicenda di corruzione legata alla Cooperativa ”29 giugno” e del suo presidente Salvatore Buzzi arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso assistiamo ad una vera e propria eclissi mediatica da parte del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti che mentre prima era un giorno si e l’altro pure in televisione di colpo si è reso irreperibile.
A onor del vero dopo la pubblicazione della famosa foto che lo ritrae a cena, con Salvatore Buzzi e alcuni esponenti del “mondo di mezzo” il ministro ha affidato alle pagine di Repubblica, attraverso una sua lettera una sorta di giustificazione sulla partecipazione a quella cena, dicendosi sconcertato ed amareggiato per le notizie relative all’inchiesta, nonché di provare grande rabbia e di sentirsi tradito perché sente che sono stati feriti e traditi i principi ed i valori in cui crede e per i quali si è impegnato per una vita.
Non conosco i motivi che hanno spinto il Premier Renzi ad affidare a Poletti l’incarico di ministro ma credo che possa aver giocato un ruolo determinante il fatto che il buon Poletti ha ricoperto dal 2002 fino al momento della nomina a ministro l’incarico di Presidente della Legacoop.
Oggi dopo i fatti di Roma Capitale ci troviamo di fronte ad un enorme conflitto di interessi visto che il ministro che in 12 anni di presidenza della Legacoop non è stato in grado di vigilare sul bubbone che stava proliferando in una delle tante Coop associate si trova oggi a dover vigilare come ministro sull’organismo di cui lui era a capo e che a quanto pare non ha per nulla vigilato.
Forse sarebbe il caso di sospendere momentaneamente lo slogan con cui la Coop si promuove, quel motto “ la Coop sei tu “ non fosse altro perché suona un po’ come una nota stonata nei confronti di tutti quei lavoratori consociati in cooperative che vivono del loro sano ed onesto lavoro.
Capisco che il ministro Poletti nell’allora ruolo di Presidente della Legacoop possa essere stato invitato a presenziare alla famosa cena dove allo stesso tavolo sedevano accanto a lui alcuni tra i principali indagati della bufera giudiziaria abbattutasi su Roma, ma quello che emerge da una rapida consultazione del sito web della “29 giugno” fa capire che tra Poletti e Buzzi vi sia stato un gioco di sponda piuttosto evidente, troviamo infatti Poletti immortalato in copertina accanto a Buzzi nel Magazine della “29Giugno” con cui vengono presentati i bilanci della Cooperativa del 2012 e del 2013, oltre a numerose altre foto che li vede fianco a fianco.
Ma la di là delle foto che possono avere una rilevanza più o meno marginale, quello di cui viene spontaneo chiedere conto al ministro Poletti è come mai nei suoi 12 anni trascorsi alla guida della Legacoop nazionale non abbia mai pensato di controllare l’operato della “29giugno” che non era una Cooperativa qualsiasi ma bensì una macchina da soldi capace di aumentare il proprio bilancio tra il 2008 e il 2013 da 28 milioni di euro agli attuali 60 milioni.
A questo proposito è superfluo ricordare che lo Statuto della Legacoop presieduta per 12 anni da Poletti recita all’art.1 che: “Legacoop è competente a esercitare la vigilanza sugli enti cooperativi”.
Viene quindi spontaneo chiedersi come mai l’attuale ministro Poletti durante tutti gli anni di presidenza della Legacoop non si sia mai chiesto in che maniera una Coop come la “29giugno” possa aver aumentato in maniera così impressionante il proprio fatturato!
La domanda diventa del tutto legittima proprio in virtù del fatto che il buon Poletti ( come evidenziano le numerose foto ) è dimostrato che abbia avuto una certa familiarità di frequentazione nel corso degli anni con le attività istituzionali poste in essere dalla Coop “29giugno” e quindi abbia avuto coscienza anno dopo anno dell’aumento costante del fatturato.
Per cui, Caro ministro Poletti ci illumini!
Caro Renzi, ma quale burocrazia?
Dopo lo spottone che il Premier Renzi ha fatto domenica pomeriggio alla nazione dalla sua pagina facebook nel quale ha spiegato per benino che la colpa del disastro genovese è da addebitarsi al complesso di intralci burocratici che non hanno permesso la realizzazione dei lavori di messa in sicurezza del Bisagno ecco che spunta fuori ( anticipata dal Tg La7 e pubblicata dal Fatto quotidiano ) la lettera inviata al Premier Renzi il 5 agosto 2014 dai legali della ditta che avrebbe dovuto realizzare i lavori.
Lettera che è rimasta senza risposta!
Caro Renzi, ma quale burocrazia! Lei che ha messo in piedi uno staff super tecnologico che cura nei minimi particolari lanci di tweet, slide e quant’altro possa promuovere a dismisura la sua immagine non è nemmeno in grado di avere un sottoposto che sappia distinguere l’importanza di una comunicazione come quella inviata dagli avvocati genovesi!
Povera Italia, siamo veramente al ridicolo!
Questa la copia della lettera indirizzata al Premier Renzi e pubblicata da il Fatto quotidiano.
