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Sanremo 2018 – vincono Ermal Meta e Fabrizio Moro come da copione

La 68° edizione del Festival di Sanremo targata Baglioni e condotta da Michelle Hunziker e Piefrancesco Favino se da una parte ha ridato alla musica il ruolo di assoluta protagonista della kermesse sanremese dall’altra si è dimostrata nel suo complesso decisamente soporifera, forse perché 20 canzoni da ascoltare sono troppe o più semplicemente perché non ci sono state canzoni capaci di elevarsi a tal punto da evitare l’inevitabile abbiocco.
Per carità gli ascolti sono stati da record e non poteva essere diversamente perché il Festival non lo guarda più nessuno ma poi puntualmente ti ritrovi con uno share sopra il 50% che tradotto in numeri vuol dire 11/12 milioni di spettatori.
Alcune chicche per la verità ci sono state: l’apertura di Fiorello la prima serata, Favino che è stato una piacevole sorpresa e si è superato nel monologo con cui ha introdotto Fiorella Mannoia nella serata finale, bravo lui e brava lei a cui Gabbani ha scippato la vittoria lo scorso anno.
La Rai ha cercato di ravvivare un po’ l’ambiente con quella pagliacciata dell’auto plagio della canzone di Moro&Meta presa subito in carico dal mondo social che a suon di #salviamoermalmeta hanno di fatto sancito che il regolamento del Festival c’è ma è datato per cui finisce tutto a tarallucci e vino e non poteva che essere così visto l’esito finale.
Di Baglioni e della Hunziker che dire se non che il primo mi è sembrato un po’ imbalsamato quasi alla Renato Balestra mentre la presentatrice svizzera verrà ricordata più che altro per la marea di abiti che ha cambiato, alcuni tra l’altro veramente brutti!
La vera rivelazione è stata il gruppo Lo Stato Sociale che ha riportato al Festival quel tocco di goliardia che ha rimandato subito al grande Rino Gaetano, il testo della loro “Una vita in vacanza” è una riflessione sul mondo del lavoro ai giorni nostri.
Ornella Vanoni è stata bravissima e la sua presenza e interpretazione mi ha ricordato quella frase pronunciata da Picasso : “ ci vuole tempo per diventare giovani”.
Ron ha interpretato una chicca lasciata dal grande Lucio Dalla, un omaggio dovuto all’indimenticato cantautore bolognese.
La musica si sa non ha tempo ma credo che i tre di quel che resta dei Pooh potevano tranquillamente passare la mano.
A contendersi il podio sono rimasti in tre : Moro-Meta, Lo Stato SocialeAnnalisa e dopo l’ultimo televoto la vittoria è andata a Ermal Meta e Fabrizio Moro.

La classifica finale

1° Ermal Meta – Fabrizio – Non mi avete fatto niente
2° Lo Stato Sociale – Una vita in vacanza
3° Annalisa – Il mondo prima di te

    1. Ron – “Almeno pensami”
    2. Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi”
    3. Max Gazzé – “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
    4. Luca Barbarossa – “Passame er sale”
    5. Diodato e Roy Paci – “Adesso”
    6. The Kolors – “Frida (Mai, mai, mai)”
    7. Giovanni Caccamo – “Eterno”
    8. Le Vibrazioni – “Così sbagliato”
    9. Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno”
    10. Renzo Rubino – “Custodire”
    11. Noemi – “Non smettere mai di cercarmi”
    12. Red Canzian – “Ognuno ha il suo racconto”
    13. Decibel – “Lettera dal Duca”
    14. Nina Zilli – “Senza appartenere”
    15. Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – “Il segreto del tempo”
    16. Mario Biondi – “Rivederti”
    17. Elio e le Storie Tese – “Arrivedorci”

Al Festival di Sanremo comincia lo spettacolo con la giuria di qualità!


