Sanremo2016 ospitando ieri sera Ezio Bosso ha mandato in onda qualcosa di speciale, dieci minuti che da soli possono valere il costo del biglietto per entrare all’Ariston o il doversi sciroppare l’intera serata seduti sul divano.
Una presenza quella del maestro Bosso che credo abbia insegnato a molti come un uomo diverso, nonostante la sua diversità o grazie ad essa possa esprimere intelligenza e profondità attraverso un mix di meraviglia e bellezza.
La musica ci insegna la cosa più importante: ad ascoltare e ad ascoltarci l’un l’altro.
Ha presentato un brano del suo doppio cd “The 12th Room” che trae spunto da una teoria antica che spiega come la vita sia composta da 12 stanze, quelle in cui lasciamo qualcosa di noi.
La prima stanza, quella della nostra nascita, però riusciremo a ricordarla solo quando raggiungeremo l’ultima, ma l’ultima stanza…non è l’ultima e si può quindi ricominciare!
Ma di quanti altri Ezio Bosso è piena la nostra vita di tutti i giorni?
Dove abitiamo, a scuola, in ospedale, sugli autobus o quando appoggiamo per un attimo la nostra auto sul loro parcheggio riservato!
Ascoltiamoli, sempre!
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Goodbye a David Bowie, la leggenda del rock!
Se ne è andato dopo diciotto mesi di lotta contro quel male che non l’ha risparmiato, tre giorni dopo il suo sessantanovesimo compleanno.
Il suo primo singolo, ‘Can’t help thinking about me’, venne pubblicato il 14 gennaio del 1966 a testimoniare che il Duca Bianco è riuscito a rivoluzionare la storia del rock attraverso una carriera durata 50 anni.
E’ stato un gigante della musica, ha scritto canzoni memorabili che oggi di fatto lo consacrano all’eternità e prima di andarsene ha voluto lasciare ai suoi milioni di fan un regalo d’addio, un ultimo album, appena uscito, “Blackstar” che può essere considerato una sorta di testamento artistico.
Questo il suo epitaffio:
«I don’t know where I’m going from here, but I promise it won’t be boring».
(Non so dove sto andando ma vi prometto che non sarò noioso).
David Bowie

Radio Monte Carlo eutanasia di un amore
Nell’agosto del 2005 un collega, Massimiliano Lussana, nella pagina degli spettacoli de “il Giornale.it” pubblicava un pezzo dal titolo “ RMC la classe reale va in onda”, una sorta di elogio all’emittente monegasca ( quella il cui jingle è sufficiente per mandarti in brodo di giuggiole) che tocca l’apice quando scrive :“Radiomontecarlo, invece, è qualcosa da cui è difficilissimo prescindere: se la conosci non la eviti. Perché, da quarant’anni, è una radio che ha uno stile e una linea editoriale precisissimi, dei quali è ormai quasi impossibile fare a meno: la classe.” E continua: “Quindi questo è un pezzo di parte, dichiaratamente di parte. A me Radiomontecarlo piace. E trovo perfetta la linea editoriale della famiglia Hazan, che della radio è il cuore pulsante e il cervello”.
Da allora sono trascorsi giusto dieci anni, uno spazio temporale stratosferico in cui l’avvento dei social ha cambiato la società, le nostre abitudine e di conseguenza anche l’emisfero radiofonico ( basti pensare solo al proliferare delle web radio).
Non mi è dato sapere se il collega segua oggi con immutato entusiasmo la frequenza in cui in allora la voce francesina con tanto di erre moscissima era capace di far sognare, io da parte mia l’ho seguita per tutta una vita e oggi pur conoscendola bene la evito, e a leggere i dati degli ascolti registrati dall’emittente monegasca negli ultimi dieci anni mi sembra di essere in buona compagnia visto che dai 2.075.000 ascoltatori del 2005 si è passati agli attuali 1.162.000 ( – 913.000).
Nell’ultimo decennio chi dirige questa ex grande dalla stanza dei bottoni di quello che ho definito U.C.A.S. (Ufficio Complicazioni Affari Semplici) ha messo a segno una serie incredibile di autogol che vanno dal benservito dato a speaker del calibro di Paolo & Lester, Mauro Pellegrino, Jackie De Luca ( a proposito auguri per il nuovo programma su Tele Imperia che partirà il 15 dicembre “Mi presento sono una donna”), alla gestione “da principianti” della querelle nata sulla collocazione oraria di Platinette non gradita da buona parte del pubblico (con decine di ascoltatori censurati e bannati dalla pagina ufficiale di RMC), per proseguire con la defenestrazione del programma di Debora Villa “No Comment” dopo un solo anno di messa in onda.
Ma dove la direzione di RMC ha dato veramente il meglio del peggio è nel momento in cui ha liquidato come un soprammobile ormai inutile Luisella Berrino che rappresenta un pezzo di storia non solo di RMC ma della radiofonia italiana; a lei come ad altri in passato non è stato concesso di salutare il “suo pubblico” dai microfoni di quella radio che ha servito e fatto grande in 45 anni meno 49 giorni di onorato servizio.
Pensavo che con il trattamento riservato a Luisella si fosse veramente toccato il fondo, mi sbagliavo perché la Direzione di RMC è riuscita ancora una volta a superarsi, ad andare “oltre” costringendo a staccare la spina anche agli amministratori della pagina Facebook che da oltre un anno era diventata l’Official Fan Club degli ascoltatori di RMC.
Mi piace riportare alcuni passaggi del post di commiato pubblicato dagli amministratori sulla pagina del Fan Club, che dovrebbe far riflettere tutto l’entourage che gravita intorno a RMC.
Il post inizia con una bellissima citazione di Martin Luther King : “Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici, ma i silenzi dei nostri amici.” Citazione che da sola potrebbe spiegare il perché si è arrivati a una decisione così grave, come può essere quella di sospendere l’attività del Fan Club.
Proseguendo nella lettura si trovano altri due passaggi molto interessanti: “Questa pagina è nata dall’entusiasmo e dall’amore per una radio che amavamo, che ascoltavamo da anni o da tutta una vita. Sentivamo il bisogno di dimostrare e affermare pubblicamente quanto ci tenevamo, ma soprattutto volevamo conoscere e riunire fan e ascoltatori di tutta Italia (e del mondo)” e ancora “D’altronde non si può imporre fedeltà a chi si sente rifiutato, ignorato, sminuito… L’amore non può resistere se rimane a senso unico”.
Mi sono chiesto se ha un senso tutto questo e per potermi dare una risposta senza fare della“dietrologia” ho fatto un giretto piuttosto approfondito sulla pagina Facebook di RMC e su quella del Fan Club per poter capire come possa accadere che un’emittente radiofonica (che vive di comunicazione) non apprezzi o meglio osteggi la cassa di risonanza che gli può fornire la pagina di un Fan Club che dovrebbe essere usata come importante fonte interattiva per promuovere le attività e le news lanciate dall’emittente.
La pagina del Fan Club ha visto la luce nel maggio di due anni fa con il nome di Storditamente per una Radio di Gran Class grazie alla volontà di un gruppo di ascoltatori che hanno sentito la necessità di creare uno strumento che potesse interagire proprio con la pagina della loro radio del cuore; dopo circa un’anno la direzione ne ha riconosciuto l’ufficialità come Official Fan Club RMC.
