When a hat becomes magic – Quando un cappello diventa magia

 


Jane Moy vive da 10 anni alla periferia di Brisbane, in Australia, in un bellissimo sobborgo chiamato Wellington Point
Si è trasferita lì dopo aver vissuto in una piccola città di campagna per gran parte della sua vita ed è proprio con l’arrivo a Wellington Point che è iniziato il suo viaggio fantastico nel mondo di Millinery
La passione per i capelli l’ha sempre avuta creando copricapi per lei stessa per i vari eventi, e disegnando i vari modelli anche se in una comunità rurale non vi era un reale accesso a corsi di formazione o di modisteria e quindi era più che altro un’autodidatta
La passione per la creatività l’ha ereditata da sua madre che aveva un grande talento ed era una tessitrice di cesti e mentre viveva in campagna ha passato molte ore ad affinare le sue capacità creative attraverso tecniche di ricamo, bordatura e cucito; tutte abilità che usa ancora oggi nella sua  Modisteria
Una volta a Brisbane ha avuto l’opportunità di accedere ad alcuni corsi di formazione, oltre a molti workshop e corsi per imparare e sviluppare l’arte della modisteria
Ha così avuto modo di diventare padrona assoluta di quest’arte così particolare che è la modisteria ed è riuscita a trasmettere agli altri le sue emozioni attraverso le sue creazioni che prendono forma partendo da ispirazioni che le possono arrivare da un semplice fiore che vuole ricreare su di un copricapo o dai colori e la cultura trasmessa dalla visita a un paese straniero
Jane ama sperimentare e giocare con i colori  e prova nuove tecniche con mezzi diversi  sui suoi copricapo per far emergere la loro individualità
La sua creatività a volte la porta come a camminare su una corda tesa senza rete, una volta iniziato sa che deve andare avanti e solo alla fine avrà tra le mani il risultato della sua inventiva
Jane mi ha detto che continuerà a fare cappelli perché sono davvero il suo amore e le hanno dato l’opportunità di esprimere la sua creatività attraverso questa forma d’arte e come non crederle visti i grandi apprezzamenti ricevuti dai suoi cappelli!

 

 

 

Jane Moy live from 10 years on the outskirts of Brisbane, Australia, in a beautiful suburb called Wellington Point
She moved there after living in a small country town for much of her life and it was with her arrival in Wellington Point that her fantastic journey to the world of Millinery began
She has always had a passion for hats by creating headpieces for herself for the various events, and designing the various models even if in a rural community there was no real access to training courses or millinery and therefore it was more than anything else. self taught
Her passion for creativity got it from her mother who was talented  and basket weaver and  while she  lived in the country she spent many hours sharpening her creative skills through fine embroidery techinques, beading and sewing; all of which she still uses today in her Millinery
Once in Brisbane she had the opportunity to access some  formal training, as well as to many workshops and courses to learn and develop the art of millinery
She was able to become the absolute master of this particular art, which is the millineryand managed to convey her emotions to others through her creations that take shape starting from inspirations that can come to her from a simple flower she wants to recreate on a headpiece or from the colors and the culture transmitted from a visit to a foreign country
Jane loves to experiment and play with colors and try new techniques with different means on her headpieces  to bring out their individuality
Her creativity sometimes leads her to walk on a tight rope without a net, once she starts she knows that she must go on and only at the end she will have in her hands the result of her inventiveness
Jane told me that she will continue to make hats because she really love them and they gave her the opportunity to express her creativity through this art form and how not to believe her given the great appreciation received by her hats!

 

For more information

Facebook page

Instagram

 

 

Segovia – il Mesonero Mayor de Castilla

CastillaSe avete in programma un viaggio in Spagna e nel vostro itinerario è prevista una sosta in Castilla y León, la comunità autonoma più estesa della penisola iberica e la terza dell’Unione Europea, vi consiglio caldamente di fare tappa a Segovia famosa per il suo acquedotto romano, ma anche per i suoi celebri maialini da latte, vale a dire maiali che sono stati alimentati solamente con latte materno e che non hanno più di tre settimane.
La Mesón de Cándido è un classico ristorante castigiano che si autodefinisce, non a torto, il “Mesonero Mayor de Castilla” e che dal 1886 delizia il palato dei suoi commensali con una cucina che ha mantenuto inalterata nel tempo tutta la sua classicità.
La Mesón de Cándido propone un menu alla carta ampio e variegato dove potrete trovare i piatti tipici della cucina spagnola e castigliana, tra cui : Jamòn de Guijuelo de Bellota, Tabla de quesos de Castilla y León, Menestra de verduras con Jamòn Ibérico, Bacalao en crema de ajo arriero, Gambas a la plancha, Pollo de Corral en pepitoria, Tarta de ponche csegoviano, Torrija de leche caramelizada; ma la comida che da sola vale il viaggio è lo spettacolare Cochinillo asado al estilo de Cándido.
Il Cochinillo è un maialino da latte che non ha più di tre/quattro settimane che viene condito solamente con burro, acqua e sale, prima di essere cotto in un forno a legna a una temperatura di 180° gradi per circa 40 minuti circa da ambo i lati.
Il maialino dopo essere stato preparato viene inserito in un tegame di coccio con sul fondo delle assi di legno che consentono durante la cottura alla carne di non attaccarsi al fondo del tegame.
Per sapere se il Cochinillo è tostato e croccante all’esterno e molto tenero all’interno ci si affida alle parole di Cándido: “quando colpiamo la pelle con le nocche e suona come la pelle di un tamburo”, la cottura è avvenuta correttamente.
Oltre alla bontà del Cochinillo la vera sorpresa è quella del rito con cui vi verrà servito, una presentazione che riveste quasi la stessa importanza della materia prima.

