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Bocciata #labuonapolitica di Renzi e del suo governo

bocciatoI risultati delle regionali di ieri nelle sette regioni chiamate al voto saranno ricordate per la Caporetto rimediata dal PD in Veneto e in Liguria, due regioni in cui il Premier Renzi e le sue ministre si sono spesi all’inverosimile in campagna elettorale per sostenere le due candidate Moretti e Paita.
Oggi a disfatta avvenuta, nel PD le voci parlanti del cerchio magico vicino a Renzi ( i vari Orfini, Guerini, Rosato e Serrachiani ) minimizzano dicendo che in fondo si tratta pur sempre di elezioni a valenza regionale e non politica, dimenticando che giusto in Veneto il Premier Renzi aveva promosso la candidatura della Moretti con un video in cui la scarrozzava in una macchina con lui alla guida e il messaggio lanciato era piuttosto chiaro: lei governerà il Veneto ma alla guida ci sono io!
A Renzi si sa non piace perdere e così non ha trovato di meglio che volare questa mattina di buon’ora in Afghanistan per evitare di dover commentare un risultato elettorale che vede lui e il suo governo ampiamente bocciato!
Il primo dato contro Renzi è che l’astensione dalle urne anziché diminuire è aumentata passando dal 64,13% delle regionali 2010 e dal 58,69% delle europee del 2014 al 53,90% di ieri, risultato che indica che ha votare non è andata la metà degli italiani chiamati alle urne.
Ma non era lui ad aver lanciato l’hastag #labuonapolitica che aveva lo scopo di riavvicinare al voto gli italiani, non era lui quello che si era detto convinto di andare a pescare con il Partito della nazione nell’elettorato del centro destra e del movimento 5 stelle? Beh da quello che si è visto al suo PD la missione non è riuscita per nulla ma anzi il PD rispetto alle elezioni europee dello scorso anno, quelle per intenderci con cui Renzi si era fatto Re forte del 40% raccolto, perde voti ovunque, non solo nelle regioni perse ma anche e soprattutto in quelle vinte.
Ieri sera Orfini, presidente del PD, imprudentemente si è lasciato andare a un euforico “abbiamo vinto”, ma forse si riferiva alla partita che stava giocando alla playstation con il Premier Renzi, perché a ben vedere i risultati ottenuti dalla lista PD in tutte e sette le regioni fanno registrare un calo di voti che ridimensiona totalmente il risultato delle europee e fa pensare che il PD sia tornato ai livelli di quando il partito era gestito da chi Renzi ha voluto rottamare.