La pagina conta una miriade di post creati proprio per sollecitare l’apertura di una discussione su programmi, speaker, suggerimenti per nuovi programmi, ecc.
Sono stati creati dei veri e propri campionati per poter decretare la miglior voce dell’anno, il miglior programma e la radio preferita tra le varie emittenti italiane.
Si è arrivati persino a postare in occasione del Santo Natale delle letterine dei desideri indirizzate all’editore, allo station manager, al direttore artistico e ai vari speaker con le legittime richieste fatte dai singoli ascoltatori.
Insomma l’inventiva non è certo mancata agli amministratori della pagina che hanno cercato di mantenere vivo l’interesse verso la pagina, giorno dopo giorno, operazione che credo abbia richiesto un impegno costante non fosse altro per la preparazione grafica dei vari post.
Quello che mi ha sorpreso negativamente è il fatto di non aver trovato quasi mai un commento (sotto la miriade di post presenti sulla pagina) da parte degli speaker della radio, non solo sui post di carattere generale ma anche e soprattutto su quelli che li riguardavano in maniera diretta.
La pagina del Fan Club piace a 2923 persone e dai post relativi ai vari traguardi raggiunti ho notato che è arrivata ai 1000 likes in meno di cinque mesi e ai 2000 in meno di un anno.
Venendo invece alla pagina facebook di RMC per capire meglio l’intera vicenda è opportuno conoscere quale posizione occupi in base ai “likes” nel panorama delle radio italiane, vediamo quindi cosa recitavano i counter alle ore 12 di ieri:
Radio Italia solo musica italiana – 2.331.641 Likes
Radio Deejay – 1.687.943 Likes
RTL 102,5 – 1.460.080 Likes
Radio 105 – 1.396.698 Likes
Radio Maria – 906.844 Likes
Radio Kiss Kiss – 805.150 Likes
M2o – 675.330 Likes
R 101 – 665.319 Likes
Virgin Radio – 652.187 Likes
RDS – 446.007 Likes
Radio Globo – 341.423 Likes
Radio Capital – 311.400 Likes
Radio Monte Carlo – 227.026 Likes
Radio Bruno – 205.991 Likes
Radio Norba – 180.049 Likes
Radio Subasio -140.459 Likes
Non credo sia necessario commentare questa classifica, del resto sulla qualità e creatività della pagina Facebook di RMC mi sono già espresso più volte in passato ( su ilpensierinodellasera) arrivando a scrivere che più che una pagina social di una radio mi sembrava quella di una casa d’aste che volesse promuovere a 360° gradi le vedute di Monte Carlo.
Oggi noto con piacere che nel tempo tali vedute si sono diradate ma per fare spazio a dei post che si commentano da soli; a questo proposito vi elenco alcuni titoli di post pubblicati in questo weekend con di seguito il numero di Likes che hanno ricevuto:
Ciglia lunghissime? ecco come averle! – sono il sogno di ogni donna … * 14 likes
I 10 gatti più costosi del mondo * 66 likes
Quali sono i cibi più indigesti? * 21 likes
I cinque hairstyler più famosi da seguire su Instagram * 15 likes
Mozambico altrove … photogallery * 29 likes
Qual è il giorno migliore per fare la spesa? * 18 likes
Se l’autobus non arriva è meglio aspettare o incamminarsi? * 34 likes
Gioca e vinci la magia della Svizzera * 8 likes
Perchè al cinema si usa mangiare i po-corn? * 24 likes
I dieci consigli da mettere in pratica in cucina per dimagrire * 6 likes
Fragranze Glamour: come sceglierle? * 25 likes
Capodanno in crisi? 3 idee a cui non avevi pensato! * 44 likes
Per quanto riguarda invece i commenti degli ascoltatori, tra venerdì e domenica sui 28 post pubblicati hanno commentato 159 utenti il che vuol dire che in media un post riceve poco più di 5 commenti a fronte dei 227.000 affezionati alla pagina.
Se vogliamo poi parlare delle varie copertine che vengono intercambiate è utile sapere che quelle che promuovono il gioco IO parto con cui si può vincere una vacanza ottengono:
33 likes quella postata il 23 ottobre
16 likes quella postata il 16 novembre
22 likes quella postata il 20 novembre
Mentre le nuova copertine che recitano “RMC Chic & Pop” ottengono:
84 likes il 26 giugno
60 likes il 17 settembre
45 likes il 24 settembre
66 likes il 27 settembre
33 likes il 6 ottobre
A fronte dei dati sopra riportati è del tutto evidente che quando in dieci anni si perde quasi un milione di ascoltatori e si gestisce una pagina social in modo da essere l’ultima tra le radio nazionali e neppure la prima tra le emittenti regionali ( Radio Globo 341.423 Likes) le colpe vadano equamente distribuite tra chi ha generato tale disfatta: editore, station manager, direttore artistico e speaker.
Questi soggetti con la loro indifferenza e superficialità, con l’arroganza di chi crede di aver inventato la radio o di saperla fare solo lui, con la bramosia di ricevere consensi senza mai spendersi hanno di fatto costretto chi amministra il Fan Club a staccare la spina.
L’unico augurio che mi sento di fare a chi ancora segue Radio Monte Carlo è che il nuovo assetto proprietario del Gruppo Finelco possa ragionare sul perché di un simile disastro e magari staccare loro qualche spina!
Addio a Moira Orfei la Regina del Circo
Miranda Orfei ma per tutti “Moira” se ne è andata l’altra notte nel sonno a Brescia, dove aveva in programma una spettacolo, l’hanno trovata addormentata per sempre i suoi familiari nella sua “mitica” casa mobile che l’ha accompagnata in giro per il mondo (un caravan che grazie a un sistema idraulico, una volta fermo, misura 8×24 metri).
La Regina del Circo era nata a Codroipo, in provincia di Udine, il 21 dicembre 1931, in una famiglia di lontane origini sinti che da generazioni si era dedicata all’arte circense, il padre Riccardo era il celebre clown Bigolon, mentre la madre Violetta pure lei si esibiva nel circo di famiglia, così come i fratelli Paolo, giocoliere e acrobata, e Mauro acrobata alle biciclette.
La sua è stata una vita vissuta tutta all’ombra del tendone e con il passare degli anni ( il suo esordio in pista lo fece a sei anni) è diventata il simbolo stesso del circo in Italia, difficile non associare il nome di Moira quando nel bene o nel male si parla di Circo.
Nel 1960 Moira (il cambio del nome e la sua immagine kitsch, si dice che le fu consigliata da Dino De Laurentiis) prende in mano le redini dell’azienda di famiglia che diventa così il Circo di Moira Orfei e trasforma lo spettacolo circense in uno show che coniuga circo, teatro, danza e musical, con una sapiente regia che impreziosisce lo spettacolo con musiche dal vivo, costumi sfavillanti, coreografie importanti e giochi di luci.
Il successo di pubblico non tarda ad arrivare in Italia e all’estero dove il Circo di Moira si esibisce in numerose tournèe.
Nel 1987 il Circo di Moira è stato il primo circo italiano a conquistare un Clown d’Oro al Festival Internazionale del Circo di Montecarlo.
Nonostante il suo totale impegno nel circo Moira ha girato anche una cinquantina di film lavorando con attori del calibro di Gassman, Mastroianni, Totò, e diretta da registi importanti come De Sica, Germi, Lattuada e Visconti.