Il Cochinillo vi verrà presentato all’interno di un tegame di coccio da un cuoco armato di un comune piatto di ceramica e proprio con questo piatto il cuoco taglierà il maialino con una precisione quasi chirurgica, e il piatto terminata la sua funzione di trinciatore verrà scaraventato a terra dal cuoco in un gesto quasi liberatorio per augurare una buona comida ai suoi ospiti.
Questo modo un po’ insolito di servire il maialino è nato per una doppia casualità e lo si deve al celebre locandiere Cándido López che lo fece diventare di moda negli anni ’30.
Mentre stava presentando al tavolo ad alcuni clienti il Cochinillo, Cándido si accorse di aver dimenticato il coltello in cucina e fu allora che ebbe l’intuizione di tagliare il maialino con il bordo del piatto, dimostrando in tal modo anche l’estrema morbidezza e delicatezza della sua carne.
I commensali applaudirono e da quel giorno un aneddoto si trasformò in tradizione e quando questo modo di tagliare il maialino divenne ormai estremamente diffuso, in un’occasione, il piatto usato per il taglio scivolò di mano a Cándido e si ruppe in mille pezzi a terra, mentre i clienti applaudirono con entusiasmo, pensando che questo facesse parte della cerimonia di presentazione.
Da allora a Segovia non c’è alcun locandiere che si consideri tale che non imiti il maestro.
La città di Segovia ha voluto ricordare con una statua Cándido, un suo cittadino così particolare e all’avanguardia, che l’ha resa un centro gastronomico di prima grandezza in Castilla y León.
Il monumento a Cándido, Mesonero Mayor del Reino de Segovia (Grande locandiere del regno di Segovia), si trova all’incrocio tra le strade Ezequiel González e Sancti Espíritu e, non poteva essere altrimenti, lo ritrae nel momento in cui inizia a trinciare quattro maialini.

Mesón de Cándido
Plaza del Azoguejo, 5
Segovia

KUCHING la capitale del Sarawak

statuegattiKuching sorge quasi interamente sulla riva meridionale del Sungai Sarawak ed era infatti chiamata Sarawak fino al XIX secolo, fu Charles Brooke, il secondo rajah bianco, a conferirle nel 1872 la denominazione attuale.
In lingua malese Kuching significa “gatto” e, secondo una delle teorie più attendibili, Kuching fu chiamata come il fiume omonimo, il cui nome, a sua volta, risulta legato ad un albero da frutta diffuso nella zona, il mata kuching, che produce frutti simili, per forma, agli occhi dei gatti, per cui non sorprendetevi se in diverse parti del centro vi capiterà di incontrare enormi statue che riproducono i felinidomestici”.
Kuching è una città piuttosto vasta, di chiara impronta coloniale e con un centro, molto compatto, che vanta differenti edifici di epoca ottocentesca, i sobborghi situati lungo il fiume e i numerosi giardini e parchi ottimamente salvaguardati fanno di Kuching una delle città più interessanti e … più verdi del Sud Est Asiatico.
Se avrete tempo di visitarla, non essendo quindi solo di passaggio, vi consiglio di non perdervi:
Museo del Sarawak
Tra i più bei musei dell’Asia raccoglie collezioni di oggetti etnici e archeologici del Borneo oltre a ceramiche ottomane, vasi cinesi e pezzi d’arredo davvero unici nel loro genere ( ingresso gratuito, tutti i giorni dalle 9 alle 18 ).
Forte Margherita
Barriera di difesa contro i pirati che venivano dal mare, il forte fu costruito nel 1879 da Charles Brooke, ed intitolato a sua moglie, la Ranee Margaret. Oggi è sede del Police Museum.
Astana
Risalendo il fiume dal Forte si incontra questo edificio che fu la residenza del secondo e del terzo rajah bianco.
Oggi é sede ufficiale del Capo di Stato e pur non essendo più aperto al pubblico, anche dall’esterno è possibile apprezzarne la magnificenza percorrendo la passeggiata lungo fiume, soprattutto di sera quando l’edificio é illuminato.
Court House e Brooke memorial 

Il Palazzo di Giustizia, antica sede del governo dei Brooke, fu aperto nel 1874 ed é tuttora in uso. Di fronte all’edificio svetta la Torre dell’Orologio e un monumento costruito in memoria di Charles Brooke.
Tempio di Tua Pek Kong

E’ il tempio cinese più antico della città: costruito nel 1876, sorge tra Jalan Tunku Abdul Rahman e il Main Bazaar.
Tempio di Hong San

Fu costruito nel 1895 in onore del dio Kuek Seng.
Cat Museum 

L’unico museo al mondo a raccogliere oggetti e notizie curiose sulla vita dei gatti.
Il Mercato della domenica

Si tiene ogni domenica mattina a Jl Satok ed è considerato uno dei migliori di tutto il Sarawak, troverete davvero di tutto in questo mercato: spezie, frutta, pesce fresco, cinghiali e capre macellate e appese insieme a tartarughe, orchidee, uccelli e a tante cianfrusaglie.