A volte ritornano … NO al Renzismo!
In questi giorni così importanti per il futuro della nostra Repubblica il Premier Renzi, con la complicità dei senatori del suo partito e di quelli che sostengono il suo Governo in maniera palese o subdola, come i rappresentanti del Pdl, nonché la parzialità del Presidente del Senato e del Presidente della Repubblica che hanno abdicato al loro ruolo di “super partes“, sta mandando in onda un film già visto nel 1922 quando Mussolini prese il potere nel nostro Paese.
Le premesse per un’azione del genere c’erano tutte e potevano essere intuibili e immaginabili già dal passaggio con cui Renzi liquidò a suon di twitter il malcapitato Letta, è proprio in quel momento che nasce il Renzismo.
Ma cos’è il Renzismo al di là del Dire, Fare, Amare se non una sete di potere e di ambizione sfrenata di un politico che si circonda di soggetti servizievoli e del tutto marginali nonché obbedienti e incapaci di fargli ombra e quindi mai e poi mai programmati per oscurarne la leadership!
Basti pensare a politici emergenti del calibro di Gori e Civati che dotati di un notevole carisma sono stati relegati a posizioni del tutto marginali; Gori si è dovuto auto relegare al confino come Sindaco di Bergamo e Civati è stato di fatto reso impalpabile nella direzione del Pd.
Il Renzismo nella sua prima fase di avvio è stato un mix di slogan e promesse lanciate attraverso i social elevando alla massima potenza la funzione degli hastag che raccontano di un Paese che non c’è, fatto di positività fasulla che traspare da una sorta di venerazione del “fare“ e poco importa se poi a ben vedere il fare, agire, approvare, lanciati a colpi di parole precedute da un # a mo’ di timbro non siano altro che una sorta di illusione con cui trasmettere agli elettori la sensazione che tutto cambia quando invece al contrario nulla cambia e niente si muove!
Esaurita la prima fase basata solo ed unicamente su promesse non mantenute il Premier Renzi con la complicità del Pd passa alla seconda fase del suo piano che porterà all’abolizione delle libertà democratiche e alla realizzazione di una dittatura autoritaria.
L’aspetto più assurdo e subdolo di questa manovra anti democratica è che quella parte politica che oggi è al governo, solo ieri dai banchi dell’opposizione urlava intonando Bella Ciao: La Costituzione Italiana è un capolavoro e non si tocca, giù le mani dalla Carta Costituzionale!
Un progetto che vuole minare la democrazia del Paese dando vita a un Senato non eletto dai cittadini ma dalle segreterie dei partiti che avrà come conseguenza un Presidente della Repubblica nominato dai partiti e da una Camera eletta sui listini bloccati dei partiti.
A chi giova tutto questo? Di certo non ai cittadini perché lo stravolgimento delle regole democratiche e della Costituzione servono unicamente a prevenire futuri conflitti sociali e a conferire un potere forte ad una sola persona: il capo (a suo tempo chiamato duce) a cui in futuro sarà più facile non mantenere le promesse fatte per ottenere consensi e reprimere di conseguenza le manifestazioni di dissenso relegando ad un ruolo ininfluente le opposizioni all’interno delle istituzioni parlamentari.
Non ho vissuto in prima persona il ventennio fascista ma ho ben chiaro come il Fascismo prese il potere e lo consolidò attraverso sei semplici passaggi che ritrovo tutti, nessuno escluso, nel Renzismo :
1) NO al voto popolare ( Renzi non è stato eletto dal popolo );
2) Decide il Re chi mettere alla guida del Governo ( Renzi è diventato Premier nominato dal Presidente della Repubblica senza passare attraverso regolari elezioni );
3) Le opposizioni vengono di fatte azzerate ( è quello che sta accadendo in Senato nelle votazioni sulla Riforma del Senato );
4) Premio di maggioranza al partito che riceve più voti ( è quanto previsto dall’Italicum che assegna un premio di maggioranza spropositato al partito che vincerà le elezioni);
5) Abolizione delle preferenze ( è quanto previsto dall’Italicum che toglie ai cittadini la possibilità di indicare la preferenza per il proprio candidato mantenendo di fatto una Camera dei Deputati di nominati);
6) Abolizione di una delle due Camere ( è quello che vuole imporre Renzi con l’abolizione del Senato per sostituirlo con il Senato delle Autonomie dove i senatori non verranno più votati dai cittadini ma saranno nominati dalle segreterie dei partiti attraverso i consigli regionali; l’esatta fotocopia della Camera dei Fasci e delle Corporazioni che sostituì la Camera dei deputati dal 1939 al 1943, i cui membri non più denominati deputati ma consiglieri nazionali, non venivano eletti dal popolo, ma ne facevano parte di diritto in quanto componenti:del Gran Consiglio del Fascismo, del Consiglio Nazionale del Partito Nazionale Fascista e del Consiglio Nazionale delle Corporazioni.
Poiché a volte ritornano mi viene spontaneo dire NO al Renzismo!