La sua ultima apparizione al cinema è del 2003 quando interpreta se stessa nel film Natale in India, mentre l’anno prima aveva partecipato come ospite fissa alla trasmissione Tv Domenica in targata Mara Venier.
Moira ha avuto il pregio di rendere sempre più appetibile negli anni lo spettacolo circense passando dalle grandi attrazioni dei primi anni’70 come l’uomo proiettile, alla scelta di coinvolgere gli artisti russi nel memorabile spettacolo degli anni’80 Moira più Mosca, e non da ultimo il grandioso Circo su Ghiaccio a due piste ( una tradizionale e l’altra ghiacciata) che fu considerato dalla critica come uno dei migliori spettacoli circensi di sempre.
Per molti con Moira se ne va un pezzo importante del Circo non solo italiano ma mondiale e io sono tra quanti ne sono dispiaciuti perché ho trascorso la mia infanzia aspettando con impazienza anno dopo anno l’arrivo del Circo nella mia città e quando arrivava quello di Moira era festa grande.
Sono convinto che il Circo abbia da sempre esercitato una funzione sociale permettendo a milioni di bambini nel mondo di scoprire la bellezza di specie animali che altrimenti non avrebbero mai potuto vedere.
Sotto il tendone del Circo va in scena un mix di bellezza, cultura e civiltà attraverso l’armonia che si crea tra uomo e animale, e non a caso Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo Principe scrisse: “Che cosa significa addomesticare? Vuol dire creare dei legami”.
Ho ricordi bellissimi del Circo legati alla mia infanzia e ancora oggi lo frequento con la mia famiglia e la sensazione che mi trasmette si mantiene inalterata nel tempo, oggi come ieri mi sembra sempre mentre guardo lo spettacolo di essere dentro un sogno.
Ricordo che ai tempi dell’accoppiata con il Circo di Mosca andai a vedere lo stesso spettacolo per tre giorni di seguito per capire come era possibile realizzare il numero che i due artisti russi portavano in pista e in cui si cambiavano continuamente d’abito nello spazio di pochi secondi ( allora non c’era youtube).
Vittorio Gassman a proposito del Circo disse: “Un circo senza animali è un’eresia”, come dargli torto.
Ma la vera eresia o meglio bestemmia che va in scena in queste ore in rete è il comportamento di quanti stanno esultando per la morte di Moira Orfei dalle pagine di alcune associazioni di animalisti, tra cui NonSoloAnimali, dove compaiono commenti irriverenti e insulti che sanno di vero e proprio turpiloquio.
Buona parte di questi amanti degli animali hanno sul proprio profilo la bandiera della Francia con la quale ieri hanno pianto i morti della strage di Parigi, mentre oggi asciugate in fretta le lacrime esultano per la morte di una persona.
Che dire poi del comunicato stampa dei centopercentoanimalisti che nel salutare con gioia la dipartita di Moira Orfei recita tra le altre cose : “Animali che passeranno la loro vita in una gabbia, in climi per i quali non sono adattati, privati del loro habitat e dei rapporti con i loro simili. Infine costretti ad esibirsi tra luci, musiche e frastuoni assordanti davanti ad un pubblico di beoti insensibili.”
Ebbene sì sono un beota insensibile che ama gli animali nella giusta misura ( ho avuto due cani San Bernardo, l’ultimo dei quali deceduto a 11 anni e mezzo nonostante le cure amorevoli a seguito di una pluri morsicatura infertagli sulla testa da un cagnolino di una mia vicina introdottosi inopportunamente nel nostro giardino).
Assisto quotidianamente alla pubblicazione di centinaia di foto di animali sui social e credo che non vi sia miglior modo di fare del bene agli animali che impegnarsi, ognuno per quel che può, direttamente in maniera tangibile per aiutare le associazioni preposte alla salvaguardia del benessere degli animali.
Se poi vogliamo parlare di che senso abbia mantenere un cane di grossa o media taglia in un appartamento di 40 mq. lo possiamo fare, così come possiamo parlare di quel veterinario italiano che in un safari ha ammazzato un leone e poi ne ha messo in bella mostra la foto sui social a mo’ di trofeo.
Volete sapere le giustificazioni che ha dato in merito al suo gesto, in quanto veterinario, a chi lo intervistava sul fatto che vi potesse essere una contraddizione tra l’essere un veterinario che cura gli animali mentre nel tempo libero li uccide, eccole:
“Nient’affatto. Fa parte della cultura contadina che mi ha cresciuto. Rispetto le regole e le leggi di ogni Paese. E in Italia nessuno vieta a un veterinario di imbracciare un fucile e cacciare” e ancora “tanti dimenticano che la sopravvivenza di certi parchi è retta anche da questa forma di turismo”.
Il “Safari Italian Chapter” di Biella in cui il veterinario milita ha tra le sue mission quella di «promuovere la caccia per la conservazione della fauna nel mondo intero».
Ma c’è di più, Gaetano Penocchio, Presidente della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) intervistato il 4 novembre 2015 nel corso della trasmissione di RAI radio1 “l’Italia sotto inchiesta” ha detto: “La professione di veterinario non è incompatibile, né sotto il profilo deontologico né sotto quello morale, con attività di caccia o safari, praticate nel rispetto delle vigenti leggi”, confermando di fatto quanto già detto dal Presidente dell’Ordine dei veterinari del Piemonte,
Che dire poi del dentista americano che ha ucciso il leone Cecil se non che come annunciato dalle autorità dello Zimbawe, lo stesso era in possesso di un “permesso regolare” per la caccia.
Quanto sarà costato questo permesso e chi avrà incassato i relativi soldi?
E io che vado al Circo dovrei essere un beota insensibile!
Qualcuno dimentica un passaggio importante, tigri ed elefanti nei circhi sono trattati bene, curati e rispettati mentre fuori sono massacrati per l’avorio o cacciati per sport.
Gli estremismi, e lo vediamo proprio in queste ore, non hanno mai prodotto nulla di buono per cui credo che come non sia corretto pensarla alla Cruciani che dice: “Chi mette al centro della propria vita un animale ha problemi col mondo che lo circonda” alla stessa maniera non sia corretto insultare una persona deceduta da poche ore solo per il fatto che nei suoi spettacoli visti ed apprezzati da milioni di persone ha utilizzato gli animali.
Buon riposo Moira!
Per chi volesse approfondire sul mondo del Circo segnalo alcuni siti molto interessanti:
Villa Grock
Museo del Clown
Museo del Circo
Ente Nazionale Circhi – Circo.it
Questo invece il link al sito web del Circo di Moira Orfei
Credits: Gio Lagorio & sito web Moira Orfei
Radio Monte Carlo – essere o non essere un Fan Club?
Proprio vero che al peggio non c’è mai fine!
Questa mattina mentre girovagavo su Facebook mi sono imbattuto in un post di Storditamente per una Radio di Gran Class, l’Official Fan Club di Radio Monte Carlo, nel quale gli amministratori della pagina chiedono in pratica ai quasi 3000 iscritti se abbia ancora un senso continuare ad essere il Fan Club ufficiale della radio.
Ho letto con attenzione il post e mi pare di capire che il Fan Club sia visto dalla Direzione di RMC come il fumo negli occhi, se è vero come è vero che a un’amministratrice della pagina chiamata in diretta telefonica è stato raccomandato di non menzionare la pagina del Fan Club.