COME ARRIVARE A KUCHING
La Malaysia Airlines opera voli giornalieri per Kuching da Kuala Lumpur, Penang, Johor Bahru, Kota Kinabalu e Singapore.
Dall’Italia occorrono 12 ore di volo per raggiungere Kuala Lumpur e 1 ora e 45 minuti per il volo da Kuala Lumpur a Kuching.
COME SPOSTARSI

In auto/autobus
: la strada nazionale che si snoda da Kuching al confine con il Brunei è completamente asfaltata; diversi autobus collegano ogni giorno Kuching con i maggiori centri, Sibu, Bintulu e Miri.
In nave:
imbarcazioni, chiamate express boat, confortevoli e provviste d’aria condizionata, collegano Sibu a Kapit e ad altri centri minori, lungo il Batang Rejang e via mare effettuano servizio tra Kuching e Sibu.

When craft becomes Art – Olivia Rose Turner

Olivia Rose Turner è una giovane modista britannica di 23 anni che vive e lavora in Buckinghamshire, UK
Ha studiato inglese e scrittura creativa alla Royal Holloway University di Londra ed a metà del suo diploma di laurea in arte ha dovuto lasciare a causa della forte ansia
Dopo aver lasciato gli studi, non ha rinunciato al suo sogno di riuscire in una carriera creativa e ha iniziato a fare cappelli, in parte per motivi terapeutici ma anche e soprattutto perchè attratta da sempre dal mondo dei cappelli
Olivia Rose proviene da una lunga serie di Showmen inglesi: un business, uno stile di vita e una società che è stata tramandata attraverso molte generazioni, la sua famiglia, opera e viaggia con attrazioni fiere e divertimenti a Londra e dintorni
Dopo aver frequentato Royal Ascot per 5 anni consecutivi, ed essendo un ospite di matrimoni seriale, Olivia Rose ha sempre avuto un grande apprezzamento per cappelli e copricapo. Gli Showmen conoscono molti altri showmen, e quasi sempre si sposano all’interno dell’azienda, e per questo motivo ci sono molti matrimoni in questo ambiente lavorativo
I matrimoni degli Showmen sono spesso elaborati e le donne indossano sempre cappelli che spesso si abbinano perfettamente ai loro abiti, è un vero spettacolo! Queste signore molto alla moda hanno costituito all’inizio la sua base clienti e sono state i migliori modelli e sostenitori del suo lavoro
Olivia Rose è prevalentemente autodidatta, ma ha completato alcuni corsi quando voleva imparare come fare determinate tecniche o lavorare con materiali specifici. Tuttavia, piuttosto che seguire esclusivamente i metodi di questi modisti, ha cercato di sviluppare un proprio stile che le ha permesso di produrre copricapi unici
Quest’estate Olivia Rose è diventata una modista pluripremiata nel Regno Unito e in Spagna. Ha vinto il primo Best Millinery Award di Newmarket, ospitato dal talentuoso Ana Bella Millinery, e poi ha vinto il miglior cappello nella categoria “Spiaggia” alla La Palma Hat Week , organizzato dall’affascinante Judith e Karl Kinsky, e giudicata da una giuria di rinomati mugnai e professionisti del settore. Ha anche presentato due cappelli alla Great Hat Exhibition della London Hat Week all’inizio di quest’anno, e uno dei suoi cappelli è stato selezionato dall’adorabile Monique Lee, per presentarsi in una piccola collezione alla festa di anteprima stampa presso il flagship store Pinko a Londra.
Avendo acquistato molti cappelli e copricapo su misura prima della sua carriera di modista, Olivia Rose sa cosa vuol dire essere nella posizione del suo cliente e per questo cerca di essere molto comunicativa con i suoi clienti, le piace dare loro molte opzioni, idee e aggiornamenti sul processo, in modo che diventino parte della creazione e il risultato sia un cappello davvero su misura, non solo un capo affascinante che accompagna il loro vestito. Il suo obiettivo primario è sempre quello di creare copricapi di alta qualità, unici, comodi e intercambiabili con diversi outfits
Nell’industria della moda in questi giorni si è fatta strada l’idea della moda usa e getta; il che significa che un abito può essere indossato solo una volta perché è stato catturato e documentato sui social media.
Ma Olivia Rose non scende a compromessi sullo stile “usa e getta”, vuole che i suoi cappelli siano amati, apprezzati, curati e indossati più e più volte, un pezzo di “head art” non solo un accessorio.
Olivia Rose ama i cappelli perché sono naturalmente più architettonici degli abiti e hanno la capacità di fornire struttura, equilibrio e simmetria al vestito e al corpo di una persona. Adora i colori, i drammi, le stampe contrastanti, le perline, i ricami, i fiori e adora mescolarli! . Io credo che il suo stile possa in parte essere attribuito al suo background di Showman; essere cresciuta nei luna park, ha sicuramente influenzato la vivacità e il dramma dei suoi copricapi. Anche la sua passione per l’artigianato è in qualche modo ereditata, gli antenati di sua nonna erano persone del circo e lei la confrontava con la sua bisnonna che creava i costumi per gli spettacoli.
Attualmente Olivia Rose lavora da sola e ha creato il suo laboratorio in una stanza della casa in cui vive con i genitori nel Buckinghamshire, usa la sua roulotte disabitata come spazio di archiviazione e sta pianificando, con l’aiuto del suo fidanzato, la trasformazione della roulotte in un laboratorio mobile, dove può lavorare mentre viaggia per Londra
La sua modisteria ha ripristinato la sua fiducia e le ha permesso di attingere a tutti i suoi interessi e le sue abilità per lavorare in un modo adatto alla dualità della sua vita. Olivia Rose è alimentata dalla sua passione per l’artigianato che le consente di scolpire bellissimi pezzi che a loro volta fanno sentire belli anche le sue  clienti.