A proposito di rottamazione c’è un aspetto molto interessante sul voto in Campania che fa capire come il Renzismo di fatto non abbia nulla di diverso rispetto al modo di fare politica della classe dirigente che l’ha preceduto; Renzi da una parte parla di rottamazione e dall’altra riesuma nientemeno un personaggio come Ciriaco De Mita che seppur con un modesto 2,34% del suo UDC consegna di fatto la vittoria a De Luca (disattendendo al fotofinish un accordo già siglato con Caldoro)  e quindi al PD di Renzi! ( De Luca 41,14 – 2,34= 38,80 * Caldoro 38,38 + 2,34= 40,72 ).
Vediamo nel dettaglio i risultati ottenuti dalla lista PD nelle sette regioni chiamate al voto:
LIGURIA
Il centrodestra ha vinto ottenendo con Toti il 37.71% mentre la candidata del PD Paita ha ottenuto il 27.83%.
La lista PD ha ottenuto il 25.63% (138.590 voti) contro il 28.35% (211.500 voti) delle regionali del 2010 e il 41.67% (323.728 voti).
In pratica il PD perde 73.000 voti rispetto al 2010 e 185.138 rispetto al 2014.
VENETO
Il centrodestra ha vinto ottenendo con Zaia il 50.08% mentre la candidata del PD Moretti ha ottenuto il 22.74% – un risultato con cui per dirla alla Renzi il presidente uscente Zaia ha completamente asfaltato la Moretti che a leggere i suoi tweet pre-voto pensava di vincere alla grande.
La lista PD ha ottenuto il 16.67% (307.942 voti) contro il 20.34% (456.309 voti) delle regionali del 2010 e il 37.52% (899.723 voti).
La lista PD perde 148.367 voti rispetto al 2010 e 591.781 rispetto al 2014.
TOSCANA
Il candidato del PD Rossi vince ottenendo il 48.03% seguito a sorpresa al secondo posto dal candidato della Lega Borghi che ottiene il 20.02%.
La lista PD ha ottenuto il 46.35% (614.406 voti) contro il 42.20% (641.000 voti) delle regionali del 2010 e il 56.35% (1.069.000voti).
Anche in questa regione proverbialmente rossa la lista PD fa registrare una perdita di 26.594 voti rispetto al 2010 e qualcosa come 454.594 voti rispetto al 2014.
MARCHE
Il candidato del PD Ceriscioli vince con il 41.07% precedendo il candidato del M5S Maggi che ottiene il 21.78%.
La lista PD ha ottenuto il 35.13% (186.357 voti) contro il 31.12% (224.897 voti) delle regionali del 2010 e il 45.45% (361.463 voti).
E anche in questa regione a trazione rossa la lista PD perde 38.540 voti rispetto al 2010 e 175.106 rispetto al 2014.
UMBRIA
La candidata del PD Marini vince con il 42.78% sul candidato del centrodestra Ricci che ottiene il 39.27%.
La lista PD ha ottenuto il 35.76% (125.777 voti) contro il 36.17% (149.219 voti) delle regionali del 2010 e il 49.15% (228.329 voti).
E così nella rossa Umbria la lista PD perde 23.442 voti rispetto al 2010 e 102.552 rispetto al 2014.
CAMPANIA
Il candidato del PD De Luca vince con il 41.14% sul candidato del centrodestra Caldoro che ottiene il 38.38%.
La lista PD ha ottenuto il 19.49% (443.092 voti) contro il 21.43% (590.000 voti) delle regionali del 2010 e il 36.12% (832.183 voti).
Anche qui la lista PD perde 146.908 voti rispetto al 2010 e 389.091 rispetto al 2014.
PUGLIA
Il candidato del PD Emiliano vince con il 47.10%, mentre per il secondo posto c’è una lotta all’ultimo voto tra la candidata del M5S Laricchia (18.40%) e   Schitulli (18.31%) della lista Fitto.
La lista PD ha ottenuto il 18.83% (316.204 voti) contro il 20.75% (410.395 voti) delle regionali del 2010 e il 33.58% (550.086 voti).
Anche qui la lista PD perde 94.191 voti rispetto al 2010 e 233.882 rispetto al 2014.

Olio di Argan

Da sempre l’analisi politica del risultato di una consultazione elettorale si fa in due modi: il primo attraverso l’ormai deprimente “teatrino della politica” con cui i politici si arrampicano sugli specchi per non ammettere la sconfitta (teatrino nel quale da ieri sera entrano di diritto i vari Orfini, Guerini, Rosato e Serracchiani); il secondo attraverso la conta dei voti che ciascun partito ha ottenuto in termini generali; per cui sulla base dei dati presenti online sul sito del Ministero dall’Interno alle ore 17.30 di oggi si può affermare che il PD ha perso 551.411 voti rispetto alle regionali del 2010 e 2.574.125 voti rispetto alle europee del 2014.
A conti fatti, credo che quando un partito nel giro di un anno perde qualcosa come oltre 2,5 milioni di voti non si possa in nessun caso parlare di una vittoria, ma semmai di una sonora sconfitta.
Questo risultato certifica la fine anticipata della luna di miele tra Renzi e buona parte degli italiani, nel breve spazio di un anno i cittadini hanno avuto tra le mani non il gessetto con cui Renzi ci ha impartito la sua lezioncina alla lavagna ma l’atavica matita copiativa con la quale hanno vergato nei suoi confronti una netta bocciatura.
Il miracolo del PD di Renzi e del Renzismo non esiste più, siamo ritornati al PD di Bersani e di quelle percentuali comprese tra il 20-30%.
Non poteva finire diversamente, Renzi ha sfidato il mondo della scuola e del lavoro, i pensionati, spesso arrivando quasi a ridicolizzare queste categorie per cui credo che ieri gli sia arrivata una sonora lezione e che sia in difficoltà nel metabolizzarla lo dice il fatto che oggi di lui ( sempre attento a dire la sua su tutto ) in Italia non c’è traccia!
Un suggerimento? Provi se ne ha il coraggio a farsi votare dagli italiani, si dimetta e lasci che siano i cittadini a decidere se possa essere un Re o un paggetto!

