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Chissà chi lo sa? Siamo in guerra o no!

Pray-belgique-tin-tinNegli anni’70 il sabato pomeriggio RAI 1 mandò in onda un fortunatissimo programma per ragazzi che si chiamava “Chissà chi lo sa?” condotto da Febo Conti per la regia di Cino Tortorella (quello che si travestiva da Mago Zurlì per presentare lo Zecchino d’Oro), nel programma due scuole medie si scontravano a suon di domande basate su indovinelli e cultura generale.
Se il programma fosse ancora in onda ai giorni nostri, credo che gli alunni delle medie non avrebbero alcuna difficoltà a rispondere “Si” a una domanda volta a chiedere se l’Europa sia o meno in guerra, non fosse altro per le immagini di terrore e sangue che dall’inizio del 2015 a intervalli ormai quasi costanti scorrono sugli schermi delle Tv di casa.
Peccato che gli adulti e tra questi quelli che si sono assunti l’onore e l’onere di guidare il nostro Paese alla stessa domanda rispondano da mesi a questa parte in maniera evasiva o per buttarla in ridere (mentre in realtà c’è solo da piangere) alla maniera di Razzi (quel senatore che ha fatto la fortuna, artisticamente parlando di Crozza): “ beh, non penso proprio!”.
Sveglia! Quello che è successo questa mattina a Bruxelles, ma prima ancora in Francia e in Turchia è l’ennesimo messaggio forte e chiaro: l’Europa è in guerra e l’Italia almeno che non voglia trasferirsi armi e bagagli su Marte c’è dentro fino al collo!
La domanda che viene spontanea rivolgere a chi di guerra deve ragionare e quindi Governo, Presidente del Consiglio, Ministro della Difesa, Ministro dell’Interno, Ministro degli Esteri è di una semplicità disarmante: cari signori, vi siete resi conto che i terroristi hanno cambiato strategia e non rivolgono più le loro attenzioni “al tritolo” alle sedi istituzionali o alle alte personalità che le governano ma stanno facendo la guerra al popolo: a chi prende la metropolitana per andare a lavorare, un aereo per andare in vacanza o cena al ristorante con gli amici o la famiglia.
E voi cosa pensate di fare? Volete trattare con i terroristi? Fatelo, al più presto e bene! Non volete trattare? Allora non vi resta che combatterli, ma come? Mandando in avanscoperta dei droni?
Vi è sufficientemente chiaro che quella che stiamo vivendo è una guerra anomala perché il terrorismo è un fenomeno capace di sfuggire anche al più sofisticato sistema di sicurezza, e la riprova la si è avuta questa mattina nell’aeroporto di Bruxelles che è tra i più sicuri al mondo.
I carri armati o gli aerei super tecnologici possono servire per combattere e distruggere le loro roccaforti, là dove nasce il tutto, ma in Europa la guerra da combattere è qualcosa di più sottile e subdola, perché il nemico primario è la mente umana, che talvolta volteggia fino a quando non trova pace in una cintura esplosiva.
Qualcuno ci ha messo in testa che dobbiamo salvare il mondo, esportando la democrazia in ogni angolo del pianeta, ma siamo così tanto sicuri di riuscirci visto che gli stessi USA a quanto par di capire non hanno nessuna intenzione di imbarcarsi in un’altra guerra di Medio Oriente.
E se invece cominciassimo a guardare dentro i nostri confini, pensando magari a come rendere più sicuro il nostro Paese e di concerto l’incolumità dei suoi abitanti?
Qualcuno si indigna quando si parla di chiudere le frontiere, perché un Paese democratico non può rifiutarsi di accogliere chi è in difficoltà, ma alle difficoltà degli italiani chi ci pensa?
L’Europa no di sicuro, anzi fino ad oggi ci ha solo creato difficoltà, bacchettandoci e imponendoci direttive che vanno contro gli interessi economici dei cittadini e delle aziende italiane ( penso soprattutto al comparto agricolo, dove si è arrivati a non poter più commercializzare i prodotti della nostra terra per far posto a quelli imposti dalle dinamiche di mercato europee: agrumi, pomodori, olio, ecc.).
Mentre il premier Renzi twitta “col cuore e con la mente a Bruxelles” è sacrosanto che il cuore di tutti, non solo il suo, abbia avuto un sussulto al cospetto dell’ennesimo massacro, credo però che la mente di chi ha la responsabilità delle sorti del proprio Paese e dei suoi abitanti dovrebbe darsi delle priorità ben precise che non riguardino: centri accoglienza, moschee, e quant’altro ma unicamente la tutela del popolo italiano da chi lo sta chiamando in guerra!