Potete seguire l’attività artistica di Olivia Rose Turner sulle sue pagine social

 

 

 

Olivia Rose Turner is a young 23-year-old British milliner who lives and works in Buckinghamshire, UK
She studied English and Creative Writing at Royal Holloway University London and had to leave midway through her degree in art due to severe anxiety
After leaving her studies, she did not give up her dream of succeeding in a creative career and started making hats, partly for therapeutic reasons but also because she was always attracted by the world of hats
Olivia Rose comes from a long line of English Showmen: a business, a way of life and a society that has been passed down through many generations, her family own, operate and travel with fun fair attractions in and around London
After attending Royal Ascot for 5 consecutive years, and being a serial wedding guest, Olivia Rose has always had a great appreciation for hats and headpecies. The showmen know many other showmen, and almost always marry inside the company, and for this reason there are many Showmen weddings
Showmen weddings are often elaborate and women always wear hats that often match their clothes perfectly, it’s a real show! These very fashionable ladies initially formed their client base and were the best models and supporters of her work
Olivia Rose is predominantly self-taught, but completed some courses when she wanted to learn how to do certain techniques or work with specific materials. However, rather than following exclusively the methods of these milliners, she tried to develop her own style that allowed her to produce unique headpieces
This summer Olivia Rose has become an award-winning milliner in the UK and Spain. She won the first Newmarket Best Millinery Award, hosted by the talented Ana Bella Millinery, and then won the best hat in the “Beach” category at La Palma Hat Week, organized by the charming Judith and Karl Kinsky, and judged by a jury of renowned milliners and professionals in the industry. She also presented two hats at London Hat Week’s Great Hat Exhibition earlier this year, and one of his hats was selected by the lovely Monique Lee, to feature in a small collection at the press preview party at Pinko’s flagship store in London.
Having purchased many hats and bespoke headpieces before her millinery career, Olivia Rose knows what it means to be in the position of her client and for this she tries to be very communicative with her clients, she likes to give them many options, ideas and updates on the process, so that they become part of the creation and the result is a truly bespoke hat, not just a fascinator that goes with their dress . Her primary objective is always to create high quality, unique, comfortable and interchangeable headpieces with different outfits.
In the fashion industry these days the idea of throwaway fashion has made its way; which means that a dress can only be worn once because it has been captured and documented on social media.
But Olivia Rose does not compromise on the throwaway fashion, she wants her hats to be loved, appreciated, cared for and worn over and over again, a piece of “head art” not just an accessory.
Olivia Rose loves hats because they are naturally more architectural than clothes and have the ability to provide structure, balance and symmetry to a person’s dress and body. She loves colors, dramas, contrasting prints, beads, embroidery, flowers and loves to mix them! . I believe his style can partly be attributed to her Showman background; having grown up in fun fairs, it certainly influenced the liveliness and drama of her headdresses. Even her passion for crafts  is somehow inherited, her grandmother’s ancestors were circus people and she compared Olivia Rose with her great-grandmother who created costumes for the shows.
Olivia Rose currently works alone and has set up her workshop in a room in the house where she lives with her parents in Buckinghamshire. She uses her uninhabited caravan as storage space and is planning, with the help of her boyfriend, the transformation of the caravan in a mobile lab, where she can work while traveling to London
Her millinery restored her confidence, and allowed her to draw upon all her interests and skills to work in a way that suits the duality of her life. Olivia Rose is fueled by her passion for craft which allows her to sculpt beautiful pieces that in turn make her clients feel beautiful too.