Mi sono spesso occupato nei miei scritti di RMC (che ho ascoltato nel bene e nel male per circa quarant’anni fino al giorno in cui è stato dato il benservito alla mitica Luisella senza permetterle di salutare dai microfoni della radio i suoi fedelissimi ascoltatori) e ho a più riprese criticato il modus operandi di chi dirige la radio non fosse altro per il fatto che in dieci anni è riuscito a far perdere all’emittente monegasca quasi 1 milione di ascoltatori.
Mi auguro che i nuovi co-proprietari del gruppo Finelco abbiano la voglia non di stravolgere RMC ma di cambiare quei dirigenti che hanno dimostrato dati alla mano che la loro politica aziendale non ha pagato in termini di ascolti.
Sul fatto poi che la Direzione di RMC percepisca i propri ascoltatori come dei rompiballe o peggio dei quaquaraquà lo dimostra il fatto che al contrario ( come è ben spiegato nel post sulla pagina) R105 i suoi ascoltatori se li tiene ben stretti.
Di seguito riporto il testo integrale del post pubblicato sulla pagina dell’Official Fan Club di Radio Monte Carlo.
Buon sabato amici!
Oggi vogliamo raccontarvi una storia, la storia di questa pagina, nata il 12 maggio 2013 da un gruppo di persone che volevano supportare una radio: RMC!
L’intento? Quello di coinvolgere e riunire tante persone che condividono con noi la passione nei confronti di Radio Monte Carlo, nel contempo raccogliendo suggerimenti, opinioni e idee da proporre alla nostra Radio preferita per migliorarne sempre più la programmazione.
E’ scritto tra le informazioni della pagina, il punto di riferimento per chi vuole iscriversi e dare il proprio contributo.
Fin dall’inizio, con tutto l’entusiasmo possibile, abbiamo cercato di far arrivare il nostro sostegno alla radio: siamo ascoltatori di RMC da decenni, alcuni da tempo immemore, rimasti fedeli malgrado alcune decisioni non ci abbiano trovato sempre d’accordo. Ma se qualche critica c’è stata, lo abbiamo fatto sempre nel rispetto dei modi e delle persone.
D’altronde per noi parla la pagina: ogni giorno, da due anni e mezzo, abbiamo pubblicato post parlando e ‘giocando’ con gli speaker, raccontando notizie e lanciando proposte, lasciando il più possibile la parola agli ascoltatori, quelli veri, quelli che passano buona parte della giornata con la radio accesa, sempre su RMC.
Siamo consapevoli del fatto che è difficile capire le cose dal di fuori: così come siamo tutti allenatori in periodo di mondiali, nello stesso tempo siamo anche bravissimi ad elargire consigli sul modo migliore di gestire una grande radio!
Ma gli ascoltatori vanno anche ascoltati! Siamo noi i veri ‘clienti’di quest’azienda! Siamo noi a decretare il successo o meno di una trasmissione! In tv i tempi sono più veloci, in radio passano mesi, ma se un programma non funziona, non è meglio accorgersene subito piuttosto che lasciare che migliaia di ascoltatori migrino altrove? E continuare a pensare di poter imporre alle persone il proprio volere?
Questo è sempre stato l’intento di questa pagina: dare la possibilità alla radio di confrontarsi con chi è dall’altra parte dell’etere; magari spiegando, a chi non ha la ovvia esperienza, il perché di certe decisioni.
E questo nostro intento è stato immediatamente percepito da tutti coloro che si avvicinano alla pagina, tanto che la maggior parte pensa che sia una promanazione della radio stessa…
D’altronde chi mai, non stipendiato, non remunerato in alcun modo, offrirebbe gratuitamente tanto lavoro e tanta dedizione?
Eppure, mentre in tanti lo apprezzano, l’oggetto principale del nostro lavoro, RMC, ci ha sempre guardato con diffidenza, evitando di concederci il minimo sostegno, anche solo un riconoscimento morale; di più: addirittura osteggiandoci!
Sempre pronti a puntare il dito contro di noi, nella remota ipotesi di un commento appena sopra le righe…
Badate bene, non stiamo parlando degli speaker, che capiscono perfettamente l’importanza di un rapporto amichevole con i loro fan: stiamo parlando della politica della radio! Quella capace di ostracizzare e tenere a distanza gli ascoltatori, gli unici capaci di fare la fortuna di una radio o di decretarne l’insuccesso!
Poi vi chiedete come mai RMC abbia perso in due anni qualcosa come centomila ascoltatori, attestandosi stabilmente in ultima posizione tra le radio a diffusione nazionale…
Eppure la ‘sorella’ Radio 105 sa bene quale sia il valore dei suoi fan, visto che ogni anno, all’ultima puntata del morning show prima della pausa estiva, una folla si raduna sotto la radio, acclamando i propri beniamini. E la radio prepara per loro magliette (con scritta dedicata a loro) e gadget… E addirittura, la sera prima, fan e speaker vanno a mangiare una pizza insieme!
Vi risulta che qualcosa del genere capiti anche a noi?
Con RMC purtroppo non c’è verso! Sono arrivati perfino a vietare di nominare la pagina in diretta ad uno dei nostri amministratori che stava intervenendo telefonicamente! Motivazione ‘semiufficiale’: per non far pensare a favoritismi nei nostri confronti e soprattutto per evitare che altri gruppi se la prendessero a male!
Come se i vari gruppi di fan di una stessa radio fossero in guerra tra di loro!
E noi che ci illudevamo che una radio migliore avrebbe fatto tutti contenti… non solo un gruppo!
Ma evidentemente la filosofia adottata dalla radio è quella del “Divide et impera”, come se fosse un potere da gestire…
Ed in effetti c’è riuscita pure con noi, perché anche tra gli amministratori della nostra pagina e tra alcuni sostenitori ci sono stati dissapori e momenti critici, perché le discussioni sul modo migliore di gestire una pagina, diventata un ‘atipico’ fan club, sono state molte…
Ed è qualcosa che ci addolora, perché tutti pensavamo di agire per il meglio, ed invece, qualsiasi direzione prendevamo sembrava sempre sbagliata!
Adesso rimettiamo la parola a voi, ascoltatori, fan, amici: essere un “fan club” ci ha più danneggiato che giovato, perché dalla Radio non è mai arrivato il benché minimo sostegno o riconoscimento, mentre nella nostra veste di “fan” potevamo con molta difficoltà apparire critici nei confronti della radio che ci siamo impegnati a sostenere.
Decidete voi se è il caso di rinunciare all’ “ufficialità” del fan club, astenendoci d’ora in poi da qualsiasi contatto diretto con la Radio (che peraltro finora è stato ben sporadico ed improduttivo), aprendoci nel contempo all’aperta critica eventualmente necessaria (sempre nei modi che educazione, correttezza e garbo ci impongono), oppure mantenere questo attestato di ufficialità (siamo finora l’unico Fan Club ufficiale di RMC) che però rimane sterile di ogni altro apporto.
Diteci cosa ne pensate!
Marco Pozzi ha messo la freccia
Ho conosciuto Marco nel 1981 quando venne a farmi ascoltare alcune sue canzoni che aveva composto.
