Durante le cinquantasei ore che hanno messo sotto choc la capitale francese si è scritto e raccontato di tutto e di più sui giornali, alla radio e in tv, mentre i due principali social a cui ognuno di noi dovrebbe affidarsi per socializzare con la propria comunità di amici (forse sarebbe più corretto scrivere “conoscenti“) hanno ospitato online ogni sorta di nefandezze a testimonianza dell’uso improprio di questi mezzi di comunicazione che sono diventati delle vere e proprie bacheche dove massacrare impunemente a colpi di post o tweet chi non professa lo stesso credo sia esso politico o religioso.
Diventa quindi difficile poter aggiungere qualcosa di concreto nel mare infinito di parole che ci ha sommerso con la solita spettacolarizzazione tipica dei media, che tendono a soffermarsi su quello che maggiormente fa audience e relegano nei sottotitoli che scorrono sotto le immagini in diretta la notizia che quasi in contemporanea in Nigeria venivano massacrate 2000 persone.
Quello che nessuno ha detto, a meno che non mi sia sfuggito, è che quello di Parigi non è stato un attacco terroristico ( che solitamente ha una natura occasionale ) ma un atto politico bello e buono e quindi un’azione di guerra, di quella guerra che è iniziata nel settembre del 2001 e che oggi è arrivata a tutti gli effetti in Europa.
Qualcuno ha omesso di dire che l’Europa è da 14 anni in una sorta di guerra continua, avendo combattuto in Afganistan, Iraq, Siria, Libano e Africa; e noi italiani non siamo da meno con gli interventi in Libia e in Siria che la nostra classe politica si è sempre preoccupata di tenere in qualche modo offuscati.
Quindi non aspettiamoci nulla di buono e se ne abbiamo voglia andiamoci a rivedere con la dovuta calma le vignette pubblicate da Charlie Hebdo nel corso degli ultimi anni per scoprire che i giornalisti di questa testata non hanno pubblicato solo vignette irriverenti contro il mondo islamico o contro la chiesa o questo o quel politico, ma anche centinaia di vignette in cui invitavano i potenti a fare una seria riflessione sulle conseguenze che avrebbero potuto avere i continui interventi armati in quei paesi da cui attraverso propri emissari ( e non per un tragico destino ) sono stati barbaramente uccisi.
Non è più possibile tenere la testa sotto la sabbia, perché ieri è toccato alla Francia e domani potrebbe toccare a un altro paese europeo o magari proprio all’Italia, per cui occorre ragionare in maniera seria e determinata su di un piano di sicurezza centralizzato che possa garantire la dovuta tranquillità a tutti gli europei.
Per concludere mi piace riportare il pensiero che ha avuto nei confronti del proprio padre la figlia di Wolinski che postando su Instagram la foto della sua scrivania vuota ha scritto: “se n’è andato papà, non Wolinski“.
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Roma – Mostra retrospettiva Henri Cartier-Bresson
Fino al 25 gennaio 2015 il Museo dell’Ara Pacis a Roma ospita la Mostra retrospettiva “ Henri Cartier-Bresson “ a cura di Clément Chéroux, precedentemente esposta al Centre Pompidou di Parigi.
La grande esposizione, promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, viene presentata a dieci anni esatti dalla morte di Henri Cartier-Bresson.
Henri Cartier-Bresson (1908 – 2004) è uno dei più grandi fotografi del Ventesimo secolo, dotato di una straordinaria intuizione visiva che gli ha permesso di saper cogliere al volo i momenti più fugaci ma al tempo stesso più significativi di un’intera epoca, diventando di fatto uno dei più grandi testimoni della nostra storia e non a caso viene ricordato come “ l’occhio del secolo “.
La mostra copre il suo intero percorso professionale ed è il frutto di un lavoro certosino svolto dal curatore Clément Chéroux ( storico della fotografia ) nel corso di molti anni di studio nell’archivio di Cartier-Bresson.
Saranno oltre 500 le opere esposte, tra fotografie, disegni, dipinti e documenti; si potranno ammirare tutte le opere che lo hanno reso famoso ma anche molte immagini meno conosciute del grande maestro.
Museo dell’Ara Pacis
Orario Mostra “Henri Cartier-Bresson”
Martedì-mercoledì: 9.00-19.00
Giovedì-domenica: 9.00-22.00
Lunedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietto d’ingresso
Biglietto solo mostra “Henri Cartier-Bresson” (ingresso da Via di Ripetta):
– Intero € 11,00
– Ridotto € 9,00
Marie CARDOUAT
Marie Cardouat è nata in Francia il 7 agosto 1981.
Dopo il diploma della prestigiosa Scuola Superiore di Arti Decorative di Strasburgo, conseguito nel 2006, Marie si trasferisce a Parigi, città in cui lavora e risiede tutt’oggi.
Tra le esperienze più importanti che hanno orientato il suo percorso professionale c’è l’anno di studi nel Québec, a Montréal, poco prima del diploma.
Durante quei mesi intensi e proficui, Marie consolida la sua passione per il colore e la pittura, e decide di fare dell’illustrazione la sua attività anche per il futuro.
A Parigi lavora nel suo atelier traendo ispirazione dalla vita quotidiana, e creando intorno a sé un mondo immaginario impregnato di colori che fondono insieme malizia e tenerezza; le sue rappresentazioni sono fresche, oniriche e delicatamente colorate, per non dire quasi ovattate.
Accanto alla sua attività di pittrice trova spazio anche quella di illustratrice di libri per bambini, almanacchi e cartoline.
Michel Delacroix
Michel Delacroix (Parigi, 26 febbraio 1933) è un pittore francese.
Artista contemporaneo appartenente alla corrente naïf, ricorrono spesso, tra i suoi soggetti, le strade di Parigi e altre aree francesi vicine alla capitale.
Questi dipinti sono ambientati nel periodo della sua infanzia, al tempo dell’occupazione della Germania nazista.
Allora il pittore aveva appena sette anni e vedeva il mondo in maniera molto più innocente di quanto ci si aspetti.