You can follow the artistic activity of Olivia Rose Turner on her social pages

Facebook

Instagram

Thomas Joseph STEPHENSON

Thomas Joseph Stephenson vive a Carrickfergus (in gaelico Carraig Fhearghais, ‘ Rocca di Fergus ‘ ) una piccola cittadina dell’Irlanda del Nord nella Contea di Antrim, sulla riva del Belfast Lough.
Solitamente Thomas lo si può trovare nel suo studio-galleria “ The Court Yard Gallery “, dove dipinge le sue tele in cui ritrae scorci d’Irlanda attraverso la presenza delle immancabili pecore, che sono una vera e propria costante di ogni paesaggio irlandese.

Thomas Joseph Stephenson lives in Carrickfergus (in gaelic Carraig Fhearghais, ‘Rock of Fergus’) a small town in Northern Ireland in County Antrim, on the bank of Belfast Lough.
Thomas can usually be found in his studio-gallery “The Court Yard Gallery”, where he paints his canvases in which he portrays glimpses of Ireland through the presence of the inevitable sheep, which are a real constant in every Irish landscape

For more information Thomas website

When the elegance of a woman starts from the head


Cynthia Jones-Bryson è una modista australiana pluripremiata, è nata a Delegate nel New South Wales e ora vive nella capitale Canberra
Cynthia negli ultimi 16 anni ha progettato e realizzato fantastici modellini pluri premiati
Cynthia ha studiato Fashion Design al Canberra Institute of Technology, con la Modisteria come una delle sue materie preferite, inutile dire che eccelleva e si innamorò della Modisteria
Completati gli studi a Canberra, Cynthia ha vissuto a Londra per diversi anni dove ha intrapreso un certo numero di corsi di modisteria teatrale e il suo amore per tutto ciò che il copricapo era ormai una dipendenza
Ed è proprio a Londra che la sua passione e la sua dipendenza per tutto ciò che riguarda il copricapo si è accesa ancor di più dopo aver completato un certo numero di corsi di Millinery teatrale con la famosa Modista teatrale Jane Smith
Jane era così stimolante e appassionata della sua arte, che ha saputo trasmettere la stessa passione a Cynthia
Cynthia ha acquisito una crescente reputazione nell’élite delle corse, può vantare un numero di clienti di alto profilo, tra cui l’ex governatore generale Dame Quentin Bryce (molti i modelli create appositamente per lei) e un numero crescente di vincite nella “Fashion on the Field” , oltre ad essere la vincitrice della tanto ricercata Melbourne Cup Carnival Myer Millinery Award nel 2015; è stata finalista nello stesso premio nel 2014 e nel 2018

 

 

Cynthia Jones-Bryson is an award-winning Australian milliner, she was born in Delegate in New South Wales and now lives in the capital Canberra
Cynthia over the past 16 years has designed and produced fantastic award-winning models
Cynthia studied Fashion Design at Canberra Institute of Technology, with Millinery being one of her chosen subjects, needless to say she excelled and fell in love with Millinery
Studies completed in Canberra, Cynthia lived in London for several years where she undertook a number of theatrical millinery courses and her love for everything that the headgear was now an addiction
And it is precisely in London that her passion and her dependence on everything concerning the headgear turned on even more after completing a number of theatrical Millinery courses with the famous theatrical miller Jane Smith
Jane was so inspiring and passionate about her art that she was able to pass on the same passion to Cynthia
Cynthia has a growing reputation in the racing elite, can boast a number of high-profile clients, including former Governor-General Dame Quentin Bryce (many models created specifically for her) and a growing number of “Fashion on the Field ” winners, , as well as being the winner of the much-sought after Melbourne Cup Carnival Myer Millinery Award in 2015; she was a finalist in the same award in 2014 and 2018

 

 

Her most important awards

July 2019 – Winner MAA Design Awards _ People’s Choice AWard
Nov 2018 – Finalist – Emirates Melbourne Cup Carnival Millinery Award
July 2017 – Tutor at the Millinery Association of Australia Hats off to Adelaide Millinery Convention.
March 2017 – Showcased at the Burjuman Millinery Festival in Dubai.
March 2017 – Best Millinery at Kentucky Derby – USA.
April 2017 – Featured in Hattalk Magazine.
September 2016 – showcased at London Hat week
Nov 2016 – guest judge at Emirates Melbourne Cup Carnival Millinery Award.
Nov 2016 – recognised by Elle Magazine – Best Oakes Day Looks
Nov 2015 – Winner – Emirates Melbourne Cup Carnival Millinery Award.
Nov 2014 – Finalist – Emirates Melbourne Cup Carnival Millinery Award.
March 2104 and 2015 – winner FOTF – Black Opal

For more information and visit the online shop

Website

Instagram

Facebook

 