Se già la griglia di partenza del 68° Festival di Sanremo targato Baglioni lasciava a desiderare che dire di una giuria di esperti presieduta da Pino Donaggio e composta da: Giovanni Allevi, Serena Autieri, Milly Carlucci, Gabriele Muccino, Rocco Papaleo, Mirca Rosciani e Andrea Scanzi.
Muccino deve promuovere gratis un film, Papaleo forse pure o torna a farsi un giro a Sanremo dopo averlo co-presentato (2012), la Carlucci (1992) e la Autieri (2003) lo hanno presentato ma esperte di musica non direi, Scanzi ci sta come i cavoli a merenda ma si sa che di questi tempi il prezzemolo va di moda e non cresce in sala stampa, tal Mirca Rosciani è sostituto maestro del coro del Teatro di Fano e m’hai detto niente!
Buon ultimo Giovanni Allevi che con Pino Donaggio sono gli unici due al loro posto, con qualche riserva per il primo, perché sarà pure un genio ma personalmente non ripongo grande fiducia in chi afferma che a casa non ha un pianoforte e suona solo quando va ai concerti, perché sarebbe un po’ come dire che un Pollini o un Abbado abbiano perso solo del tempo nello studio e applicazione sullo strumento, quindi anche lui fa parte di quella grande bolla mediatica che talvolta porta per ragioni commerciali a sopravalutare artisti dotati di talento ma normali come compositori.
Per carità è al suo posto in quanto conosce la musica e può essere in grado di giudicare le canzoni, ma genio per genio potrei dire che preferisco nel suo genere Brian Eno.

White Christmas – la canzone dei record

BingfilmUn giorno Philip Roth, uno dei più importanti scrittori ebrei in lingua inglese se ne uscì con questa frase: “ Dio diede a Mosè i dieci comandamenti e poi diede a Irving Berlin White Christmas ”.
Niente di più vero visto che questa canzone con cui il suo autore ha di fatto reinventato il Natale risulta essere quella più eseguita nella storia della musica registrata con oltre 500 versioni in 25 lingue diverse.
La versione di Bing Crosby, il giovanotto che fu chiamato “ il cantante del salotto” ha fatto registrare oltre 35 milioni di copie vendute in tutto il mondo a cui vanno aggiunte tutte le ulteriori utilizzazioni legate alle trasformazioni della registrazione elettrica in un arco temporale che va dal 78 giri alle suonerie telefoniche dei giorni nostri.
L’autore di questo successo planetario fu un ebreo russo che in origine si chiamava Israel Baline, nato nel 1888 a Temun in Russia, e arrivato a New York con la famiglia all’età di cinque anni.
Poverissimo, riuscì a farsi strada nel mondo della musica non prima di aver cambiato nome diventando quell’Irving Berlin che sfornò 812 composizioni di cui 451 capaci di scalare le classifiche del successo; è sua giusto per capire la portata del suo mix di “ genio e regolatezza ” la famosissima  Cheek to cheek.
White Christmas entrò per la prima volta nella classifica Usa il 3 ottobre 1942 e mantenne il primo posto per undici settimane consecutive, e vi rientrò per altri vent’anni, ogni anno nel mese di dicembre, arrivando a collezionare 38 settimane al primo posto e 86 settimane di presenze complessive.
Non è facile spiegare il successo di questa canzone con cui l’autore ha saputo in qualche modo catturare la quotidianità degli americani e forse la migliore spiegazione la si può trovare in una dichiarazione dello stesso autore che a proposito della bontà di una canzone affermava “ Una buona canzone incarna i sentimenti della gente e un autore di canzoni non è molto di più di uno specchio che riflette questi sentimenti ”, come dargli torto!

Sanremo 2017 diventa il “Disco per l’estate” e vince Francesco Gabbani

sanremo-2017-logoSanremo non è più Sanremo, da quest’anno è diventato l’anteprima del Disco per l’estate.
Francesco Gabbani con la super orecchiabile Occidentali’s Karma si è aggiudicato la 67° edizione del Festival di Sanremo precedendo Fiorella Mannoia e Ermal Meta.
Una vittoria, quella del bravissimo Gabbani, che sancisce con largo anticipo che la sua canzone diventerà il tormentone della prossima estate.
La musica quest’anno con un colpo di coda ha relegato al ruolo di comprimario lo spettacolo televisivo che anno dopo anno profuma di antico, diventando a tratti noioso infarcito da una pubblicità assillante, da ospiti evitabili, da qualche ciaone di troppo, da quelle larghe intese che si sono da subito trasformate in un predominio della sciura Maria che chiamata per salvare il carrozzone sanremese lo ha di fatto affossato portandosi dietro quel suo modo di fare tv che con il Festival ci sta come i cavoli a merenda, tanto che verrebbe quasi voglia di dire arridatece le vallette.
Tra tutti gli ospiti che si sono alternati sul palco dell’Ariston l’intervento di Geppi Cucciari l’ha vista primeggiare con un monologo di quelli che non fanno solo sorridere ma anche meditare.