brussels10

Una preghiera per Parigi

Ancora una volta la Torre Eiffel si spegne sotto i colpi del terrorismo nella notte in cui l’Europa intera ha ricevuto una pugnalata al cuore.
In questi momenti le parole non servono per commentare un’umanità fatta di tanta disumanità!
Che sia in atto una Guerra è ormai un fatto concreto e allora l’Europa intera dovrà prenderne atto già da domani mattina e mettere al bando ogni e qualsivoglia forma di buonismo!

pray12

La strage di Parigi racconta che l’Europa è in guerra!

charlieDurante le cinquantasei ore che hanno messo sotto choc la capitale francese si è scritto e raccontato di tutto e di più sui giornali, alla radio e in tv, mentre i due principali social a cui ognuno di noi dovrebbe affidarsi per socializzare con la propria comunità di amici (forse sarebbe più corretto scrivere “conoscenti“) hanno ospitato online ogni sorta di nefandezze a testimonianza dell’uso improprio di questi mezzi di comunicazione che sono diventati delle vere e proprie bacheche dove massacrare impunemente a colpi di post o tweet chi non professa lo stesso credo sia esso politico o religioso.
Diventa quindi difficile poter aggiungere qualcosa di concreto nel mare infinito di parole che ci ha sommerso con la solita spettacolarizzazione tipica dei media, che tendono a soffermarsi su quello che maggiormente fa audience e relegano nei sottotitoli che scorrono sotto le immagini in diretta la notizia che quasi in contemporanea in Nigeria venivano massacrate 2000 persone.
Quello che nessuno ha detto, a meno che non mi sia sfuggito, è che quello di Parigi non è stato un attacco terroristico ( che solitamente ha una natura occasionale ) ma un atto politico bello e buono e quindi un’azione di guerra, di quella guerra che è iniziata nel settembre del 2001 e che oggi è arrivata a tutti gli effetti in Europa.
Qualcuno ha omesso di dire che l’Europa è da 14 anni in una sorta di guerra continua, avendo combattuto in Afganistan, Iraq, Siria, Libano e Africa; e noi italiani non siamo da meno con gli interventi in Libia e in Siria che la nostra classe politica si è sempre preoccupata di tenere in qualche modo offuscati.
Quindi non aspettiamoci nulla di buono e se ne abbiamo voglia andiamoci a rivedere con la dovuta calma le vignette pubblicate da Charlie Hebdo nel corso degli ultimi anni per scoprire che i giornalisti di questa testata non hanno pubblicato solo vignette irriverenti contro il mondo islamico o contro la chiesa o questo o quel politico, ma anche centinaia di vignette in cui invitavano i potenti a fare una seria riflessione sulle conseguenze che avrebbero potuto avere i continui interventi armati in quei paesi da cui attraverso propri emissari ( e non per un tragico destino ) sono stati barbaramente uccisi.
Non è più possibile tenere la testa sotto la sabbia, perché ieri è toccato alla Francia e domani potrebbe toccare a un altro paese europeo o magari proprio all’Italia, per cui occorre ragionare in maniera seria e determinata su di un piano di sicurezza centralizzato che possa garantire la dovuta tranquillità a tutti gli europei.
Per concludere mi piace riportare il pensiero che ha avuto nei confronti del proprio padre la figlia di Wolinski che postando su Instagram la foto della sua scrivania vuota ha scritto: “se n’è andato papà, non Wolinski“.