Ci fu subito sintonia e in breve il rapporto tra manager e artista si trasformò in amicizia profonda, un’amicizia che ci ha accompagnato per tutta la vita.
Abbiamo passato insieme momenti indimenticabili in giro per l’Italia dove lui ha saputo farsi apprezzare come cantautore partecipando a importanti manifestazioni canore e programmi tv tra cui Blitz di Gianni Minà, il Girofestival, il Cantashow e il Premio Rino Gaetano (dove nell’edizione tenutasi a Pescara vinse il Premio speciale della critica per la canzone Frà Diavolo).
E’ sempre stato piuttosto schivo nel parlare della sua carriera artistica pur essendo andato in scena insieme ad artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Alan Sorrenti, Riccardo Cocciante, Donatella Rettore, Edoardo Bennato, Pino D’Angiò, Federico Troiani, Giampiero Artegiani, Jo Chiarello, Valerio Liboni( dei Nuovi Angeli ), Grazia Di Michele, Gianni Nazzaro, Enrico Ruggeri.
Frequentandolo ho capito da subito che Marco oltre alla passione per la musica nutriva un interesse incredibile per le macchine e per il mondo dei motori che per lui si traduceva in una sola parola “Rally” e infatti dopo la parentesi musicale e quella sindacale ha iniziato a farsi strada anche nel mondo che forse gli era più congeniale, quello delle corse.
La nostra amicizia non è stata di quelle del tipo “tutta baci e abbracci” anche perché i nostri caratteri un po’ ruvidi ci hanno sempre portato a badare più alla solidità che all’esteriorità ma quando uno dei due ha avuto bisogno l’altro è sempre stato presente nonostante si vivesse in città diverse ed entrambi avessimo impegni professionali che ci tenevano non poco impegnati.
Per un periodo della nostra vita ci siamo seguiti a distanza grazie anche all’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione, lui mi seguiva idealmente nei miei viaggi mentre io mi tenevo informato prima sulla sua attività di sindacalista e poi sulle sue partecipazioni agli amati Rally.
Era una persona seria, preparata e apprezzata per la sua dialettica nell’attività di sindacalista dove ha ripercorso con successo le orme del padre Nicola (scomparso prematuramente quando era segretario regionale della UIL Liguria), arrivando a ricoprire la carica di segretario regionale della UILm.
Il ricordo più bello che ho di lui è legato (risale ai tempi in cui eravamo due giovanotti) a quando alla sera mi scarrozzava in lungo e in largo per la Val Bormida sulla sua mitica alfa sud rossa; si partiva immancabilmente dalla sua amata Dego (dove aveva il suo buen retiro nella casa di campagna di famiglia) per passare una serata in allegria in un mondo tutto nostro fatti di “Papalle”, “Gidri” e “Matanot”.
Ieri mattina quando l’ho visto per l’ultima volta nella sua cameretta in ospedale mi ha accolto con una frase con cui ci davamo il buongiorno ogni mattina ai tempi degli impegni artistici : ”novità?”, dove novità era la recondita speranza di aver ricevuto una richiesta per una serata, per un nuovo progetto discografico, ecc.
Mentre mi diceva “novità?” ho capito che ha voluto dirmi quanto ha lottato con tutte le sue forze per non darla vinta al male che l’ha sfiancato specie nell’ultimo mese, poi ci siamo guardati per un attimo negli occhi e in una frazione di qualche secondo credo che entrambi abbiamo rivissuto il film di un pezzo di vita trascorsa insieme, io ne ho fissato nella mia mente in maniera indelebile tutti i fotogrammi mentre lui penso che abbia capito che era giunto il momento di mettere la freccia per portarsi avanti!
Dove possa essere in questo momento non mi è dato saperlo ma sono sicuro che quando lo rivedrò sarà su una vecchia alfa sud rossa ad aspettarmi!
Ciao Marco

I met Marco in 1981 when he came to listen to some of his songs he had composed
There was immediate harmony and soon the relationship between manager and artist turned into deep friendship, a friendship that has accompanied us throughout our lives
We spent together unforgettable moments around Italy where he was able to be appreciated as a singer by participating in important singing events and TV programs including Blitz by Gianni Minà, the Girofestival, the Cantashow and the Rino Gaetano Award (where in the edition held in Pescara he won the Special Critical Award for the song Frà Diavolo)
He has always been rather shy in speaking of his artistic career despite having gone on stage with the likes of Fiorella Mannoia, Alan Sorrenti, Riccardo Cocciante, Donatella Rettore, Edoardo Bennato, Pino D’Angiò, Federico Troiani, Giampiero Artegiani, Jo Chiarello, Valerio Liboni (of the New Angels), Grazia Di Michele, Gianni Nazzaro, Enrico Ruggeri.
Attending it I immediately understood that Marco, in addition to his passion for music, had an incredible interest in machines and the world of engines which for him translated into one word “Rally” and in fact after the musical and union parenthesis he started to make his way even in the world that was perhaps most congenial to him, that of racing
Our friendship was not one of those “all kisses and hugs” also because our slightly rough characters have always led us to pay more attention to solidity rather than exteriority but when one of the two has needed the other is he was always present despite living in different cities and both of us had professional commitments that kept us not very busy.
For a period of our lives we followed each other at a distance thanks also to the advent of the new media, he ideally followed me in my travels while I kept myself informed first about his trade union activity and then about his participation in the beloved Rally
He was a serious person, prepared and appreciated for his dialectic in the activity of trade unionist where he successfully retraced the footsteps of his father Nicola (who died prematurely when he was regional secretary of the UIL Liguria), coming to hold the position of regional secretary of the UILm
The most beautiful memory I have of him is linked (it goes back to the times when we were two young men) and when in the evening he used to take me far and wide through the Val Bormida on his mythical Alfa Sud red; it invariably departed from his beloved Dego (where he had his buen retiro in the family country house) to spend an evening in joy in a world of our own made of “Papalle”, “Gidri” and “Matanot”
Yesterday morning when I saw him for the last time in his room in the hospital he welcomed me with a sentence with which we said good morning every morning at the time of artistic commitments: “news?”, Where news was the hidden hope of having received a request for an evening, for a new recording project, etc.
While he was telling me “news?” I realized that he wanted to tell me how much he struggled with all his strength not to give it to the evil that has exhausted him, especially in the last month, then we looked each other for a moment in the eyes and in a fraction of a few seconds I believe that we both relived the film of a piece of life spent together, I have indelibly fixed all the frames in my mind while I think he understood that it was time to put the arrow to move forward !
Where he can be right now I don’t know but I’m sure that when I see him again he will be waiting for me on an Alfa sud red!
Ciao Marco
RMC è in coma irreversibile!
Puntuali come i primi temporali estivi sono arrivati i dati degli ascolti radiofonici rilasciati da Radio Monitor e relativi al primo semestre 2015.
Da anni sostengo che nell’era del digitale mi sembra perlomeno anacronistico affidarsi ad una telefonata per confezionare un dato così importante per le emittenti radiofoniche (sul quale dovranno costruire le basi per la loro raccolta pubblicitaria).
A maggior ragione con l’avvento dei social appare del tutto sorpassato un metodo di rivelazione effettuato sulla base di 60.000 telefonate lungo l’intera penisola a fronte di una popolazione radiofonica che si assesta intorno ai 52 milioni di possibili utenti.