La classifica
1° Francesco Gabbani
2° Fiorella Mannoia
3° Ermal Meta
4° Michele Bravi
5° Paola Turci
6° Sylvestre
7° Fabrizio Moro
8° Elodie
9° Bianca Atzei
10° Samuel
11° Michele Zarrillo
12° Lodovica Comello
13° Marco Masini
14° Chiara
15° Alessio Bernabei
16 ° Clementino

White Musk / Muschio Bianco

George Michael è volato via!

george-michael-2Se proprio non volete scrivere della sua musica e della sua grandezza come artista, allora invece di scrivere stupidaggini senza senso sulla sua vita privata, scrivete della sua immensa generosità a favore dei più deboli, dei malati e di quanti hanno avuto in serbo dalla vita solo miseria.
George Michael ha regalato a molte persone un momento di felicità, ma soprattutto la speranza di poter credere ancora nella vita e l’ha fatto con la gentilezza che solo un angelo può avere.
E lui un angelo lo è stato per davvero, per tutte quelle persone che ha aiutato tenendosi in disparte, senza mai apparire, facendo del bene senza volere il più delle volte che si sapesse che dietro a quell’atto caritatevole c’era lui.
Scrivetelo che ha aiutato: la LGBT Community britannica, il NHS servizio sanitario pubblico inglese, il Macmillan Cancer Support, Childline ( il telefono azzurro britannico ) e i minatori; che ha lavorato come volontario in un rifugio per senzatetto, che ha devoluto in beneficenza le royalties del suo singolo Last Christmas/Everything She Wants (oltre 2 milioni di copie vendute nel mondo), che ha realizzato un concerto speciale, interamente gratuito, a nord di Londra per gli infermieri del NHS come ringraziamento per le cure che prestarono alla sua mamma quando morì di cancro.
In un mondo pazzesco come quello in cui viviamo oggigiorno, non vi è più rispetto nemmeno per la morte, ed i primi a infierire sono proprio quei “media” che per anni si sono fatti grassi scrivendo e dando notizie dei suoi successi.

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L’Antologia di Spoon River compie cent’anni!

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antologia_di_spoon_river_edgar_lee_masters1Avere cent’anni e non dimostrarli è quello che succede a questa raccolta di versi che è tutt’oggi uno dei libri di poesia più amati e venduti del mondo.
Edgar Lee Masters ebbe la felice intuizione di raccontare (l’antologia contiene 19 storie che vedono come protagonisti ben 248  personaggi) la vita umana di un piccolo paesino dell’Illinois attraverso le voci dei suoi abitanti che essendo per lo più passati a miglior vita non hanno alcun motivo per mentire e quindi si raccontano con assoluta sincerità.
L’autore per scrivere la raccolta di versi si ispirò a persone veramente esistite nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield nell’Illinois che appartenendo alle più svariate categorie di mestieri riescono a descrivere uno spaccato nudo e crudo di un piccolo “microcosmo” americano.
La versione definitiva venne pubblicata in America nel 1916 mentre in Italia fu pubblicata non senza problemi nel 1943 grazie alla traduzione di Fernanda Pivano, allieva di quel Cesare Pavese che convinse Giulio Einaudi a pubblicare il suo lavoro.
Si era in quei tempi nel periodo fascista e vigeva il divieto di far circolare testi stranieri, per cui quando il Ministero della Cultura Popolare scoprì la traduzione dell’Antologia di Spoon River ( nonostante il cambio del titolo in “Antologia di S. River” ) e di “Addio alle armi di Hemingway”, Fernanda Pivano fu arrestata.
Fabrizio De André che lesse l’Antologia in gioventù, nel 1971 insieme a Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani, rielaborò i testi di nove poesie, li musicò e li raccolse nell’album “Non al denaro non all’amore né al cielo”, liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River.
Per chi ama la poesia quest’opera di Masters è un pilastro portante da cui partire non fosse altro per apprezzare come questo libro “sia qualcosa di meno della poesia e di più della prosa” come amava definirlo l’autore.
E’ un libro che non può mancare nella propria libreria e nel mio caso mi segue da una quarantina di anni; quando lo lessi per la prima volta, in un’epoca in cui internet e tutte le sue applicazioni erano ancora in embrione, mi aiutò non poco ad arricchire il mio vocabolario d’inglese, grazie alla traduzione a fianco di ciascun epitaffio originale.