SMØRREBRØD… qualcosa più di un panino

mappaGirando per le strade di Copenaghen nell’arco dell’intera giornata vi capiterà di venire a contatto con delle vere e proprie istituzioni culturali che hanno nutrito generazioni di danesi negli ultimi 80 anni, sto parlando dei tanti chioschi degli hot-dog (pølsevogn in danese) che sono disseminati un po’ ovunque e in particolar modo nei punti di maggior passaggio.
Un hot-dog è uno spuntino deliziosamente differente, si possono scegliere i vari condimenti : ketchup, senape, salsa remolade, cipolle arrostite o crude e volendo anche il tipo di pane.
Se l’idea dell’hot-dog non vi intriga più di tanto allora vi consiglio di assaggiare un altro pezzetto di vita quotidiana danese, lo Smørrebrød, il classico panino aperto che risale al XIX secolo e viene servito giornalmente in moltissimi ristoranti della capitale danese e nel nuovo mercato dello street food.
Lo Smørrebrød un tempo era molto popolare in tutte le classi sociali, sia tra gli agricoltori, sia tra gli operai fino alla ricca borghesia urbana, poi dopo un periodo di appannamento è riuscito a tornare ai fasti dei tempi passati grazie anche alla tendenza danese di riportare il focus sui piatti e ingredienti tradizionali.
Lo Smørrebrød è qualcosa più di un panino tanto che lo si può definire “ panino a sorpresa “, una sorta di sandwich o meglio panino aperto, un concept senza fronzoli di cui si è innamorata un’intera nuova generazione.
Nei ristoranti di Smørrebrød a Copenaghen sono centinaia le varietà di ingredienti e le combinazioni che rendono questi panini aperti una specialità unica, i panini non vengono imbottiti, ma decorati con aringhe, salsicce, uova, paté, salmone, gamberetti e tanto altro ancora dando a ciascuno la possibilità di crearsi il proprio unico e personale Smørrebrød.
Vi segnalo alcuni tra i più rinomati ristoranti di Smørrebrød a Copenaghen, ricordandovi che esiste una applicazione per il vostro smartphone che sarà in grado di segnalarvi i vari ristoranti sulla cartina del centro della capitale.

caphorn2
Aamanns Etablissement
In questo ristorante Adam Aamann e il suo team servono degli Smørrebrød speciali e piatti classici danesi per pranzo. Inoltre ci sono schnapps e birra biologica locale da assaggiare.
Ida Davidsen Restaurant
Ida Davidsen è probabilmente il posto più celebre di Copenaghen per assaggiare uno Smørrebrød.
Il menu è lungo 140 centimetri, ma niente paura, lo staff vi aiuterà a scegliere il panino giusto per voi; molti degli smørrebrød portano il nome delle celebrity che si sono guadagnati questo onore! .
Orangeriet
Il ristorante si trova in un bellissimo edificio all’interno dei Giardini del Re, là dove un tempo c’era il ristorante stellato Geranium.
Orangeriet è un grazioso ristorante dove mangiare con calma uno dei gustosi Smørrebrød a pranzo e un’ottima entrecote o del foie gras durante la cena, volendo si può prendere solo un dolce o un caffè.
Restaurant Told & Snaps
In questo ristorante tradizionale si assaggiano le versioni classiche dello Smørrebrød accompagnate da degustazioni di schnapp (acquavite).
Restaurant Kronborg
A Copenaghen il ristorante Kronborg è noto soprattutto per i pranzi e le cene di Natale, ma lo consiglio per tutte le altre stagioni, proprio per assaggiare gli Smørrebrød.
Grøften
Uno dei ristoranti più antichi della città, si trova all’interno del Tivoli e propone, oltre agli Smørrebrød, molti piatti della tradizione danese.
Cap Horn
Si trova lungo Nyhavn, all’interno di uno dei bellissimi edifici colorati che contraddistinguono il canale, ed è un posto molto suggestivo, dato che mantiene lo stile e gli arredi originali.
È possibile pranzare, cenare e fare il brunch, i piatti son tutti fatti in casa e gli ingredienti sono biologici..
Restaurant Schønnemann
Schønnemann è uno dei ristoranti più antichi di Copenaghen, fin dal 1877 la proprietà invita i clienti ad assaggiare i suoi Smørrebrød, le aringhe e potenti schnapp ghiacciate.

Oggi è il Carbonara day – 6 aprile 2022

Oggi si celebra il #CarbonaraDay, che è in pratica la “spaghettata social” più grande del mondo dedicata alla ricetta di pasta più amata e condivisa

Il Carbonara Day a cinque anni dal lancio sui social dai pastai di Unione Italiana Food che lo hanno ideato supportati da IPO – International Pasta Organisation ha raggiunto una platea potenziale di 1,7 miliardi di persone e generando ad oggi quasi 1,6 milioni di contenuti su Instagram aventi come hastag #Carbonara

E’ diventato in pratica un appuntamento imperdibile per media, cuochi, food influencer e per quanti amano condividere opinioni su questo piatto che talvolta ha generato non poche discussioni sul rapporto tradizione e contaminazione in cucina

Da una parte i puristi, quelli che ammettono una sola maniera per prepararla e 5 ingredienti canonici: pasta,guanciale,pecorino,uovo e pepe e dall’altra gli innovatori che considerando la pasta un piatto oltremodo versatile ritengono che non si debbano porre limiti alle reinterpretazioni di questa ricetta

La verità dove sta? Come spesso accade nel mezzo e quindi si può tranquillamente affermare che non esiste la carbonara perfetta, ma quella “perfetta per me “ a patto che l’autore rispetti lo spirito della ricetta originale