Il PD perde i pezzi, Cofferati se ne va sbattendo la porta!

cofferatipaitaCerto che non deve essere stato facile per Sergio Cofferati, meglio conosciuto come il cinese, prendere la decisione che ha preso: quella di andarsene da quel partito di cui è stato co-fondatore e nel quale ha militato per oltre 40 anni ligio alla più ferrea disciplina di partito.
Speriamo che quanto accaduto in occasione delle primarie liguri serva a far capire in maniera chiara e precisa a chi vota da sempre a sinistra dove stia portando il Partito democratico il segretario del partito nonché Premier Matteo Renzi.
L’immagine che esce fuori dal brutto pasticciaccio delle primarie liguri è quella di un partito che si sta allontanando sempre più dai suoi elettori con decisioni che hanno dell’incredibile, come quella presa dal segretario Renzi che nel corso della Direzione del partito tenutasi a Roma ha liquidato la vicenda ligure in maniera frettolosa e soprattutto superficiale, affermando: “La discussione sulla primarie liguri per noi finisce qui, da oggi si lavora per vincere le elezioni, alle primarie liguri è successo un casino, ci sono stati problemi, abbiamo trovato una soluzione. Ora per cortesia bisogna smetterla di fare i tafazzi sulle primarie
Non so voi, ma la vicenda ligure più che una tafazzata mi ricorda quel Cetto La Qualunque con cui Antonio Albanese ci ha regalato quel magnifico affresco della classe politica italiana che è “Qualunquemente
Forse il buon Renzi non si è accorto che alle primarie liguri hanno partecipato 54.000 votanti, mentre nel dicembre del 2013 si recarono ai seggi 81.870 cittadini, il che vuol dire che il 34% degli elettori di sinistra sono rimasti a casa, senza contare che a quanto sembrerebbe una buona parte di chi si è recato a votare nulla ha a che vedere con il PD e tanto meno con la sinistra.
Basta scorrere l’elenco dei 13 seggi in cui è stato dichiarato nullo il voto espresso da tutti quelli che si sono recati al seggio ( Lavagna, Moconesi, Beverino, Albisola Superiore, Savona Villapiana, Badalucco, Perinaldo, Spezia Centro, Santo Stefano al Mare, Deiva Marina, Sarzana 48, Millesimo, Savona Lavagnola ) per capire come si possa parlare di primarie da annullare anziché da ratificare.
Sono stati annullati quasi 4000 voti sui 54.000 scrutinati ( in pratica il 7,5% ) e su altri due seggi sono in corso indagini da parte della magistratura e dell’antimafia e il buon Renzi seguito a ruota dal segretario regionale del partito non hanno trovato di meglio che ratificare i risultati delle primarie senza nemmeno aspettare la fine dei lavori della commissione di garanzia.
Giusto per fare un esempio che può meglio spiegare gli aiutini avuti dalla candidata Paita nella sola provincia di Savona è opportuno ricordare l’esito di un sondaggio realizzato da Opimedia consulting con il metodo delle interviste telefoniche tra il 29 novembre e il primo dicembre 2014 su di un campione di 680 persone residenti in provincia di Savona; tale sondaggio sentenziò che Cofferati al momento della rilevazione avrebbe avuto un seguito del 57%, contro il 37% della Paita e il 4% di Tovo; considerato che l’errore statistico medio atteso per tale sondaggio era del 2,8% viene da porsi in maniera legittima una domanda:
perché i dati del sondaggio sembrano in sintonia ( al lordo dell’errore statistico previsto ) con il risultato raggiunto da Toso in provincia di Savona ( 0,81% reale contro il 4% assegnato dal sondaggio, 4% – 2,8%= 1,2% poco lontano dall’0,81%) mentre risultano completamente sballati rispetto agli altri due contendenti: Cofferati dato al 57% dal sondaggio prende un 31% reale, mentre la Paita data al 37% dal sondaggio prende un 67% reale!
Può darsi che nel giro di un mese gli elettori delle primarie della provincia di Savona abbiano cambiato a 360 gradi la loro opinione sui due principali contendenti, oppure come sembra più veritiero, qualcuno estraneo all’elettorato di sinistra ha mosso un buon numero di truppe cammellate per favorire la candidata Paita.
Le notizie che arrivano da Albenga, Savona, Imperia e da alcune zone di Genova raccontano di numerosi stranieri giunti ai seggi per votare senza peraltro saper giustificare il motivo della loro presenza in loco, o di intere squadre giovanili portate a votare, ma credo che l’immagine più eloquente sulla validità di queste primarie sia quella registrata nel seggio di Albisola Superiore dove l’attuale Sindaco ( e altri esponenti della sua maggioranza ) a capo di una lista civica di espressione di centro destra, quel Franco Orsi già vice Presidente della Regione Liguria per Forza Italia ( dal 2000 al 2005 ) e senatore della Repubblica per il Popolo della Libertà ( dal 2008 al 2013 ) si è recato a votare dichiarando apertamente di aver votato per Raffaella Paita.
Per carità, in politica i cambi di casacca sono perennemente all’ordine del giorno e del resto che la futura presidenza Paita possa voler dire una ripetizione a livello regionale dell’accordo con il centro destra che regge l’attuale governo è cosa risaputa non fosse altro per il messaggio lanciato dal ministro Pinotti ( che i genovesi bocciarono alle primarie non volendola come futuro Sindaco ) in occasione della sua visita a Genova per sostenere la candidata Paita (messaggio mai smentito dalla direzione e dal segretario nazionale del PD).
Questa brutta vicenda segna la fine di una pratica di “democrazia diretta” che il PD aveva sbandierato come simbolo della propria politica innovativa; le primarie sono servite a far salire “sulla barca che va” più gente possibile per legittimare a suon di milioni di voti la salita al potere di un segretario nazionale che non ha fatto alcuna distinzione tra chi gli assegnato il proprio voto generando di fatto un meccanismo che ha mandato a fondo la barca nel momento in cui come nel caso della Liguria sono salite a bordo una quantità imprevista ma non imprevedibile di zavorre!