Vini Vigna Dogarina

Antologia di Spoon River. Testo inglese a fronte

Non Al Denaro, Non All’Amore, Ne Al Cielo

Cuneo – Spontaneamente musica e la nota stonata!

stonata3Circa un mese fa la band “Tony Mac Music Show“, mentre tornava a casa dopo una tournée in Trentino è stata vittima di un pauroso incidente stradale sulla A21, dove un tir saltando lo spartitraffico è piombato nella carreggiata opposta centrando in pieno il furgone su cui viaggiavano i quattro componenti della band che nell’impatto hanno perso tutti la vita.
Una tragedia immane che ha gettato nello sconforto famigliari e amici delle vittime, generando profondo cordoglio nell’opinione pubblica e in tantissimi colleghi musicisti che hanno esternato la loro vicinanza con messaggi di cordoglio, attraverso i social, da tutta Italia; mentre la trasmissione Radio 1 Music Club condotta da John Vignola li ha ricordati dai microfoni di Radio RAI1 venerdì 11 marzo 2016 (il podcast è disponibile sulla pagina Radio 1 Music Club – Podcast).
Durante la camera ardente e il funerale come richiesto dai famigliari delle vittime, colleghi musicisti, amici e artisti di strada hanno suonato in ricordo dei componenti della band, prematuramente scomparsi, e sono stati attimi toccanti nonchè il modo migliore per accompagnarli nel loro ultimo viaggio.
Dopo circa una settimana dai funerali è stato lanciato su facebook ( tramite una pagina di un artista di strada, Andrea Ruberto) un evento denominato “Spontanemente Musica” programmato per il 10 aprile 2016 nella centrale via Roma a Cuneo.
L’incipit dell’evento recita: “In data 10 aprile 2016 è stata organizzata a Cuneo una manifestazione no profit a carattere musicale su richiesta popolare per onorare quattro amici musicisti che il 6 Marzo 2016 hanno perso la vita in un incidente sulla A21 nei pressi di Brescia e per parlare di musica attraverso la musica, più specificatamente attraverso la musica di strada”.
Quasi in contemporanea (12 marzo 2016) la pagina facebook “Cuneo Rock” ha postato una lettera aperta indirizzata Al Signor Sindaco della Città di Cuneo e a tutti i Sindaci della Granda, nella quale viene rivolto un appello affinchè la musica live possa continuare a vivere a Cuneo e nell’intera provincia.
Può essere che le due iniziative abbiano trovato un punto di sinergia sulla tematica di promuovere la musica live, fatto sta che sembrerebbe essere partita una sorta di collaborazione per organizzare al meglio l’evento del 10 aprile.
Ma visto che siamo in Italia, e le pastoie burocratiche sono all’ordine del giorno, ecco che gli organizzatori si trovano a dover fare i conti con la Legge regionale 15 luglio 2003 n. 17 “Valorizzazione delle espressioni artistiche in strada” e soprattutto con la SIAE che sembrerebbe richiedere un pagamento preventivo a mo’ di fidejussione per la tutela del diritto d’autore sulla musica che si andrà ad eseguire.
In questo ginepraio si inserisce anche il Comune di Cuneo che in un primo momento sembrerebbe suggerire agli organizzatori di farsi carico del versamento SIAE, per poi correggere il tiro offrendosi di pagare con i soldi delle casse comunali la tassa richiesta.
Il feeling tra gli organizzatori a quanto pare si rompe e dalle rispettive pagine facebook si assiste a un botta e risposta tra quelle che dovevano essere le due anime dell’evento, con tanto di precisazioni, distinguo e quant’altro … per farla breve l’evento viene annullato.
L’ambiente comincia a surriscaldarsi e i giornali locali ne danno ampia notizia con titoli o sottotitoli un po’ sibillini del tipo . “Gli organizzatori hanno rinunciato poiché mancano 700 euro per pagare la Siae”“Ingiusto pagare la Siae” ecc.
La Cuneo Rock precisa che : “da parte nostra la giornata aveva l’intenzione di puntare l’attenzione sui musicisti della Granda e sui problemi che riscontra la musica live” mentre l’organizzatore primario a sua volta sottolinea che: “La manifestazione non è nata per i quattro musicisti, ma grazie a loro. Io non so come altro dirlo, mi sembra di ripetermi, ma va bene. Vogliamo parlare di musica. Lo facciamo in ricordo di loro quattro semplicemente perché senza ciò che è accaduto non si sarebbe arrivati ad indire l’evento”.
Questa mattina la SIAE ha rilasciato nella sezione news del suo portale la lettera inviata dal Direttore Generale Gaetano Baldini all’organizzatore dell’evento e al Sindaco di Cuneo (cliccando qui trovate la lettera).
Nella lettera il Direttore Generale SIAE conferma all’organizzatore di aver pagato personalmente l’intero diritto d’autore che maturerà, versando il relativo anticipo e allegando copia della licenza, della relativa fattura e dell’assegno.
Sul fatto che la SIAE sarebbe intervenuta in tal senso non avevo il benché minimo dubbio, perché come scrive il Direttore Generale è un atto dovuto per onorare la memoria dei quattro ragazzi, due dei quali erano associati alla SIAE.
Che poi la SIAE sia una sorta di carrozzone all’italiana e che da anni necessiti di una totale riforma strutturale, non ci piove!
Al di là del fatto che l’intervento della SIAE dovrebbe porre fine alla querelle e quindi consentire a chi lo vorrà di suonare liberamente domenica 10 aprile mi chiedo perché si sia voluto far diventare questo evento una sorta di commemorazione.
Un’eventuale commemorazione si sarebbe potuta fare chiedendo la relativa disponibilità ai famigliari e agli amici più cari, l’aver anche solo lasciato trasparire che l’evento musicale in cui suonare e parlare di musica possa avere utilizzato come cassa di risonanza l’atto commemorativo mi sembra una vera e propria nota stonata!