Qualcuno potrebbe obiettare che i sondaggi elettorali a livello nazionale si effettuano su campioni di 1000 intervistati e vengono presi per buoni con le opportune percentuali di margine di errore; in questo caso però Radio Monitor non sta facendo un sondaggio ma al contrario sta rilasciando dei dati finali che dovrebbero indicare quanti voti hanno preso le singole emittenti!
Forse sarebbe il caso di pensare a una raccolta dei dati di ascolto tramite web facendo passare tutte le radio in streaming, metodo che consentirebbe tra l’altro di tracciare l’IP, e cosa non secondaria gli ascoltatori unici.
In occasione della precedente rilevazione Linus di Radio Deejay ha messo in discussione sul suo Blog la validità del lavoro di Radio Monitor, scrivendo tra l’altro: “Come si fa ad accettare una statistica nella quale non ci sono due numeri coerenti in fila, dove i dati delle singole fasce orarie sembrano tirati coi dadi, fino a formare una montagna russa dove ogni tre mesi, alla stessa ora, c’è di volta in volta un picco o un baratro?” (cliccare su Blog per leggere la sua opinione in proposito).
Non penso che Linus (come al contrario hanno scritto quelli di R105) abbia fatto questa boutade per giustificare i dati negativi della sua radio, ma più che altro per evidenziare l’incoerenza dei dati che vengono rilasciati.
Dati che permettono quasi sempre di non avere né vincitori né vinti, infatti chi perde sugli ascolti in generale magari vince nel quarto d’ora medio o viceversa, giusto per poter rilasciare dichiarazioni positive andando a cercare con il lumicino l’unico dato magari di una flebile tenuta.
E’ un po’ il caso del comunicato emesso dal Gruppo Finelco in occasione di questa rilevazione dove tra le altre cose si legge: “Questo eccellente risultato del Gruppo Finelco è reso ancora più significativo dal fatto che tutte e tre le radio che lo compongono risultano in crescita nel quarto d’ora medio 6-24: Radio 105 del 10,7%, Virgin Radio del 9,9% e Radio Monte Carlo del 2,2%, contro una crescita del totale ascolto radiofonico dell’1,6%. Dunque tutte e tre le radio del Gruppo Finelco hanno aumentato sia i propri ascolti sia le proprie share”. (giornaleradioinfo per leggere l’intero comunicato).
Peccato che andando a comparare gli ascolti degli ultimi tre anni (dal 2012 al 2015) le tre radio del Gruppo Finelco hanno perso qualcosa come 490.000 ascoltatori (– 426.000 R105, – 73.000 RMC) con la sola eccezione di Virgin Radio che ha guadagnato 9.000 ascoltatori.
Sul fatto poi che tutte e tre le emittenti del Gruppo Finelco aumentino le percentuali nel quarto d’ora medio viene da pensare come RMC possa aumentare nel ¼ ora medio a fronte di una perdita ormai costante che si ripete ad ogni rilevazione ( in quella attuale perde 60.000 ascoltatori).
Da notare poi che nel TSL (Time Spent Listening) che misura il gradimento dei programmi degli ascoltatori attraverso il tempo medio speso ad ascoltare la radio, RMC raccoglie soli 88 minuti nell’arco orario 6/24, che in altri termini significa che in media un ascoltatore dedica a RMC un’ora e ventotto minuti al giorno.
Dell’emittente monegasca del resto c’è ben poco da scrivere non fosse altro per il fatto che raccogliendo uno share del 1,5% è ormai relegata nel panorama radiofonico italiano in quella voce anonima meglio conosciuta come “ALTRI” ( dove in politica trovano spazio i partitini che non riescono ad entrare in Parlamento).
Mesi fa scrissi in occasione del benservito dato alla mitica Luisella Berrino che quella vicenda avrebbe avuto come conseguenza la morte di RMC ( cliccare per leggere Radio Monte Carlo è morta ripudiando Luisella!) e a vedere gli attuali risultati non mi sono sbagliato di molto, non è morta ma è in coma irreversibile!
Sarebbe troppo facile e semplicistico imputare all’addio di Luisella la perdita di ulteriori 60.000 ascoltatori, credo che buona parte del calo sia dovuto alla sua uscita di scena ma sono altrettanto convinto che un buon numero di ascoltatori abbia cambiato frequenza per il fatto che giornalmente RMC ripropone attraverso i suoi speaker una sorta di bollito misto, precotto da chi tira le fila in Largo Donegani.
Confesso che sono ormai sei mesi che non ascolto più RMC a vantaggio di Radio Rai 1 o delle mie playlist e mi trovo benissimo, però in previsione dell’uscita dei dati d’ascolto la scorsa settimana ho ascoltato di mercoledì quella che una volta era la Radio di Gran Class.
L’impressione che ho avuto è la stessa che mi accompagna quando vado a pranzo alla “Trattoria del Bollito” (due volte l’anno) dove con la dovuta maestria e pomposità mi viene servito il piatto principe della cucina piemontese, il Gran bollito misto.
Come non riconoscere nei 12 pezzi ( 7 tagli di carne e 5 tra ammennicoli e frattaglie) che compongono questo piatto speciale i 12 speaker che si alternano ai microfoni della radio monegasca; pensateci bene, non dovrebbe essere così difficile con un po’ di fantasia trovare: una gallina, un cappello da prete, un tenerone, una culatta, un testina, una lingua, una coda o una punta di petto.
In trattoria il primo pensiero che mi passa per la mente nel momento in cui mi viene servito il piatto fumante e invitante è “ci voleva, ora me lo gusto per benino!”, il secondo pensiero a metà del pranzo è “ mamma mia quanto! Non riesco a finirlo, la gallina è un po’ stagionata, la scaramella stracotta, la testina ha qualche pelo di troppo”, il terzo a fine pranzo “ bene, ora per sei mesi come bollito sono a posto”.
Radio Monte Carlo sembra proprio un Gran bollito misto, un piatto che mantiene ancora nell’era dei vegani un suo fascino ma capace di stancarti già mentre lo stai degustando e le similitudini con quello che passa in onda non sono poi così distanti: musica ripetitiva e sempre più legata ai voleri delle case discografiche e non ai desiderata degli ascoltatori e meno che mai degli speaker, coppie di speaker che scoppiano vuoi perché mal assortite o troppo datate o peggio ancora del tipo “che barba che noia”, voci che hanno perso molto dello smalto dei tempi migliori per non dire di quelle che sembrano veramente un “po’ bollite” o quasi al limite del soporifero, rubriche messe in onda solo con lo scopo di fare sciâto ( creare trambusto o interesse ) come diciamo noi liguri.
Del resto i risultati sono di una chiarezza disarmante e da questo giro di giostra in poi i futuri competitor di una radio che si avvicina sempre più verso il baratro si chiameranno Radio Zeta (745.000) e Radio Norba – la radio del sud (670.000) che cominciano ad annusare la preda, mentre Radio Subasio ( 1.508.000) dopo aver ridicolizzato la Radio di Gran Class si appresta a sorpassare anche R101.
Quanto durerà ancora questa lenta agonia? Se l’andamento è quello degli ultimi tre anni potrebbero bastarne solo altri tre (forse anche meno) per scendere sotto la soglia di quel milione di ascoltatori che porterà inevitabilmente ad una sorta di eutanasia assistita non fosse altro per evitare a quel che resta della Radio di Gran Class una fine veramente impietosa.