Ma quando è nata la Carbonara? Sembra che la sua nascita sia dovuta nel 1944 all’incontro tra la pasta italiana e gli ingredienti delle “Razione K” dei soldati americani che contenevano tra le altre cose anche tuorlo d’uovo in polvere e bacon; sembrerebbe che i soldati americani risalendo la Penisola accompagnassero alla pasta questi due ingredienti per integrare la dose di carboidrati

Ed è curioso che l’inventore della “Razione K” fu proprio quell’ Ancel Keys che molti anni dopo fu lo scopritore la celeberrima “dieta meditteranea”

Vi è poi una seconda ipotesi che racconta di carbonai appenninici ( carbonari in romanesco) che la preparavano usando ingredienti facilmente reperibili e soprattutto a lunga conservazione e in questo caso la carbonara non sarebbe null’altro che l’evoluzione del piatto “ cacio e ova “ di origini laziali e abruzzesi

Ultima ma prima per datazione l’ipotesi che ricondurrebbe la genesi della ricetta alla cucina napoletana, andando a scovare nel trattatoCucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti del 1837 una possibile origine della pietanza

Per partecipare all’evento virtuale le regole sono semplici: il 6 aprile, a partire dalle ore 12 basterà seguire gli hashtag #CarbonaraDay e #CarbonaraSharing e cimentarsi in dirette video, condividere opinioni, foto e consigli su Instagram, Facebook e Twitter, nel segno di un piatto all’insegna dell’inclusione.

La ricetta tradizionale

Pasta di semola di grano duro da cuocere in acqua salata (i formati più frequenti sono spaghetti e rigatoni), uova, pepe e pecorino grattugiato da aggiungere dopo la cottura e guanciale tagliato a striscioline

Spaghetti 320 g

Tuorli di uova medie 6 p

Pepe nero q.b.

Guanciale o Pancetta 150 g

Pecorino Romano 50 g

E la vostra ricetta?

Today is Carbonara day – April 6, 2022

Today we celebrate the #CarbonaraDay, which is basically the largest “social spaghettata” in the world dedicated to the most loved and shared pasta recipe

Carbonara Day five years after the launch on social networks by the Unione Italiana Food pasta makers who created it supported by IPO – International Pasta Organization has reached a potential audience of 1,7 billion people and today generating almost 1.6 million contents on Instagram having as hastag #Carbonara

In practice, it has become an unmissable event for media, cooks, food influencers and for those who like to share opinions on this dish which has sometimes generated quite a few discussions on the relationship between tradition and contamination in the kitchen

On the one hand the purists, those who admit only one way to prepare it and 5 canonical ingredients: pasta, bacon, pecorino, egg and pepper and on the other the innovators who considering pasta an extremely versatile dish believe that no limits should be placed on reinterpretations of this recipe

Where is the truth? As often happens in the middle and therefore it can be safely said that there is no perfect carbonara, but the one “perfect for me” as long as the author respects the spirit of the original recipe

But when was Carbonara born? It seems that its birth is due in 1944 to the encounter between Italian pasta and the ingredients of the “K Ration” of American soldiers which also contained powdered egg yolk and bacon among other things; it would seem that the American soldiers going up the peninsula accompanied these two ingredients to the pasta to supplement the dose of carbohydrates

And it is curious that the inventor of the “K Ration” was precisely that Ancel Keys who many years later was the discoverer of the famous “Mediterranean diet”

There is also a second hypothesis that tells of Apennine charcoal burners (carbonari in Roman dialect) who prepared it using easily available and above all long-life ingredients and in this case the carbonara would be nothing more than the evolution of the dish “cacio e ova” of Lazio and Abruzzo origins

Last but first by dating the hypothesis that would bring the genesis of the recipe back to Neapolitan cuisine, finding in the treatise “Theoretical-practical cuisine” by Ippolito Cavalcanti of 1837 a possible origin of the dish

To participate in the virtual event, the rules are simple: on April 6, starting at 12 noon, just follow the hashtags #CarbonaraDay and #CarbonaraSharing and try your hand at live videos, share opinions, photos and advice on Instagram, Facebook and Twitter, of a dish dedicated to inclusion

The traditional recipe

Durum wheat semolina pasta to be cooked in salted water (the most frequent formats are spaghetti and rigatoni), eggs, pepper and grated pecorino to add after cooking and bacon cut into strips

Spaghetti 320 g

Tuorli di uova medie 6 p

Pepe nero q.b.

Guanciale o Pancetta 150 g

Pecorino Romano 50 g

And your recipe?