Aggiornamento………………..

In data 5 aprile 2016 il Direttore Generale della SIAE Baldini ha inviato un’altra lettera al Sindaco di Cuneo in cui afferma che la SIAE si dissocia dalla manifestazione affermando tra le altre cose: “Ho ricevuto molte email di amici dei musicisti scomparsi e parlato a lungo con due loro amiche. Mi hanno spiegato che in molti si sono dissociati da questo “signore” che, contro il volere di amici e familiari, ha strumentalizzato questa tragedia a fini personali. Ferma restando la mia personale disponibilità e quella della Siae ad onorare la memoria di quei Musicisti, ci dissociamo da qualsiasi iniziativa non concordata e non condivisa con e dai familiari.”

Cliccando qui trovate la lettera

Festival di Sanremo 2016 – vincono gli Stadio e Virginia Raffaele

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Festival-di-Sanremo-2016-logoDopo la vittoria nella serata delle cover che li aveva visti trionfare con “La sera dei miracoli” dedicata al grande Lucio Dalla che di fatto vinceva così postumo il suo primo Festival di Sanremo, gli Stadio hanno fatto il bis e si sono aggiudicati con la loro “Un giorno mi dirai”, un racconto emozionante e struggente di un padre che parla alla figlia, la 66° edizione del Festival della canzone italiana.
Al terzo posto si sono piazzati la coppia Giovanni Caccamo/Deborah Iurato ( massacrata la prima sera per aver indossato un abito “da paura”), mentre sul secondo gradino del podio è salita la giovanissima Francesca Michielin che ha presentato “Nessun grado di separazione”, forse uno dei brani più orecchiabili in assoluto di questa edizione della kermesse canora e quindi facilmente appetibile dalla programmazione radiofonica, anche se a detta del mitico Dj Federico l’olandese volante (componente della giuria tecnica) quest’anno il Festival è risultato essere molto radiofonico.