Omar Sharif è sceso dall’autobus
E’ sceso dall’autobus della vita Omar Sharif, l’attore che meglio di ogni altro ha rappresentato sul grande schermo la storia di un amore impossibile, quello tra Yuri, medico dall’animo sensibile e la giovane infermiera Lara.
Come non ricordare la sua toccante interpretazione nel film che lo consacrò al successo, quel Dottor Zivago di cui una marea di donne nel mondo si innamorarono e piansero nella scena finale in cui non riuscì a raggiungere quella ragazza che lui credeva potesse essere Lara.
A pensarci bene chi non ha fatto almeno una volta i conti con un amore impossibile, di quelli che ti portano al sacrificio per il bene della persona amata ma che al tempo stesso ti fanno sentire proprio come Yuri che mentre la slitta si allontanava sulla neve corre dentro casa, sale le scale in un baleno e rompe un vetro di una finestra reso opaco dal ghiaccio per poter vedere ancora per un attimo quel puntino all’orizzonte.
Omar Sharif era una simpatica canaglia, dotato di un grande fascino e di una innata eleganza che lo rendevano molto corteggiato dalle donne, anche se lui stesso affermava che la sua fama di rubacuori era dovuta soprattutto al fatto che le donne erano più interessate ai suoi personaggi che a lui.
Ma è innegabile che le donne così come il bridge ( era uno dei giocatori più quotati al mondo) sono state le due grandi passioni che lo hanno accompagnato per buona parte del suo viaggio terreno.
Era malato di Alzheimer e nel 1977, quasi a mo’ di presagio, scrisse a quattro mani con Marie-Thérèse Guinchard la sua autobiografia “The Eternal Male” quasi a voler contraddire quella voce fuori campo che nel finale del Dottor Zivago recitava: “Le pareti del suo cuore erano di carta, ma lo teneva per sè. Teneva molte cose in sè.”
Omar Sharif al contrario di Yuri ha voluto raccontare per tempo la sua vita, giocando d’anticipo ( da buon giocatore) con quel male che gli avrebbe impedito per sempre di ricordare.
Alcuni tra i suoi film più importanti:
Lawrence d’Arabia, regia di David Lean (1962)
La caduta dell’impero romano, regia di Anthony Mann (1964)
E venne il giorno della vendetta (1964)
Gengis Khan il conquistatore, regia di Henry Levin (1965)
Una Rolls-Royce gialla, regia di Anthony Asquith (1965)
Il dottor Zivago, regia di David Lean (1965)
Il papavero è anche un fiore, regia di Terence Young (1966)
C’era una volta…, regia di Francesco Rosi (1967)
La notte dei generali, regia di Anatole Litvak (1967)
Funny Girl, regia di William Wyler (1968)
Mayerling, regia di Terence Young (1968)
L’oro di Mackenna, regia di J. Lee Thompson (1969)
L’ultima valle (1971)
Il seme del tamarindo, regia di Blake Edwards (1974)
Funny Lady, regia di Herbert Ross (1975)
Un asso nella mia manica (1976)
Ashanti, regia di Richard Fleischer (1979)
Linea di sangue, regia di Terence Young (1979)
Le chiavi della libertà (1989)
Viaggio d’amore (1990)
Il ladro dell’arcobaleno (1991)
Quella strada chiamata paradiso, regia di Henri Verneuil (1992)
Il tredicesimo guerriero (1999)
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (2003)
Oceano di fuoco – Hidalgo (2003)
Fuoco su di me (2005)
10.000 A.C. (10,000 B.C.) (2007)
Hassan and Marcus (2008)
Un castello in Italia, regia di Valeria Bruni Tedeschi (2013)
Addio a Laura Antonelli … sogno erotico di una generazione
Se ne è andata in silenzio, forse stroncata da un infarto, l’attrice italiana che più di ogni altra ha costituito il sogno erotico di una generazione.
Laura Antonaz (questo il suo vero nome) nata a Pola, attuale Croazia, nel 1941 dopo un’infanzia da profuga si trasferì in Italia insieme ad altri 300 mila istriani costretti a fuggire dalla ex Jugoslavia.
Diplomatasi a Napoli presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica si trasferì con la famiglia a Roma, dove dopo una breve parentesi come insegnante di educazione fisica cominciò a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, dapprima furono fotoromanzi, alcuni caroselli e piccole parti in alcuni film, tra cui “Il magnifico cornuto” per la regia di Antonio Pietrangeli nel 1964.
Ma fu nel 1973 quando recitò il ruolo della cameriera nel film “Malizia” di Salvatore Samperi che Laura diventò un vera e proprio sex symbol grazie a una vestaglietta, succinta e ammiccante che la rese terribilmente sexy.
Malizia incassò al botteghino qualcosa come 6 miliardi di lire, quando un biglietto del cinema costava mille lire, e la bellezza prorompente di Laura attirò a lei i più importanti registi dell’epoca tra cui Giuseppe Patroni Griffi ( La divina creatura) e Luchino Visconti che la volle per il ruolo di moglie di Giancarlo Giannini ne “L’innocente”.
La sua interpretazione in “Malizia” le valse il Nastro d’Argento come migliore attrice protagonista e il Globo d’oro come miglior attrice rivelazione, ma soprattutto le consentì di spiccare il volo verso una carriera ricca di successi che la vide regina incontrastata della commedia sexy degli anni ’60 e ’70.
Negli anni ’80 continuò a recitare in film di cassetta, tra cui “Porca vacca”, “Grandi magazzini”, “Rimini Rimini”, “Roba da ricchi” e nella mini serie TV “Disperatamente Giulia” di Enrico Maria Salerno.
Poi nel 1991 vi fu il tentativo di dare un seguito alla pellicola che l’aveva resa famosa con la realizzazione di “Malizia 2000”, ma l’operazione commerciale si trasforma in un vero e proprio flop al botteghino e l’attrice, che si era nel frattempo sottoposta a un intervento di chirurgia plastica mal riuscito, cade in un forte stato di depressione.
Sempre nel’91 Laura viene coinvolta in una vicenda giudiziaria che la porta a essere rinchiusa nel carcere di Rebibbia per reati legati alla droga; mandata ai domiciliari (dopo pochi giorni) la sua vita da quel momento sarà segnata per sempre ( e poco importa se dopo la prima condanna a tre anni e sei mesi verrà completamente assolta nel processo d’appello dopo quasi dieci anni) e lei sprofonderà in un silenzio che la accompagnerà fino alla tragica scomparsa di oggi.
A quei pochi amici che in questi anni si sono prodigati ( a dire il vero vi fu una sorta di fuggi fuggi ) per starle vicino, tra cui Lino Banfi che lottò per farle ottenere il sussidio della Legge Bacchelli, lei rispose con una lettera in cui chiedeva di essere dimenticata!
Ma come si può dimenticarla!
Il cantautore Simone Cristicchi a dedicato a Laura Antonelli la canzone “Laura” contenuta nel cd “Album di famiglia”, una canzone molto toccante in cui Cristicchi a modo suo denuncia come la Antonelli fu vittima del perbenismo.