 

Cento anni di Ugo Tognazzi – la voglia matta che non si spegne mai

Ugo Tognazzi, uno dei più grandi attori che il cinema italiano e mondiale abbia mai avuto nasceva a Cremona il 23 marzo di 100 anni fa
Ricordare la sua nascita è come riavvolgere la pellicola di un film con le immagini dei tanti personaggi a cui ha dato vita in un arco temporale che va dagli anni ’50 al 1990, anno in cui è prematuramente scomparso.
In quarant’anni di carriera nei suoi film ha messo a nudo con mirabile maestria i difetti dell’uomo comune e alcuni suoi personaggi sono entrati a far parte non solo della storia del cinema, ma anche della quotidianità, uno per tutti il conte Mascetti.
Il segreto del successo riscosso dai suoi personaggi è dovuto al fatto che come lui stesso ha raccontato in un intervista: “a queste macchiette faccio fare le cose che farei io nella vita”.
E’ stato molto amato dal pubblico per la sua innata simpatia e per quell’immagine di persona perbene che ha saputo sempre trasmettere e dalle donne che ne hanno esaltato la sua fama di grande tombeur des femmes; da parte sua non ha mai nascosto la passione per le donne e l’amore quasi viscerale per la cucina.
I suoi film a distanza di anni si vedono sempre con piacere e soprattutto non stancano mai, anzi il più delle volte sono di gran lunga preferibili alla normale programmazione della Tv e seppur datati sanno sprigionare una sorta di “voglia matta” che fa si che se ne incontri uno facendo zapping non puoi che continuarne la visione.

 

Ugo Tognazzi, one of the greatest actors that Italian and world cinema has ever had, was born in Cremona on 23 March 100 years ago
Remembering his birth today when he would have turned 100 is like rewinding the film of a movie with the images of the many characters he gave life to in a time span ranging from the 1950s to 1990, the year in which he prematurely passed away
In forty-year of career in his films he has exposed the defects of the common man with admirable skill and some of his characters have become part not only of the history of cinema, but also of everyday life, one for all the Conte Mascetti
The secret of the success of his characters is due to the fact that, as he himself told in an interview: “I make these specks do the things I would do in life”
He was much loved by the public for his innate sympathy and for that image of a decent person that he has always known how to convey and by the women who have exalted his fame as a great tombeur des femmes; for his part, he has never hidden his passion for women and an almost visceral love for cooking
His films after many years are always seen with pleasure and above all they never tire, indeed most of the time they are by far preferable to normal TV programming and even if dated they know how to release a sort of “mad desire” which means that if you meet one by zapping you can only continue the vision

8 marzo  solidarietà alle donne ucraine

Migliaia di donne ucraine vivranno la giornata internazionale delle donne in fuga con i propri figli nel tentativo di raggiungere l’Europa
E poi ci sono le donne che sono rimaste in Ucraina per accudire gli anziani, per contribuire alla resistenza contro l’oppressore, per piangere i loro morti e devono vivere una quotidianità fatta di spari e bombe
A queste migliaia di donne va tutta la nostra solidarietà e vicinanza che l’Italia ma direi tutta l’Europa sta facendo sentire in maniera tangibile
Un pensiero particolare e un abbraccio virtuale vanno a :
Marina una mamma con la maglietta grigia macchiata del sangue del suo bambino Kirill di 18 mesi che colpito dai bombardamenti a Mariupol non è riuscito a salvarsi una volta giunto nell’ospedale privo di elettricità;
Olena, con lo sguardo perso nel vuoto , testa fasciata e volto coperto di sangue ferita nel bombardamento a Chuguev che le ha distrutto completamente la casa e che trova la forza con un filo di voce di dire “ sono stata molto fortunata”
Alla mamma di Zaporizhzhia che dovendo assistere la nonna disabile ha fatto salire su di un treno della salvezza il suo bambino di 11 anni che è arrivato da solo in Slovacchia con un numero di telefono scritto sul palmo della mano per poter contattare dei parenti
C’è poi un immagine che spiega meglio di ogni altra cosa sia la solidarietà ed è la foto che ritrae una fila di passeggini con tanto di copertine e necessaire per neonati lasciati dalle mamme polacche su un binario di una stazione dei treni in Polonia per rendere meno difficile alle mamme ucraine che arriveranno il loro viaggio lontano dalla guerra
Un pensiero va anche alle tante mamme russe che non potranno riabbracciare i loro figli mandati a morire ingiustamente

March 8 solidarity with Ukrainian women
Thousands of Ukrainian women will experience International Women’s Day on the run with their children in an attempt to reach Europe
And then there are women who have remained in Ukraine to look after the elderly, to contribute to the resistance against the oppressor, to mourn their dead and have to live a daily life of gunfire and bombs
To these thousands of women goes all our solidarity and closeness that Italy but I would say the whole of Europe is making felt in a tangible way
A special thought and a virtual hug go to:
Marina a mother with the gray shirt stained with the blood of her 18-month-old baby Kirill who, hit by the bombing in Mariupol, was unable to survive once he arrived at the hospital without electricity;
Olena, with her gaze lost in the void, head bandaged and face covered in blood wounded in the bombing of Chuguev which completely destroyed her house and who finds the strength with a faint voice to say “I was very lucky”
To the mother of Zaporizhzhia who, having to assist her disabled grandmother, put her 11-year-old child on a salvation train who arrived alone in Slovakia with a telephone number written on the palm of his hand to be able to contact relatives
Then there is an image that explains solidarity better than anything else and it is the photo that portrays a row of strollers complete with covers and baby necessities left by Polish mothers on a platform of a train station in Poland to make less difficult for Ukrainian mothers who will make their journey away from the war
A thought also goes to the many Russian mothers who will not be able to embrace their children sent to die unjustly

un giornalista in viaggio che non sopporta gli ombrelli