COMBO IMITAZIONI Virginia Raffaele
Ma al di là dei vincitori per la parte canora, la vera trionfatrice di Sanremo 2016 è risultata Virginia Raffaele che nelle prime quattro serate ha interpretato magistralmente Sabrina Ferilli, Carla Fracci, Donatella Versace e Belen Rodriguez.
Quella dell’attrice-comica romana si può dire che fosse una vittoria annunciata, dopo il successo riscosso con l’imitazione di Ornella Vanoni nell’edizione targata 2015.
La Raffaele ha dimostrato di avere una grande capacità di cogliere pregi e difetti dei personaggi che va ad imitare e seppur in qualche modo ridicolizzandoli, lo fa senza mai essere volgare.
Dopo questa prestazione sanremese può essere considerata a tutti gli effetti la degna erede della grande Anna Marchesini.
Ritornando alla musica, il premio per il miglior testo è andato al brano “Amen” di Francesco Gabbani ( l’autore del testo è Fabio Ilacqua) vincitore nella categoria “Nuove proposte”; il premio Bigazzi ( assegnato dai componenti dell’orchestra del Festival) per la musica migliore è andato alla canzone vincitrice “Un giorno mi dirai” degli Stadio, mentre il premio della critica Mia Martini è andato a “Cieli immensi” di Patty Pravo, che ha preceduto (nella speciale classifica stilata dai giornalisti della sala stampa) Elio e le Storie tese e gli Stadio.
Per quanto riguarda la conduzione, tutto come da copione con il collaudato Carlo Conti buon padrone di casa accompagnato da una valletta bellissima, Madalina Ghedea, e da Gabriel Garko nel ruolo del valletto non valletto.
Lo spettacolo ha le sue regole, si spengono le luci della ribalta, si volta pagina e si va avanti pensando già da domani a quella che sarà la prossima edizione ma nel libro dei ricordi di questo Sanremo 2016 rimarranno senz’altro :

  • la toccante partecipazione del maestro Ezio Bosso
  • Nino Frassica che interpreta “ A mare si gioca”, favola amara sul dramma dei migranti
  • le imitazioni di Virginia Raffaele
  •  il ritorno dei fiori di Sanremo sul palco dell’Ariston
  • il video collage di apertura con gli spezzoni dei vincitori delle 65 edizioni precedenti
  •  i ritorni di Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Renato Zero
  • la reunion dei Pooh in vista del loro ultimo anno insieme
  • i compensi da favola di Elton John e Nicole Kidman
  • la preoccupazione per non aver visto sul palco il maestro Beppe Vessicchio la prima sera
  • i nastri arcobaleno mostrati da molti artisti a favore delle unioni civili
  • lo chef Cannavacciuolo che non sa quanti minuti servono per cuocere un uovo alla coque

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“L’ultima stanza… Non è l’ultima.”

EzioBosso6Sanremo2016 ospitando ieri sera Ezio Bosso ha mandato in onda qualcosa di speciale, dieci minuti che da soli possono valere il costo del biglietto per entrare all’Ariston o il doversi sciroppare l’intera serata seduti sul divano.
Una presenza quella del maestro Bosso che credo abbia insegnato a molti come un uomo diverso, nonostante la sua diversità o grazie ad essa possa esprimere intelligenza e profondità attraverso un mix di meraviglia e bellezza.
La musica ci insegna la cosa più importante: ad ascoltare e ad ascoltarci l’un l’altro.
Ha presentato un brano del suo doppio cd “The 12th Room” che trae spunto da una teoria antica che spiega come la vita sia composta da 12 stanze, quelle in cui lasciamo qualcosa di noi.
La prima stanza, quella della nostra nascita, però riusciremo a ricordarla solo quando raggiungeremo l’ultima, ma l’ultima stanza…non è l’ultima e si può quindi ricominciare!
Ma di quanti altri Ezio Bosso è piena la nostra vita di tutti i giorni?
Dove abitiamo, a scuola, in ospedale, sugli autobus o quando appoggiamo per un attimo la nostra auto sul loro parcheggio riservato!
Ascoltiamoli, sempre!

Ezio-Bosso5

cliccare sulla foto sopra per vedere il video della sua presenza a Sanremo2016

Vini Vigna Dogarina

Goodbye a David Bowie, la leggenda del rock!

David-Bowie7Se ne è andato dopo diciotto mesi di lotta contro quel male che non l’ha risparmiato, tre giorni dopo il suo sessantanovesimo compleanno.
Il suo primo singolo, ‘Can’t help thinking about me’, venne pubblicato il 14 gennaio del 1966 a testimoniare che il Duca Bianco è riuscito a rivoluzionare la storia del rock attraverso una carriera durata 50 anni.
E’ stato un gigante della musica, ha scritto canzoni memorabili che oggi di fatto lo consacrano all’eternità e prima di andarsene ha voluto lasciare ai suoi milioni di fan un regalo d’addio, un ultimo album, appena uscito, “Blackstar” che può essere considerato una sorta di testamento artistico.

Questo il suo epitaffio:
«I don’t know where I’m going from here, but I promise it won’t be boring».
(Non so dove sto andando ma vi prometto che non sarò noioso).

David Bowie

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