Chi sono i protagonisti :

paita1Raffaella Paita
È nata alla Spezia il 23 novembre 1974 ed è sposata con Luigi Merlo attuale Presidente dell’Autorità portuale di Genova.
Ha una lunga militanza nella sinistra, nei primi anni novanta è stata segretaria provinciale e poi regionale della Sinistra Giovanile.
Dal 1997 al 2002 è stata capogruppo dei Ds nel Consiglio comunale della Spezia, e dal 2002 al 2007 capo di gabinetto del sindaco della Spezia, Giorgio Pagano.
Nel 2007 è stata nominata assessore della Spezia nella squadra del sindaco Massimo Federici.
Nel 2010 è eletta consigliere regionale della Liguria e assume il ruolo di capo-gruppo del Partito Democratico; nell’ottobre dello stesso anno entra a far parte della Giunta regionale ligure con la delega alle infrastrutture ( che fu del marito nella precedente giunta Burlando ).

cofferati1Sergio Cofferati
È nato a Sesto e Uniti (CR) il 30 gennaio 1948, grande appassionato di fantascienza, musica lirica e fumetti ( in particolare di Tex ).
Inizia a lavorare alla Pirelli di Milano e da semplice iscritto al sindacato FILCEA (CGIL), che raccoglie i dipendenti del comparto chimico, percorre tutta la scala organizzativa del sindacato, arrivando nel 1988 a dirigere la FILCEA, divenendone segretario generale.
Viene nominato nella segreteria nazionale della CGIL nel 1990, e nel 1994 succede a Bruno Trentin nel ruolo di segretario generale, incarico che ricopre fino al 21 settembre 2002.
Nel giugno del 2004 diventa Sindaco di Bologna e prima della fine del suo mandato annuncia che non si ricandiderà per un secondo mandato avendo l’esigenza di stare vicino alla sua famiglia a Genova.
Si appresta quindi a ritornare al suo lavoro alla Pirelli ma quasi in contemporanea l’allora segretario del PD Franceschini annuncia che il partito lo candiderà alle ormai imminenti elezioni europee nella circoscrizione del Nord-Ovest.
Cofferati risulterà eletto al Parlamento Europeo nel giugno del 2009 e verrà riconfermato per un secondo mandato nelle elezioni del maggio 2014.

merloLuigi Merlo
È nato alla Spezia il 31 marzo 1965, sposato con Raffaella Paita attuale assessore alle infrastrutture della Regione Liguria e candidata Presidente alle prossime elezioni regionali.
Dal 1990 al 1997 è stato Consigliere comunale alla Spezia.
Dal 1997 al 2005 è stato Vice Sindaco della Spezia e Assessore alle seguenti deleghe:
personale, organizzazione, informatica, riforma sistema culturale, pubblica istruzione, sanità, attività economiche e infine urbanistica.
Dal maggio 2005 al febbraio 2008 è stato Assessore regionale ai porti, trasporti, infrastrutture e logistica (assessorato oggi retto da sua moglie).
Sino a Luglio 2012 è stato Presidente del Retroporto di Alessandria e Presidente di Ligurian Ports.
Dal luglio 2012 al luglio 2013 è stato Presidente di Assoporti (Associazione Porti Italiani).
Attualmente ricopre inoltre gli incarichi di:
Presidente dell’Autorità Portuale di Genova dal febbraio 2008.
Vicepresidente Vicario di Assoporti dal luglio 2013.