Sogliano al Rubicone il paese che il grande Giovanni Pascoli definì “piccolo grandemente amato paese di Romagna” ospita dal 22 novembre fino al 6 dicembre la quarantunesima edizione della Fiera del formaggio di fossa.
Un evento storico che non passa mai di moda e che rende omaggio al formaggio di fossa che è un tipico prodotto di Sogliano (che si estende tra le vallate del Rubicone e del Marecchia) e che nel 2009 ha ottenuto il marchio Dop con la denominazione “Formaggio di Fossa di Sogliano Dop”.
La manifestazione organizzata da illo tempore dalla locale Proloco in collaborazione con il Comune di Sogliano è nata con l’intento di valorizzare questo formaggio il cui nome deriva dagli ambienti sotterranei, scavati nel tufo, in cui avviene la stagionatura attraverso un processo di fermentazione naturale.
Durante la Fiera del formaggio di fossa è possibile mangiare gustosi piatti romagnoli presso i locali della Proloco e acquistare non solo il formaggio di fossa ma anche altri tipici prodotti soglianesi: il Savòr (è una dolce marmellata, tipica della frazione di Montegelli, ottenuta dopo una lunga lavorazione e composta da mosto d’uva, mele, mele cotogne, pere e frutta secca), la Saba, le Teglie in argilla di Montetiffi (ideali per la cottura della piadina), miele e salumi.
Il programma della manifestazione prevede una serie di eventi collaterali e mostre varie (di pittura, scultura, arte varia); stand della Strada dei vini e dei sapori e stand dell’Associazione Nazionale “Città dei Sapori” (presso i quali sarà possibile degustare e acquistare i prodotti tipici che i Comuni aderenti presenteranno); stand degli allevatori e coltivatori di Sogliano ( con esposizione dei prodotti delle aziende agricole locali).
Molto interessanti sono le mostre permanenti di Palazzo Marcosanti: la Collezione di Arte Povera, il Museo Linea Christa e la Raccolta Veggiani.
Quest’anno come negli anni precedenti la tradizionale apertura delle fosse si terrà mercoledì 25 novembre ( festa di Santa Caterina d’Alessandria ) alle ore 10, in via Le Greppe 14 – presso Fosse Pellegrini.
La storia del formaggio di fossa
L’usanza di “seppellire” il formaggio viene tramandata nei secoli quale parte integrante delle tradizioni contadine del luogo; l’origine di tale pratica è ignota, anche se documenti risalenti al XV secolo testimoniano in modo tangibile che esisteva anche a quei tempi.
Il formaggio deve essere preventivamente richiuso in sacchetti di panno, preferibilmente bianco ove i proprietari delle fosse apporranno, con olio cotto e nero fumo 2 numeri; il primo corrisponde al proprietario, il secondo al peso ancora espresso tradizionalmente in libbre.
Le fosse per la maturazione non sono altro che ambienti sotterranei di probabile origine medievale, scavate nel tufo dell’abitato soglianese ed un tempo adibite a deposito di grano.
Possono essere di varia forma e misura; in generale sono a forma di fiasco con un base di 2 mt. di circonferenza ed un’altezza di circa 3mt. compreso il collo.
Le fosse vengono aperte ogni anno il 16 agosto; da questo giorno i contadini, i commercianti o semplici privati hanno tempo fino ai primi di settembre per portare il proprio formaggio a maturare nelle fosse.
Operai esperti iniziano, di buon mattino, a bruciare paglia all’interno delle fosse allo scopo sia di togliere l’umidità accumulata sia per una sorta di sterilizzazione contro certi germi che potrebbero nuocere ad una normale fermentazione.
Si passa poi al rivestimento delle pareti per isolare il tufo con uno strato di circa 10 cm. di paglia sostenuta da un’impalcatura di canne verticali legate orizzontalmente da cerchi di legno, sul fondo vengono sistemate delle tavole anch’esse in legno.
A questo punto le fosse sono pronte per ricevere il formaggio dopodiché vengono chiuse per essere riaperte quasi 3 mesi più tardi a miracolo compiuto: il normale formaggio depositato in agosto è diventato il formaggio di fossa dal sapore e fragranza inconfondibili.
A causa della fermentazione e della sgrassatura il formaggio può subire un calo di peso e si presenta in forme irregolari, prive di crosta e con una pasta di consistenza dura o semidura a seconda del formaggio di partenza, mentre il colore è giallo paglierino.
Per maggiori informazioni e programma dettagliato:
Comune di Sogliano al Rubicone
Pro loco Sogliano al Rubicone
La ricetta per fare il Savòr
Si prendono 8 litri di mosto d’uva nera (sangiovese) e si fa bollire fino a quando il mosto sia ben denso e ne sia rimasto circa 2 litri. In questo concentrato zuccherino si mettono a bollire 2,5 kg di frutta autunnale, pere, mele, mele cotogne sbucciate e tagliate a dadi piuttosto grossi, fichi, gherigli di noci e gherigli di mandorle sbucciati, scorza di limone non trattato, poca cannella. Poi si procede come per una normale marmellata. Quando il savor avrà raggiunto la consistenza desiderata si pone, ancora bollente, in vasi dalla chiusura ermetica, dove si conserverà a lungo.
Per maggiori informazioni:
Associazione Culturale Montegelli