Alcuni tra i suoi film più importanti:
La rivoluzione sessuale, regia di Riccardo Ghione (1968)
Venere in pelliccia, regia di Massimo Dallamano (1969-1975)
Il merlo maschio, regia di Pasquale Festa Campanile (1971)
Malizia, regia di Salvatore Samperi (1973)
Sessomatto, regia di Dino Risi (1973)
Peccato veniale, regia di Salvatore Samperi (1974)
L’innocente, regia di Luchino Visconti (1976)
Casta e pura, regia di Salvatore Samperi (1981)
Viuuulentemente mia, regia di Carlo Vanzina (1982)
Porca vacca, regia di Pasquale Festa Campanile (1982)
Sesso e volentieri, regia di Dino Risi (1982)
La venexiana, regia di Mauro Bolognini (1986)
Grandi magazzini, regia di Castellano e Pipolo (1986)
Rimini Rimini, regia di Sergio Corbucci (1987)
Roba da ricchi, regia di Sergio Corbucci (1987)
Gli indifferenti, regia di Mauro Bolognini (1988) Miniserie TV
Disperatamente Giulia, regia di Enrico Maria Salerno (1989) Miniserie TV
L’avaro, regia di Tonino Cervi (1990)
Laura di Simone Cristicchi
Lauraaa-aa-a
Lauraaa-aa-a
Maresciallo buona sera
si accomodi alla festa
c’è il mio manager, il produttore
manca solo il regista
Laura nella sua vestaglia
sola come un cane beve
sopra il tavolo in salotto
una montagna di neve
Laura pazza, Laura ingenua
Laura povera drogata
Laura fragile, sensibile
alla gogna trascinata
Laura aspetta la sentenza
crocifissa sul giornale
condannata per dieci anni
ad impazzire
Lauraaa-aa-a
Lauraaa-aa-a
Lauraaa-aa-a
Cara Laura, forse è vero
è tutta colpa dell’amore
che riavvolgerà il destino
riscrivendoci il copione
ma se in ogni fotogramma
resti sempre la più bella
la tua anima è leggera
come un volo di farfalla
Mentre scorrono veloci
i titoli di coda
non è ancora troppo tardi
per riavere la tua vita
ora che cammini libera
e ti perdi tra la gente
con il nome di una donna
come tante
Lauraaa-aa-a
RADIO default
Sono state rilasciate da poche ore le rivelazioni sui dati di ascolto delle radio italiane relative al secondo semestre 2014 che in pratica confermano il trend di quelle del primo semestre, la RADIO perde 2 milioni di ascoltatori e nessuna delle emittenti a livello nazionale è esente da questo calo che se dovesse essere confermato anche per il 2015 porterebbe ad un vero e proprio default di quella che un tempo era lo strumento di comunicazione per antonomasia.
Sono ormai due anni che gli ascoltatori calano in maniera rilevante ma a quanto pare gli addetti ai lavori fanno orecchie da mercante, anzi a leggere le dichiarazioni rilasciate dai responsabili delle varie emittenti su queste ultime rivelazioni sembra che questi signori abbiano copiato dal mondo della politica quella capacità sublime di far passare come una vittoria anche la più bruciante delle sconfitte.
Perdono tutti ma ognuno di loro riesce a trovare uno spunto per dirsi soddisfatto sulla base di un dato di riferimento ( ininfluente nella lettura generale ) che li pone vincenti rispetto a questo o quel concorrente o in una fascia d’ascolto piuttosto che in un’altra, insomma tutti perdenti ma allo stesso tempo tutti vincenti!
Mentre analizzavo i dati delle tabelle allegate, mi è tornato in mente quel fantastico film “Good Morning Vietman “ in cui Robin Williams ha magistralmente interpretato il ruolo dell’aviere disc-jockey Adrian Cronauer chiamato a Saigon per risollevare le sorti della radio locale dell’esercito.
Ecco, Adrian Cronauer con tutti i suoi limiti, pregi e difetti rimane per me l’esempio lampante di come la radio possa assolvere appieno la sua funzione “sociale” nel momento in cui chi la fa è in grado di trasmettere a chi la ascolta non solo della buona musica o delle notizie interessanti ma soprattutto quelle emozioni, capaci di concedere un momento di evasione dai mille problemi che appesantiscono la giornata di ognuno di noi.
Oggi sembrerebbe che per alcuni Boss della comunicazione che amministrano i principali gruppi radiofonici la soluzione di tutti i problemi possa essere quella di riempire il più possibile i palinsesti di sola musica mentre a mio parere relegare la radio a puro mezzo da dove si irradia solo musica è un’autentica follia!
Chi vuole ascoltare solo musica si affida a canali tipo youtube, spotify, deezer o simili per cui l’unica vera differenza la RADIO la fa nel momento in cui è in grado di proporre programmi strutturati ( magari in alcuni casi se avessero una logica sarebbe anche meglio ) dove i conduttori possano trovare ognuno sulla base delle proprie caratteristiche di conduzione un filo conduttore idoneo a catalizzare l’attenzione degli ascoltatori.
Per quanto riguarda i dati degli ascolti c’è poco da commentare essendo davanti ad una sorta di cimitero zeppo di segni meno, certo che fa notizia il calo di Deejay e di 105 ma RDS e RTL non stanno meglio e forse l’unica che limita le perdite è Radio Italia.
Su Radio Monte Carlo non c’è nulla da dire se non che si conferma saldamente all’ultimo posto tra le emittenti nazionali, scendendo al di sotto del milione e 200 mila ascoltatori e facendo registrare una perdita di 39.000 ascoltatori nel giorno medio e di 7.000 unità nel quarto d’ora medio ( nel secondo semestre 2014 è addirittura scesa a 1.158.000 ascoltatori, segnale che tra i due semestri il secondo è andato decisamente peggio del primo ).
Nel complesso il Gruppo Finelco ( Radio 105, Virgin Radio e RMC ) negli ultimi tre anni ha perso più di mezzo milione di ascoltatori ma a quanto pare i dirigenti sono pienamente soddisfatti dei loro risultati, tanto che sembra sia stata rilasciata la seguente dichiarazione ( fonte primaonline.it ):
” Il Gruppo Finelco esprime la propria soddisfazione per i dati preliminari di ascolto del II Semestre 2014 appena rilasciati da Radio Monitor:
– Il gruppo Finelco si conferma, anche nel secondo semestre 2014, così come era già avvenuto nel primo semestre, il primo gruppo radiofonico di broadcaster nazionali con una share del 13,9%, in ulteriore crescita e ancor più nettamente davanti al secondo gruppo, Rai, fermo all’11,1% e al terzo gruppo , Espresso, in flessione all’11%.
– Radio 105 si conferma la seconda radio italiana per ascolto nel quarto d’ora medio e, da un lato, dimezza la distanza dalla prima radio RTL, distanza che solo un anno fa raggiungeva i 120.000 ascoltatori (627.000 RTL contro 507.000 Radio 105) ed ora è di soli 62.000 ascoltatori (628.000 RTL, 566.000 Radio 105); dall’altro lato stacca nettamente la terza radio Deejay, che un anno fa era a poco più di 100.000 ascoltatori di distanza ed ora si trova 176.000 ascoltatori dietro a Radio 105.”
Verranno tempi migliori per tutti? Da quello che ho sentito negli ultimi tempi on air non direi proprio.
Buona radio a tutti!
















































